Purtroppo sono maestro (e lo avrei evitato volentieri) in queste cose, e so benissimo quanto è dura l'astinenza. Ma è l'unica vera arma.
Quasi nessuno ci riesce; direi nessuno se fa un percorso da solo (a parte pochissimi casi).
Il discorso è questo, l'ho fatto in altre occasioni: giocare (e perdere, perché il ludopatico perde e basta, non vince mai) poco e meno è sempre meglio che giocare tanto. Sicuramente è un inizio o un qualcosa, ma ahimè non regge neanche questa strategia. O meglio, con me non ha retto e credo (mi assumo il rischio di dire, anche se sono sicuro) che anche questa strategia sia fallimentare, non tanto nel breve ma nel lungo periodo (parlo di due-tre anni).
Ecco, bisogna metterla così: chi vuole guarire dalla ludopatia deve guardare a numeri a lungo termine, anni. Dire di giocare poco, di meno, gioco responsabile e compagnia bella, ad un ludopatico conclamato (attenzione, ho visto anche gente dichiararsi ludopatica, ma tutto è tranne che ludopatica) sono tutte s...e.
Il gioco può provocare dipendenza patologica, dicono... Io la metterei diversamente: il gioco può provocare morte (suicidio), disastri emotivi ed economici, psicologici, fisici, divorzi, perdita del lavoro, asocialità, ansia, stress. Perché non dicono questo? Sto dicendo fesserie o la pura verità?
Giocare poco equivale a tenere la flebo del gioco attiva, prolungando l'agonia.
Io ho imparato questo a mie spese.
Non posso dire semplicisticamente "non giocate più" o "il gioco fa male", "il gioco uccide" ecc. Posso però certamente dire che in alcune persone (non tutte) provoca una dipendenza che poi è difficile, oserei dire quasi impossibile, da debellare.
Ribadisco, in conclusione, quanto ho già detto in altre occasioni: specialmente per chi si avvicina a questo mondo, lasciate assolutamente perdere i meccanismi e non fatevi abbindolare da un ipotetico guadagno facile.
Per chi è dentro la rete, purtroppo, posso solo dire una cosa: aprite gli occhi, non è mai troppo tardi. Adesso sono iniziati i campionati e so che è ancora più difficile, ma è proprio adesso che si fa la differenza nel resistere e nel non cadere più.