Messaggi di destat

    destat

    Non ho capito vi siete mollati da 1 mese ma vi vedete ancora? E per fare cosa se non sono indiscreta?

    Mmmm....io taglierei, le incompatibilità sono troppe da ciò che scrivi...ci mancava solo che ti facesse dare via il gatto ma dai....e poi cosa vuol dire che non riusciva a vivere a casa tua? Non riesco a capire che problema aveva.

    Questa cosa l'ho detta pure agli amici intimi perché mi mette in imbarazzo la situazione e avevo bisogno di essere 'giudicato'. Facciamo una serata a casa a guardarci un film o qualcosa del genere, ceniamo, ci coccoliamo. Dormo lì, la mattina facciamo colazione, forse pranziamo insieme forse no e poi via. Facciamo come facevamo, ma tipo meglio :S perché non c'è il clima freddo grigio di prima, viviamo una giornata alla volta in un clima caldo e soleggiato. Parliamo tanto ma evitiamo argomenti ehm pericolosi. Tipo la domanda: ma che stiamo a fare? Io lo so razionalmente che non siamo fatti per stare insieme ma allo stesso tempo non è facile tagliare completamente.


    Per quanto riguarda il gatto e la casa in pratica le sue paure sono: paura delle feci degli animali, quelle degli uccelli in particolare, per le malattie, paura di trasmettere malattie, di ferire altre persone, di provocare azioni che possano ferire altre persone. Quindi balconi, scuri, esterno in generale è tutto potenzialmente contaminato dagli uccelli e dagli animali. Finchè dobbiamo lavarci le mani ogni volta che si tocca qualcosa all'esterno mi sta anche bene (più alcune cose all'interno, tipo maniglie delle finestre, del forno, della lavastoviglie (quella del bagno ad esempio no ^^). Il problema è che il gatto fa i suoi bisogni e ha un sedere, quindi ovunque fosse era contaminato. Il compromesso che abbiamo tentato è stato lasciarlo entrare solo in una stanza, ma era troppo a disagio comunque. Sono paure irrazionali, io dove ho potuto l'ho sempre assecondata, anche per istinto di sopravvivenza visti gli episodi peggiori tipo quello della ciabatta... A volte è capitato che lasciando le ciabatte vicino al divano la mia finisse leggermente sopra la punta di una delle sue e la volte che succedeva, poche per fortuna, si chiudeva in bagno mezz'ora a piangere, se le cambiava e metteva le altre a lavare. In crisi totale...

    Prova a pensarci, lei ha voglia di essere presa e tu no, come fai? Anzi, ti dirò di più, lei è stata sincera a non volere assolvere il compitino che tu le hai richiesto, avresti preferito che lo facesse senza un minimo di trasporto? Se così è fai prima a rivolgerti a una Sex worker, son lì apposta.

    Ci penso, no, non ci sono statistiche :D .

    Lei è stata assolutamente sincera, l'ho abbracciata dispiaciuto, l'ho consolata. Anche perché lei ci aveva provato di sua spontanea volontà dopo che avevamo fatto quel discorso, non è che le ho detto 'femmina, fai il tuo dovere sennò ti meno'. Era un tentativo da parte sua di accontentarmi come le avevo chiesto qualche giorno prima, apprezzo molto che ci abbia provato e mi dispiace davvero sia andata così.

    Ecco, questo è uno dei miei problemi: io, proprio perché sono timido e introverso, non ho idea di come fare "trasparire" i miei interessi (e anch'io ne ho diversi) per poter risultare interessante agli occhi di una donna dato che penso ormai di aver capito che sulla prima impressione non posso contare.

    Ma intendi in descrizione o durante le prime conversazioni?

    In ogni caso esiste anche l' autoerotismo. Però se il suo atteggiamento ti fa sentire rifiutato, che ci sta, parlane apertamente con lei e vedi che ti dice. Sono sempre più dell'idea che il sesso sia la cosa più semplice, nel senso che risponde a un istinto, e più complessa che esista, nel senso che risponde a una serie di variabili spesso inconfessate e inconfessabili.

    Sempre rimasto in allenamento, bellissima la frase finale, questa me la giocherò in futuro :D

    Ma alla fine, nella terapia, è venuto a galla il perché dei suoi rifiuti? Cioè, lei si sentiva bloccata o non ti desiderava più, o per lei era tutto normale così?

    La psico arriva a fine anno scorso, lei già ci andava per il DOC, ricordo il giorno che me l'ha proposto: avevamo litigato, ero in piena frustrazione e accettai per provare anche quella perché l'unica alternativa che vedevo era lasciarsi.


    Dalla psico, ma già prima in realtà, abbiamo sviscerato mille altre differenze e incompatibilità in cui il sesso non c'entra. Senza dilu garmi, lei dalla psico diceva di non percepire in me il compagno che avrebbe voluto, e qui spiegare cosa intendesse non riuscirebbe neanche lei. Io. Credo, mettendo insieme i pezzi, che lei cercasse una guida, qualcuno con forti progetti di coppia che riuscisse a coinvolgerla, ed una famiglia e figli, ma non ha mai tirato fuori l'argomento, tranne in casi in cui sentisse questa mancanza, generalmente dopo confronti con altre coppie con figli. Io invece convinto del no, un po' per indole personale e per 'non mi sento pronto anche economicamente', e un po' perché non ho mai visto in lei la possibile madre dei miei figli. Lo so, è brutto da dire, ma c'erano degli aspetti di lei che non apprezzavo: es. dare scarsa importanza al lavoro, che invece per me è importante, soprattutto in vista di progetti decisamente costosi come un figlio. Scarsa capacità di adattamento, complice anche il DOC. Tante passioni ma anche tante idee confuse. Io mente molto razionale, lei mente molto emotiva, e non per ultimo ovviamente il sesso. Sono insoddisfatto oggi e temo che le cose andranno pure peggio domani, quindi voglio veramente pianificare qualcosa di così impegnativo (idealmente per me figlio = vita eterna assieme alla moglie/compagna, e devo essere sicuro)? Insomma, brutto dirlo ma se mi proiettavo in un futuro da genitori non vedevo la famiglia del Mulino Bianco con il ruscelletto, vedevo solo una gabbia in cui dover essere compagno, padre e sgobbare in una relazione già insoddisfacente su vari aspetti, ci aggiungi il carico da 90 di un figlio da crescere e una compagna esigente, più preoccupata a cercare la meta delle prossime vacanze che un lavoro stabile e mi viene da scappare.


    Sulla capacità di adattamento cito questo episodio: io vivo in una casa che ho comprato prima di conoscere lei, carina, con giardino. Dopo circa un anno che stavamo insieme abbiamo deciso, idea di lei, di convivere a casa mia. È durata circa due mesi prima che tornasse a casa sua, un appartamento in affitto a una ventina di minuti da casa mia. Il DOC la causa, nonostante colf e pulizie regolari. Viveva un costante disagio, paura di toccare qualsiasi cosa, tutto per lei era contaminato e il mio gatto le ha dato la mazzata finale, praticamente (nonostante lei avesse avuto una gatta la quale irrazionalmente non le aveva dato questo tipo di pensieri) la mia gatta era un untore delle peggiori malattie e batteri esistenti. Lei sapeva da sempre che avevo un gatto, non si aspettava che le sarebbe impazzito il DOC, sennò non si sarebbe trasferita da me...io non potevo darla via, neanche a lei sembrava giusto. È stato uno dei peggiori momenti della sua vita credo, ho ancora il ricordo di lei immobile per ore in un angolo del divano, spaventata dal toccare qualsiasi cosa. Particolare come in ogni caso la frustrazione sessuale sia venuta fuori un anno dopo, nonostante in quelle settimane non si fosse fatto praticamente nulla per questo suo disturbo, pensandoci per me è una conferma che il problema sia stato più il disequilibrio tra contatto fisico affettivo e contatto sessuale. In quelle settimane non c'era nessuno dei due, c'era solo il suo disagio da DOC. Dopo un paio di mesi era chiaro che non era fattibile vivere così e siamo ritornati a vederci sempre e solo a casa sua dove il DOC era decisamente più controllato. Nonostante non fosse colpa sua ma del DOC, questa cosa ha avuto comunque i suoi effetti e rientra per me nella scarsa capacità di adattamento (non per colpa sua ok). Ci ha messo di fronte all'impossibilità di trovare una soluzione abitativa, casa mia no, casa sua no (appartamento troppo piccolo), no altri affitti (pago già un mutuo e mi basta, grazie), no casa madre di lei (no grazie). Quindi, tranne il breve capitolo convivenza a casa mia, abbiamo convissuto di fatto (tranne che passavo a casa mia per il gatto e per caricare/scaricare l'auto per lavoro) a casa sua.


    Insomma la psicologa ha più che altro tirato fuori i punti dove non riuscivamo a venirci incontro, dove eravamo nettamente diversi. Noi ci siamo andati consapevoli che era per capirci meglio e andare avanti con un 'progetto comune', oppure capire che era meglio lasciarci. Alla fine abbiamo capito che era meglio lasciarci e che come compagni ci sentivamo insoddisfatti e sopraffatti dai pensieri negativi. Comunque ci vediamo ancora a volte anche se non ci sentiamo quasi mai, il tutto deciso il giorno della rottura un mese fa.


    Nonostante questo ci catapulti nella categoria 'coppie di ex, casi umani', posso dire che attualmente sto abbastanza bene, non sento più quella frustrazione tanto descritta, non ho alcuna aspettativa da questi incontri o da lei. Ci godiamo il momento, consapevoli che se ritornassimo assieme come compagni ricadremmo ancora e ancora nello stesso circolo vizioso. Io mi sento una persona migliore per lei senza vivere quello stato. Ci siamo detti di non dirci niente in caso di nuove frequentazioni, io mi sento libero a metà però vabbè.


    Ebbene sì. esiste anche questo genere di relazioni. Nel caso ve lo chiedeste, so che non si evince ma tra noi c'è un legame comunque forte, ci vogliamo bene nonostante tutto, nel senso che davvero vorremmo il bene dell'altro.


    Scusate per i messaggi infiniti, il mio è uno scrivere terapeutico.

    Ma alla fine perché lei ti rifiutava? Semplicemente aveva meno voglia?

    Inizialmente, come nell'aneddoto descritto, semplicemente come avete detto si era svegliata una mattina e non aveva voglia. Ricordo per contestualizzare che in quel momento si stava ancora bene come coppia e infatti i confronti verbali venuti dopo erano sicuramente sani, sereni e volti a capirci. Anche la 'richiesta di servizietti' è stata fatta in questo contesto, voglio solo sottolineare che entrambi in quel momento stavamo bene ed eravamo aperti al confronto su quell'aspetto.

    Il sesso (si nota anche da alcune risposte) è ancora percepito come tabu a livello verbale, è difficile parlarne apertamente, soprattutto quando ci sono in gioco equilibri delicati di coppia ed evidenti disparità emotive, ci vuole molto tatto e rispetto verso l'altra persona.

    Infatti non è stato facile per me parlarle di questo, l'ho fatto perché ne sentivo l'esigenza.

    Noto però in alcune tue frasi che è quasi come se il sesso inteso come appagamento di un bisogno fisiologico superi nettamente la centralità del partner in quanto persona e donna: del tipo, "fammi venire, così mi calmo".

    Può essere. Reputo importante il sesso come appagamento di un bisogno fisiologico e psicologico credo. Dentro di me considero incompleta una vita senza sesso, più che senza fidanzata, non potrei definirmi felice se mancasse completamente questa componente nella mia vita in generale. Ho perso la verginità tardi, per difficoltà ad approcciarmi alle donne e sentivo molto il confronto con gli altri che avevano più successo di me. Credo sia una cosa molto comune tra i maschi sentirsi in difetto se non si ha successo con le donne e magari le mie reazioni sono anche riflesso del periodo dall'adolescenza fino a dopo l'università. Sono stato felice da single con una vita sessuale attiva (e non quotidianamente, mi bastava tranquillamente una volta, due al mese), sono stato felice da fidanzato con una vita sessuale attiva, sono stato infelice da fidanzato con una vita sessuale blanda, sono stato infelice da single senza vita sessuale. Forse così mi sono chiarito pure io che la risposta è si.

    Unica nota, nelle mie prime sedute da solo con la psicologa (3 prima di farne altre 4-5 in coppia) io parlavo tanto di questo tema, come mi sentivo etc. Lei, sondando possibili 'alternative' mi fece ragionare sull'eventualità di aprire la coppia ad altre persone. Per me non era neanche da prendere in considerazione, mi faceva male solo il pensiero di andare con un'altra, mi venivano i brividi. Quindi magari in generale il bisogno fisiologico supera la centralità del partner, ma lei era per me centrale, era con lei che volevo sentirmi appagato. Boh, più che 'soddisfami così mi calmo' per me era 'manteniamo alta la frequenza, facciamolo, perché avere una vita sessuale attiva e appagante è mettere i fiorellini sulla nostra cornice di coppia'. Magari suona stupido ma in quel momento era un'idea 'romantica', di condivisione, come farsi il giro in bici la domenica.

    mi colpisce molto questa tua risposta perché vedo, correggimi se sbaglio, una tua forte proiezione su un fatto che in realtà potrebbe non contenere tutto quello che ci hai messo dentro tu. Semplicemente lei non aveva voglia di fare sesso quella mattina, questo vuole dire che non ti amava? che non riconosceva la bellezza di quel risveglio assieme a te? No!

    Assolutamente, me ne rendo conto.

    "Aveva deciso di rovinare il momento": rovinare perché non era perfettamente allineata ai tuoi desideri e aspettative? Mi sembra un tantino esagerato.

    Ho descritto le emozioni di quel momento, ciò che provavo, non le ho mai detto rovini il momento, rovini tutto o altro. Non era allineata ai miei desideri e aspettative, razionalmente hai ragione, se leggessi le stesse cose scritte da altri penserei che questo si deve dare una calmata bello mio. Se io ripenso a quel momento risento il piccolo Eren Jaeger dentro di me disposto a calpestare l'umanità intera piuttosto che arrendersi (citazione per pochi, credo :/).

    Credo che ciò confermi anche la dimostrazione di potere, più che altro anche successivamente ne ho fatto una questione di potere, 'subendo' il suo potere decisionale sulla cosa, nonostante razionalmente il suo non fosse un esercitare un potere, ma un agire secondo i suoi desideri del momento, la sua normalità.

    Anche per me farlo tutti i giorni sarebbe impossibile.

    Dovete capire che la donna ha una quantità di testosterone 13 volte inferiore a quella dell'uomo, ed è proprio questo l'ormone che regola il desiderio. Quindi è naturale che la donna senta molto meno la necessità di fare sesso rispetto all'uomo.

    Quindi per venire al tuo problema: avreste dovuto trovare un punto d'incontro: tu avresti dovuto rinunciare al sesso tutti i giorni per farlo al massimo 2-3 volte a settimana cosicché lei si sentisse meno pressata.

    Altra cosa importante: spesso un calo della libido può nascondere anche della patologie (sia mentali che non), così come può essere dovuta a terapie farmacologiche.

    Avete approfondito questi aspetti?

    Effettivamente ho dimenticato di dire che lei ha il DOC legato all'igiene, che però non credo abbia influito sul calo. 2-3 volte alla settimana sarebbe stato ottimo per me. Siamo passati da quel ritmo a 2-3 al mese a 1 al mese alla fine.

    Grazie, mi hai toccato.

    Sì, un circolo vizioso simile. L'aneddoto racconta l'ira prima della successiva frustrazione. In quel momento io mi sentivo innamorato e quel particolare rifiuto non riuscivo a spiegarmelo, era così stupido ai miei occhi, sarebbe piaciuto a lei, sarebbe piaciuto a me. Inspiegabile, sentivo solo che aveva deciso di rovinare il momento, per non so che motivo, di prendere una posizione, di fare una dimostrazione di potere. Deluso, dalla sua scelta così stupida in quel risveglio assieme così bello. Preoccupato e arrabbiato. Impotente.

    Che tristezza... ok non siete compatibili... ma questa non si può sentire.

    In che senso?

    Francamente non mi meraviglia che la relazione sia finita perché quando la differenza è troppa non si può trovare un equilibrio. Sforzarsi nel sesso è snaturarsi, è una sorta di violenza che non porta da nessuna parte.


    In altre cose si possono trovare alternative o compromessi, nel sesso non funziona.

    Sono d'accordo.

    Ciao, mi sembra normale che tu ti sentissi frustrato e insoddisfatto visto che lei non voleva più fare sesso con te.

    Se addirittura lei si è messa a piangere dopo...forse non le piacevi più come prima e si è forzata a rimanere con te ma non riusciva a forzarsi a fare sesso con te.

    Questo può valere per l'ultima fase della relazione, per entrambi.

    Penso che pretendere un rapporto sessuale ogni giorno o quasi sia tanto, o almeno per me lo sarebbe.

    Detto questo capisco che il rifiuto faccia male. O si riesce a elaborare o si va oltre, non ci sono molte vie.

    Penso anche io che al di là di tutto, anche se dovessi trovare una nuova compagna totalmente in sintonia, dovresti provare a elaborare il rifiuto un po' meglio, cioè arrivare a provare meno rabbia e frustrazione.

    Assolutamente, se e quando capiterà starò attento alle mie reazioni. Come detto non avevo mai provato queste sensazioni in relazioni precedenti. Sarei curioso anch'io di sapere se ciò è stato un problema solo mio (che può valere per ogni relazione che avrò) o di coppia (io e lei troppo diversi).

    Penso che le tue reazioni al rifiuto siano del tutto eccessive e che dovresti lavorare su quello invece che cercare la ragazza dalla "libido spumeggiante". Ok cercare una partner compatibile anche a letto, ma ci sono periodi nei quali la libido può calare e non si può farne una tragedia.

    Ciao La Marina, sì, questo è ciò che mi hanno detto amici e amiche quando ho chiesto consiglio a loro, perché stavo "fuori di testa" dopo l'episodio prevacanze. Più o meno l'opinione generale che ho rilevato è questa:

    maschi: "eh lo so, quante bestemmie ho tirato. Però bisogna accettarlo"

    donne: "non siamo macchine e bisogna accettarlo"

    A volte ho sentito casi al contrario, ma in genere era la conclusione della storia.

    Più spesso il mio caso.

    Il problema è proprio l'accettarlo, ho anche provato ma non ci sono riuscito, al massimo ho rinunciato. Pensare al rifiuto e all'accettazione imposta, come unica via, mi fa salire un senso di vendetta e rancore. Sia chiaro, mai alzato un dito contro nessuno. Come detto, alle prime avvisaglie del suo, ma soprattutto del mio comportamento, nel mio caso di reazione, ho provato davvero vari modi: 1 di farle capire come mi sentivo, sperando che "mi venisse incontro", 2 accettarlo una volta capito che non c'era un compromesso possibile. Non ho mai capito come andare avanti ed essere amorevole come prima.

    Ti assicuro che anche il discorso "almeno fammi il servizietto" è molto avvilente per una donna, che è una partner e non una geisha al tuo servizio.

    Come detto infatti lei si è messa a piangere, non era ovviamente mia intenzione. Mai considerata una geisha e lasciamo perdere chi fosse spesso la geisha di turno... sempre considerata partner, anche e soprattutto nei momenti dei confronti.

    Ciao a tutti, sono nuovo, ho girato un po' il forum e volevo fare i complimenti, non credevo esistessero ancora posti del genere nell'Internet. Andiamo al sodo.


    Ho da poco concluso una relazione di 3 anni, io, maschio di 35 anni, lei coetanea.


    Le ragioni per chiudere sono state varie, negli ultimi mesi abbiamo fatto anche un percorso con una psicologa per cercare di capirci, ma niente, siamo arrivati alla conclusione che le nostre incompatibilità non ci permettevano più di vivere una relazione serena. Tralascio le motivazioni di lei, vorrei focalizzare il topic su quello che per me è stata la parte 'peggiore', ovvero il sesso, che ha in qualche modo reso difficile per me continuare la relazione.


    Presupposti: a me piace il sesso, sono un uomo fisico, cerco spesso il contatto fisico affettivo e mi sento attivo sessualmente. Anche il fai da te non è mai mancato. Lei non è frigida, abbastanza aperta all'argomento. Anche lei è molto fisica e bisognosa di coccole, attenzioni, ecc. non sessuali.


    La nostra relazione è partita con una sessualità normale direi, coccole che diventano un rapporto sessuale, abbastanza spesso, ogni giorno o quasi e per un bel po' di tempo non ho avuto problemi su questo fronte.


    Ah, per contestualizzare, lei è stata la mia prima relazione tale da potersi definire compagna, in termini di coinvolgimento di tempo e dei parenti, esperienze assieme, ecc., mentre prima avevo sempre avuto storie in cui vedersi una volta a settimana o meno e non posso prenderle ad esempio. Il sesso e la frequenza non erano mai stati un problema.


    Quindi, la relazione parte bene, ci si vede molto spesso fin dall'inizio, si cena assieme, ci si rilassa assieme, si dorme assieme, si passa il weekend assieme.


    Tutto soddisfacente finché lei non ha iniziato a sentire un calo della libido.


    Sempre per contestualizzare, non c'erano altri problemi evidenti al momento dell'inizio di questa fase, altri problemi, come la mancanza di una progettualità condivisa, sono emersi mesi dopo.


    In quel momento stavamo bene, ma lei ha iniziato a rifiutarmi, a volte verbalmente, a volte no. Le primissime volte cercavo di razionalizzare e non farglielo pesare, cercavo di essere un compagno presente e di farla sentire amata e protetta nonostante non le andasse di farlo, o quantomeno non le andasse quanto a me.


    Le cose hanno però iniziato a mettersi male emotivamente.


    Io, che era la prima volta che mi trovavo in questa situazione, non sapevo come reagire. Mi faceva male il rifiuto, mi faceva provare rabbia, rancore, pensieri negativi sulla mia compagna che duravano giorni. Ricordo benissimo un episodio di quasi un anno fa. Era la mattina del giorno prima di partire per le vacanze al mare, nessun litigio o situazione di tensione, eravamo tranquilli e contenti della pausa dal lavoro, delle imminenti vacanze. La mattina ci svegliamo, io che le faccio delle coccole a letto come sempre, provo eccitazione e cerco l'approccio. Lei che non risponde positivamente a questo approccio, io che le faccio ancora un po' di coccole, nuovo approccio e sta volta un secco 'non mi va'. Non c'ho più visto, mi alzo tremante di rabbia, credo non mi capitasse da decenni di sentirmi così arrabbiato da tremare. Lei che se ne accorge e mi dice ridendo, cercando a modo suo di sbollentare la tensione 'mi pare che te la stai prendendo un po' troppo per un rifiuto, solo perché sono un paio di giorni che non lo facciamo'. Io che ero in quello stato mi sono messo a gridarle contro che mi stava prendendo per il c∙∙o e non c'era niente da ridere e me ne sono andato di casa incazzatissimo.


    Cito questo episodio perché per me è da lì che è iniziata ad andare male.


    Una volta superata l'incazzatura, ricordo che ebbi paura di fare danni e perderla, le chiesi scusa per non partire astiosi per le vacanze. Partiamo e io ero intenzionato ad affrontare questo argomento, poiché gli effetti di questi rifiuti li sentivo per giorni e non riuscivo a superarli semplicemente ingoiando il rospo. Erano i primi segnali, fino ad allora subivo e cercavo di stare buono, ma sentivo al contempo che questa cosa andava affrontata.


    Quindi ci confrontiamo verbalmente, le esprimo con la massima sincerità come mi fa sentire essere rifiutato, non percepire il suo desiderio, la sua attrazione. Cerco di farle capire come questi rifiuti di natura sessuale mi allontanano affettivamente da lei, come trovi innaturale in una condizione di frustrato castrato, dedicarle attenzioni e coccole, trattarla al meglio, e di come invece senta rancore nei suoi confronti per giorni, di come poi le sue richieste di coccole e attenzione mi risultino difficili, uno sforzo, in questo clima.


    Lei mi risponde che per lei è normale un calo, che in precedenti relazioni e convivenze la sua libido fosse molto peggio che con me (mesi senza fare sesso), che nella coppia ci sono questi momenti, che bisogna accettarlo ecc. Mi svela che quando facciamo l'amore lei deve in qualche modo forzarsi per eccitarsi nella fase iniziale. Io capisco le sue ragioni, ma non posso lasciare andare così, l'accettazione da parte mia non mi sembra una vera soluzione, non c'è niente da fare, una parte di me vuole lottare, non si vuole arrendere, non può.


    Cerco quindi il compromesso, spiegando ancora meglio le mie ragioni e gli effetti di questi rifiuti, cerco un punto d'incontro che si riassume in 'ma anche se non hai voglia, non puoi ogni tanto dedicarti a me con un orale o la masturbazione?' sembra, a parole, che arriviamo ad un punto di compromesso, ci sentiamo entrambi meglio per il confronto sincero.


    Pochi giorni dopo lei ci prova a forzarsi, a farmi un servizio se così vogliamo dire. Finisce a piangere dopo 5 minuti dicendo 'non riesco a fare qualcosa solo per farti felice'. Io dispiaciuto la consolo, mi spiace veramente per lei, non era mia intenzione farle vivere questo disagio. Dentro di me però inizio a cedere, a non vedere più una soluzione a questo problema.


    Nei mesi successivi la situazione peggiora, lei continua a mantenere alto il bisogno di affetto, di carezze, di coccole mentre la libido sciama. Io faccio altri tentativi goffi di risolvere il problema, cerco di forzare di più gli approcci (metti mai che non sia abbastanza chiaro che sono eccitato), poi elimino del tutto gli approcci (vediamo se ti fai viva tu prima o poi), a volte cerco il confronto ma non se ne cava niente di nuovo. Detesto questa condizione, detesto che il sesso sia delegato completamente al suo desiderio. Detesto questo sbilanciamento tra il contatto affettivo e il sesso. Nel mentre peggioro come compagno, provo sempre più fastidio e rancore verso di lei, evito sempre più il contatto fisico per non eccitarmi e per non coccolarla e farle piacere, evito di darle attenzioni. Anche a letto mi giro dall'altra parte, non voglio contatti fisici. Cerco di passare sempre meno tempo con lei, mai tradita, a volte ci ho pensato, in una occasione ho tipo lasciato capire che stavo pensando di tradirla a causa della mia frustrazione sessuale, accendendo una litigata. In pratica vivo insoddisfatto e frustrato e ogni tanto le sputo un po' di veleno addosso. Progressivamente questa frustrazione si è mangiata tutto il bello che c'era tra noi, arrivando al punto di parlarci poco, infastidirci per un nonnulla e a provare un costante fastidio e rancore verso l'altro. Andiamo da una psicologa e dopo qualche mese ci lasciamo per mancanza di prospettive e progetti comuni.


    A questo punto, ma da noi che vuoi?


    Vorrei cercare di chiarirmi le cose per il futuro. Da questa storia io ne ho tratto queste conclusioni: il sesso in coppia per me è importante, più di quello che credevo (soprattutto per come la frustrazione sessuale incida molto sul mio comportamento affettivo). Il sesso non è un argomento che si presta molto ai compromessi (vince la scarsa libido perché non è possibile forzarsi di provare desiderio, il partner deve adeguarsi). Mi spaventa quindi una futura relazione, sento che è un argomento che dovrò chiarire, un po' come si chiarisce l'intenzione o meno di fare famiglia, ecc. Riassumendo, non voglio rivivere settimane di frustrazione, vorrei che il sesso fosse una componente quotidiana ricercata da entrambi.


    Quindi vi chiedo, avete mai vissuto situazioni simili? Cosa avete fatto? Siete riusciti ad arrivare a qualcosa? Che ne pensate? Credete che in me ci sia qualcosa di sbagliato? Ho una visione utopistica della coppia e del sesso in essa? O semplicemente credete non abbia trovato la persona giusta? Come credete andrebbe affrontato questo discorso agli albori di una nuova relazione?


    Grazie a chi risponderà, spero sia un buon spunto, credo che in molti/e abbiamo avuto problemi di questo tipo.