Scrivo questo thread solo per un'esigenza mia, quella di chiarirmi un po' le idee e di liberarmi di un peso, non credo certo possa essere di interesse per altri, ma spero nessuno me ne vorrà.
Come da titolo, mi rendo conto che scrivere qui non mi fa bene anzi, mi provoca dei moti di rabbia che poi devo far implodere dentro di me e questo non mi serve e non mi fa bene. Il motivo per cui mi sono iscritta era di avere un confronto che mi portasse, attraverso un dialogo tra persone con problemi simili ai miei, ad allentare la tensione che sento, ma se accade il contrario non ha senso continuare.
Non incolpo chi mi provoca questo stato d'animo, immagino che nessuno abbia interesse a farlo, chiaramente; come è vero che ho trovato anche persone che mi sono venute incontro e li ringrazio.
Faccio però fatica ad adeguarmi e a tacere ogni volta che un problema, un pensiero, un sentimento, anche non miei, vengono tacciati come seghe mentali o quando vedo persone che soffrono invitate ad accettare la loro situazione come immutabile o a soffocare la loro giusta rabbia nei confronti della famiglia perchè per la mentalità comune non si può mettere in discussione. Già sono stata bannata da un altro forum perchè tuonavo troppo contro la famiglia, reduce da quell'esperienza mi fermo prima che accada ancora .
Chiarisco che non mi aspetto certo di trovare solo persone che la pensino come me, ci mancherebbe, è solo che certi toni aggressivi o sarcastici, che dimostrano l'assenza di empatia nell'interlocutore, li trovo irrispettosi e senza che vi sia rispetto alla base, non ci può essere un dialogo costruttivo, almeno per la mia sensibilità.
Ringrazio davvero tutti coloro che mi sono stati vicini e un saluto anche agli altri che comunque mi hanno aiutata a capire meglio cosa voglio e soprattutto cosa non fa per me
Messaggi di WildChild
-
-
In genere riconosco la proiezione dal fatto che la persona mi suscita emozioni troppo forti rispetto all'importanza che ha nella mia vita. Il più delle volte ho riscontrato che si tratta di persone con tratti in comune con i miei genitori. Finchè non riesco a ridimensionare il quadro della situazione, li vivo come nemici da combattere.
Più spinoso il caso in cui riveda in altri parti di me che fatico ad accettare o che proprio non voglio riconoscere, perchè questo rifiuto inconscio mi ostacola nel vedere me stessa, e di conseguenza il soggetto della proiezione, con obiettività. In questo caso divento polemica, irritabile all'inverosimile, come aprono bocca mi sale il sangue alla testa, ma prevale il desiderio di avere ragione rispetto a quello di distruggere che mi suscita invece chi mi ricorda i miei genitori. -
Guarda Diverso che l'Eustacchione qui presente non si vuole suicidare perchè è sfruttato sul lavoro o non arriva a fine mese, ma perchè non guadagna abbastanza da prendersi l'Audi e perchè non riesce a s∙∙∙∙∙∙i 30 donne all'anno.
Per me gente così non merita di essere compatita, tanto meno merita solidarietà, quella la riservo a chi ha problemi veri, non a chi porta avanti il tipo di mentalità che i problemi li crea e li peggiora. -
Sono d'accordo sulla presenza di istanze distruttive inconsce e sul fatto che su di esse fanno leva i condizionamenti esterni manipolativi da parte di figure importanti. Mi viene però da pensare che vi possa essere anche un tipo di crescita sana, per chi ha la fortuna di incontrare genitori che siano veramente delle guide, durante la quale si apprenda a riconoscere queste tendenze e a crearsi quegli strumenti che permettano di difendersi e reagire in modo adeguato nel caso in cui qualcuno tenti subdolamente di far leva su di esse, insomma l'acquisizione di una consapevolezza che impedisca loro di prendere il sopravvento. Dovrebbe far parte del compito di un buon genitore, anche se poi quelli mediocri/pessimi sono la maggioranza, per cui direi che si tratterebbe del caso più auspicabile ma meno diffuso, purtroppo.
-
Penso che la natura umana tenda al proprio benessere per cui credo che tutti gli schemi autodistruttivi, come i vari comportamenti e pensieri disfunzionali siano immessi dall'esterno, introiettati in modo inconsapevole. Per questo motivo possono essere demoliti, certo è un lavoro lungo e difficile però credo che a nessuno sia preclusa a prescindere la possibilità di guarire.
-
Dal momento che la psicoanalisi scava nel passato è possibile che faccia nascere mille dubbi che, a loro volta, portino a pensare molto, esasperando questa tendenza a chi è già cervellotico di suo.
Penso però, siccome l'ho provata su di me, anche se per un periodo di tempo limitato, che 1) mettere in discussione il proprio passato sia un'operazione comunque sana e vitale e i dubbi sacrosanti 2) se una persona si trova, per indole o per angoscia, un mente inquieta, vale la pena di prendere di petto questo aspetto e cercare il modo di contenerlo, attraverso la comprensione dei meccanismi che innescano la cascata di pensieri.
Se uno psicoanalista/psicoterapeuta è in gamba ti insegna come fare. -
Se vuoi scrivi pure, possiamo riprenderla se c'è qualcosa che vuoi approfondire o se vuoi aggiungere qualcosa di tuo.
-
Secondo te ad un artista, ad un genio, ad un uomo libero fregherebbe di avere quattro c∙∙∙∙∙e da fighetti rincojoniti?
Noto comunque che ormai, nel tuo caso, la campagna mediatica berlusconiana ha operato un lavaggio del cervello radicale e se pensi di suicidarti per queste quattro pugnette ormai sei al punto di non ritorno, altrimenti un dubbio, almeno uno, ti sarebbe venuto.
Addio allora, poter scegliere se essere Ulisse o un servo e optare per la seconda opzione, è una posizione che definirei...aspetta non mi viene il termine oggettivo preciso, ...ah ecco: una mérda. -
Per me quel ragazzo era da capire più che da ammirare o da compatire. Tendiamo a legare la depressione alle cause più superficiali ( mancanza di lavoro, patner, amici ecc. ) quando queste sono solo la punta dell'iceberg.
Alla fine della fiera ci siamo fatti fregare tutti o quasi, ci siamo fatti rincojonire da chi ci ha convinti che la felicità è avere tanti soldi, una macchina fiammante, un patner attraente da sfoggiare, un lavoro *fico*.
Non è questo ciò di cui abbiamo veramente bisogno, ma tanto quando ci sveglieremo sarà sempre tardi per rimpiangere il tempo buttato a correre dietro a un mare di c∙∙∙∙∙e. -