Messaggi di coralago

    Io ho fatto 2 traslochi. Ho vissuto in un appartamento in cui sono entrata dopo che mi sono sposata, carinissimo e accogliente, ristrutturato a nuovo come lo volevamo noi, però con una sola camera....quando poi sono arrivati i figli abbiamo dovuto cambiare, e mi è successa più o meno la stessa cosa che sta capitando a te. La nuova casa, per quanto più grande, non mi piaceva per nulla, nemmeno la zona, niente...l'avevamo scelta perchè era l'unica che potevamo permetterci vicino ai miei...ho cercato di convincermi che fosse comunque una casa comoda, grande, ma se non ti piace non ti piace. Poi avevamo vicini che meglio lasciar perdere. Dopo 5 anni di malessere abbiamo cambiato di nuovo, adesso sto qui da 15 anni e potrei cambiare solo per una baita in montagna. Però nel tuo caso mi sembra di capire che la nuova casa in fondo ti piaccia, è solo che non riesci a slegarti dall'altra. Ti ci abituerai,vedrai...oltretutto se non cambi nemmeno zona...

    nuovaalba Ciao, infatti ho scelto di restare qui perché amo questo quartiere, comodo a tutte le nostre esigenze, sulla zona sono stata super decisa, ne avevo una abbastanza ristretta, e almeno da questo punto di vista nessun trauma (anche se adoro la mia via e la mia vista, manco a dirlo ;) ) Ti dico che questa nuova casa per certi versi è stata un colpo di fortuna, ho continuato a guardare annunci anche dopo il preliminare per curiosità e perché mi escono le pubblicità delle immobiliari (maledetti cookies! :D ) e non ho visto quasi niente che mi colpisse, anche recentemente. Questo mi fa pensare che davvero, pur avendo per certi versi le idee chiare sulle nostre esigenze, per altri in modo sentimentale non volessi andarmene da qui. E lo sapevo, sapevo che sarebbe stata dura. Certo, speravo magari di innamorami maggiormente della nuova casa ma in questo caso ho messo in campo la razionalità, l'ho giudicata quasi freddamente e forse non è del tutto sbagliato. Impossibile capire davvero cosa pensi con tutto il carico di questi sentimenti che mi porto dietro, quando ho comprato questa dove vivo era solo gioia e entusiasmo, avevo buoni motivi per innamorarmene e forse era sbagliato pensare che potesse ricapitare la stessa cosa, chissà. Ovviamente la casa perfetta non esiste, è dura trovarla, e certe cose le capirò effettivamente solo abitandoci per un pochino, e da un lato non voglio correre perché il tempo è prezioso, dall'altro non amo questo periodo di assestamento, il trasloco poi per come sono fatta mi destabilizza molto, anche a livello di confusione e organizzativo. Anche io un paio di volte mi sono trovata a pensare che alla fine se non mi troverò bene tra qualche anno potrò sempre cambiare, anche se onestamente spero di no, e che tutto vada per il meglio. <3

    Cara Coralago, ti troverai bene nella nuova casa, vedrai. I figli crescono ed hanno bisogno dei loro spazi, inviteranno gli amichetti, e poi gli amici, dovranno studiare e necessiteranno di silenzio e concentrazione (per dire, io ho avuto due maschi con neanche due anni di differenza tra loro, che dormivano insieme nella cameretta, ma quando avevano iniziato il liceo avevamo dovuto spostare la scrivania di uno in un’altra stanza perché si disturbavano vicendevolmente ). Rasserenati. <3

    Grazie mille Molecolare!

    In realtà quel che dici è proprio il pensiero che mi regala forza, e mi rassicura sul fatto che per quanto dolorosa fosse una decisione ineluttabile... certo, se economicamente non fossimo riusciti saremmo stati qui e basta senza troppi drammi, ma per fortuna riusciamo ad andare avanti, e ti dico che per mio marito è anche un punto di orgoglio poterci permettere una casa indubbiamente più grande e più "bella"... in effetti ti dico che in dad avevamo i figli uno in cucina e uno sulla scrivania, e io e mio marito arrangiati come capitava; la loro stanza non è un buco, ma certo nemmeno grandissima e gli spazi comuni idem, e da adolescenti ci ho pensato spesso, un amico, o altro... privacy zero! Adesso che entrambi vanno alla primaria si fa, ma davvero andando avanti gli spazi da condividere, bagno minuscolo compreso, avrebbero senza dubbio creato problemi e tensione. Poi ovviamente si fa anche di necessità virtù, ma forse il cambiamento era davvero inevitabile, e va superato. Diciamo che in un certo senso se la vivo così va meglio :D

    Poi prima li abbiamo messi a letto, non so quanti giorni mancano... è stata la loro stanza da sempre, da quando sono nati... e la malinconia arriva, inevitabile <3 Dico addio... e non mi piace mai farlo. ;(

    Grazie anche a te bruce0wayne... eh sì, ci hai preso, anche io ho tutte le mie piccole grandi manie di controllo, ossessioni, noto tutto, non sono superstiziosa né religiosa, anzi, eppure noto simboli, cose che non mi piacciono, similitudini, numeri ricorrenti, un po' tutto... sono una perfezionista. Poi, è come se la nuova casa fosse sotto esame, non so se mi spiego, e spero a maggior ragione che tutto vada bene o so già che mi riempirò di paranoie. So che ci vorrà tanto tempo, dopo una vita che sono qui, costruire ricordi comparabili forse non sarà mai possibile e la cosa mi spaventa tanto. Per assurdo spesso penso che saremmo dovuti andare via prima, per esempio dopo l'arrivo del secondo figlio, per cominciare prima a legarci a una nuova casa e riempirla di ricordi, ma all'epoca non c'erano le possibilità e le cose sono andate per le lunghe.

    Come dicevo sopra, non posso sottrarmi a queste emozioni, mi sono fatta il mio pianto anche oggi, per assurdo mi serve. Spero di trovarmi a mio agio e soddisfatta, senza pretendere subito un legame, il resto magari verrà col tempo.

    Mi ripeto che era la cosa giusta da fare per la nostra famiglia, ovviamente ho soppesato da sempre i pro e i contro, ma... la verità è che non ne sono convinta al cento per cento. Pazienza. Il tempo ci vuole, io sono così, sapevo che sarebbe successo. Mi tocca.

    Grazie mille gloriasinegloria ... mi rincuora la tua esperienza, il fatto che ci siano legami profondi con i nostri nidi. Anche io negli anni, quando appunto si parlava di questo progetto (la cosa divertente è che per lungo tempo anche io ho desiderato moltissimo poter comprare una casa più grande e bella, ma quando è successo mi sono accorta che non era ciò che volevo? O forse chissà, la nuova casa è diventata reale: non ho mai immaginato di poter comprare un castello, al contrario, forse è addirittura più bella delle mie aspettative, eppure è diventata vera e forse per lasciare la casa del mio cuore avrei voluto qualcosa di davvero speciale e invece questa non lo è, perché bisogna sempre scendere a compromessi tra sogni e realtà? Chissà) desideravo poterla tenere come proprietà, mi immaginavo magari tornarci da anziani, quando avremmo avuto meno bisogno di spazio, o proprio come te che potesse magari essere la prima casa di uno dei miei figli e di un compagno... invece mi sono dovuta arrendere. E mentre scrivo già non è più mia, e non mi sembra vero. Ho iniziato a inscatolare, oggi, e fatico anche a guardarmi attorno, sono spaventata da tutto, caos compreso, ma devo andare avanti. Aspetto, adesso devo lasciar passare questo momento. E spero che vada tutto per il meglio.

    Sono anche abitudinaria, e quindi in questo momento mi sento particolarmente scombussolata, a livello profondo e anche fisico. Magari quando mi sarò sistemata andrà meglio, come dicevo poi ho fatto vari traslochi ma mai nessuno prima così impegnativo. E niente, non posso sottrarmi, devo solo passarci attraverso.


    Deve essere stata dura per te con tuo marito, e che dispiacere per la tua casa! Da figlia di divorziati, conosco molte di queste situazioni, ahimè. Forse anche per questo che mi sono legata tanto a questa casa, la prima veramente mia, e che mi ha vista diventare donna e poi mamma. So che ci lascio tanti tanti momenti belli, anche se la vita è in continua evoluzione e ogni ricordo viene insieme a me, e certi periodi... finiscono in ogni caso, e non c'è niente che possa fare per trattenerli. Lo so bene.

    Grazie, anche solo parlarne mi fa stare più serena. <3

    Ciao a tutti, dopo tanto tempo ho recuperato l'accesso al forum... anche se non ho mai smesso di leggervi qua e là ;)

    Ho bisogno di sfogarmi. Per farla breve, poche settimane e lascerò la mia amata casa, quella dove vivo da oltre quindici anni e che ho venduto per acquistare una casa più grande.

    Era un nostro progetto familiare e di vita, da sempre desideravamo una casa più spaziosa, specie da quando siamo in quattro. Dovrei essere felicissima, mio marito per esempio lo è, anche perché come sempre abbiamo fatto tutto da soli, senza l'aiuto di nessuno e lui è giustamente fiero di questo traguardo. Era però una di quelle idee che in fondo credevo non si sarebbero mai concretizzate... e invece, lo scorso anno abbiamo iniziato la ricerca (su spinta di mio marito) e nel giro di poco tempo abbiamo trovato quello che, almeno sulla carta, faceva per noi: nel nostro budget, con spazi per tutti, un po' di verde, nello stesso quartiere dove siamo adesso e dove ci piace stare, eccetera. Abbiamo fatto una proposta, che è stata accettata, poi messo in vendita la nostra vecchia casa: io accarezzavo il sogno di metterla in affitto, perché restasse di mia proprietà dato che sono legata follemente a queste mura, ma purtroppo per ragioni di budget e mutui non è stato possibile.

    Alla fine, tutto è andato al suo posto e siamo giunti al momento tanto atteso e temuto: il trasloco.

    Il problema? Io sono sotto un treno.


    Non ho ancora fatto mezzo scatolone, e non faccio che ripetermi che diavolo ho fatto, perché ho venduto la casa che amo tanto e dove siamo stati felici... mi sento come se stessi dicendo addio a una persona cara, persa, come se stessi saltando nel vuoto. Non ho più il terreno sotto i piedi, vado a letto la sera e non riesco a dormire, mi manca il respiro quando penso che tra poche settimane sarò in una casa nuova che non sento mia, e che non mi ha rapito il cuore. E che per questa casa lascio il mio nido, che mi ha accolta e protetta per quasi metà della mia vita.

    Quando ho acquistato questo appartamento ero così felice. La prima sera, quando finalmente mi misi a letto, piansi di felicità. Adesso non faccio che piangere dal dispiacere, mi sento costretta, come se mi avessero obbligata, e in più cerco di non farmi vedere dai miei bambini perché non voglio trasmettergli il mio stato d'animo: anche loro non sono felicissimi, dicono che la vecchia casa gli mancherà, e a maggior ragione non voglio gravarli di angosce non loro.

    La verità è che mi sono pentita, contro ogni razionalità, se tornassi indietro di un anno con questa consapevolezza fa non farei un bel niente. Me ne ero già resa conto prima, ma tirarsi indietro a quel punto avrebbe significato perdere la caparra e altri soldi già versati per alcuni arredi, tanti soldi per una famiglia come la nostra, e quindi non mi è rimasto che andare avanti, anche perché mio marito me lo avrebbe rinfacciato a vita, anche giustamente, non solo per i soldi ma anche ogni volta che ci saremmo trovati scomodi o stretti, senza privacy, specie andando avanti con i figli che crescono.

    E poi, appunto, in famiglia non ci sono solo io. Mio marito è entusiasta: per assurdo i ruoli si sono ribaltati, quando abbiamo comprato questa casa io me ne ero letteralmente innamorata, vecchiotta ma con tanta personalità, mentre lui era scettico e convinto più dal prezzo conveniente e dal mio entusiasmo. Adesso, mio marito adora la casa nuova, invece per me non è scattato l'amore: era perfetta per noi sulla carta, mi sarebbe dispiaciuto perderla perché non era facile trovarne una con questi spazi e così ben tenuta, con praticamente nulla da fare, e ho pensato che una volta sistemata secondo il nostro gusto mi sarebbe piaciuta.

    Invece più ci avviciniamo al momento più la sento come ostile, non faccio che fare confronti in cui la nuova casa esce quasi sempre perdente. Mi sveglio e faccio colazione nella mia cucina, con i miei alberi fuori dalla finestra e le mie cose, e in ogni gesto ripetuto miliardi di volte è come se dicessi addio a questa parte della mia vita, ed è durissima. A 40 anni non direi mai a nessuno che non è giovane, figuriamoci, eppure è come se io mi sentissi già troppo vecchia per cambiare, come se stessi dicendo addio a tanti momenti felici e con la paura che non torneranno.

    E in effetti no, ci potranno anche essere bei momenti ma tante cose non torneranno davvero: le gravidanze, i nostri figli neonati e piccoli piccoli, tante esperienze, noi due giovane coppia... tutti mi dicono che ne avremo altri, ma io ho sempre avuto paura del futuro. E intanto, il passato è passato, rassicurante... ci sono stati anche momenti tristi o difficili in questi anni, certo, ma alla fine tutto è andato per il meglio. E noi non ringiovaniamo di certo, la vita sempre più difficile per tutti, piena di incognite.


    Il cambio si è reso necessario anche per motivi di spazio, qui non ci stavamo davvero più... però mi dico che è anche colpa mia, avrei potuto essere più ordinata, comprare meno cose, e restare qui. O che avremmo dovuto fare dei lavori per sistemarla o investire per arredarla meglio... ma anche adesso stiamo spendendo un sacco di soldi, e invece avremmo potuto fare quei meravigliosi viaggi che non abbiamo mai la possibilità di fare. Idee, dubbi continui, in ogni momento, che non mi danno tregua. E quasi nessuno con cui parlarne: tutti mi dicono che mi passerà (lo spero) mia madre mi dà della pazza (lei ha cambiato parecchie case ma non è sentimentale, anzi, e oltretutto pensa che la mia nuova casa sia bellissima) mio marito mi capisce, ma fino a un certo punto. Ed è vero, vero quello che mi dicono, che sarà una bella avventura di famiglia, ma più vado avanti più che essere felice e entusiasmarmi nel vedere la casa che prende forma, sono sempre più triste e angosciata, vorrei solo mettermi nel mio letto e svegliarmi scoprendo che è stato tutto un sogno. E poi mi do della scema, perché faccio un sacco di storie invece di vedere i lati positivi. Quanto ho desiderato due bagni, quante volte ho pensato che qua dentro con due adolescenti sarei impazzita, quante volte ho maledetto il caos... perché in fondo pensavo che le cose non sarebbero mai cambiate.

    Nel futuro però continuo a vedermi in questa casa, non riesco a immaginarmi altrove, tanto meno in quella nuova!

    Non mi ci vedo viverci, fare le cose più normali, come se avessi una sorta di rifiuto.


    E nessuno mi capisce, non ho nessuno con cui parlarne davvero. Tra pochissime settimane sarò in un posto nuovo, e so già continuerò a rimpiangere queste mura. Sarà così, ne sono certa perché mi conosco, ho lasciato il cuore in ognuna delle case in cui ho vissuto, una in particolare... e mi manca da sempre, tuttora. Questa è stata la prima veramente mia, un grande traguardo per me, quella in cui ho vissuto più a lungo. Con che coraggio chiuderò quella porta? Perché me ne vado, quando sto così bene qui? Chi me lo ha fatto fare? :disappointed_face:

    Dovrebbe essere una cosa bellissima e io invece la vivo come una disgrazia, una specie di lutto... ho paura di stare esagerando e ho quasi vergogna di questi miei sentimenti.

    Stasera per esempio ho passato una bella serata fuori, eppure il tarlo è sempre lì, la consapevolezza di aver fatto un errore, e un dispiacere di fondo che diventa sempre più forte e macchia tutto. Ho anche pianto senza farmi vedere tornando a casa in macchina.

    Dico addio in ogni gesto, ma è come se non ci credessi davvero e questo mi fa paura. Mi sto preparando psicologicamente al cambiamento, consapevole che ci vorrà del tempo, ma quanto? Succederà mai?


    Sono piena di dubbi anche nelle cose più stupide e che dovrebbero darmi gioia: perché ho comprato quella cucina e non un'altra? Perché non tengo il mio vecchio tavolo, perché ne ho comprato uno nuovo? Non mi sembrerà ancor di più la casa di un estraneo?

    Non riesco nemmeno a giudicare lucidamente la nuova casa, persa in questo mare di emozioni quasi tutte negative, e non riesco a capire se non mi piace veramente e non mi ci sento a mio agio per via di questi miei sentimenti e paranoie o se davvero ho sbagliato ad accettare di acquistarla perché tutti mi dicevano che era perfetta per noi, e in effetti in un certo senso lo è, considerando poi che eravamo già al limite del nostro budget e non avrei certo potuto pretendere chissà che. Ma forse avrei dovuto seguire il cuore, il primo istinto in cui non mi aveva colpito positivamente: tante volte ho pensato di aver comprato questa dove vivo adesso spinta dal cuore e non dalla testa, ma in fondo non ho fatto bene? Per me nulla è più bello della mia vecchia casa, lo è sempre stato. E come mi sento sciocca adesso, quando penso che a volte mi sono vergognata perché in certi periodi abbiamo frequentato spesso persone molto benestanti e quasi mi sentivo in imbarazzo a invitare... adesso a volte mi sento dire quanto è accogliente, gli amichetti dei miei figli la adorano, e ancora una volta mi chiedo se ho sbagliato.


    Razionalmente non è così, ripeto, gli spazi erano davvero risicati, in fin dei conti siamo a poche centinaia di metri e non dall'altro capo del mondo, e poi forse è giusto evolversi, e cambiare... forse l'immobilità, le paure che mi frenano, non sono nemmeno positive. Lo stress e la nostalgia sono normali, okay, ma perché ci sto così male? :anxious-face-with-sweat:


    Mi piacerebbe sapere le vostre opinioni, e le vostre esperienze in merito.

    Grazie per avermi ascoltata.

    Io invece sono circondata da gente che viaggia poco pur potendoselo permettere, e io che non ho le possibilità economiche viaggerei eccome!
    Perché chi fatica a far quadrare i conti non viaggia neppure low cost, anzi, ci stai ancor più male perché sai che non è più questione di essere milionari, ma non ce la fai comunque e questo ti fa stare ancora peggio, nel mio caso mi fa sentire povera anche se alla fine siamo una normale famiglia!

    Che poi, non è che non ti capisco... anche a me il viaggio stressa: ho sempre paura di non poter controllare gli imprevisti, che accada qualcosa, non amo l'aereo e ho paura anche dell'auto, insomma, i giorni prima di partire sono sempre stata tesa e nervosa. Poi però me la godo, in viaggio sto proprio bene, mi rilasso al massimo e ho ricordi magici di posti che ho tanto sognato e che poi alla fine sono finalmente riuscita a visitare!
    Viaggiare apre la mente, ma è anche vero che siamo tutti diversi!

    A volte ci si rassegna: io per dirti ho alcuni viaggi da sogno nel cuore, ma a meno di non vincere la lotteria domani dubito che riuscirò mai a farli e in un certo senso mi sono rassegnata, li vedo talmente come impossibili che non ci sto neanche male al pensiero, anche se mi piacerebbe... pazienza, che ci devo fare?
    Non so quale sia realmente il tuo sentimento, se un misto di rassegnazione, impotenza, carattere (stai bene così) inadeguatezza... in ogni caso non c'è nulla di male, e non sei tu nel torto ma i tuoi colleghi, che purtroppo credo anche io lo facciano per sminuirti e sentirsi fighi.
    La miglior vendetta, se così vogliamo chiamarla, è mostrarti tranquilla e felice delle tue scelte, senza vergognarti di nulla, né del fatto di non poterlo fare per via del denaro né perché non ti va.
    Vederti serena e indifferente sarà la miglior arma a tua disposizione.

    Capita anche a me, con il risultato che magari dico qualcosa di sciocco o vuoto per interrompere il silenzio, che a ripensarci mi imbarazza più del silenzio stesso. Però in generale non me ne faccio un grande cruccio. Ti direi di pensare a qualcosa che ti fa stare bene o sentire a tuo agio, senza concentrarti troppo sul momento. Oppure un classico sempre attuale, come una battuta sul tempo o sul luogo in cui ti trovi, giusto per allentare la tensione se questa ti pesa.

    Mi succede eccome. Non tanto per le cose passate, ma anche per quelle presenti. Esempio (ne avevo parlato anche qui diversi mesi fa) faccio amicizia casuale con altre due mamme perché ci si frequenta per via dei bimbi, e noto che tra queste nasce un legame forte che tende ad escludermi. Ci sto male, mi chiedo perché, perché sono sempre io l'esclusa, perché quando si tratta di cercare o scegliere qualcuno per un rapporto più duraturo o stretto non sono mai io.
    Altro esempio? Mio cognato si mette con una ragazza, e nel giro di pochi mesi lei è più legata a cugini di mio marito che io conosco da più di un decennio: si sentono, si confidano, sono amici sui social (a me non hanno mai chiesto nulla).
    In realtà alcune risposte nel mio caso le trovo: carattere e umorismo particolare (un po' british, quasi maschile) fare molto aperto, se una cosa non mi piace me lo si legge in faccia, sono amichevole se si sta insieme ma al contempo sulle mie, poco melensa come piace a molti, e potrei continuare. Nonostante ciò, mi capita di starci male, di viverla come un'esclusione in piena regola anche se magari di queste persone non mi importa poi chissà quanto. Ma diciamo che rinfocola sentimenti di vecchia data, o quanto meno mi fa sentire sola e rifiutata se già di mio mi sento giù di corda.
    Purtroppo non posso consolarmi con le amicizie vere, perché in pratica non ne ho...

    Sono d'accordo, ma per esperienza personale posso dire che spesso le famiglie modeste (è il mio caso e quello di mio marito) sono poco motivanti, poco stimolanti, e ti mettono in condizione di avere dei limiti non solo economici, ma proprio mentali.
    Parlo con cognizione di causa, e vi garantisco che avere natali molto modesti è un vero handicap nella vita.
    Ciò non toglie che una persona di valore potrà comunque trovare il modo di emergere e di studiare, come dicevamo ci sono mille variabili.
    Ma quando nelle famiglie mancano i soldi spesso manca la serenità, e la mentalità stessa per spronare i figli a cercare di trovare la loro strada senza limitazioni e con la giusta mentalità.

    Le possibilità ci sono sicuramente, ma a parità di motivazione e capacità c'è comunque tanta differenza. E qui spesso nascono autocommiserazione/boria per nascondere un senso di inferiorità o di ingiustizia (in alcuni casi, palese, poi ci sono anche i puri e semplici idioti, senza dietrologie di sorta)

    La butto lì, volendoci vedere una sorta di giustificazione (non sempre lecita, perché ho compreso il tuo discorso e in parte lo condivido) forse perché non per tutti il proprio posto nel mondo risulta soddisfacente o deriva da merito o demerito, ma a volte anche la fortuna e i natali fanno la differenza, e questo causa una sorta di amarezza che a volte si traduce in ambizioni non sempre lecite o giustificate. Aggiungiamo una buona dose di spavalderia, se non di ingenuità (credere di saperne sempre più degli altri è sintomo di poca umiltà e chiusura mentale) e abbiamo il risultato. Ma è un risultato anche amaro, che fa tristezza più che rabbia.
    Perché se io sono un ragazzo che serve ai tavoli di un bar e sogna di fare l'imprenditore a alto livello, ma proviene da una famiglia di operai e non ha i soldi nemmeno per un'auto usata, e per quanto possa rimboccarsi le maniche non avrà mai certe opportunità, per me è triste, non irritante.
    Ovviamente poi ci sono vari casi, impossibile generalizzare.