Tradire da innamorati

  • In questi giorni una persona mi ha coinvolto in una sua vicenda privata che mi sta dando da pensare. Questa persona è (ormai da tempo) in sbattimento (aka: ansia, attacchi di panico, inquietudine, ansia) per via del fatto che ha tradito il/la partner, pur avendo la personale certezza di amarlo/a.


    Mantengo volutamente ignoto il genere sessuale del personaggio in questione per evitare le tendenze all'iper-tolleranza o iper-colpevolizzazione tipiche in questi casi.


    Questa persona ha una sorta di dissonanza cognitiva data dal fatto che afferma, è sicura, è assolutamente certa di amare il/la partner, tuttavia l'ha tradito ripetutamente per circa 6-8 mesi. Da quando ha chiuso la storia con il/la terzo/a incomodo/a non riesce più a dormire, perché è sicuro/a che le persone che amano non possono tradire, ma allo stesso tempo è sicuro/a di amare il/la partner.


    Il mio Maestro di psicologia m'insegnò che è possibile tradire da innamorati, principalmente in due casi:

    1. Quando si hanno disfunzioni affettive e/o disturbi del comportamento "gravi" (es. borderline, gravi traumi affettivi/sessuali)
    2. Quando si ha una dipendenza sessuale.

    Da quel che so io questa persona non vive e non ha vissuto né l'una, né l'altra condizione.


    La domanda sarà già stata fatta millemila volte, tuttavia la ripropongo:

    Secondo voi è possibile tradire se si ama il partner?

    Se No: perché?

    Se Sì: in quali casi?

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Domanda preliminare: tradimento inteso come infedeltà sessuale oppure tradimento nel senso stretto del termine?

    Ottima domanda.

    Da come ne parlava non ci sarebbe stato alcun trasporto sentimentale, anche se mi ha parlato di coccole e pomeriggi passati assieme.

    Secondo me no. Perché quando ami degli altri uomini o donne non te ne frega niente, il tuo cuore e la tua mente sono già pieni di lui o lei. Però parlo per me

    Questa è la tesi "sana", ovvero: quella dal punto di vista di una persona che in prospettiva non riuscirebbe a farlo.

    Ne sono abbastanza convinto anche io, ma so che certi disturbi di personalità possono spingere ben oltre.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • La domanda sarà già stata fatta millemila volte, tuttavia la ripropongo:

    Secondo voi è possibile tradire se si ama il partner?

    Se No: perché?

    Se Sì: in quali casi?

    Penso sia più difficoltoso discutere determinate questioni in seconda persona, perché vengono poste come un problema di logica a cui trovare N soluzioni, ma la realtà va oltre lo schema, in quanto è fatta di un sentire. Penso che, senza poter scavare nel sentito, sia più difficile individuare le cause di un comportamento. Si può lavorare solo a livello ipotetico sui retroscena emotivi, tenendo sempre presente che un retroscena c'è sempre, essendo il mondo deterministico, ovvero c'è sempre un perché.


    La situazione si pone come una fedeltà di sentimento e un'infedeltà materiale, e contando che la materia è forma, si riassume in un'infedeltà di forma e una fedeltà di sostanza.


    Sul perché si possa commettere un'infedeltà di forma, le cause possono essere davvero tante e penso possano andare anche oltre quelle elencate. Così su due piedi, mi vengono in mente: paure, rancore, solitudine, distrazione, spensieratezza nel vivere il momento presente senza giudizi, alias "vivi l'attimo", egoismo legato a bisogni, livello di autocoscienza abbassato da burnout o altri fattori, autolesionismo, e per ora non ne vedo altre. Se me ne vengono in mente, le scrivo.

  • Parlando per ciò che sento io, non riuscirei a tradire la persona amata perché la sola idea di ferirla o procurarle un danno, anche a sua insaputa, mi farebbe molto male. Non ci riuscirei. Ma non riuscirei neanche a pensare di stare con qualcun'altro che non sia lui, in realtà.

    Credo che il tradimento possa accadere nel caso in cui ci siano delle vulnerabilità di qualche tipo. Non necessariamente della coppia, ma anche della singola persona. Un momento di crisi personale, che può essere dovuta a qualsiasi cosa. Nel caso di qualcuno che dice di aver tradito ma di amare, riesco a capire un tradimento che non perdura nel tempo, inquadrandolo come una "sbandata", un momento di debolezza... ma un tradimento che perdura più a lungo, affianco ad in sentimento per il partner ufficiale, fatico di più a comprenderlo. Perché c'è stata la volontà di metterlo da parte, più e più volte. È qualcosa che include la consapevolezza del gesto. Una consapevolezza che si ripete.

    Anche se visto dal fondo dell'acqua appare deformato, il cielo è cielo.

    Banana Yoshimoto

  • Penso sia più difficoltoso discutere determinate questioni in seconda persona, perché vengono poste come un problema di logica a cui trovare N soluzioni, ma la realtà va oltre lo schema, in quanto è fatta di un sentire. Penso che, senza poter scavare nel sentito, sia più difficile individuare le cause di un comportamento. Si può lavorare solo a livello ipotetico sui retroscena emotivi, tenendo sempre presente che un retroscena c'è sempre, essendo il mondo deterministico, ovvero c'è sempre un perché.

    Sì, infatti il mio intento non era tanto di "risolvere il caso" specifico, ma quanto più di capire se i dubbi che hanno infranto le mie certezze sono concreti e quanto.


    Ho sempre pensato che _salvo casi estremi_ quando si arriva al tradimento è perché il sentimento principale è scemato/svanito, oppure nemmeno mai esistito, oppure che fosse il frutto di una dipendenza recidiva (la sex-addiction) o ancora di un disturbo.


    In questo caso però il soggetto è stato talmente convincente da avermi fatto sorgere il dubbio, quindi vi chiedevo lumi non tanto sul caso specifico ma sulla situazione in generale.


    Intendo "convincente" nel senso che non ha disturbi, non penso proprio abbia dipendenze sessuali tornate in recidiva e il sentimento sembra ancora tutto li dove dovrebbe essere.


    Sul perché si possa commettere un'infedeltà di forma, le cause possono essere davvero tante e penso possano andare anche oltre quelle elencate. Così su due piedi, mi vengono in mente: paure, rancore, solitudine, distrazione, spensieratezza nel vivere il momento presente senza giudizi, alias "vivi l'attimo", egoismo legato a bisogni, livello di autocoscienza abbassato da burnout o altri fattori, autolesionismo, e per ora non ne vedo altre. Se me ne vengono in mente, le scrivo.

    Paure, rancore, solitudine, spensieratezza, etc.: sono tutti trigger personali che possono essere sfogati anche in altro modo. Nessuno ti punta la pistola costringendoti a tradire e se sei adulto sei responsabile di quello che decidi o non decidi di fare. Idem l'egoismo e il "vivi l'attimo", etc.


    L'unico che compromette la capacità decisionale è il burnout.


    Parlando per ciò che sento io, non riuscirei a tradire la persona amata perché la sola idea di ferirla o procurarle un danno, anche a sua insaputa, mi farebbe molto male. Non ci riuscirei. Ma non riuscirei neanche a pensare di stare con qualcun'altro che non sia lui, in realtà.

    Credo che il tradimento possa accadere nel caso in cui ci siano delle vulnerabilità di qualche tipo. Non necessariamente della coppia, ma anche della singola persona. Un momento di crisi personale, che può essere dovuta a qualsiasi cosa. Nel caso di qualcuno che dice di aver tradito ma di amare, riesco a capire un tradimento che non perdura nel tempo, inquadrandolo come una "sbandata", un momento di debolezza... ma un tradimento che perdura più a lungo, affianco ad in sentimento per il partner ufficiale, fatico di più a comprenderlo. Perché c'è stata la volontà di metterlo da parte, più e più volte. È qualcosa che include la consapevolezza del gesto. Una consapevolezza che si ripete.

    Effettivamente un fattore fondamentale è che questa cosa è accaduta più volte, quindi non può essere considerata un errore o un impulso. C'è necessariamente premeditazione.


    :/ Cioè, secondo me non è una questione di "se si può o non si può". Se la situazione presentata è quella, è oggettiva e basta; al massimo può essere analizzata nei suoi meccanismi psicologici retrostanti.

    Più che altro non sono riuscito a trovare la condizione che rende razionale l'accaduto, ovvero un o dei fattori che dicevo all'inizio e che non sono direttamente controllabili dal soggetto: dipendenza, sentimenti svaniti o disturbo.


    Se l'avessi trovato (come sempre succede in questi casi) non sarei rimasto colpito dall'accaduto o dalle dichiarazioni più o meno veritiere.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Sì, infatti il mio intento non era tanto di "risolvere il caso" specifico, ma quanto più di capire se i dubbi che hanno infranto le mie certezze sono concreti

    A mio avviso, non c'è certezza che non possa essere infranta da uno scontro con una realtà oggettiva contrastante, perché la teoria nasce dalla realtà e non viceversa.


    Dunque, bisogna semmai verificare se la realtà in questione è oggettiva; se l'hai percepita convincente, ci sono alte probabilità che lo sia.

    Effettivamente un fattore fondamentale è che questa cosa è accaduta più volte, quindi non può essere considerata un errore o un impulso. C'è necessariamente premeditazione.

    Se tale realtà è oggettiva, è presente da una parte un sentimento manifesto, che chiameremo fattore Y, e dall'altra una premeditazione, nata da un altro sentimento occulto, che chiameremo fattore X.


    Penso che all'interno di una persona possano essere presenti più "pezzi" dell'io e che questi pezzi possano dunque anche entrare in conflitto di interessi tra loro.


    A questo punto sarebbe da capire cosa sia il fattore X occulto, perché è facile che abbia prevalso a livello di "potere" proprio in quanto occulto, ovvero abbia tirato le redini del comportamento dall'inconscio.


    Se da una parte è vero che il burnout abbassa il livello di coscienza, se una cosa agisce dal subconscio, ovvero dall'inconscio o dal non cosciente, penso possa creare un effetto simile, finché non viene "scavata fuori" e se ne diviene coscienti.


    C'è quindi una lacuna di autocoscienza che può riflettersi nel comportamento, data dalla non coscienza del fattore X in quanto occulto.

    Più che altro non sono riuscito a trovare la condizione che rende razionale l'accaduto, ovvero un o dei fattori che dicevo all'inizio e che non sono direttamente controllabili dal soggetto

    Anche se una cosa è inconscia, non può essere direttamente controllata dal soggetto.


    Perché prima va capita, ovvero resa conscia, per poter esercitare volontà cosciente su di essa.


    Poi io non ho studiato psicologia, vado solo per logica.

  • Insomma, è riassumibile nel motto del Tempio del Sole: "Uomo, conosci te stesso". Poiché non puoi dominare su ciò che non hai ancora illuminato alla luce della coscienza, esso dominerà te inconsciamente da dietro al sipario. Magari è una sciocchezza, ma finché sta dietro al sipario, la tal cosa ha potere su di te, ma tu non hai potere sulla tal cosa. Insomma, la "pietra dello scandalo" è che il fattore X sia occulto.


    :/ Almeno...

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