Grazie davvero, Cristina,
per aver descritto al meglio quella che è la tua esperienza. Ci rifletterò un po' su e mi metterò "all'opera" (che detta così... ).
Certo che ti terrò aggiornata, volentieri!
Un bacio, B.
Messaggi di briccabiricca
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Grazie mille, Cristina.
Oltre che rincuorarmi molto, i tuoi consigli "pratici" sono davvero molto preziosi.
Posso solo farti una domanda, forse anche un po' banale? Se potessi descriverla, cos'è per te la perdita di controllo? Cosa intendi?
Te lo chiedo per capire se sia proprio in quello a sbagliare, nel perdermi completamente nel momento e nelle sensazioni.
Grazie ancora, B. -
Grazie mille, nomorepain!
La tua testimonianza di moglie e amante navigata mi rassicura molto. E' bello sentirsi riportare ad una filosofia di vita "slow" anche sotto le lenzuola!
Ma, soprattutto, è bello sapere che anche dopo 10 anni, il fuoco possa ardere come e più di prima.
Un abbraccio a te -
Anche a me succede così..potrei dire le stesse cose... beh.. che vuoi che ti dica, se non è un problema fregatene, per me sinceramente non lo è proprio.
Poi magari capita a volte di venire in un certo senso, ma è diverso dalla masturbazione, boh..è quasi qualcosa di spirituale..non saprei spiegarlo, ma l'importante è essere appagati!Sono perfettamente d'accordo, solo che mi preoccupa un po' che la cosa possa diventare un problema per me o per il mio partner col passare del tempo. Vero anche, però, che, almeno secondo me, la cosa fondamentale è il dialogo. E fino a che si ha modo di parlarne apertamente si può star tranquilli.
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Ciao a tutti!
Vi scrivo per condividere un piccolo problema sessuale e confrontarmi: ahimè, non riesco ad avere orgasmi.
Da premettere che il termine "riuscire" potrebbe dare un'idea sbagliata, in quanto non mi sono mai lanciata alla ricerca disperata del lieto fine. Semplicemente però, a distanza di anni, inizio a pormi qualche dubbio...
Fino all'inverno scorso ero con il mio ex: storia di 7 anni, il primo amore, nonché la prima esperienza sotto le lenzuola. All'inizio lo facevamo con una buona frequenza e di tanto in tanto, anche se non sempre, riuscivo a venire (senza mai ben capire se internamente o esternamente). Poi, negli ultimi 3 anni più niente, ma la cosa non mi ha mai preoccupata troppo: gradualmente mi sono resa conto che fosse tutto riconducibile alla mancanza di desiderio ed attrazione fisica, avendo iniziato a vederlo più come migliore amico e fratello, che non come amante.
Poi, 5 mesi fa, il mio nuovo fidanzato. Una storia da favola, un'intesa che mai avrei potuto immaginare, sia nel quotidiano che sotto le lenzuola. Il suo corpo ed il suo pensiero mi fanno impazzire. Lo desidero continuamente: una vera passione, insomma. Con lui faccio sesso molto spesso, tutti i giorni. Provo un piacere disperato, l'amore con lui è bellissimo, e a differenza dei primissimi tempi, mi sento decisamente sciolta e disinibita. Abbiamo provato cose nuove, luoghi, posizioni e fantasie più disparate, ma per quanto ci si "dia da fare", anche con lui niente.
Tutto il panegirico è per farvi capire come, almeno a livello conscio, sia convinta di sentirmi perfettamente desiderata, desiderosa e a mio agio. Eppure nulla! Voi che ne pensate?
Se mi masturbo vengo regolarmente e senza problemi (a livello clitorideo), quindi, conscia di questa cosa a volte provo anche a toccarmi durante la penetrazione. Solo che mi succede una cosa strana: non sento quasi niente. E' come se il godimento interiore fosse così intenso da anestetizzarmi esteriormente e a quel punto non so più che fare. Mi godo il viaggio (che è comunque un gran godere) e via così.
A dire il vero, almeno per ora, mi sento più che appagata e la cosa non rappresenta un problema né per me, né per lui (ne abbiamo parlato apertamente). Solo che proprio per le potenzialità della nostra intesa sessuale, è un vero peccato non riuscire ad arrivare in fondo. Inoltre, onestamente ogni tanto mi chiedo se non sia io ad avere qualche problemino.
Sarei curiosa di sentire il vostro parere e, eventualmente, di ricevere consigli.
Grazie mille, Biricca -
Grazie mille!
Parlare con te mi ha aiutata a riflettere un po'... Vedrò di andare avanti, nella speranza di far dei progressi o comunque di capire cosa sia giusto fare e come risolverla.
Magari ti terrò aggiornata.
Un abbraccio,
Lolla -
Sì, ti seguo e ho capito perfettamente quel che dici.
Riguardo la tua interpretazione di quella che io chiamo "auto-sottovalutazione" potrei essere d'accordo. In parte mi pare di riconoscere quel che dici.
In quanto al bisogno di disciplina e controllo disperato invece non mi pare di ritrovarmi... Io che alla volte so essere così sregolata!! Non saprei...
comunque, tornando alle cause scatenanti, credi che per individuarle sia necessario per forza di cose uno specialista, o c'è un percorso che potrei seguire da sola?
Ah, che maleducata! Quasi dimenticavo... Non so proprio per ringraziarti per l'attenzione che mi stai dedicando! -
Potrebbe essere. Tuttavia ho sempre pensato derivi più che altro dalla consapevolezza che c'è gente che sta ben peggio, e che i miei problemi a confronto sono delle emerite sciocchezze.
Mia madre, che ha visto la povertà con i suoi occhi, mi ha sempre insegnato che non bisogna lamentarsi gratuitamente.
comunque, ora che mi ci fai pensare, forse tendo a sminuire un po' tutte le cose in generale.
Ti faccio un esempio... Prima con Alp72 parlavamo di laurea e studi.
La mia carriera universitaria finora è sempre stata ottima... Ottimi voti e tempi spaccati. Eppure a me sembra di non aver fatto nulla d'eccezionale, e di aver avuto anche un po' di più di quello che mi meriti.
Alcuni la prendono per falsa modestia, ma in realtà è quello che penso seriamente.
Cerco sempre di non mettermi troppo in mostra. Che si tratti di auto-sottovalutazione? -
Il problema è che non so da dove iniziare a cercare. E' diverso tempo che mi guardo dentro per cercare di trovare una causa o qualcosa di simile, ma davvero non so da dove partire.
In quanto ad insicurezza... Boh, penso di averne ma come tutti. Niente di "patologico".
E riguardo alla mia infanzia... Beh, quando ero piccola i miei si sono separati e da allora ho vissuto certamente situazioni infelici e non facili, che in qualche modo si ripercuotono un po' anche sul mio presente.
Solo che forse, per via della mia tendenza a sminuire le cose negative nel tentativo di vivere ottimisticamente, non riesco bene a percepire il peso oggettivo della cosa, per cui non so dirti se ciò possa costituire una causa valida o meno. -
Citazione da alp72
Ti ringrazio per il tuo scritto, così gentile.
Vorrei farti i complimenti per il traguardo raggiunto, innanzitutto.
Poi vorrei focalizzare questo fatto importante ed impegnativo: la tua laurea appunto.
Io mi sono trovato in una situazione molto simile alla tua e comprendo appieno il tuo stato d'animo, ossia quella sensazione di vuoto. Credo che sia comune a molti studenti, e più in generale a tutti coloro che si impegnano a fondo in qualcosa, al momento del raggiungimento del traguardo.
Ogni volta che studiavo un esame immaginavo quando finalmente sarei stato libero da quell'impegno logorante e stressante. E più l'esame mi coinvolgeva e più pensavo a questo momento. Quando finalmente il momento era arrivato, sentivo una sensazione di smarrimento, mi chiedevo e adesso che fai?? Ero insieme dispiaciuto perchè l'esame mi era piaciuto e mi aveva coinvolto, e spaesato perchè mi sentivo...solo! Solo senza quei libri da studiare. Alle volte tornavo a rileggermi qualche cosa che non mi era ancora completamente chiaro, o mi rifacevo qualche esercizio, oppure mi riguardavo le tavole nel tentativo di ottimizzarle, sotto ogni punto di vista.
Poi finalmente arrivava l'ora dell' esame successivo...
Con la laurea e l'abilitazione sono andato in contro ad una seria,o quasi, crisi, che in parte mi vede ancora insoddisfatto: è molto difficile passare dal magico mondo dello studio all'avvilente (almeno per me) mondo del lavoro. Probabilmente sono troppo idealista, anche a causa dell'ambiente in cui sono cresciuto...Ma questa è un'altra storia.
Mi sa che il nocciolo della questione è proprio l'importante traguardo che hai raggiunto.
In bocca al lupo!
alp72Leggendo questo secondo post mi sento a maggior ragione meno sola e un po' più sollevata.
L'unica differenza che mi pare di notare è nel rapporto che abbiamo con lo studio. Io non credo d'esserci così legata come dici tu. Certo, nella mia risposta parlo della mia laurea e di quanto le ruota attorno, ma credo che ciò sia solo un contorno. Quello che mi manca veramente è la mia vita con le sue abitudini ed i suoi impegni. Causa forza maggiore, da settimane sono dovuta tornare temporaneamente a casa dei miei e rimanere qui (per quanto li adori e stia splendidamente con loro) sta producendo la situazione di cui sopra.
Non lo so, quel che mi accade è strano, ma dopo alcune volte che la cosa si ripete penso di essere giunta ad una spiegazione... Quando sono nella mia città (dove vivo da sola) riesco a vivere (e mangiare) in maniera equilibrata. Quando poi torno a casa dai miei è uno sfascio... Inizio ad abbuffarmi senza tregua finché non riparto.
Pensandoci un po' su sono giunta alla conclusione che forse è una reazione all'aria di casa. E' come se volessi immagazzinare il più possibile, fare scorta di ciò da cui vivo ormai lontano: i miei, gli amici, il loro affetto, le mie cose, le vecchie abitudini... Tutto questo tramite il cibo.
Non so se una cosa del genere sia plausibile. E soprattutto spero di riuscire a risolverla nel tempo.
In ogni caso ti ringrazio ancora e crepi il lupo!
Buona fortuna anche a te per tutto.
Lolla