Io vorrei la sua guerra. Sono più allenata e non voglio che soffra.
Messaggi di elisastanca
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Sì, sono assolutamente d'accordo... Dovrebbe accettare la psicoterapia, parlare di quello che prova anche con qualcuno al di fuori della famiglia e seguire un percorso. Pure io non volevo farlo, perché sottovalutavo ed ero orgoglioso, ma ora mi ritrovo col mio psicologo una volta alla settimana online e devo dire che mi piace! Vorrei fare anche più colloqui con lui se potessi...
Anche lo sport è un'ottima valvola di sfogo...
La deve accettare per il suo bene. Inoltre, digli che lo sport è molto importante. Anche una bella passeggiata al sole ha i suoi effetti.
Digli che tutto, piano piano, passa, però, anche se è duro, bisogna che almeno si impegni a voler uscire. Lo so che significa, perché l'ho provato sulla mia pelle, però inizialmente ci possono essere delle giornate no. Non bisogna darsi colpa, ma pensare che tutto passa e che ritornerà il sereno.
Finalmente a giugno, dopo una ricaduta a maggio piuttosto seria, mio figlio ha deciso di andare in terapia!
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La ringrazio molto, specie per l'idea che bisogna riuscire a farcela da soli... Ho tanta ansia e non riesco ad andare avanti libera. Anche se non lo assillo, il mio pensiero è sempre con lui.
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Non ho capito, in che senso se mi avesse sorriso e ignorato?
Se tua madre fosse riuscita ad andare avanti sensa assillarti, saresti guarito prima?
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Sono reduce da una pessima serata. È impossibile essere neutri e sereni se si ama un figlio.
Però chiedo a te: se tua madre avesse sorriso e/o ti avesse ignorato, come ti saresti sentito?
Io non mollo un attimo. Mi becco dei gran vaffa, ma che dovrei fare? Lasciare andare un ragazzo giovane nel buco nero dell'apatia e della tristezza? Allora insisto: i farmaci, i controlli, il ritmo di vita, il controllo completo sull'alcool... Risultato: io sono sfinita e mio figlio prova a ripartire, ma con tanti, tanti combattimenti.
Vorrei mollare. Il padre, di fatto, lo ha fatto.
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Perché l'infelicità di un figlio la si sente come propria e anzi, pure più forte.
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Ciao a tutti!
Volevo capire se qualcuno è nella mia situazione e come ha risolto... O almeno sentirmi meno sola.
Da ormai anni ho una tristezza (calo dell'umore) immotivata che va e viene.
Seppur con fatica, io non mi trascuro. Faccio sport, vado a lavoro... Però dentro provo a volte un senso di fatica e ansia assurdi.
Ho fatto per anni terapia cognitivo-comportamentale con pochi risultati e ora sto per fare EMDR.
Ho fatto due visite psichiatriche in cinque anni in cui mi diagnosticavano tendenza depressiva o depressione lieve.
Inutile dire che la terapia con sertralina 50 non ha fatto nulla, se non farmi crepare inizialmente di ansia. L'ho sospesa da un anno, ma non ho notato né miglioramenti né peggioramenti.
Ho un passato familiare difficile e mia madre soffre di forti depressioni...
Questo umore calante mi causa una paura folle e attacchi di ansia. Inizio a rimuginare, ad avere paura di essere depressa, di non avere più il controllo della mia vita, di diventare come mia madre.
Diciamo che per me è molto dura accettare questa variabilità.
Voi riuscite a conviverci?
Avete in qualche modo risolto?
A mio figlio hanno aggiunto uno stabilizzatore e un ansiolitico. Va molto meglio. Piu psicoterapia ovviamente.
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In questo periodo sono soggetto ad accusare maggiore fatica nel fare cose normali, e me ne sono accorto soprattutto nella banalissima azione di fare le scale...
Mi sono accorto che per fare una rampa faccio una fatica assurda, tanto che mi si indolenziscono le gambe, come se si riempissero di acido lattico, tipo quando con la bicicletta si pedala in una ripida salita.
Però è strano, perchè ciò mi succede se psicologicamente sono "svuotato", se non ho un obbiettivo un qualcosa da fare o se quello che devo fare non mi piace o non ho motivazione a farlo. In pratica me lo fa se ho il senso di vuoto, se percepisco quel nonsense a tutto, quel ma chi me lo fa fare ad andare ancora avanti...dove non sarebbe meglio se fosse già finito tutto e starei riposando in tutta pace!
Mentre se ho un obbiettivo valido, ho la contezza che mi aspetta qualcosa di piacevole, cioè sento che ne vale la pena...la fatica e l'acido lattico vanno via istantaneamente, arrivo a fare le scale a tre a tre pure con 20 kg sulle spalle. Insomma l'entusiasmo mi rida la forza ed elimina la fatica e la fiacca.
Quindi questa forte mancanza di forza è spia di una depressione latente?
Premetto che non ho cattivi pensieri e dintorni, ma ogni tanto provo solo un senso di vacuità, apatia, di nonsense...
Per mio figlio l'astenia è uno dei sintomi tipici di umore depresso.
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Ciao. Mio figlio 21enne, in terapia per depressione e molta ansia da un anno circa, ha avuto momenti migliori e una ricaduta a maggio. Non la racconto più, è stata decisamente tosta, ma da lì ci sono stati molti cambiamenti. È tornato a vivere a casa, grosso controllo sull'alcool, sui farmaci che prendeva irregolarmente e finalmente inizio di psicoterapia. Comincia a stare meglio.
Ora fase molto delicata. Non voglio trattarlo da bambino, ma ho il terrore delle ricadute. Devo dire che da un lato questa depressione lo sta facendo crescere, diventare più autentico. Dall'altro è difficile accettare di avere un figlio imperfetto e spesso infelice. Più fragile e dipendente. Inoltre vorrei lasciargli rifare una vita più autonoma, ma non mi fido.
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Anche oggi zero voglia di lavorare, mille pensieri, pelle ok con 2/3 sfoghi. Non ho motivazioni, sento solo rabbia, amarezza, tristezza. La testa mi frulla e sono demoralizzato, demotivato. Mi chiedo quale sia il mio posto in questo mondo, se la mia vita, la mia esistenza abbiano un senso. Al momento no. Ho voglia di piangere, non trovo gioia in quasi nulla.
Cosa ti potrebbe aiutare a stare meglio?