Messaggi di Mimetica

    Ciao LeeHolloway, ho vissuto e vivo tuttora situazioni analoghe alla tua nei confronti della mia migliore amica, quindi mi sento molto sensibile nei confronti di questa tematica. Non sto a raccontare tutto ma avevo scritto quest’estate un post in merito. Il rapporto che ho con lei non è ovviamente lo stesso che tu hai con la collega, ma in entrambi i casi si tratta di uno star male nel confronto con l’altra persona. Credo che tutto stia in una ns insicurezza di fondo, che viene fuori e ci fa sentire abbandonati nel momento in cui l’altra persona, in quel momento, ha quello che noi vorremmo avere, oppure rappresenta quello che, anche solo potenzialmente, vorremmo essere. Questa cosa ci fa sentire impotenti. Come dire –se lei ce l’ha vuol dire che io non posso averlo/ non lo merito/ non valgo niente- e la cosa ci manda nell’ansia totale. Ci credo che a te questo ragazzo non interessa. La competizione scatta nel momento in cui lui ha messo gli occhi su di lei. Perché non ha invece guardato me? Perché per forza lei? Allora è come se tu ti sentissi messa da parte, perché lei sì e tu no? Come se tu sentissi di avere qualcosa che non va. Invece di accettare che ci possono essere preferenze per x, y, z.. tu la vivi come una sconfitta, come la prova di un tuo disvalore, ed il ritorno del fantasma delle superiori. Tanta fatica per niente, tante conferme per poi tornare al punto di prima. Potresti andare a fondo della cosa ed elencare le cose che secondo te lei ha e che tu non hai, andando a fondo in questo modo delle tue insicurezze. Io ho avuto dei veri e propri momenti di panico per la situazione sopracitata con la mia amica. Momenti di ansia proprio fisica che non riuscivo a controllare e che mi spaventavano un sacco. Sono riuscita a capire dopo tanto tempo che i momenti di alcuni suoi successi rappresentavano per me una minaccia, quasi una prova del mio non valore. Sono insicura ed ho bisogno di conferme. Un successo o una fortuna altrui rappresentano, in un certo senso, un insuccesso mio. Ovviamente so che non c’è alcun nesso di causa effetto, però si tratta di “fantasmi”, “insicurezze” che mi porto dietro da anni e che quindi, se opportunamente sfiorati, evidentemente riemergono… Posso supporre che sia accaduto lo stesso a te con la collega.. rivivi quel che hai vissuto a scuola.. Sicuramente le cose si superano ma niente si cancella, da quel punto di vista hai ancora una certa suscettibilità.. Quel che posso consigliarti, che a me ha aiutata, è di tentare di scomporre e di analizzare le parti di questo “menage à trois”. Cosa ti irrita? Da cosa ti senti minacciata? Perché? E’ molto difficile non filtrare l’analisi dalla componente emotiva. A me capitava di provare irritazione ed odio per l’altra persona, a volte per motivi costruiti ma che a me parevano stare in piedi.. Però è importante per capire meglio noi stessi ed aiutarci nella gestione dell’ansia.. Se si conoscono le cause ci spaventiamo anche meno..

    Buongiorno Lisa, in realtà non ho nessun metodo, né mi ritengo “arrivata” nel mio percorso. Diciamo che rispetto al mio primo lavoro (uno stage qualche anno fa) ho fatto dei passi avanti, più che altro vedendo anche come gli altri sbaglino o, per esempio, vedendo come anche gli altri, in situazioni nuove, vadano un po’ a tentativi. Devo dire che io sono abbastanza perfezionista nel giudizio su di me, quindi per me il feedback positivo equivale all’eccellenza, al non fare mai errori, al non dover chiedere mai, al non esitare etc.. etc… Per il resto ho una percezione un po’ distorta (sempre e solo su di me!). Viene da sè che quindi non mi giudico mai totalmente all’altezza della situazione (chi non sbaglia mai, chi non chiede mai etc...). Infatti mi è capitato più volte di ricevere feedback positivi che io non mi sarei MAI aspettata. Non dico che mi sarei aspettata solo critiche, ma di certo non apprezzamenti così buoni. Evidentemente carico la mia autocritica di ansie-paure-aspettative. In situazioni in cui magari mi “maledico” per avere sbagliato qualcosa (per esempio ieri ho sbagliato a calcolare i parziali di una fattura, piccolo errore di distrazione che può capitare a tutti) mi consolo pensando che se mi hanno assunta e rinnovato vari contratti etc.. ci sarà un motivo, pensando ai miei successi negli studi, agli apprezzamenti ricevuti etc… Come dire, anche se IO non vedo, MI FIDO. La cosa che mi spiace è l’avere spesso la sensazione di insicurezza. Insomma razionalmente lo sappiamo ma poi la viviamo un po’ male.. Dipende tutto da un disagio interiore, come la ragazza anoressica che pesa 30kg ma che allo specchio si vede grassa.. e non c’è nulla da fare, lei si vede magari più grassa di una persona accanto a lei che di kg ne pesa 50…
    comunque a quanto pare la tua prima esperienza lavorativa ha davvero lasciato il segno, un’abitudine a vivere il lavoro con ansia e affanno.. Una cosa che bisognerebbe ricordare è che comunque alla fine gli altri non stanno così tanto a guardare noi.. Magari sbagliamo una volta e gli altri 2 ore dopo l’hanno subito dimenticato. Quello che rimane agli altri di noi è l’impressione generale, i modi, la cortesia, l’impegno… Non tanto la singola prestazione o il singolo errore.. Sono banalità ma spesso io me ne dimentico…

    Ciao Francyyy, ciao Lisa, mi ritrovo molto in quello che scrivete. Sono una persona tendenzialmente insicura e sul lavoro la cosa peggiora ulteriormente. Anche io come Lisa credo di non avere un metro di giudizio obiettivo. O meglio – dato che obiettivo sarebbe impossibile – diciamo un po’ realistico. Ho sempre avuto feedback piuttosto positivi riguardo i lavori che ho svolto, ma se non fosse stato per questa conferma, per me avrei anche potuto essere una capra. Ho sempre paura che gli altri facciamo le cose meglio di me oppure, anche nel caso in cui sbagliano, riesco ad essere molto + indulgente con loro che con me.
    So di essere una ragazza intelligente e che si impegna. Però è che come se mi sentissi sempre fuori posto. Chissà cosa penseranno gli altri di questo, quello etc.. Con gli anni e le esperienze sono + sicura, però permane quell’atteggiamento di estrema autocritica.
    Sul lavoro d'altronde non ci sono affetti che tengano, sei pagato per la prestazione che dai. Anche se il rapporto con i colleghi può essere buono (come nel mio caso) i rapporti rimangono comunque abbastanza falsi e sterili, quindi è anche molto + facile avere un’ansia da prestazione che in rapporti + sinceri non si ha, o si ha un po’ meno…

    Ciao Francyyy,
    ti rispondo non tanto per darti una spiegazione, quanto più per dirti che anche io ho sofferto molto (e tuttora a volte soffro) di questa malinconia.
    Da piccola mi capitava soprattutto quando, come hai acutamente notato, passavo momenti fuori dall’ordinario. Ad esempio quando dormivo da mia zia, o quando passavo i giorni di Natale circondata da allegria e regali. Ricordo che da bambina, terminata “l’avventura” mi coglieva una malinconia fortissima, quasi un buco allo stomaco.. e mi veniva proprio da piangere al ricordo di questa cosa bella vissuta e passata.. Passavo quindi il tempo nel ricordo di quella sensazione, crogiolandomi e struggendomi. Ora mi capita un po’ meno, o comunque non in modo così emozionale, forse perché sono un po’ + sicura di me stessa ed ho una vita, seppur con alti e bassi, più serena.
    Però la modalità di reazione rimane la stessa: malinconia e senso di vuoto, come se la vita, terminata quella sensazione (che poi magari mentre la vivevo non era nemmeno una gioia da settimo cielo) non avesse + nulla da offrire.
    Probabilmente il fatto di essere persone sensibile e anche un po’ insicure accentua questo lato.
    Mi sembra di avere capito che anche per te non si trattava o non si tratta di momenti particolarmente catartici o legati a persone per le quali si prova un gran bene, ma più che altro di momenti di spensieratezza che aggiungono un pizzico di gioia rispetto all’ordinario. Probabilmente una persona un po’ insoddisfatta di suo tende ad attaccarsi a questi momenti, forse ad idealizzarli, e a sentirne la mancanza come se avessimo ormai riposto una parte della ns possibile felicità proprio in quegli istanti..

    Buongiorno Fringe86,

    La tua situazione è paragonabile alla mia, tempo indeterminato ma non ho un cavolo da fare. Mi spiego meglio: ho iniziato in quest’azienda con altre mansioni, poi sono passata nell’ufficio centrale in quanto, dati i miei studi, le mie esperienze etc.. credevano fossi adatta per supportare i grandi capi nelle loro mansioni quotidiane. A detta loro pare fossero pieni di lavoro e che necessitassero assolutamente un aiuto. Beh, sono qui da quasi 11 mesi e passo il 90% del tempo su internet a farmi i fatti miei. Qualcosina l’ho imparato, qualche attività amministrativa l’ho fatta… Ma tutto ciò avrei potuto farlo tranquillamente lavorando part-time ed avrei avuto un sacco di tempo libero. I capi sono sempre in giro, ogni tanto parlano di un futuro in cui – assicurano – “ci sarà da fare”…

    Non voglio lamentarmi troppo, soprattutto se penso alla fatica che ho fatto lo scorso anno per trovare un lavoro.. Però è frustrante, soprattutto se penso a quanto sarei potuta crescere professionalmente in questi mesi se avessi avuto una formazione o delle direttive “normali”..

    Però data la situazione dovrei solo ringraziare in ginocchio di avere uno stipendio fisso (che comunque non è molto)… Oscillo da un atteggiamento all’altro. Diciamo che questo lavoro, senz’altro, non mi “nobilita”. :D

    Se la tua situazione è sempre stata così, ed oltretutto ti trovi anche male nelle relazioni interpersonali.. tieni duro… ed appena si smuove qualcosa (una proposta che non sia un contrattino striminzito di 5 mesi…) scappa!!!! Io per i prossimi mesi spero ancora nel “miracolo” :)

    eheh lo so che suona molto male, ma è quello che credo possa essere il mio pensiero + profondo. Credo che nei rapporti umani alla fine nessuno dia niente per niente, ma parlo ovviamente a livello profondo di meccanismo relazionali, non vorrei apparire un'anima di ghiaccio, sia chiaro. ovviamente in gioco in un legame entrano tanti altri fattori, quindi non voglio mica ridurre la ns amicizia ad un rapporto di sopraffazione. però mi sento di essermi data tanto e mi sento un po' satura.

    mi consolo un po' sperando che sia normale per tutti il tentare di evitare altre persone che rappresentano per noi una minaccia.



    comunque ripeto che sì, sono arrivata a questa consapevolezza e ad ammettere certe cose ma ce ne è voluto di tempo, prima il tutto si manifestava con ansia e rabbia, ed io ero spaventatissima da me stessa.

    Poi quando il povero sfigato cambia, l'angelo custode lo definisce un "fortunato irriconoscente".

    Ciao mr Brightside, è triste da ammettere ma in un certo senso a me è capitato così. A parte il fatto che io e la mia amica non siamo mai state la coppia in cui c'è una super e una sfigata, è una ragazza normalissima, carina, intelligente, solo molto fragile e che manifesta tutte le sue fragilità a me, dal di fuori con gli altri queste cose non uscivano.

    Io l'ho presa un po' sotto la mia ala perché mi faceva tenerezza ed al di là di questo ci siamo sempre molto divertite insieme, siamo simili sotto tanti aspetti. E mai avrei pensato di poter avere anche dei sentimenti negativi nei suoi confronti, non per niente la cosa mi fa stare male.

    Tornando alla tua frase io ho del rancore nei suoi confronti perché mi sento di averle dedicato tantissimo tempo, le sono stata tanto dietro, lei è sempre stata molto egocentrica, le ore a parlare dei suoi problemi, chiamate all'1 di notte. Insomma è un po' pesante. Può essere che in certo senso il non vederla come una minaccia tutto sommato mi faceva agire così. Ed è anche colpa mia, io ho del rancore ma sta situazione me la sono fatta andare bene senza ribellarmi, probabilmente nel mio inconscio mi valorizzava per differenza.

    Ora dovrei essere contenta per lei, invece mi sento usurpata di cose che prima erano solo mie. Soffro molto del fatto che mi sento anche copiata in tante cose. Come dire : -ok ti do quel che vuoi ma finchè stai al tuo posto- Evidentemente un rapporto d'amicizia totalmente gratuito è molto raro. Forse anche d'amore (tranne quello genitoriale).

    Ciao CandyCandy, grazie per la tua risposta. Sinceramente non mi ritengo + coraggiosa di altri (o di te in questo caso) per essermi messa in gioco. Quest'amicizia mi è capitata come tante altre e si è evoluta in questo senso.

    Non so nemmeno se definirmi competitiva o meno, con le altre persone non lo sono, non ho mai avuto questo desiderio di primeggiare per forza, anche se mi sono naturalmente capitate situazioni in cui invidiavo determinate cose altrui, ma come capita a tutti.

    Questa ansia così forte c'è solo con lei (che tra tutte le mie amiche è proprio quella + insicura, quindi volendo quella con cui fare meno paragoni). Ma forse questa ansia deriva proprio dal fatto che le ns sicurezze-insicurezze hanno avuto un rapporto indirettamente proporzionale. Con lei c'è stata talmente tanta morbosità (da parte sua, ma che io in fondo ho accettato) che i confronti sono diventati all'ordine del giorno.

    In ogni caso sto tentando di razionalizzare sempre + la cosa in modo da gestirla al meglio, vorrei arrivare a vivere lei come le altre mie amiche, in modo tranquillo.

    comunque non pensavo davvero che il paragone con gli altri potesse farci così male. Sarebbe così semplice guardare solo sé stessi, perché ci facciamo così influenzare? Ho letto su un sito la seguente frase :

    Sembra che una legge efficace per combattere l’invidia sia “desiderare i nostri desideri”. “L’invidia ci distoglie dal vedere il nostro stesso bene, che viene messo in ombra dal bene degli altri” (Kant).

    Desiderare i nostri desideri, e non quelli degli altri, significa sentire, conoscere i propri sogni e impegnarsi per realizzarli. Poter desiderare i propri desideri significa essere consapevoli delle proprie risorse, dei propri limiti, del contesto in cui si è; ma significa anche porsi degli obiettivi realizzabili e attivarsi per raggiungerli.

    E l'ho trovata davvero illuminante. Per invidia arriviamo a volte a desiderare quello che desiderano/hanno gli altri sono per volere arrivare ad un senso di trionfo. Quando probabilmente se quest'altra persona nemmeno ci fosse, non nascerebbe nemmeno in noi il desiderio di essere così, avere quella cosa etc... Capita anche a te?

    Il rapporto l’ho un po’ allentato, prima ad ogni chiamata e ad ogni richiesta di aiuto ero lì pronta, non so come mai ma mi sentivo appunto in dovere-obbligata. Ora ho allentato un po’ la corda, siamo sempre super amiche, usciamo sempre insieme, ma non c’è + quella morbosità di prima.

    Mi scoccia dirlo ma a volte, da una parte, vorrei quasi che questa amicizia finisse, ma solo per togliere fine a questi tormenti mentali che mi faccio.

    Sicuramente non ho bisogno della sua inferiorità per apprezzarmi, lo so bene, però spesso questi sentimenti saltano fuori.

    Sto lavorando su me stessa e la cosa è + controllabile rispetto a un tempo, ci sono state delle volte in cui venivo letteralmente travolta dall’ansia, ora, dopo chiacchierate di mesi con la psicologa anche su questo argomento, riesco a controllarmi di +, nonostante quel pizzico di fastidio rimanga lì L

    Grazie molte per la tua risposta.