... They said: " If you was white, should be alright,
if you was brown, stick aroun',
But as you's black, m-mm brother
git back, git back, git back...
:-3
Messaggi di Vento
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Mi chiedo...cosa rimane a questo punto di noi...?
Poco o nulla. Il nutrimento del proprio spirito è diventato un'altra forma rodata di consumismo, una vera e propria fetta di mercato.
I santoni, infatti, conoscono bene l'infelicità. Ed è proprio per questo che hanno scelto questo lavoro: illudono le persone facendogli credere di poter riempire quel vuoto.
E fanno soldi a palate. -
La paura della felicità si può considerare, forse, una nefasta moltiplicazione di sé. Viverla, o essere sul punto di viverla, ma lasciarla andare o perderla perché invece che goderla mi vedo nell'intento di farlo. E arrivare a credere che è un illusione, che questa si trovi sempre dove io non sono e non sarò.
Ecco perché per rimuoverne la paura si sviluppano ossessioni e si imbastiscono rituali e simulacri. Tutto quello che si accorda perfettamente con la noia, l'apatia, l'abitudine e l'infelicità. Questi vissuti, incredibilmente, come il male minore.
In ogni caso chi non vuole essere felice si è già rassegnato alla propria condizione di sopravvissuto. Zombie tra gli zombie. -
Inoltre Non mi arrivano più le rassicurazioni che ricevevo all'inizio.
Il problema è che io sono concentrata solo su di lui.
Io faccio del mio meglio per uscire da questo pozzo in cui sono, ma non ci riesco. Qualunque attività impegno, viaggio per tornare una amica, giornata al lavoro, viene guastata da brutti pensieri e preoccupazioni basate sul mio rapporto con lui.
L'esatta sequenza di queste tre asserzioni sono, per me, già un indizio rilevante. Il tuo bisogno di amore incondizionato tradisce un'insicurezza patologica già ampiamente consolidata e che ovviamente nessuno potrà lenire*, anzi.
Il tuo è un problema di mancanza ad essere. Un problema ontologico, se vuoi.
* (e questo perché vorresti essere irrinunciabile, Tu come essere irrinunciabile). -
Cosa ne pensante?
Francamente... mi sembra un'emerita c∙∙∙∙∙a
. Senza contare che i cosiddetti "altamente performanti" (termine ridicolo) di fatto si approfitterebbero ampiamente della situazione comportandosi come degli emeriti s∙∙∙∙∙i invece che provare a migliorare il mondo. Ma vabbè, d'altra parte si sa, è la natura umana.
Detto questo, il carissimo psichiatra del video non centra per nulla la radice del problema. Che è: perché Io, comprando il nuovo smartphone, vengo posseduto da un oggetto di mia stessa proprietà?
E poi (molto più importante): perché questo esercito di infelici e di esseri inappagati che di ora in ora va aumentando?
P.s.: come se poi 60 anni di minc∙∙te in televisione non abbiano già fulminato abbastanza cervelli... -
anche se come diagnosi ufficiale ho la dismorfofobia.
Ce ne eravamo accorti.
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Ma infatti, leggendo il post iniziale del thread, si fa riferimento ad una caratteristica che l'utente clearlness si attribuisce e di come poterne vedere i frutti.
Non conoscendola, ed essendo su un forum virtuale, prendiamo per buono quel che dice. Qui non si sta discutendo se abbia o no o quella caratteristica. Al massimo qualcuno ha segnalato questa possibilità.
Per il resto, per quanto mi riguarda, chi crede di nascere imparato al massimo coltiva una mediocrità che sta a bearsi tutto il tempo di se stessa invece di porsi dei traguardi e migliorare per raggiungerli. -
Ma l'errore è propio questo: puntare al possesso e non all'esercizio.
E infatti...Quello che veramente è non può saperlo...può sapere/mentalizzare solamente quello che vorrebbe essere/diventare.
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Mh... insomma un possesso genetico, che si ha dalla nascita, cucito addosso dalla grazia divina.
Come si crede che la genialità non sia soprattutto studio, fatica, esercizio. Ed è proprio il convincersi di avere in dote naturalmente cose di questo tipo, senza credere invece di doversele guadagnare, prendersene cura, esercitarle... ecc., ecc., che porta a giustificare la propria pigrizia con il credere di avere un dono che non abbisogna di essere coltivato.
Tradotto: il miglior modo di sprecare quel dono. -
ma da studente di Psicologia, ti renderai conto da solo dell'ambiguità del significato del termine "fruttare" se accostato al concetto di sensibilità. Siamo al confine dell'ossimoro.
Al contrario. La sua domanda è molto più che pertinente: è necessaria. E proprio in virtù dei suoi studi.
La sensibilità, come altri aspetti rattrappiti, trascurati o disattivati in noi, può essere tranquillamente educata e se incanalata nella giusta direzione, fatta fruttare.