io ho avuto la fortuna che mi sono capitate queste cose tutte insieme di: assumere un antidepressivo adatto al mio caso, avere dei dialoghi con uno psichiatra intelligente, ristabilire un ambiente accettabile nella mia famiglia e trovare una persona che amo...
gli psicofarmaci da soli non sarebbero serviti
la cosa importante secondo me è anche riuscire a pensare positivamente e capire che pensare positivo non è più faticoso né meno intellettualmente appagante che pensare negativo...
in breve: come ti può capitare la sfiga ti può anche capitare la botta di c∙∙o
piccolo OT
le agenzie del lavoro, e i dipartimenti risorse umane, sembrano non guardare con troppa benevolenza chi ha dei periodi di assenza dal mercato del lavoro... e più me ne sto disoccupato più aumenta la possibilità che la mia esclusione sia sempre più definitiva....
comunque mi rendo conto di reagire alle difficoltà molto meglio che in passato:
ora mi inc∙∙∙o e mi do da fare in qualche modo... in passato mi sarei messo a guardare il soffitto
Messaggi di Kimitake
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Epicuro non era solo un filosofo astratto, ma anche attento a cosa poteva fare di buono la sua filosofia, che scaturiva dal bisogno di essere pratico.
Escogitò allora una medicina, che invece di curare, tendeva a prevenire le malattie dell'esistenza, ed eventualmente a curane i sintomi.
Se ben applicate riusciva a volte a cambiare la persona alla radice, prospettandogli un modo diverso di guardare al mondo e a se stesso.
Mise a punto un tetra-farmaco, che si occupava dei problemi principali dela corpo, della mente e delle relazioni con gli altri.
Voleva eliminare la paura degli dei [o di dio], la paura della morte, la paura del dolore e la paura dell'infelicità.
La paura degli dei la vinse con una semplice costatazione: Gli dei non si occupano di noi, perchè troppo occupati a risovere i loro problemi. Quindi è inutile rivolgersi a loro. Se vorranno fare qualcosa di buono lo faranno lo stesso e se vorranno fare qualcosa di cattivo, idem.
La paura della morte la si vince con un'altra costatazione: Se c'e' la morte, noi non ci siamo più, e se ci siamo, la morte non c'è. Quindi non la incontreremo mai. Inutile perciò averne paura.
La paura del dolore la si vince con una costatazione procedurale. Più è intenso il dolore, più durerà poco, perchè ci sfiancherà e ci fara perdere conoscenza.
Oppure si morirà.
Se invece il dolore dura a lungo, vuol dire che non è molto intenso e perciò è sopportabile. Quindi ci si può convivere con una certa serenità.
La paura dell'infelicità e' inutile. Basta seguire le regole del farmaco che cura il bisogno.
L'infelicità è dovuta ad un bisogno non soddisfatto.
Per evitare ciò basta dare una gerarchia ai bisogni:
Ci sono bisogni naturali e necessari: mangiare, dormire, stare al caldo, stare calmi e non agitarsi per futili motivi, ecc.
Questi vanno soddisfatti e vale la pena impegnarsi per questi.
Ci sono bisogni naturali, ma non necessari: mangiare cose più costose, vestire con vestiti migliori, volere una casa piu accogliente con qualche comodità. Discutere di problemi che non sono fonte di polemiche o risentimenti.
Questi possono essere soddisfatti solamente se ne vale la pena, perchè sono faticosi e non sempre poi soddisfano veramente.
Ci sono bisogni non naturali e non necessari: Cibi di lusso, vestiti costosi, una casa che non utiliziamo appieno, oggetti inutili, implicarsi in polemiche astruse e astratte, o pericolose per la propria sicurezza e incolumità.
Questi vanno evitati accuratamente, perchè portano sicuramente preoccupazioni e infelicità.
L'applicazione di questa cura da come risultato la serenita', e, qualche volta, piccoli momenti di felicità. Raramente portano seco motivi di infelicità che non siano naturali e indipendenti dalla nostra volontà.
Questa cura non ha controindicazioni e non da dipendenza e non e' costosa. Anzi, molto economica.
Voi che ne dite? E' praticabile?Chiedo scusa perché non ho letto le altre risposte degli intervenuti...
A me lascia perplesso soprattutto la cura contro l'infelicità: rinunciare ad avere bisogni
io ho sofferto di una forte depressione, e nei miei periodi più neri mi sentivo assolutamente atarassico... non me ne fregava niente di niente.
neanche di suicidarmi... perché, pensavo, se la mia vita era talmente priva di senso, la mia morte avrebbe dovuto avere una qualche importanza?
non era paura del suicidio, avevo tentato in alcune occasioni di suicidarmi e mi salvai perché provai paura quando la corda mi stringeva il collo (o per fortuna quando una volta arrivò mio fratello a casa prima del solito mentre io facevo andare la macchina nel garage)
mi sentivo totalmente indifferente alla vita, alla morte, mia e dei miei cari ed a quella dei miliardi che sono vissuti e morti prima di me.
ma non mi sentivo in pace
Come riorganizzare la gerarchia dei bisogni se io sentivo di non aver nemmeno bisogno di vivere... e neanche di morire?
Penso che per smettere di essere infelici sia necessario trovare un modo per assaporare dei momenti di felicità. perché a forza di essere infelici si riesce anche a dimenticare che vivere è bello. E non c'è nessun argomento razionale che dimostra la bellezza della vita, solo la propria esperienza.
In qualche modo ne sono uscito da questa situazione, mi aiutò uno psichiatra competente, la fortuna e l'affetto della mia famiglia e di una persona speciale che ora è mia moglie.
ora che ne sono uscito ho comunque dei problemi... anche se diversi e molto concreti
non riesco a trovare un lavoro...
Epicuro aveva qualche soluzione anche per chi viene escluso dal mercato del lavoro? -
Riporto il post di Mad per la frase che ho sottolineato: a ingegneria si studia e parecchio. Essendo ingegnere elettronico-telecomunicazionista, io sfiderei chiunque a passare esami come Campi Elettromagnetici e Telerilevamento (e questi sono solo alcuni esempi di esami in cui ci si deve fare il c∙∙o studiando e ripetendo teoria pesante per gli orali, ragionando e facendo montagne di esercizi se si vuole passare in modo umano l'esame) semplicemente studiando il professore e facendo strategie, ma che vuol dire?? Sono oltremodo scioccata da certe affermazioni!
Sul fatto di presenziare a lezione anche se dormi o non capisci nulla, anche qui trovo la cosa un po' assurda se non anche controproducente perché è uno spreco di tempo che potrebbe essere impiegato studiando in gruppo o autonomamente, io ho passato più esami al primo/secondo colpo seguendo sì e no un paio di lezioni piuttosto che gente che si seguiva anno dopo anno le stesse lezioni spesso pure inutili, scaldando la sedia e facendo numero in aula, e che passava l'esame al decimo tentativo. Non ha molto senso occupare un banco se non si è in condizioni di seguire.
Non voglio far polemica, ma essendo in ingegneria e sapendo molto bene quanto impegno e studio ci voglia, leggere certe cose mi ha dato fastidio. Detto ciò pace e bene a tutti!sono d'accordo, ma non tutti gli esami sono uguali;
io non essendo ingegnere posso solo parlare della mia esperienza da chimico: ad esempio è impossibile studiare le chimiche organiche o chimiche fisiche senza frequentare e studiando solo sui libri. Certi argomenti sono molto vasti e ci può stare che in alcuni casi sia più importante passare l'esame ed andare avanti piuttosto che spendere troppo tempo a cercare una preparazione perfetta.
E' vero però che sulle materie dei primi anni si dovrebbe essere comunque molto sicuri... Un chimico non può avere dei buchi in chimica generale o in fisica 1 e 2... un ingegnere allo stesso modo deve avere delle solide basi, e certamente deve impegnarsi molto per costruirle...! -
I gruppetti degli studenti possono essere anche un ambiente "tossico" per chi ne è parte e li prende troppo sul serio... bisogna prenderli per quello che sono: un gruppo di ragazzini brufolosi con calvizie incipiente sempre alla ricerca di qualcuno più sfigato di loro da bersagliare con esercizi di sarcasmo riciclato...
ma a piccole dosi e con un certo distacco, frequentare queste persone così competitive può anche essere una buona molla per dare il meglio di sé nello studio... -
Ciao a tutti
Vi renderete subito conto del problema che espone questo post, perché è classico e immagino che molti ci si ritrovino prima o poi... Questo topic parla di crisi universitaria.
Io studio ingegneria meccanica, orientamento Veicoli, al politecnico di Milano; ho 22 anni. Dovrei essere oramai alla fine del terzo anno, ma inutile dire che la situazione è del tutto differente... è una facoltà dura, e l'ambiente in cui mi sono trovata è particolare. Per prima cosa, il 98% della gente è maschio e io sono una ragazza. So che questo non dovrebbe influire sulla mia vita, ma l'ha fatto negli anni credo. Non ho trovato mai degli amici veri e sinceri, e alla fine sono sempre stata sola.Ciao Vale
penso che questo paragrafo sia molto importante per spiegare le tue difficoltà: molte persone come te hanno la necessità di percorrere la strada insieme ad altre persone... è molto più normale sentire la necessità di avere amici all'università che rinchiudersi da soli in camera per anni a studiare e fregarsene della vita sociale!
E' necessario trovare un equilibrio in cui tu possa frequentare persone del tuo corso, che siano almeno sufficientemente simpatiche (dai infondo frequenti ing. meccanica... mica ing civile!), con le quali ti senta a tuo agio a studiare insieme... Non aspettarti necessariamente che diventino tuoi amici, ma vivi serenamente in loro compagnia, e magari con il passare del tempo riuscirete a formare tra di voi un legame speciale, oltre la solidarietà tra studenti...CitazioneDopo la fine del primo anno che ho completato senza problemi e in tempo, ho cominciato il secondo anno e ho preso la malsana abitudine di rimandare. All'inizio andavo a lezione sempre, poi piano piano ho smesso quando ho cominciato a capire sempre meno, e alla fine ho rimandato gli esami, e li ho rimandati ancora... Le poche persone che ho conosciuto si sono dileguate quando hanno passato gli esami che io ho lasciato indietro perché i loro corsi erano differenti, hanno smesso di farsi sentire e sono rimasta sola. Mi sono attaccata molto a diversi ragazzi, (NON in senso amoroso eh, ma di amicizia), ma lentamente credo di aver capito che per loro non conto nulla. Non mi chiamano, si fanno sentire solo se lo faccio io per prima, non parlano con me e quando lo fanno hanno solo parole di compassione ("Ce la farai", "Dai su", "la prossima volta è quella buona", "non sei stupida" etc.)...
Rimandare è molto pericoloso, specialmente quando si comincia a giustificarsi con frasi tipo: "voglio capire meglio", "non mi va di essere come i miei compagni di corso che imparano a memoria e non capiscono un c..o di quello che studiano", "alla fine il tempo che impiegherò a capire perfettamente la materia sarà un ottimo investimento"... per questo mi sento piuttosto d'accordo con i consigli un po' "brutali" :punish: di Arianna
io non ho studiato ingegneria, ma chimica... ed io sono stato per anni vittima di questo circolo vizioso... figurati che per preparare un esamucolo opzionale da 4 crediti ho studiato su due libri di 400 pagine, perché pensavo che poi avrei fatto il figo col prof... risultato mi trovavo a sempre a due settimane dall'esame che avevo studiato superapprofondiamente un terzo del programma, e del resto non sapevo una cippa!!!!!... ma io continuavo imperterrito, volevo creare la situazione in cui avrei dimostrato le mie capacità che venivano sempre denigrate dall'università...
Un mio piccolo consiglio: non devi dimostrare niente a nessuno. Non devi giustificarti per le tue difficoltà con gli esami davanti ai tuoi compagni, vai per la tua strada, rialzati dopo ogni caduta, e fai un passo dopo l'altro.... Ecco adesso con questi miei consigli mi daranno il nobel in fuffologia :pinch: .... però è vero!!! Più o meno la verità sta in queste piccole cose...CitazioneIo ho dei problemi in famiglia per cui ho cominciato anche a lavorare un po', e questo è stato la mia rovina. Ho smesso completamente di dare esami, e sono quasi due anni che non ne do nemmeno uno. Tento di studiare sola e vado alle sessioni, ma mi rendo conto di non essere preparata, e le poche volte che arrivo all'orale panico, balbetto o peggio, mi viene da ridere se non so niente e vengo presa per una mezza scema e ovviamente bocciata.
anche per quanto riguarda il lavoro, pensa bene se in effetti è qualcosa che ti impedisce di studiare o se è soltanto una giustificazione che cerchi dentro di te... io sono un maestro nel trovare scuse per i miei insuccessi, e ho un buon fiuto per questo genere di argomenti...
Anch'io ho lavorato durante l'università, e quando ho smesso per seguire i consigli dei miei e concentrarmi solo sull'università mi sono trovato molto peggio... all'impegno del lavoro si era sostituita la pressione psicologica terribile di vivere sulle spalle della mia famiglia... letteralmente non riuscivo a fare niente, molto peggio di quando lavoravo... la soluzione potrebbe essere un lavoro nei fine settimana, idealmente in qualcosa che ha a che fare con i tuoi studi, ma non necessariamente...
CitazioneVorrei ritrovare la motivazione a studiare e a volermi bene, perché quando mi accade di ritirarmi o di non presentarmi per il terrore e per l'impreparazione mi sento sempre più stupida, menomata, privata di un pezzetto di me e cosa peggiore, vedo gli altri riuscire dove io fallisco in continuazione, e generazioni di conoscenze andare via. Forse sono sciocca ad affezionarmi così tanto a certe persone, ma voglio loro un bene infinito che mi fa male quando comincio a perderli, e questo mi butta ancora più giù in una spirale infinita... Ho perso così tante persone che se ci penso mi vien proprio male.
A questo si unisce ormai l'incapacità di creare rapporti con gli altri: temo l'affezione e siccome so di non essere una persona facile, temo che mi giudichino antipatica o spocchiosa o che si allontanino da me come è successo a tutti, oramai. Mi sento sola e perduta, è come se la mia strada non avesse più nessun senso. Sono partita con un sogno ma non lo vedo più e più mi sento indietro... Più VADO indietro. Mi sento male, non vado a lezione, comincio a mentire a tutti quelli che mi stanno intorno per giustificarmi e questo produce reazioni a catena sempre più disastrose, sempre più devastanti, ritardanti, esplosive, bugie che portano ad altre bugie che mi portano ad avere paura perfino della mia ombra. A volte mento perfino ai miei "amici" e non solo ai miei genitori per cercare di provocare in loro una qualche reazione qualsiasi, e mi rendo benissimo conto che è sbagliato ma mi sento così sola... Provo ad essere forte e vorrei esserlo ma mi rendo conto che ho bisogno di qualcuno, anche non come compagno di studio ma come confidente, che mi capisca, che mi aiuti...
E invece non trovo nessuno, e la situazione mi sta diventando insopportabile e insostenibile. C'è qualcuno di voi che abbia consigli sensati per me, o che si sia trovato nella stessa situazione? Come ne siete usciti?
PS=So che 22 anni sono ancora pochi e potreste dire "Sei giovane"... tuttavia non posso fare sempre ZERO esami... Questo è comunque inconcepibile, se voglio andare avanti e laurearmi =)A quanto ho scritto sopra aggiungo che difficilmente ci può essere motivazione in una persona che non riesce a volersi bene e ad accettarsi per come è, con i suoi limiti e le sue debolezze e le sue capacità e potenzialità...
Se ti può interessare posso consigliarti alcuni libri che mi hanno aiutato ad accettarmi un po' e a finire l'università...
Ciao e in bocca al lupo! -
Ciao a tutti
non ho letto i post precedenti e me ne scuso
è da molto che non scrivo più sul forum, oggi ho un po' di tempo libero e vorrei proporvi questa riflessione in linea con il thread:
l'altro giorno ascoltavo per caso "la Zanzara" su radio24 era presente Fabrizio Corona...
Alla trasmissione hanno telefonato diversi radioascoltatori schifati per la presenza di quel soggetto e lo hanno insultato in vario modo, e molti gli hanno detto che si dovrebbero vergognare lui e quelli che lo invitano in trasmissione e che è un pessimo modello per i giovani...
Stavo per prendere il telefono in mano anch'io per unirmi al coro di insulti che piovevano in trasmissione, soprattutto per i due conduttori che sono per me qualcosa di indecente, quando
Corona, per rispondere ad un ascoltatore ha detto che lui è un modello molto positivo per i giovani perché, a differenza di quelli che stanno parcheggiati all'università a vivere sulle spalle dei genitori, lui lavora da quando aveva 22 anni ed ora dà lavoro ad una trentina di persone.
...
Questa cosa mi ha colpito: io ho avuto seri problemi di depressione ed ho fatto degli errori nella vita che mi hanno portato a finire l'università a 32 anni... nel frattempo ho anche lavorato, ma senza l'aiuto di mia madre non sarei stato in grado di mantenermi...
Ho pensato che Corona mi avrebbe disprezzato almeno quanto io disprezzo lui, senza sapere niente della rispettive vite, io non sapendo se lui in effetti ha avuto dei validi esempi di comportamento in famiglia o se l'uso di stupefacenti lo abbia trascinato in una vita sempre più assurda; lui non sapendo nulla delle mie difficoltà nel convivere con la depressione...
Per me è stata una lezione:
non si giudicano le persone, neanche se sono disgustose come Corona... perché a tua volta sarai giudicato, perfino da Corona...
Voi che ne pensate?
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x Elair
la citazione non è mia ma di Lupotta (messaggio 2)Citato da "Kimitake"
" ...Di solito le donne cercano qualcuno di diverso da loro, qualcuno che possa mostrare loro che la vita non è piatta come uno se la immagina, e non vogliono fossilizzarsi in un solo modo di vedere le cose.
Almeno secondo me.
C'è voglia di confronto, di scoperta.."DI SOLITO ... LE DONNE... madonna quanta generalizzazione
non tutte cercano la stessa cosa, per fortuna!!!
ad ogni modo cosa c'è di male nel semplificare un po' le cose? Almeno si cercano di trovare delle spiegazioni... altrimenti si potrebbe chiudere ogni thread di questo forum dicendo che ognuno è diverso e ragiona con la sua testa... è vero, ma penso che ci siano degli schemi comportamentali, caratterizzati in modo più o meno sfumato, con cui si possono dare delle spiegazioni a questo come ad altri fenomeni....
ad ogni modo...
non è una questione di pro e contro... se una persona passa i nove decimi della sua vita in un certo ambiente mi sembra logico che sia più probabile che si trovi un compagno/a di quell'ambiente...
il fatto secondo me è che per quelle ragazze i loro colleghi e/o amici non erano attraenti o affidabili per una relazione... (o viceversa?)
perché?
secondo me perché tendiamo a chiuderci sempre di più in noi stessi... ad evitare accuratamente di comunicare.... a diffidare di chi ci sta intorno...
diventa così molto più facile aprirsi con un estraneo... e noi che scriviamo su questo forum ne sappiamo qualcosa! no?
così, quando ormai siamo stanchi della nostra solitudine e non ci importa più del giudizio decidiamo di aprirci... preferibilmente con qualcuno con cui non abbiamo legami, in modo da non sentirci giudicati...
a volte due solitudini così si uniscono... e fanno nascere un' emozione...
D' accordo l'ho romanzata, ma secondo me l'incomunicabilità è un fattore molto importante per capire questo come altri fenomeni sociali
ciao -
in effetti Diverso non avevo pensato in questi termini... però ci si come ci si può chiedere perché si sono formate queste coppie dopo la lurea e/o dottorato ci si potrebbe chiedere anche cos'è che fa durare queste coppie nonostante le oggettive difficoltà degli interessi diversi, assenza di amicizie comuni... ecc.
Comunque tre delle sei coppie si sono formate dopo la laurea e durante il dottorato delle ragazze, un anno o due circa... le altre coppie in effetti stanno insieme da molto tempo: più di 5 anni...
ora mi viene in mente un' altra coppia
lei dottoressa lui poliziotto insieme da prima della laurea... quest'ultima in particolare era molto ma molto ma molto corteggiata all'università... eppure... -
Mah..a me personalmente sembra un modo superficiale ed un pò "altezzoso" di vedere le cose.
Se non hanno avuto storie con i compagni di università vuol dire che non c'era nessuno in quell'ambiente che dava loro quello di cui avevano bisogno.
Io vorrei far capire che andare all'università non vuol dire essere ne acculturati ne intelligenti.
Mio fratello ha il diploma tecnico e posso assicurare sia molto più intelligente ed abbia molta più cultura della maggior parte di ragazzi che vanno all'università (Ed io ci lavoro in università eh..ne vedo tanti. E sono laureata anche io).
Quindi sta ricerca fammelo dire..ma non ha motivo di esistere.
Avranno avuto i loro motivi per aver fatto questa scelta..e nessuno può dire se sia giusta o sbagliata tranne loro.
Di solito le donne cercano qualcuno di diverso da loro, qualcuno che possa mostrare loro che la vita non è piatta come uno se la immagina, e non vogliono fossilizzarsi in un solo modo di vedere le cose.
Almeno secondo me.
C'è voglia di confronto, di scoperta.. e mi da fastidio comunque che ci sia chi da meno valore ad un barista od un metalmeccanico piuttosto che a qualcuno che magari va all'università solo per non affrontare le difficoltà della vita di tutti i giorni..e di gente così ce n'è tantissima, credimi.
Forse è l'ora di abbandonare certi pregiudizi..io non ho alcun tipo di pregiudizio...
la domanda che mi/vi ponevo era: perché queste ragazze, dato che hanno passato gli ultimi dieci anni 23 ore su ventiquattro in un certo tipo di ambiente non hanno trovato un compagno che appartenesse al loro ambiente lavorativo, a quello della quasi totalità delle loro amicizie... ecc?
una risposta l'hai data tu:
" ...Di solito le donne cercano qualcuno di diverso da loro, qualcuno che possa mostrare loro che la vita non è piatta come uno se la immagina, e non vogliono fossilizzarsi in un solo modo di vedere le cose.
Almeno secondo me.
C'è voglia di confronto, di scoperta.."
sono anche in parte d'accordo con Svogliato... è una possibilità...
ma secondo me c'è anche un qualcosa (il modo di parlare? L'atteggiamento fisico-mentale?...) che rende gli uomini di un certo ambiente culturale generalmente meno attraenti e/o simpatici...
p.s
Ho riletto i miei 2 post precedenti e non ho trovato niente di altezzoso o classista o superficiale... gradirei che chi vuole intervenire in questo thread si basasse su quello che è stato scritto e non su quello che si pensa-che-quello-intendesse-dire-sottosotto
si evitano così molto più facilmente gli Off Topic
grazie -
infatti io più che chiedermi perché con uomini di livello culturale inferiore, mi chiedevo perché non con era capitato a loro di avere una relazione con uomini del loro livello culturale...
o perché non erano durate...
io pensavo fosse un fenomeno in crescita... così a naso... ma se mi dite che nessuno di voi conosce casi simili... questo resta solo una coincidenza...
c'è anche G farmacista e il compagno camionista