Messaggi di mai

    Si concordo, a mio avviso può diventare anche una vera e propria dipendenza, perché ritengo probabile che dia una qualche soddisfazione, che si ha bisogno di rinnovare continuamente

    Possibile quello che dici e la ricompensa c'è senza dubbio anche per chi non si esprime necessariamente in quel modo in maniera costante, ma per alcune persone è l'unico modo in cui sono capaci di comunicare e non c'è altra strada percorribile. Spesso ci sono schemi sotto che fanno talmente parte della personalità di chi attua quel tipo di comportamento che anche se se ne percepisce inconsciamente la disfunzionalità appaiono all'esterno come "normali".


    Poi tutto dipende da come reagiamo davanti all'insegnate di turno: come il comportamento di quest'ultimo dice tanto di lui, altrettanto lo fa la nostra reazione, specialmente in un ambiente "in real time".

    Lui ammette che la motivazione è da ricercare nella tipica crisi di mezza età, in cerca di conferme di piacere ancora. Stiamo anche facendo terapia di coppia, ma è durissima.

    Ciao, innanzitutto mi dispiace per la tua storia, sono abbastanza fortunata da non vivere un tradimento in maniera diretta, ma ci sono finita in mezzo (non come amante, ci tengo a specificarlo).

    Io credo molto poco a questa spiegazione, sarei curiosa di sapere cosa dice il/la terapeuta in proposito.

    Tutto accade per un motivo e questa mi dà l'impressione di una scusa superficiale per coprire qual è il reale problema, ammesso che tuo marito ne sia consapevole.

    Ti mando i miei migliori auguri nella terapia, forza e coraggio.

    I borderline salvo patologie compresenti e casi, generalmente rari e temporanei di psicosi, sono autonomi in tutte le aree.

    Se così non fosse non verrebbe inserito nella dimensione dei disturbi di personalità in quanto troppo invalidante.


    Questo purtroppo non toglie che chi ne è affetto vive male, malissimo perché la sfera danneggiata è quella affettiva/relazionale e non è in grado di soddisfare i propri bisogni psicologici, ma non necessita di un caregiver.

    Proprio per questo le mie prime domande all'opener erano di chiarire la natura di ruoli e rapporto.

    Se ho ben compreso la sua risposta infatti non avrà il ruolo di caregiver ma essendo un familiare è costretto dalle circostanze ad interagire con il border e sta cercando di informarsi per capire meglio come relazionarsi.

    Molte diagnosi di borderline sono autosufficienti proprio perché non corrispondono realmente ad un soggetto borderline.

    Casomai il contrario, sono i bdp veri che vengono erroneamente diagnosticati come bipolari.

    Mi rendo conto che lasciare il gruppo sarebbe la soluzione al problema, ma non mi sento abbastanza forte da farlo dandomi poi da fare per ricostruire una rete di nuovi rapporti.

    La parte quotata in grassetto è dove io concentrerei la mia attenzione mettendomi nei tuoi panni, a prescindere dalla scelta di lasciare il gruppo o meno :)

    P.S. mai bell'avatar.

    Grazie per il complimento :)

    Comunque grazie mille ad entrambi.

    Rispondo al volo alle domande:

    - diagnosi uff ni (non mi dilungo)

    - familiare

    - parlavo di essere caregiver perché se ci hai a che fare nel quotidiano, meglio sapere come comportarsi al meglio. Sbaglio?

    Capisco da dove nasce il tuo ragionamento soprattutto considerando la natura familiare, ma dal mio punto di vista cambia la prospettiva.

    Il caregiver generalmente è un ruolo che per la sua natura intrinseca di disparità rispetto al caretaker può comportare ulteriore risentimento e aggressività da parte del border nel momento in cui viene attuato il meccanismo di svalutazione.


    Il modo migliore per aiutare il borderline è capire come funziona in modo da poter reagire correttamente ai suoi attacchi e alle sue distorsioni (ben più pericolose dei primi secondo il mio punto di vista soprattutto se si sceglie la via dell'empatia) e fornire delle esperienze correttive. Questo aspetto è il più difficile anche per i terapeuti stessi, molti infatti, non riescono a lavorare con soggetti che presentano questo disturbo, gli incompetenti scaricano sul paziente la colpa della sua intrattabilità dimenticando che invece il border è il più traumatizzato dei traumatizzati.

    Mi permetto di consigliarti comunque un supporto psicologico perché gli effetti della rabbia del borderline, proprio in virtù della loro natura e conoscenza traumatica, sono devastanti e devono essere ridimensionati in un contesto che sia in primis sicuro, che sappia metterli in luce e ti permetta di uscirne con le ossa non troppo rotte.


    In linea generale l'elemento imprescindibile di questo disturbo è quello di scissione: nel momento in cui il caregiver è affettuoso, è percepito come completamente buono, nel momento il caregiver è distante è percepito come completamente cattivo.

    Ne consegue quindi un'ambivalenza di amore/odio in successione a seconda di quella che è la percezione del border in quel preciso istante. Il border non riesce a comprendere il concetto che la persona può avere e manifestare sia emozioni negative che positive, quindi al minimo accenno di abbandono, che è la paura più grande, incomincia letteralmente a cadere a pezzi.


    Chiaramente ci sono altri aspetti a corredo, ma vista la diagnosi "ni" se già da quello che ho scritto fino ad adesso il tuo parente sembra non rientrare nella categoria trovo difficile che sia effettivamente border.

    Solo i casi "non gravi", quelli che spesso vengono diagnosticati come border perché non hanno una chiara collocazione nel quadro dei disturbi, ma non sarebbero realmente border.


    Che io sappia una persona veramente borderline è quasi totalmente incapace di governare le emozioni, quindi di mantenere relazioni stabili, di lavorare, etc. Non può essere autosufficiente.

    No, non mi risulta. Come descritto poco sopra il border ha dei meccanismi unici, inconfondibili equivalenti alla mania del bipolare.

    Possono essere mal diagnosticati? Certamente, l'incompetenza esiste in tutti i campi, ma è allo stesso livello di confondere la mania.

    Dipende poi anche come viene effettuata la diagnosi: un disturbo di personalità, qualunque esso sia, prevede che vi siano sessioni tra terapeuta e paziente che durino diverse settimane; un disturbo come quello depressivo unipolare può essere invece diagnosticato già in una singola seduta.


    Da come parli mi sembra che tu non abbia mai avuto una reale esperienza con un borderline.

    Le problematiche del borderline sono nella sfera affettiva e relazionale. Possono esserci i casi in cui vengono impattate altre aree? Sicuramente, ma qui in linea generale ci sono cause diverse come ad esempio (il ricorrente sintomo di chi soffre di bdp) l'abuso incontrollato di sostanze.


    Faccio un esempio pratico indiretto di borderline grave con diagnosi ufficiale, ovvero la migliore amica di una mia ex collega.

    La donna in questione ha 35-40 anni, un lavoro stabile da diversi anni e 6 nella stessa azienda, quindi lavorativamente parlando è una persona stabile. Vive sola e si occupa autonomamente della sue faccende quotidiane, quindi anche qui è come una persona priva di disturbo.

    Nel suo caso due sono le aree compromesse:

    • la salute, perché data la sua ipocondria nata a seguito del cancro della sorella (minore se non erro) va in panico per qualsiasi controllo/sintomo e quindi in questo senso per esempio durante gli screening si può dire che ha bisogno di un forte supporto;
    • le relazioni, perché ogni volta che avverte il senso di abbandono il minimo è l'odio manifesto e verbalmente abusivo nei confronti della persona per cui prova un legame affettivo da cui si è sentita abbandonata, il caso peggiore è la crisi suicidaria che avviene diverse volte durante l'anno. Come tutti i border, più la persona è vicina, più è grave la reazione conseguente al rifiuto percepito.

    Questa persona è in cura costante da una psicoterapeuta da almeno 3 anni, nonché ha avuto altri specialisti in passato, visto che nel suo caso la diagnosi è arrivata abbastanza presto.

    Posso solo immaginare in che stato starebbe se non avesse ricevuto il supporto che ha ottenuto.

    Ciao, innanzitutto mi dispiace per la tua situazione, il ghosting è una delle pratiche più comuni e disfunzionali che ci sia, soprattutto da quando il mondo online ha iniziato ad essere una parte fondamentale della nostra vita quotidiana.

    La domanda che io mi porrei al tuo posto è perché ho il dubbio di restare in una situazione che mi causa sofferenza?

    Lasciare il gruppo e cercare nuove persone senza pensarci due volte può essere sicuramente una soluzione, ma dal mio personale punto di vista porterebbe ad evitare un'occasione di riflessione e a sprecare una rara opportunità di crescita personale.

    Ciao, io ho avuto esperienza diretta di alcuni anni con una persona dai tratti borderline. Dall'idea che mi sono fatta il suo era un caso di dpb moderato, ma non essendoci stata la diagnosi di uno specialista la mia rimane sono una mera ipotesi.

    Posso condividere la mia conoscenza se può esserti d'aiuto ma avrei innanzitutto bisogno d'inquadrare il contesto.


    In primo luogo la persona definita borderline ha ricevuto una diagnosi ufficiale?

    In secondo luogo qual è il tipo di relazione che c'è tra voi attualmente? E' utile capire sia la natura (sentimentale, familiare, amica ecc) che il ruolo attuale prima di raggiungere quello di caregiver.

    Visto che non si tratta di una persona anziana qual è la sua necessità di un caregiver?


    Per la mia esperienza diretta ed indiretta i dbp sono completamente autonomi e generalmente non hanno bisogno di medicazione costante, ma al massimo al bisogno. Può essere diversa la situazione in caso di deliri psicotici, ma nel border sono rari in una situazione normale e in mancanza di altri disturbi compresenti.

    Ciao, personalmente secondo me è un discorso di empatia.

    In particolar modo nel mondo virtuale non si ha la persona faccia a faccia e quindi esprimere la mia opinione in modo forte è più semplice e porta meno conseguenze negative.

    Questo è visibile anche in contesti che tendenzialmente, favorendo una lettura grossolanamente generalizzata, sono naturalmente più freddi come quello lavorativo.

    Noto che risulta più facile giudicare il/la collega/cliente che si ha in antipatia (soprattutto se la cosa è condivisa), piuttosto che il fratello/sorella sempre ritenuto antipatico/a.