Ho letto quasi tutti i commenti, ma mi limito a rispondere all'autore del post.
Secondo me, brutti, molto, almeno per la mia esperienza personale.
E' anche vero che molto dipende dal carattere e dalla predisposizione che uno ha verso il sesso, non tutti ne sono attratti allo stesso modo. Del resto, come ha giustamente detto qualcuno, è un bisogno fisiologico esattamente come mangiare e dormire.
E poi, ci sono la cultura e l'ambiente che condizionano, non solo in certi Paesi.
Io sto impazzendo XD la mia è un'astinenza forzata, ora, da blocchi miei, e infatti sono molto in crisi. Ciò che mi blocca è l'educazione religiosa ricevuta, per cui io credo davvero che sia giusto aspettare (e lo credo tuttora, a mente lucida), ma 1. i miei non mi sono preoccupati di creare un'ambiente intorno con persone che la pensassero come noi 2. è facile resistere fino a 18-20 anni, ora che vado per i 25 le mie forze vacillano, soprattutto ora che si è presentata l'occasione. In più, la natura ha pensato bene di aumentare il coefficiente di difficoltà dandomi un'interesse particolarmente spiccato per il sesso. Ci sono giorni in cui la situazione è veramente insopportabile dal punto di vista sia fisico che psichico, ma oscillo tra la voglia di viverlo e il senso di colpa.
Quindi sì, ci sono delle ripercussioni, se ci sono una serie di fattori predisponenti.
Se sei asessuale o sei molto bravo a sublimare meno.
Messaggi di Kaamos
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Io penso di capire abbastanza bene la tua situazione ma non saprei cosa dirti, perche' sono molto pessimista nei confronti dell'amore e non perdo occasione per infamarlo e ridicolizzarlo. Per me e' assoutamente evidente che i meccanismi che stanno alla base dell'amore sono spaventosamente superficiali, ma nessuno vorra' mai ammetterlo, perche' altrimenti si perderebbe la "magia" che da sempre fa andare avanti il mondo. Se vuoi un amore meno superficiale, dovrai faticare di piu' (nel senso che ti servira' piu' fortuna, e piu' tempo). Sarebbe interessante sapere il motivo per cui il tuo amico ti ha rifiutata, cosi', per curiosita'. Magari semplicemente non lo attrai fisicamente. Bello eh l'amore? Praticamente se un giorno tu trovassi una persona compatibile con te al 100% dal punto di vista caratteriale, di stile di vita, di interessi, ecc. MA per tua sfortuna hai degli occhi che non gli piacciono... beh, per lui resterai solamente una grandissima amica! Bello eh l'amore?
Sempre per curiosita', ma come dovresti essere secondo te, per essere "abbastanza" per qualcuno? Elenca i tuoi difetti o le tue mancanze che pensi non verranno mai accettati da nessun altro.
Il motivo per cui mi ha rifiutata... eh, bella domanda. Non lo so se è perché non gli sono mai piaciuta in tal senso (anche se mi sembra strano, io mi sono lanciata perchè convinta che qualcosa ci fosse anche da parte sua e il rapporto che ha con me non ce l'ha con nessuna altra sua compagna di corso, e persone esterne a volte, mesi fa, insinuavano che lui provasse qualcosa per me) o perché è ancora innamorato dell'altra che forse ora lo fila, so solo che quando gli ho detto tutto per salvare l'amicizia, quando già le mie speranze erano infrante, lui mi spiegò che l'aveva già capito e che si era allontanato perché "non potevo darti ciò che probabilmente stavi cercando" ma che ci teneva a me. Peccato che gli avessi scritto che lui aveva tutto quello che cercavo e non me ne ero resa conto prima.
Io non lo so cosa bisogna essere o avere per essere "abbastanza", è questo il dramma. Per tutto il resto so che serve A e B per ottenere C e mi muovo di conseguenza, ma in questo caso non lo so, non lo so più...
Uno dei miei problemi è sicuramente quello di essere rigida, nel senso che sì, sono amichevole e scherzo, ma quando le cose vanno più sull'intimo (nel senso più esteso del termine) mi ci vuole del tempo per lasciarmi andare, e nessuno mi sembra sia disposto ad aspettare, è un "tutto e subito" a cui non riesco ad adattarmi. Poi boh, ho un carattere forte mio malgrado, e mi sono resa conto che agli altri piace nella misura in cui rappresenti una sfida (tipo preda da domare) oppure il palo a cui aggrapparsi, ma quando realizzano che io sono così e non voglio diventare remissiva per far sentire lui qualcuno o non voglio essere uno stereotipo, negando le mie fragilità e annullandole perché chi ho di fronte non ha voglia di prendersene cura, allora si indispettiscono.
Io sono una personalità molto complicata, di questo mi rendo conto, ma ci sono altre personalità complicate che vengono accettate e volute e che hanno delle relazioni... anche lui è una personalità molto complicata ed è difficile avvicinarsi a lui eppure me ne sono innamorata, quindi davvero non capisco cosa serve per essere "abbastanza" da essere degni di avere un compagno/a e non solo essere visti come amici/parenti/colleghi/etc
Forse, semplicemente, sono una di quelle persone destinate a rimanere sole, piene di amici e con l'amore dei familiari ma senza un rapporto esclusivo che ti faccia sentire unica.
Nostressforever, condivido il tuo senso di smarrimento tra l'eccellere intellettualmente ed essere alla stregua di reietti affettivamente.
FightFreedom88, sì, sarà stato un mondo migliore di questo, ma guarda come ci siamo ridotti a sentirci ora, con l'educazione che ci hanno impartito... è giusto questo? -
Beh ecco allora forse servirebbe viversi queste cose attimo per attimo. E' un grande sforzo, è una lotta estenuante ma paga. Nel senso di vedere a poco a poco come vanno le cose senza farsi ulteriori film, ma stando in contatto con te stessa per vedere quello che provi emotivamente.Auguri.
Cioè? Il problema non è come superare la delusione e tornare amici come prima, il problema (che se risolto, risolverebbe anche come tornare amici) è che anche per lui, che mi conosce a fondo e mi accetta, non ne valgo la pena, e se nemmeno lui, a cui sono così legata e che tiene molto a me come amica, vuole stare con me, allora sono destinata a non essere abbastanza mai per nessuno... e quindi devo trovare un modo per accettarlo serenamente senza sperare periodicamente il contrario.
E' proprio perchè sto vedendo cosa provo emotivamente e cosa mi manca che mi trovo così disperata! -
Codesto perfezionismo mi sembra la spia di una educazione familiare (e magari pure scolastica) competitiva e severa. E' vero? Oppure è solo una mia impressione?
Non so se è la spia, però è vero, ho ricevuto un'educazione rigida incentrata sul dovere e sul "meritarsi" ogni cosa. Per carità, i miei mi vogliono bene, ma mentre mia madre mi dava amore incondizionatamente, mio padre (da cui ho tuttora un inspiegabile bisogno di approvazione, seppur il nostro rapporto sia meno forte rispetto a quello con mia madre) mi ha sempre fatto sentire che dovevo meritarmi tutto, anche le sue attenzioni, per cui andavo bene a scuola perché mi è sempre piaciuto studiare, ma anche per compiacerlo, e guai se prendevo un brutto voto o non avevo studiato... sono sempre stata tra i più bravi della classe in cui mi trovavo, eppure mi chiedeva sempre, ad ogni verifica, cosa aveva preso l'altro più bravo della classe. Sempre, sistematicamente, un giorno ho anche sbottato. Solo all'università ha smesso, anche se al primo anno mi ha fatto passare l'inferno quando non riuscivo a passare anatomia, gli ho dichiarato guerra senza rivolgergli la parola per settimane, per poi non passarlo comunque, se non all'appello successivo.
Poi va beh, mio padre ha avuto dei problemi gravi di depressione, e nei suoi momenti distimici, quando se la prendeva con mia madre o con me, una volta mi disse anche "tu non vali un c###o". Eppure sono il suo vanto, con i parenti, con il paesino, adesso (forse perché ha visto che ha meno potere su di me, oppure perché è invecchiato o ha bisogno di me) non si sogna più di pensare certe cose e mi sembra molto più premuroso di quanto non lo fosse con me quando ero piccola.
Ma non so se c'entra con questo. Voglio dire, la mia convinzione sul non essere abbastanza per nessuno è abbastanza "razionale", nel senso che faccio affidamento alle mie esperienze fino ad ora: l'ultimo ragazzo frequentato (prima che mi innamorassi del mio amico), per esempio, è un narcisista, e l'unico motivo per cui mi voleva probabilmente è che ho un carattere forte malgrado le mie fragilità (infatti non accettava quest'altro mio aspetto e me ne sono andata). Non può essere solo colpa degli "altri" - tra l'altro è una modalità di discolpa che usa mio padre e che io odio -, quindi il problema devo essere io e il mio essere "me stessa" che non va bene per avere una relazione.
Tra l'altro tutto ciò mi fa sentire molto immatura, sentimentalmente parlando, perché mi mancano delle esperienze e dei ragionamenti che alla mia età mediamente si hanno, è come se avessi i pensieri e i bisogni di una donna nella struttura di una bambina, un po' come il personaggio di Claudia in "Intervista col vampiro" di Anne Rice. -
Come da titolo, ormai è un pensiero fisso e mi sta condizionando.
Io non ce la faccio, mi porta ad essere sempre tristissima e priva di slancio, mi fa passare la voglia di vedere persone, ciò che mi permette di non pensarci per un momento è quando lavoro in laboratorio, ma appena torno a casa (o nei fine settimana) il pensiero torna prepotente.
Ormai sono convinta che sia davvero io il problema, che davvero io non sia abbastanza per nessuno, il problema ora è solo accettarlo. Ma non ci riesco, non ancora. Oscillo tra il "bene, se non nessuno mi ritiene abbastanza, allora me ne sto da sola e fanc§§§ tutti" e il "ma perché non sono mai abbastanza? non merito anch'io di essere amata?". Vorrei essere una di quelle persone che se ne frega, accettando con serenità e/o noncuranza di essere destinati a non avere qualcuno accanto, ma non lo sono, e non ci riesco...
L'ultimo colpo di grazia, che mi ha ripiombato in questo stato, è stato l'ennesimo rifiuto, più doloroso degli altri, perché ho commesso l'errore di innamorarmi di un mio carissimo amico; un amico da 5 anni, l'unico ragazzo a cui abbia permesso di conoscermi a fondo, con cui mi sia messa a nudo senza il timore di essere ferita, che mi è stato vicino anche quando mi ritiravo dal mondo senza chiedere nulla a nessuno. Non era una cotta, ero e sono innamorata di lui, avrei accettato anche i suoi difetti e avrei voluto passare la mia vita con lui... ma mi ha respinta, tra l'altro evitandomi quando ha capito che i miei sentimenti erano cambiati, per poi riavvicinarsi quando gli ho scritto per chiarire la situazione e togliermi il peso di non essermi mai fatta avanti, dopo averlo visto durante un'uscita con quella di cui era innamorato (e che l'aveva respinto, ma a questo punto credo siano insieme, non gliel'ho chiesto e non voglio saperlo adesso). Il fatto che nemmeno lui, che mi conosce quasi quanto mi conoscono i miei, mi ha voluta, preferendo una ragazzina della sua compagnia, mi ha fatto sprofondare. Adesso, per quanto sia volontà di entrambi mantenere il rapporto, mi trovo spesso in difficoltà a interagire con lui, e l'ultima volta che ci siamo visti (e lui era venuto apposta per vedermi) l'ho quasi evitato pur mantenendo toni amichevoli.
Non so cosa fare, sono vittima di questo pensiero fisso e non so come uscirne... avrei bisogno di accettare con rassegnazione e serenità che sì, io non ne valgo la pena, e che la mia vita come "donna" mi sia preclusa, perché succede, sono cose che capitano, e quello che la Disney ti fa credere da bambini è un'utopia. Credo che il problema sia che mi attacco molto a questa cosa proprio perché so di non poterla avere, perché non dipende da me.
L'altro giorno sono andata dal mio medico per farmi dare qualcosa che mi impedisca di buttarmi a terra (a breve inizierò esami e stesura tesi, non posso permettermi di bruciare mesi), e mi ha prescritto la paroxetina, ma sto aspettando a prenderla perché essendo ciclotimica non è la terapia più adatta.
Avete suggerimenti o consigli? Ho davvero bisogno di sentire persone vicine, ma non voglio esasperare ancora i miei e gli amici, anche perché dubito capiscano del tutto la situazione.
Avete suggerimenti? -
Oramai le luci del centro non c'entrano più niente, le feste sono passate, ma il mal di vivere rimane. Continuo a scrivere a mo' di diario.
Mi sento vuota.
E' un periodo davvero buio, come probabilmente non mi è mai accaduto, nemmeno cinque anni fa, all'ultimo anno di superiori; non so perchè, forse perchè sta durando praticamente senza interruzioni da mesi. A volte mi ritrovo a ridere come una matta con la mia famiglia e con gli amici, e sembra davvero che stia bene e che tutto sia risolto, ma poi pensandoci più avanti mi rendo conto di quanto stia imparando a fingere e a credere alle mie stesse illusioni.
Il colpo finale mi è stato dato in sessione d'esami. Va beh, di sfondo c'erano sempre i soliti problemi a casa (insieme a mio padre che litigava tutti i giorni per qualsiasi cosa, mio fratello che ha nascosto la pagella e falsificato la firma per la convocazioni, ecc ecc), che tra l'altro mi hanno portato a cercare in modo compulsivo altri lavori, avevo deciso di sfidare un mio limite di dare praticamente un esame con dei voti alti a settimana per un mese, cosa che non sono mai stata in grado di fare; i primi due sono andati, anche se avrei potuto avere di più perchè mi sono incartata su cose che sapevo, al terzo è scattata la tragedia: era l'esame più importante della mia vita in quel momento, quello del reparto che frequento, c'erano un sacco di miei compagni di corso, la segretaria e i professori mi conoscevano tutti...ero la prima, il professore sorridente e gentile, alla prima domanda tutto liscio, alla seconda ho cominciato a perdermi, non mi ricordavo più nulla, più andavamo avanti più la situazione si faceva imbarazzante, ho cominciato a dire boiate fino a quando ho detto "no, mi ritiro". E sì che avevo ripassato quell'argomento 3 giorni prima. Non mi ha nemmeno segnata sul registro di esami, non mi sembrava arrabbiato ma dispiaciuto, ma in quel momento sentivo addosso l'umiliazione più grande di tutta la mia vita. Avevo deluso le aspettative di tutti, me compresa, quando temevo proprio di deluderle. Mi sentivo addosso le risate e gli scherni dei compagni (sì, non li ho sentiti, ma i miei compagni di corso sono delle vipere e sparlano su chiunque), la delusione dei professori del reparto... per due settimane ho tagliato i ponti con tutto e tutti, uscivo solo per lavorare, ho cancellato FB e non rispondevo alle mail se non necessario, mi sono annullata per tutti tranne uno, un mio amico che ha voluto starmi vicino continuamente, che mi scriveva tutti i giorni perchè preoccupato. Non volevo nemmeno tornare a lezione e in reparto, mi vergognavo troppo, ma al terzo giorno di lezioni sono tornata, evitando il più possibile confronti. Ho ripreso in reparto, il mio gruppo di medici è stato gentile e comprensivo con me, ho iniziato anche un progetto di ricerca, ma mi sento morta dentro, molto spesso devo rileggere 4 volte le cartelle per capire cosa sta succedendo, e poi me lo dimentico anche; per fortuna, in quanto studente, non posso fare danni ai pazienti, non se ne sono ancora accorti e sembro quasi efficiente come prima, ma prima o poi scopriranno che non sono così brava come pensavano.
E per quanto possa volermi bene, non mi può aiutare, non può farlo nessuno... lo so che nulla è perduto, ma io non sento più la forza, lo slancio. Non sono mai stata una che si arrende, ma ora sento dentro che qualcosa si è spezzato, non ho più la forza per prendere i cocci e costruire di nuovo nè per combattere. Mi sento vuota, piatta e senza prospettiva, svuotata, mentre ora percepisco il peso dei mille impegni del tran tran quotidiano, e dei ruoli e compiti che mi sono stati assegnati quando ero una persona attiva e piena di iniziativa; e in questo momento, mi rendo conto di quanto gli altri pretendano da te, e di quanto sia vero l'assunto per cui questa è l'epoca delle apparenze, dell'imposizione di mostrarsi giovani, freschi e vincenti, in cui il fallimento e la tristezza non sono contemplati, e se ci cadi vieni abbandonato.
"Ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo". E' vero. Certo, è anceh vero che sono io ad allontanarmi, perchè quando non sto bene ho paura di far danni, ma mi rendo conto che, quando non stai bene (ma non stai bene davvero, non l'influenza o il momento di malinconia di passaggio), tutti quelli che hai intorno sono ascrivibili in due categorie: quelli che ti evitano come la peste, non preoccupandosi troppo di farti sapere che ci sono, salvo poi tornare a fare i grandi amiconi appena vedono che stai bene (o sai nascondere molto bene, non credo che a loro faccia troppa differenza), pretendendo di nuovo da te (che siano attenzioni/spalla su cui piangere - perchè sarò anche depressa, ma so ascoltare e dar consigli, quindi si fiondano da me, ma se lo faccio io già non va bene), e quelli che ti si attaccano ancora di più cercando di tirarti fuori dal buco nero in cui ti sei cacciata. Ovviamente quest'ultima categoria è reperto raro, ma nella mia disgrazia ho avuto la possibilità di trovarne qualcuno, so che non è scontato.
Ci sono state due occasioni in questi giorni di conoscenti che sono tornati a farsi vivi, e chiedendomi come stessi ho risposto "abbastanza bene" - dimplomatico e neutro, in genere chiude ogni richiesta di informazioni. Invece no, hanno insistito, chiedendomi perchè, mi sono limitata a dire a una che è un periodo strano in cui tutte le cose "no" si accumulano, all'altro a grandi linee quello che sento, senza buttarmi a peso morto su di lui; ciò che è stato piacevole è che lei, con cui non ho un gran legame, prima che si dividessero le strade e stessi per andarmene mi ha detto "in bocca al lupo per il periodo, vedrai che andrà tutto bene", mentre il ragazzo (che per altro è un vecchio ex di una mia amica - ora magicamente scomparsa - ora tornato single di cui mi chiedo il perchè del ritorno), invece che "scappare" ha cominciato a scrivermi tutti i giorni, a chiedermi come stavo, cosa facevo, ad incoraggiarmi. Sono stato dei gesti carini, perchè non erano tenuti a preoccuparsi per me, visto che non siamo amici, potevano fregarsene, ma non l'hanno fatto. Ho sentito più calore in questi semi-estranei che in altri "amici" (storia lunga, di fatto è una compagnia che si è formata negli scorsi mesi e che ora mi sono resa conto essere non una compagnia di amici, ma di persone che si aggregano per passare il tempo). Non cambia nulla, in realtà, però è una nota dolce nel buio.
Non so cosa fare, sono in stallo e procedo per inerzia perchè devo, ma sono arida. Avrei bisogno di pace ma non ne posso avere perchè non posso fermarmi, in più continuo a sentirmi addosso le solite responsabilità non mie, il peso delle privazioni e dei sacrifici, la solitudine, gli impegni da mantenere. Non so se aspettare o se sia arrivato il momento di rivolgersi ad uno psichiatra. Ho un po' paura di iniziare una terapia farmacologica, anche perchè nelle prime due settimane peggiora la sintomatologia...in più non riesco a smettere di vederlo come un fallimento: dopo mio padre, depresso cronico in terapia da anni, dovrebbe toccare pure a me, bipolare. Un fallimento dietro l'altro, ecco cosa mi hanno regalato, non ho più la forza per combatterlo. -
Vi siete mai trovati ad avere pensieri rapidi nella testa, pensieri che si susseguono e che non riuscite a fermare? O siete mai riusciti a fermarli?
C'è qualcosa dentro che mi blocca, che mi costringe a stare ferma, mentre i pensieri scorro velocissimi e mi trascinano con sè. Pensieri ovviamente negativi, quando sono positivi sono anche in fase ipomaniacale per riesco a fare e gestire tutto o quasi, e non mi lamento affatto. Quanto vorrei essere sempre così rapida, efficiente, scattante e felice.
Mi chiedono di uscire da quando sono iniziate le vacanze, mi farebbe anche piacere ma c'è qualcosa, una forza dentro che mi costringe a rimanere in casa, poi razionalmente penso che così risparmierei anche soldi che servono e non esco. Da quando sono in vacanza, sono uscita solo due volte, per le ripetizioni.
Passo le giornate rintanate nel mio bunker, nella mia tana sicura in camera mia perchè non mi va troppo di parlare, per un paio di giorni ho avuto voglia di stare con la mia famiglia, poi mi è passato anche quello, complice il brutto periodo - qua quando si è in magra compaiono le facce lunghe, i mal di testa, i silenzi, e io non ho la forza nè la voglia di rallegrarli continuamente, non mi va di accollarmi anche questo, non ora. Non mi va di vedere niente e nessuno, eppure rimango incollata a Facebook per vedere se ci sono notifiche, sfoglio le pagine dell'ultimo ragazzo che ho frequentato, mi chiedo se a volte mi pensa, se gli ha fatto male non sentirmi più, se per un momento mi ha voluta davvero mentre gli piacevo; sfoglio le pagine di una ex compagna di classe che mi ha messo un "like", una che non sento da una vita, l'elemento più anonimo della classe, così anonima che ha assunto l'armamentario delle frasi fatte per le occasioni inattese ("dobbiamo sentirci, organizzare quacosa, vederci qualche volta" - come no, se non l'abbiamo fatto fino ad ora, non capisco perchè ti senti in obbligo nel tirar su questa pagliacciata che nessuno ti ha chiesto)...così anonima, certo, l'anonima che sta in mezzo, che cade sempre in piedi, che le ha portato successo visto quello che vedo. Mi sento una deficiente. Su ogni loro dettaglio faccio un confronto con me, e mi ritrovo a chiedermi "ma io che c***o sto facendo della mia vita?", ma ha davvero senso prendere posizione, fare delle scelte?
Sono triste perchè ho un sacco di cose da studiare ma non riesco a mettermici seriamente, vegeto durante il giorno, sto sveglia fino a notte fonda facendo sostanzialmente niente e il tempo scorre, e sono già alla fine di dicembre.
Sono triste perchè in ogni film che vedo c'è un finale dolceamaro (stasera ho guardato Mona Lisa Smile), ma per me ce ne sono solo amari, so che per la legge dei grandi numeri non può essere così, ce ne sono e ce ne saranno di dolci o dolciamari, ma non riesco a vederli, è come se avessi un velo davanti...o forse è perchè sono senza quel velo che vedo questo, che sia questa la lucidità?
Sono triste perchè vorrei scrivere, ho un libro in testa da un sacco, ma non riesco a mettermici perchè ho troppa paura di fallire e di perdere tempo che non posso permettermi di perdere.
Sono triste perchè vorrei vivere la vita di una donna, ma mi sento costretta nella vita di una bambina.
Sono triste perchè ho voglia di innamorarmi, voglio innamorarmi. E' una sensazione molto brutta.
Sono pensieri troppo pesanti e veloci da reggere. Sono caduta di nuovo. -
Non sto dicendo che è colpa mia o colpa degli altri, non è nemmeno una questione di colpe, ma penso sia normale che ciascuno di noi pretenda indispensabilmente uno o due elementi nella persona con cui vuole stare, altrimenti andrebbe bene chiunque passi per strada a prescindere... non lo so, non riesco ad analizzare la questione "sentimentale" lucidamente in questo momento, sono proprio in off. Non so neanche da dove partono e finiscono i miei problemi in merito, un paio di idee le avrei, ma va beh, dovrei scrivere un altro papiro...
Però sì, io sono profondamente convinta che non bisogna cambiarsi per compiacere qualcuno, io non voglio che lo facciano per me così come non voglio che loro lo pretendano se io non sono convinta di essere nel torto; in fondo, se devi cambiare totalmente la persona con cui sei, al quel punto è meglio se stai con qualcun altro..perchè trasformare in un'altra persona per un tuo capriccio? Dici che è un pensiero immaturo?
Io sapevo comunque che l'invidia fosse anche augurare il male agli altri, cosa che non faccio...oh no, allora lo sono anch'io, sono una persona orribile!! T_T
Comunque, io non ho detto che odio il Natale, ho detto che quest'anno odio le luci di Natale, perchè è un'atmosfera che in questo momento non mi fa bene e rievoca situazioni dolorose, tra le più disparate tra loro. Comunque sono tornata alla gabbia dorata della mia routine e per ora reggo... ho ritrovato l'espediente per far finta di nulla -
Forse sembrerò troppo sbrigativa in ciò che sto per scrivere, nel caso vorrei che mi smentiste.
Io credo che ci sia qualcosa che ti disturba di lui, qualcosa su cui stai facendo fatica a chiudere un occhio, con cui non riesci a scendere a patti...ma non è la "bruttezza", perchè quando si è innamorati chi abbiamo davanti diventa bello, anche se a mente fredda non ci ispira un granchè (cosa accadutami diverse volte). E' una bellezza particolare, carica di affetto, non è come il bello di un quadro, è un bello su cui riversi un po' di te.
Secondo me l'ipotesi di naitspc non è da escludere: sai di essere bella, ma sei anche sicura di te? Temi il giudizio della gente? Perchè? Cosa dovrebbero criticare esattamente di quest'uomo?
Ad una mia amica è successo qualcosa di simile mesi fa: ha conosciuto un ragazzo con cui si trovava molto bene, gentile e galante, ma su cui continuava ad avere dubbi perchè "aveva la pancia" (precisazione da esterna: non era un palestrato, ma non era obeso, aveva un po' di pancia, ma soprattutto amava molto mangiare e non faceva attività fisica, cosa su cui lei invece era piuttosto fissata), ma dopo un po' di tira e molla ce l'hanno fatta a mettersi insieme. Alla fine si sono lasciati, dopo poco: non era la pancia il problema, era lei, troppo esigente e mai soddisfatta di quello che lui faceva per lei, sempre in modo piuttosto polemico - e si era impegnato, aveva addirittura cominciato ad andare in palestra per lei! Lui, ad un certo punto, si è stancato di essere sempre sul filo e ha troncato. E, amica a parte, non posso dargli torto. -
Per quanto riguarda invece il rapporto con l'altro sesso, non sono per niente d'accordo. Questo è un problema che dipende solamente da te e dalla tua capacità di adattarti agli altri. Prima di cambiare il mondo è bene valutare se è opportuno o meno cambiare se stessi. Non si può rimanere in attesa del principe azzurro confezionato e commisurato appositamente per noi. Oppure si, ma a quel punto dipende tutto dalla fortuna, e quindi si dovrebbe evitare di lamentarsi di una situazione creata e mantenuta unicamente da noi. Se ti lamenti vuol dire che non ti va bene, quindi che devi cambiare. Non ci sono altre soluzioni. Ci sono passato anche io insieme a tanti altri.
Beh, insomma, io potrò anche essere resiliente e incline al compromesso quanto vuoi, ma se uno, dall'altra parte, non mi vuole, direi che non c'è molto da fare e di certo non è colpa mia se non corrispondo ai suoi "standard"! Voglio dire, alla fine bisogna accettarsi nel bene e nel male, ma cambiare (magari fino ad annullarsi) per "adattarsi" non mi sembra la scelta migliore. I cambiamenti sul sè dovrebbero essere frutto di una volontà intrinseca di migliorarsi prima di tutto per star bene con se stessi, non per compiacere qualcuno.
Però forse hai ragione, ci ho pensato diverse volte... io ho smesso da tempo di pensare al principe azzurro, tanto che quando mi fanno la fatidica domanda "come dovrebbe essere il tuo ragazzo?" io non so mai cosa rispondere; ci sono dettagli che mi piacerebbe che ci fossero, ma che non precludono nulla, per il resto basta che sia un uomo onesto, rispettoso e che condivida la mia idea di famiglia (sì, lo so, questo è già troppo). Forse è anche un problema mio, forse sono ancora troppo poco incline al compromesso (anche se di fronte a certi elementi, davvero, ogni compromesso è impossibile, diventa masochismo), forse devo ancora crescere...ma del resto l'ho detto che mi sento una donna a metà...D'altronde quello che ti frega è soprattutto l'invidia ed il rancore verso gli altri, che non sanno apprezzare quelle cose che per te sarebbero un traguardo e per loro sono invece scontate. Ma sono sicuro che se lo fossero anche per te, non gli daresti così tanta importanza.
Non volevo sembrare invidiosa e rancorosa...mi dispiace se lo sono sembrata! Sì, a me da sui nervi quando trovo persone che si lamentano di mancanze che mancanze non sono, perchè so cosa significa avere davvero le mani legate e mi sento presa in giro (ovviamente loro non possono saperlo, perchè non conoscono la mia situazione, ma dal mio punto di vista, di fronte a certe uscite, tirerei loro una padellata in faccia), ma io non voglio che gli altri siano nella mia stessa condizione nè che capiti loro male (definizione di invidia
), semplicemente vorrei che la mia vita fosse un po' più facile. Poi insomma, lo so benissimo che il punto di partenza della propria vita non può essere scelto, ci tocca ed è così, però a volte è pesante e sento il bisogno di urlare e piangere, perchè mi sento incatenata. Alla fine di tutto, è il fatto di non poter ottenere cose "scontate" malgrado gli sforzi che mi fa male, non il fatto in sè di non avere.