Grazie per il complimento 
Comunque grazie mille ad entrambi.
Rispondo al volo alle domande:
- diagnosi uff ni (non mi dilungo)
- familiare
- parlavo di essere caregiver perché se ci hai a che fare nel quotidiano, meglio sapere come comportarsi al meglio. Sbaglio?
Capisco da dove nasce il tuo ragionamento soprattutto considerando la natura familiare, ma dal mio punto di vista cambia la prospettiva.
Il caregiver generalmente è un ruolo che per la sua natura intrinseca di disparità rispetto al caretaker può comportare ulteriore risentimento e aggressività da parte del border nel momento in cui viene attuato il meccanismo di svalutazione.
Il modo migliore per aiutare il borderline è capire come funziona in modo da poter reagire correttamente ai suoi attacchi e alle sue distorsioni (ben più pericolose dei primi secondo il mio punto di vista soprattutto se si sceglie la via dell'empatia) e fornire delle esperienze correttive. Questo aspetto è il più difficile anche per i terapeuti stessi, molti infatti, non riescono a lavorare con soggetti che presentano questo disturbo, gli incompetenti scaricano sul paziente la colpa della sua intrattabilità dimenticando che invece il border è il più traumatizzato dei traumatizzati.
Mi permetto di consigliarti comunque un supporto psicologico perché gli effetti della rabbia del borderline, proprio in virtù della loro natura e conoscenza traumatica, sono devastanti e devono essere ridimensionati in un contesto che sia in primis sicuro, che sappia metterli in luce e ti permetta di uscirne con le ossa non troppo rotte.
In linea generale l'elemento imprescindibile di questo disturbo è quello di scissione: nel momento in cui il caregiver è affettuoso, è percepito come completamente buono, nel momento il caregiver è distante è percepito come completamente cattivo.
Ne consegue quindi un'ambivalenza di amore/odio in successione a seconda di quella che è la percezione del border in quel preciso istante. Il border non riesce a comprendere il concetto che la persona può avere e manifestare sia emozioni negative che positive, quindi al minimo accenno di abbandono, che è la paura più grande, incomincia letteralmente a cadere a pezzi.
Chiaramente ci sono altri aspetti a corredo, ma vista la diagnosi "ni" se già da quello che ho scritto fino ad adesso il tuo parente sembra non rientrare nella categoria trovo difficile che sia effettivamente border.
Solo i casi "non gravi", quelli che spesso vengono diagnosticati come border perché non hanno una chiara collocazione nel quadro dei disturbi, ma non sarebbero realmente border.
Che io sappia una persona veramente borderline è quasi totalmente incapace di governare le emozioni, quindi di mantenere relazioni stabili, di lavorare, etc. Non può essere autosufficiente.
No, non mi risulta. Come descritto poco sopra il border ha dei meccanismi unici, inconfondibili equivalenti alla mania del bipolare.
Possono essere mal diagnosticati? Certamente, l'incompetenza esiste in tutti i campi, ma è allo stesso livello di confondere la mania.
Dipende poi anche come viene effettuata la diagnosi: un disturbo di personalità, qualunque esso sia, prevede che vi siano sessioni tra terapeuta e paziente che durino diverse settimane; un disturbo come quello depressivo unipolare può essere invece diagnosticato già in una singola seduta.
Da come parli mi sembra che tu non abbia mai avuto una reale esperienza con un borderline.
Le problematiche del borderline sono nella sfera affettiva e relazionale. Possono esserci i casi in cui vengono impattate altre aree? Sicuramente, ma qui in linea generale ci sono cause diverse come ad esempio (il ricorrente sintomo di chi soffre di bdp) l'abuso incontrollato di sostanze.
Faccio un esempio pratico indiretto di borderline grave con diagnosi ufficiale, ovvero la migliore amica di una mia ex collega.
La donna in questione ha 35-40 anni, un lavoro stabile da diversi anni e 6 nella stessa azienda, quindi lavorativamente parlando è una persona stabile. Vive sola e si occupa autonomamente della sue faccende quotidiane, quindi anche qui è come una persona priva di disturbo.
Nel suo caso due sono le aree compromesse:
- la salute, perché data la sua ipocondria nata a seguito del cancro della sorella (minore se non erro) va in panico per qualsiasi controllo/sintomo e quindi in questo senso per esempio durante gli screening si può dire che ha bisogno di un forte supporto;
- le relazioni, perché ogni volta che avverte il senso di abbandono il minimo è l'odio manifesto e verbalmente abusivo nei confronti della persona per cui prova un legame affettivo da cui si è sentita abbandonata, il caso peggiore è la crisi suicidaria che avviene diverse volte durante l'anno. Come tutti i border, più la persona è vicina, più è grave la reazione conseguente al rifiuto percepito.
Questa persona è in cura costante da una psicoterapeuta da almeno 3 anni, nonché ha avuto altri specialisti in passato, visto che nel suo caso la diagnosi è arrivata abbastanza presto.
Posso solo immaginare in che stato starebbe se non avesse ricevuto il supporto che ha ottenuto.