Buongiorno a tutti e grazie in anticipo se vorrete leggere questo post.
Approdo alla sezione del forum dedicata al lavoro spinto dal fatto che in questi giorni sta iniziando a ri-acuirsi un vissuto emotivo sgradevole in ambito lavorativo.
Vi do un po’ di contesto senza scendere nei dettagli tecnici per non tediarvi: di mestiere faccio il prof precario, quindi essenzialmente ogni anno al 30 giugno mi scade il contratto, per due mesi prendo l’indennità di disoccupazione e a fine agosto/inizio settembre vivo degli stati ansiosi terribili in attesa di sapere se e dove lavorerò.
Per farvi capire, quando ho ricevuto la convocazione per il mio secondo anno di servizio sono stato talmente male a livello di ansia da sbloccare finalmente la decisione di iniziare un percorso di psicoterapia, che oramai prosegue da circa tre anni.
Quello su cui vorrei confrontarmi è il senso di vivere dentro una sorta di spirale, non "solo" a livello professionale (ho fatto abbastanza pace col fatto che questa professione implica questi cicli), ma soprattutto a livello emotivo. Anni fa speravo che mi sarei rafforzato, che avrei imparato a reagire con un po' più di tempra al cambiamento (o meglio, alla paura del cambiamento).
Oggi sono venuto a sapere che il posto su cui sono quest'anno l'anno prossimo avrà un numero inferiore di ore...
Ora, di nuovo senza tediarvi con troppi tecnicismi, si tratta di un problema facilmente aggirabile: basterebbe che quest'estate, facendo la pratica per esprimere le preferenze sulle scuole dove vorrei essere chiamato io dessi la precedenza ad altre scuole sperando in contratti più corposi.
È qui che io vado in crisi, perché mi sembra di voler coniugare due principi che non possono stare insieme: da un lato autotutelarmi e preservarmi dall'ansia, dalla paura del cambiamento... e dall'altro l’idea che sarebbe "giusto" dare la precedenza ad un lavoro più remunerativo...
È un dilemma eterno, che ciclicamente mi annienta...