Grazie mille a tutti, farò tesoro di ogni vostro consiglio.
Messaggi di Nomenonammesso
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Vi dico la verità, le mie aspettative non sono tanto sul ricominciare l’amicizia, anche perché, nonostante sia stato l’amico più importante della mia vita e sono certo che non ne troverò mai un altro con cui avrò una simile sintonia forse non è quello il punto.
Lo faccio più che altro perché non riesco a lasciare le cose a metà. Secondo me lui non ha realmente capito, ed è per questo che si sente così offeso e insultato. Dentro di lui so che mi voleva bene come a un fratello.
Lo faccio per chiarire di persona, dopo tre anni penso che riusciremo ad avere una conversazione normale senza litigare. Siamo adulti. Lo faccio per fugare ogni suo dubbio e sperare, in cuor mio, che capisca.
Soprattutto, penso che questa persona non si renda nemmeno conto che, dato che l’incontro avverrà in quattro, anche la sua fidanzata a cui probabilmente avrà raccontato un sacco di cavolate potrà ascoltare direttamente le mie motivazioni. Essendo parte della conversazione, potrà magari farlo ragionare nel caso io non ci riuscissi.
Se mai un giorno dovesse accadere che ci rifrequentiamo, probabilmente ci andrò molto piu cauto. Io però ci spero con tutto me stesso, perché per me è importante, davvero troppo.
Ma la cosa che conta di più per me è fargli capire quanto mi sento ferito e il perché.
Ho solo paura che questa mia richiesta nel vederci gli faccia pensare che ho capito i miei sbagli. Io ho capito tutto da diverso tempo, non sono uno stinco di santo ma non sono li per scusarmi, lui è davvero ferito, sarà giusto o sbagliato ma vi assicuro che lo è. Ho anche paura che una volta contattato me la menasse tirandomi un due di picche, li farei solo la figura di quello che ci ha voluto riprovare dopo aver sbagliato. (A mio parere). Accetto consigli. -
Capisco il legame che avevate, ma lui si è palesemente approfittato di te.
Questa non è amicizia, è opportunismo.
Tu dici che lui c’è sempre stato per te: puoi fare degli esempi?
Negli anni non posso dire se questo suo atteggiamento si fosse accentuato o meno; però, senza guardare al lato economico, con lui ci sono cresciuto. Ci vedevamo praticamente ogni giorno, l'ho aiutato nei momenti cruciali: ha imparato a guidare e ha preso la patente con me. Abbiamo vissuto insieme i primi amori, le relazioni andate male... e ci siamo sempre stati l'uno per l'altro tante volte, anche durante le notti difficili. Quando è andato in vacanza in Sicilia con la sua ragazza nella casa al mare del patrigno, ha invitato anche me e la mia ragazza: siamo stati lì due settimane, ovviamente dividendo le spese, ma comunque ci ha offerto una vacanza. Lo stesso quando siamo andati a Lignano Sabbiadoro, a casa della zia. Ovviamente non sono state situazioni in cui lui abbia messo soldi direttamente, ma non sono cose da tutti. Come persona, senza guardare al lato economico, ripeto c'è sempre stato. È quando guardo al lato economico che vedo molte lacune... ma potrei anche essere io a esagerare.
Durante la litigata che ha portato alla rottura, provai a spiegargli che per me lasciare il cane a Milano per poi andare a Padova, partendo da dove vivo, non era solo molto dispendioso in termini di soldi e tempo ma anche faticoso. L'ho fatto più volte, ma credetemi non l'avrei fatto per nessun altro. Questo mi porta a pensare che forse io tendevo a fare troppo e ad aspettarmi troppo? Glielo chiesi: "Tu, al mio posto, avresti fatto anche solo la metà di quello che ho fatto io?" Mi rispose di no, ma è comprensibile, effettivamente era una cosa allucinante da fare.
Comunque mi sono reso conto che questi atteggiamenti li ha anche con altri... Non vorrei dirlo perché uno sono affari suoi e due non mi riguarda, ma una volta quando ero ospite a casa della sua ragazza (quella sera in cui pagai 90 euro di spesa) mi disse che le aveva fatto pagare l'assicurazione della moto, una moto che si era voluto prendere come sfizio personale. Alla mia domanda "Perché?", lui mi rispose: "È tutta l’estate che giriamo in moto, è giusto che contribuisca". Io mi limitai a dirgli che ero assolutamente contrario: per me non avrebbe dovuto farlo: la moto era sua, l'aveva voluta lui. Certo, l'avevano utilizzata entrambi, ma non era una cosa essenziale: rimaneva un capriccio. E poi si trattava della ragazza con cui conviveva, non di una persona qualsiasi: dividere le spese di ciò che si fa insieme è giusto ma l’assicurazione è personale: non l'avevano comprata insieme la moto, non l'aveva scelta lei, le piaceva sì, o meglio se l'era fatta andare bene, ma non era una sua priorità. Anche questo episodio mi fece riflettere molto, mi sembrava fosse diventato più tirchio del solito.
Ora vi sto raccontando i momenti negativi che mi hanno segnato, ma vi assicuro che in quasi 20 anni di amicizia se dovessi raccontare quelli positivi finirei tra un mese, e vi garantisco che mi voleva bene fino al midollo. Comunque anche se in questi 3 anni mi aspettavo che si facesse vivo o facesse un passo, penso che il suo silenzio sia stata una scelta, scelta che però non capirò mai perchè per me era come un fratello. Ci ho provato e se è questo che vuole diciamo che "va bene", ma da lui non me lo aspettavo, o forse sono io che mi aspetto sempre troppo.
Sta di fatto che vorrei capire se, dato che viaggio spesso e mi capita di trovarmi a circa un'oretta da casa sua, invitarlo a prendere un caffè possa essere interpretato come: "Ecco, finalmente hai capito di aver sbagliato". Vorrei farlo in modo che non creda lo stia cercando perché penso di aver sbagliato, ma semplicemente perché per me la cosa non è chiusa e, nonostante in tre anni ci abbia provato, non riesco a darmi pace. -
Tu ti sei comportato da Signore, lui...lasciamo perdere.
L’unica cosa che forse avresti potuto fare, era di mettere dei paletti alle prime avvisaglie di ‘scrocco’, ma da quello che racconti probabilmente non sarebbe servito.
Se fossi io non lo contatterei, perchè potrebbe apparire come un’assumerti una colpa che invece non hai.
Le persone cambiano e non sempre in meglio, un conto è quando si è ragazzini, un altro quando si diventa adulti.
Vai avanti con la tua vita, senza sensi di colpa o rimorsi, anzi con la consapevolezza di esserti sempre comportato da vero Amico.
Ho paura proprio di questo. Come ho scritto qualche post sopra, non lo contatterei perché ho un disperato bisogno di tornare ad avere quell'amicizia che avevamo prima o con grandi aspettative, ma perché, se dopo 3 anni ci penso ancora (visto che tutta la discussione di rottura abbiamo avuta tramite WhatsApp), per me, che sono una persona a cui piace mettere i punti, preferirei un confronto di persona. Sicuramente dopo 3 anni certi rancori vengono meno e quindi si può parlare lucidamente.
Quello che gli darei, quindi, è sì una chance, ma poi sta a lui. Ciò che mi impedisce di scrivergli è che in questi 3 anni non si è mai sognato di fare il primo passo. Capisco che magari possa essersi sentito offeso o quello che vuoi (giusto o sbagliato che sia), ma da un'amicizia come la nostra mi aspettavo di più, mi aspettavo che l'orgoglio venisse messo da parte. Anche perché io, che sono una persona molto orgogliosa, per lui avrei fatto un'eccezione.
Non so davvero... Mi sembra che, se gli scrivessi, gli stessi dicendo: "Ho capito che ho sbagliato", cosa che invece non deve essere. Anzi, rimango fermo sul mio punto.
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Ragazzi, io stesso penso che lui si sia approfittato della cosa, ma senza farlo "apposta". Vi assicuro che con me è sempre stato leale: ci sono state tante occasioni in cui si è dimostrato un vero amico e, in passato, quando mi capitava di stare parecchio male, non esitava un secondo a venire.
Io reputo che lui, su certi aspetti, nemmeno se ne renda conto. È sempre stato un po' un pigrone lavorativamente e molto spesso si sostentava con quel poco che aveva (per questo non poteva fare di certo quello che facevo io, avendo un lavoro stabile).
Dopo 3 anni ancora ci penso. Penso che comunque la discussione che abbiamo avuto per 2 giorni di fila su WhatsApp sia servita a poco: io, complice del fatto che ero esploso, l’ho mitragliato letteralmente; lui, dal suo canto, secondo me non ha capito molto. Tant'è che, quando la mia ragazza ci ha parlato in concomitanza del suo compleanno, lui stesso ha ammesso di aver letto e riletto più volte i messaggi senza capire come mai gli avessi detto tutte quelle cose, come mai io la pensassi così.
Quello che mi verrebbe da fare, visto che ultimamente sto andando spesso a Milano, è scrivergli un giorno: "Ciao, vedi che domani passo per Verona: se vuoi raggiungermi, ci beviamo un caffè". Lui verrebbe sicuramente (se verrà) con la ragazza, con cui ero molto ma molto amico e che è sempre rimasta estranea (nonostante ci siamo sentiti in diverse occasioni, non ha mai tirato fuori il discorso). Io giustamente sarei con la mia, che ha seguito tutto e capisce entrambe le parti.
Se dovessimo berci un caffè non sarebbe per riconciliarci – o meglio, sì, ma senza aspettative. Sarebbe per parlare di ciò che è successo da persone mature, senza rabbia, con i rancori ormai affievoliti, essendo passati 3 anni. E, nel caso non dovesse andare bene, per mettere un punto. Un punto per sempre. Non è possibile che dopo 3 anni io ci stia ancora ripensando.
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Salve a tutti, volevo condividere con voi un piccolo ritaglio della mia vita: un'amicizia, un'amicizia finita. Ancora oggi, dopo 3 anni, ogni tanto mi sveglio la mattina con il magone, pensando magari di aver perso una cosa rara che non troverò mai più.
Conosco questa persona da quando avevo 14-15 anni, siamo subito diventati molto amici, praticamente inseparabili. La cosa che ci accomunava di più è che eravamo uguali, infatti si è subito creato un legame fortissimo. Vi risparmio tutti gli anni passati perché ora ne ho 34 e ci sarebbe troppo da dire, ma in tutti questi anni vi garantisco che, nonostante tutto, siamo rimasti molto, ma molto amici.
I problemi sono iniziati 4 o 5 anni fa. Premetto (cerco di non fare i conti in tasca a nessuno) che lui è sempre stato una persona molto sedentaria: pochi lavori, casa con mamma fino a oltre i 30, e quando aveva due soldi li spendeva tutti in sfizi. Tant’è che non è mai riuscito a mettere da parte niente, perché tanto c'erano i genitori che pensavano a bollette, spesa e mutuo. Mi sono sempre chiesto: "Come farà un giorno quando avrà delle spese?". E infatti si è sistemato nella casa di proprietà della ragazza, cosa abbastanza prevedibile. È il classico tipo che cambia due iPhone in un anno ma poi, quando ha un problema ai denti, va dai genitori a piangere miseria.
Tornando a noi, io sono sempre stato legatissimo a lui e, quando c'era l’occasione, cercavo sempre di vederlo. Non importava quanto spendessi o quanto tempo e sforzi mi costasse, provavo in tutti i modi. C'è stato un periodo in cui facevo un lavoro online molto redditizio con la grafica e, vedendo che lui era senza lavoro, l’ho inserito in questo mondo. La mia priorità era aiutarlo come meglio potevo. Ovviamente negli anni addietro lui era stato presente anche per me: vi sto raccontando ciò che ha portato alla rottura, ma in generale ci siamo sempre dati conforto. Certo, lui ha sempre fatto un po' di più i propri interessi (giustamente), ma qua la colpa è mia: quando voglio bene a una persona tendo a metterla prima di me.
Per avviare questa attività non aveva abbastanza soldi, così glieli ho prestati io per comprare il materiale necessario. Mi avrebbe restituito i soldi con i guadagni, in modo da non rimetterci troppo, visto che non ero in una condizione economica favorevole. Verso aprile gli si ruppe la scheda video del computer (che usava per lavorare) e, guarda caso, io ne avevo una identica che stavo vendendo online. Non esitai un secondo: la tolsi dal mercato e gliela spedii subito, facendogli un prezzo nettamente inferiore a quello che aveva in quel momento (circa 150 euro in meno). Non mi sono mai permesso di lucrare con gli amici.
Qui però nacque il primo problema. Da appassionato di tecnologia, gli chiesi se poteva vendermi la sua scheda rotta (mi è sempre piaciuto fare lavoretti di elettronica). Gli proposi circa 100 euro e lui mi rispose che sui siti di compravendita ci avrebbe guadagnato di più. Premetto: se ti faccio un favore con il cuore non mi aspetto nulla in cambio, ma la cosa mi aveva un po' spiazzato. Dentro di me mi sentivo un mezzo fesso: io ti vendo e spedisco subito un prodotto a un prezzo stracciato, e tu per 50-80 euro in più non me lo vendi? Comunque lasciai perdere: il pezzo era suo e poteva farne ciò che voleva.
Nel corso degli anni, prima che io andassi a convivere, lui veniva spesso a casa mia: a volte per 2 settimane o più, altre solo nei weekend. Fatto sta che, quando era per poco tempo, non gli ho mai chiesto un euro per la spesa (gli ospiti per me sono sacri). Anche la mia famiglia lo ha sempre trattato con i guanti. Tant'è che una volta che venne giù con la ragazza per un weekend, io e mio padre gli prendemmo a nostre spese un B&B, così che avesse pochissime spese.
Io, al contrario, sono stato poche volte a dormire a casa sua (vivendo con i genitori, praticamente solo quando non c'erano), altrimenti mi sono sempre attrezzato con un B&B e mi sono arrangiato.
Lui compie gli anni in aprile (io in agosto). Il primo anno, lui e un nostro amico in comune (che festeggiavano a una settimana di distanza) mi invitarono al compleanno. Si festeggiava in Piemonte, a casa dell'amico. Io, vivendo in Alto Adige, potete capire che era una bella trasferta, ma la feci comunque. Nonostante lavorassi 50 ore settimanali a un'ora di distanza da casa (quindi stavo fuori 60-65 ore), mi organizzai un weekend. Con il cane, dovetti fermarmi a Milano dai genitori della mia ragazza per lasciarlo, perché non posso lasciarlo solo per un weekend.
L’amico in comune, con cui per fortuna oggi non parlo più, non aveva posto per ospitarci (anche se aveva un divano letto), mentre lui sì. Non dissi nulla, ma vi assicuro che fu stremante: dovetti dormire a casa della famiglia della mia ragazza, che stava a 60 km da loro. Fare avanti e indietro 2-3 volte al giorno fu massacrante. Passammo comunque un bel weekend, ma tornai la domenica sera stremato e con parecchi soldi in meno.
Arrivò il mio compleanno ad agosto. Lui quell'estate si propose di venire. Io convivevo con la mia ragazza in un monolocale e non potevo ospitarlo. Premetto che io lavoravo tantissimo mentre lui era disoccupato. Iniziò a chiedermi di sentire mio padre se conosceva qualche B&B economico in zona e di fargli sapere. La cosa mi stranì: noi non conosciamo albergatori o simili, ma gli dissi che avrei chiesto. Però gli feci presente di cercare anche lui, visto che aveva tutto il tempo del mondo. Io gli dissi: "Se mi dici cosa trovi, io posso andare di persona a trattare sul prezzo". Lui, invece, non fece nemmeno una telefonata.
Nel mio giorno libero girai mezza città per trovargli qualcosa di buono. Mio padre, intanto, aveva trovato un B&B carino a 30 euro a notte. Glielo girai, ma lui iniziò con le scuse: "Eh, facendo due conti spenderei 400-500 euro, non mi conviene". Poi: "Ho visto che danno pioggia, e non spendo tutti quei soldi per stare chiuso in un centro commerciale". Sempre più evidente mi sembrava che si aspettasse che fossimo noi a pagargli di nuovo tutto. Io cercai di ragionare: quella cifra non sapevo da dove l’avesse tirata fuori, visto che il viaggio erano 30-40 euro di gasolio (diviso due) più il B&B. I pasti li avrebbe fatti da me, quindi spese extra non ce n'erano.
Fatto sta che non venne. La cosa mi fece male, anche perché mi "paccò" 2-3 giorni prima, e io avevo già organizzato tutto. Ci tenevo tanto ad averlo vicino, ma niente.
Un anno dopo, di nuovo il suo compleanno, in concomitanza con l'altro amico in Piemonte. Fortunatamente l'amico organizzò una giornata a Verona, a metà strada. Io ci sarei andato volentieri: una giornata sola non era impegnativa e il cane potevo lasciarlo a casa.
Una settimana dopo, lui mi propose: "Perché non passi a casa mia, così stiamo un po' insieme con le nostre ragazze?". L'idea mi elettrizzava. Certo, era complicato per via del cane, ma non volevo rinunciare. Così partii dall'Alto Adige, lasciai il cane a Milano e arrivai fino a Padova: 6 ore di macchina tirate, ero morto.
Appena arrivato quasi all'uscita, mi scrive: "Andiamo a fare la spesa appena arrivi o domani mattina?". Rimasi un po' spiazzato. Neanche arrivato e già la spesa? Essendo ospite, non volevo sentirmi a disagio, quindi risposi che potevamo andarci subito. Andammo e spesi 90 euro, che pagai io. Certo, un po' mi pesava: ero ospite, stavo un giorno e mezzo, e a casa mia non avevo mai chiesto nulla. Ma non volevo sembrare scroccone.
Arrivò il mio compleanno, e lì scoppiò tutto. Stavolta mi organizzai bene, con 20 giorni di anticipo. Meteo perfetto, nessuna scusa possibile. Ma di nuovo iniziarono: "Troppa spesa, come faccio, non c'è un posto economico, chiedi a tuo padre...". Io lo feci, dicendo a mio padre però di non pagare nulla. Ma dentro di me ero sicuro: se non gli fosse stato pagato il B&B, non sarebbe venuto. Infatti non venne.
La goccia che fece traboccare il vaso fu vederlo, nel giorno del mio compleanno, in montagna per un weekend. Per quello i soldi c'erano, per me no. Mi sentii preso in giro e usato. Gliene dissi di tutti i colori. Da allora, tre anni di silenzio.
So che ci teneva a me, e io a lui. Nonostante tutto, per me è stato come un fratello. Ma non ho mai avuto la possibilità di chiarire, di chiudere o di ricucire. A volte mi sveglio con la voglia di scrivergli, per parlare e mettere un punto. Ma il fatto che in tre anni non abbia mai fatto un passo, nonostante fosse offeso anche lui, mi blocca.
La sua ragazza, con cui andavo molto d'accordo, non si è mai fatta sentire. La mia ragazza invece ha provato a farci riavvicinare di sua iniziativa. Lui le disse che per mesi ci era stato male, aveva riletto più volte i nostri messaggi, ma non aveva mai capito il perché. Diceva di sentirsi solo offeso.
Cosa dovrei fare?