Sono consapevole di come risulti il mio malessere quando ne parlo a terzi, vuoi perché "spiegazione" imparziale, vuoi perché non so davvero esprimere certe cose, e vuoi perché sì, l'ho detto, il mio malessere è a me cosa nota ed è quasi un rifugio. Io non capisco quale sia la soluzione per me, mi sento come bloccata, dal chiedere aiuto, dal non chiederlo, in qualsiasi cosa.. Sì, cerco un parere, un confronto, un supporto, perché in questi anni l'unica persona che è riuscita a capirmi e a starmi vicina in questo mio continuo cadere in questi periodi di buio, è una persona che sta peggio di me.. e ora non mi sento di gravare su di lei. So che ci sono altre persone che stanno male e se riuscissi a trovare qualcuno che possa dirmi qualcosa oltre alle solite frasi di circostanza, per me sarebbe non lo so.. forse d'aiuto, o forse un sollievo perché continuo a sentirmi sola e incompresa in questo mio modo (sbagliato) di affrontare le cose.. mi dispiace se sono sembrata "altezzosa" nel dire che voglio aiutare gli altri e che questo mio stare così mi consente di avvicinarmici, era solo per dire che anche a causa di questa vicinanza faccio fatica a trovare una soluzione per me che comprenda il riuscire ad abbandonare questo mio crogiolarmi nel dolore..
Messaggi di Emmi
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Non voglio essere aiutata direttamente, nel senso che non riesco a permettere a qualcuno di aiutarmi concretamente. Vedi la psicoterapeuta, ho cominciato ad andarci quando il mio malessere era arrivato per me al limite a 17 anni e il mio vivere non era vivere, nemmeno sopravvivere, ma nonostante tutto il dolore accumulato in quei 3/4 anni fatidici precedenti, non sono mai riuscita a dirle "spesso penso a come sarebbe morire" o "una volta ho ingurgitato tot pasticche sperando in non so bene cosa".
Sono consapevole che se io non voglio uscirne, non posso. Ma il punto è questo: non voglio uscirne. Stare male è diventata la mia quotidianità, il mio malessere è la cosa a me più nota ed è grazie ad esso che riesco ad entrare in contatto con gli altri, ad aiutare, a far loro capire che c'è una soluzione e se ne può uscire… è solo che per ogni persona, c'è un bagaglio, anni e anni di dolore represso che inevitabilmente io assorbo e diviene il mio dolore… come ho detto, vorrei non sentire più niente. Spegnermi, essere come tutti quelli che non vedono, non capiscono, non sanno, non sentono -
Buonasera, sono nuova qui e volevo chiedere un parere.
Ho vent'anni e sono una ragazza altamente sensibile, mi feriscono le più piccole cose, interiorizzo tutto, assorbo la negatività, il dolore e la rabbia di chi mi circonda, tento quando posso di aiutare il prossimo perché non riesco ad aiutare me. O meglio, ultimamente mi sembra di aver capito che non voglio aiutarmi. Ogni volta che sto bene, e solitamente accade perché mi aggrappo ad una situazione nuova che sembra positiva, questa poi si rivela negativa, portandomi ulteriore stress, sconforto, negatività. Anche se capisco dall'inizio come una data situazione andrà a finire, non me ne tiro fuori, persisto, sperando sempre migliori e/o di essere in grado di migliorarla.
Negli ultimi mesi sono stata come bombardata da aspettative altrui, problemi pvunque, scuola, università, studi, famiglia, "amicizie", "relazioni"; non c'è un unico ambiente che sia effettivamente sano e che riesca a darmi tranquillità. Dopo aver accumulato troppo stress, troppo dolore, cado in uno sconforto disarmante. Non riesco mai a tirarmene su, comincio a non dormire, non mangiare, ad avere frequenti attacchi di panico, non intendo alzarmi dal letto e se lo faccio trovo un posto in cui stazionare per ore senza muovermi o fare qualcosa di produttivo.
Le problematiche sono numerose e mi dispiace se non risulto ordinata, ma ho deciso di scrivere su questo forum per chiedere un parare e sono nel pieno di questo "sconforto"... Durante questi periodi di sconforto in cui cado e sono completamente assorta dalla mia negatività, l'unico pensiero fisso che ho è di sparire. Pensiero che, mi spiace anche ammetterlo, ho anche quando non raggiungo questo limite che mi porta a questi comportamenti eccessivi riguardo il cibo, il sonno, il controllo dell'ansia... Non voglio parlarne con nessuno, non vado più dalla mia psicoterapeuta da diverso tempo perché non riesco ad essere sincera e lo ritengo controproducente ed una perdita di tempo per lei, ma è ora da due settimane che non penso ad altro: e se sparissi? Non sono in grado di aiutarmi, non voglio chiedere aiuto, non so gestire la mia sensibilità e soffro costantemente, causando dolore e preoccupazione in chi mi sta accanto: e se invece sparissi?
Due/tre anni fa ho avuto una sorta di crollo psicologico, non credo di essermi mai realmente ripresa, sto tentando di lottare per costringermi ad alzarmi dal letto e a fare alcuni pasti coi miei famigliari, ma sta diventando sempre più faticoso, sempre più stancante. Vorrei sparire e basta, smettere di soffrire, di sentire, di assorbire, capire, accettare... Smettere tutto. Morire. Non so se metaforicamente, "spegnendo" la mia insensibilità, o meno...