paola: Piacere e grazie per esserti unita alla conversazione
Quello che dici è verissimo. Molto spesso mi capita (forse per presunzione, credo... non so...) di dimenticarmi che la terapia opera su diversi livelli, non tutti definibili dallo stesso paziente. molto probabilmente è vero che del lavoro l'ho fatto io (nel senso che quotidianamente l'agire sociale è mio) ma molto lavoro da cui dipende ciò che poi sperimento nel quotidiano è fatto durante i colloqui che hanno avuto su di me un impatto molto più grande di quello che denoto ad un primo livello di lettura. Altrimenti che differenza ci sarebbe tra parlare con una psicoterapeuta e sfogarsi con un'amica? Per cui credo che tu abbia proprio ragione.
Purtroppo io alterno momenti in cui non mi fido di nessuno a momenti in cui mi (af)fido alle persone più sbagliate (altra cosa da correggere), per cui quando ci sono dei risvolti che non mi piacciono nel comportamento di una persona tendo a reagire chiudendomi e non fidandomi più.
Credo che, dal punto di vista professionale, sia successo questo con la mia psicoterapeuta in questo periodo... in ogni caso, devo darle credito perchè ha un curriculum più che ottimo e da un punto di vista di capacità professionale rilevate sul campo è davvero competente...poi come detto, anche loro sono persone è vero, per cui non si può pretendere che non abbiano aspetti del loro modo di essere professionisti che non sono esattamente come servirebbe / vorremmo che fossero. Io tendo ad idealizzare chiunque e poi quando ovviamente arriva la delusione il tonfo dall'alto del piedistallo in cui pongo ogni persona è grandissimo... non ho mezze misure, ma anche questa esperienza mi servirà per imparare...
Se ti va di parlarmi della tua esperienza mi farebbe più che piacere! Credo sia molto utile confrontarsi e ti ringrazio per ciò che mi hai scritto

Problema con la psicoterapeuta?
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mortochecammina: Su questo hai perfettamente. E proprio in quanto persone, come dici tu esistono persone più o meno preparate (una aurea o un'abilitazione non fanno il reale professionista, secondo il mio modesto parere), più o meno sensibili e più o meno intelligenti. A me è capitata un'esperienza simile con lo psichiatra del primo CSM a cui mi ero rivolta, ormai due anni fa. Primario e super consigliato, per me si è rivelato un vero fiasco. Empatico, per carità...aveva iniziato la solita tiritera del "troviamo il farmaco / la combinazione di farmaci" che più si confà alla mia situazione...mi aveva consigliato uno psicoterapeuta che era un disastro: uomo, giovanissimo un topo di biblioteca che mirava alla carriera universitaria e lavorava al csm a contratto per soldi... sono scappata dopo un anno...però, ecco, mi ci è voluto un anno, un anno che considero perso. Perchè era la prima esperienza, perchè credevo che questo individuo, paludato dell'essere primario per di più, avrebbe finalmente rimesso ordine nel caos... ora cerco di non pormi più così. E' vero: è un errore enorme.
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Stavo pensando di entrare in terapia anch'io, ma dopo aver letto certi discorsi, ho avuto conferma di quanto pensassi prima: il terapeuta è l'esattore ed il paziente il contribuente... Alla faccia dell'onestà intellettuale...
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wavesequence: non ti demoralizzare. Come già detto anche da altri, credo sia come in tutti i casi della vita: essere un certo tipo di professionista non ti rende automaticamente IL professionista: gli idioti ci sono sempre e ovunque. Bisogna lavorare e lavorare sodo, anche nella ricerca, nel capire se ci si trova o meno con il terapeuta scelto...serve dialogo, questo l'ho imparato subito, serve tanto dialogo per comunicare realmente, non per sfogarsi.
Se senti il bisogno di rivolgerti a qualcuno fallo: lasciare le cose come stanno non è mai una cosa positiva. Questo posso dirlo solo per mia esperienza personale, è ovvio, non lo assurgo a regola generale, ma se si avverte un disagio, si deve fare qualcosa. -
Mi spiace leggere dai vostri resoconti che possano accadere situazioni del genere che - francamente- avevo visto solo nei film di Woody Allen !!! Credo, dal mio punto di vista, che sia maleducato tenere un telefono acceso durante una seduta, salvo non si concordi prima con la persona (e comunque anche in questi casi solo per estrema necessità). Per non parlare dei ritardi del terapeuta, sorrido nel pensare che colleghi fanno tali assenze e casini quando io vado in seduta anche da malato!!! E' proprio un modo diverso di SENTIRE questo lavoro.
Il consiglio è piuttosto comune e già è stato scritto, in questi casi, se non si cambia qualcosa nel rapporto, è meglio chiudere un rapporto di tale natura, questo non è fare psicoterapia (e lo dico criticamente verso i colleghi che si sono comportati nei modi descritti).
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