Messaggi di cardos

    Vale nella coppia, ma vale anche in altro tipo di relazioni.
    Quando c'è proprio uno sbilanciamento in termini di cultura ( che non vuol dire solo titolo di studio ) , di ambienti, il che a sua volta si riflette sui modi, sull'educazione, sulle passioni e sui gusti etc può la reciproca simpatia vincere queste differenze? Non ci può essere una certa soggezione verso chi riteniamo più "perfettino" di noi? Oppure, ribaltando i ruoli, uno svalutarci con modi e ambienti più "grezzi"?

    Mah, l'importante per me è non porsi in un rapporto di dominanza/sudditanza, se no si crea un rapporto "malato".
    Se le differenze sono di cultura, inteso in senso lato, e di esperienze di vita allora vedila come una grande opportunità per metterti alla prova su terreni nuovi, per scoprire nuove possibilità, per osare qualcosa di più.
    Se magari tu sei una persona caotica e lei una tranquillona, avrai la possibilità di sperimentare la stabilità. Se tu sei sedentario e lei viaggiatrice, potrai visitare il mondo... e così via.

    Mi inserisco nella discussione.
    Un sito di incontri può essere un modo come un altro per fare nuove conoscenze a patto che poi il rapporto si trasferisca "sul piano reale" il prima possibile.
    Anche lì si incontra chi vuole un rapporto serio come chi cerca solo una sc∙∙∙ta, chi si pone in maniera onesta da subito e chi invece millanta ciò che non è... chiaramente c'è più rischio perché è facile nascondersi dietro false identità ma con un po' di accortezza queste persone le smascheri subito.
    Io sono uscito con diverse ragazze conosciute online e ho scelto da subito di essere totalmente sincero: con alcune c'è stato un seguito più o meno lungo, con altre sono rimasto amico, in altri casi avevamo prospettive diverse ecc.
    La mia attuale compagna l'ho conosciuta così, anche se viveva a pochi km da me. Dopo un primo incontro abbiamo seguito la trafila classica: abbiamo conosciuto le rispettive famiglie, i circoli di amici ecc.; ora conviviamo da due anni, abbiamo un bellissimo bambino (non siamo più giovincelli e quindi non potevamo aspettare troppo), stiamo sistemando casa e abbiamo cento progetti in testa, come una coppia qualsiasi.
    Insomma, io non demonizzo il mezzo telematico: come tutti gli strumenti bisogna usarlo "cum grano salis"...

    Scusa la brutalità... non vorrei calcare la mano ma davvero quella lettera sembra scritta non da un uomo di 33 anni, bensì da un ragazzino di 15.
    Parlo per esperienza perché anch'io, quando avevo la tua età (ma anche dopo) ero assolutamente impacciato in questo genere di cose, ma coltivando un po' di più te stesso esci da questo stramaledetto circolo vizioso.

    Secondo me, poi, non è vero che non le piaci: semplicemente con una lettera del genere nemmeno ti prende in considerazione; cosa penseresti se ne ricevessi tu una simile?
    Se davvero questa persona ti incuriosisce fatti 'sti benedetti 15 km e vai a conoscerla di persona: 15 chilometri sono dietro l'angolo di casa. Supera la timidezza e presentati come "quello della lettera" scusandoti per l'approccio ingenuo. Poi le cose seguiranno naturalmente, se è destino... ;)

    Io :)
    Prima timida relazione intorno ai 32 anni, poi alcune ragazze alternate a lunghi periodi di celibato e astinenza.
    Ovviamente non vivevo bene la situazione.
    Infine, un anno fa (a 38 anni), la mia vita ha conosciuto un drastico cambiamento: ho conosciuto la mia attuale compagna, con la quale convivo e dalla quale aspetto un bambino.
    Questo per dirti che non si sa mai cosa ci aspetta dietro l'angolo!

    Da sei mesi circa frequento una donna con cui c'è stato fin da subito un grande coinvolgimento fisico ed emotivo, tant'è che praticamente "conviviamo".
    Premetto che lei ha quarant'anni e io un paio di meno; è italiana ma ha vissuto quasi tutta la sua vita all'estero (muovendosi tra diversi paesi), condividendo vita e spazi con altre persone, anche in condizioni di fortuna; io invece non mi sono mai mosso di qui e, salvo brevi periodi, non ho mai convissuto.
    Queste precisazioni sono doverose per farvi capire come siamo diversi per cultura, formazione ed esperienza: lei è vulcanica, entusiasta, caotica, coinvolgente, mentre io sono riservato, individualista e riflessivo; siamo agli antipodi ma in questo abbiamo trovato un grande equilibrio di coppia: ognuno compensa l'altro e porta nuovi punti di vista anche se, com'è comprensibile, ci troviamo a confliggere.

    Lei è rientrata in Italia da un paio d'anni per assistere i genitori anziani e non autosufficienti, e la situazione le pesa, anche perché dopo anni vissuti all'estero mal sopporta questo ambiente e la mentalità di provincia; dice che dopo avermi conosciuto ha cominciato a star bene e ad essere felice.
    Lei è generosa e disponibile nei confronti degli altri (quando può aiutare qualcuno lo fa spontaneamente) ma richiede altrettanto impegno a chi le sta vicino. Questo non succede solo con me, ma anche con amici e parenti che ho avuto modo di conoscere. In parole povere, senza accorgermi mi sono trovato coinvolto nella sua vita, tra genitori da accudire, faccende domestiche, lavoro.
    Questo mi ha fatto crescere molto ma dall'altra parte mi toglie spazio per me stesso: non ho più una vita personale e mi sono ritrovato a rinunciare a molte delle mie abitudini; devo continuamente lottare per ritargliarmi uno spazio per vedere un amico, per passare una sera da solo a leggere un libro o semplicemente fare una lavatrice! Anche il mio lavoro ne risente perché ovviamente sono sempre stressato.

    Per lei ogni attività dovrebbe essere condivisa, mentre io credo che ognuno dovrebbe mantenere certi margini di libertà.
    Non nascondo che questa situazione mi sta facendo esasperare perché nonostante abbia più volte provato a ragionare, lei ha dei principi molto forti e non riesce a comprendere il mio punto di vista. Spesso finiamo per litigare e lei mi accusa di avere una mentalità chiusa e di volerla escludere. Volano parole grosse e si dice pronta a rompere perché una relazione così non le andrebbe.
    Tutto questo si alterna a giornate in cui stiamo molto bene assieme e facciamo progetti, anche importanti, per il futuro...

    Insomma, io temo che si sia sviluppata una sorta di sua dipendenza nei miei confronti che le rende impossibile la separazione fisica anche temporanea; dice di amarmi ma questo non è amore: è possesso!

    Dopo l'ultima litigata (per motivi banali: mi ha cercato ma non ho risposto perchè non sentivo il telefono... "e perché non rispondi? E dove'eri? Sempre così con te" ecc. ecc.), nella quale sono volate parole grosse soprattutto da parte mia, le ho chiesto qualche giorno di pausa, non tanto per me ma per lei: deve provare a capire se io sono un compagno o una valvola di sfogo di cui non riesce a fare a meno.
    Dal canto mio, sto riflettendo per capire se c'è la possibilità di stabilire un equilibrio o se il rapporto è destinato a pendere sempre in suo favore. Con lei sto bene ma ovviamente non in questi termini.
    Cosa ne pensate?

    L'amaxofobia è, in poche parole, la paura di guidare.
    Io guido da quando ho preso la patente (circa vent'anni fa): guido quotidianamente, sono disinvolto ma prudente, ho fatto anche viaggi lunghi e all'estero... senza mai fare incidenti o prendere multe... Ma sempre con un mezzo mio.
    L'ansia sorge quando devo guidare l'auto di qualcun altro: un mezzo a cui non sono abituato, di cui non conosco le dimensioni, la maneggevolezza, i tempi di frenata ecc. Mi sento impacciato, ho paura di causare incidenti ecc. ecc.
    Poi quando prendo confidenza la "paura" passa, ma in ogni caso cerco di evitare la situazione o limitarmi a tragitti brevi.
    Ora so che fra qualche dovrò fare un viaggio da Perugia a Padova con un'auto di un'amica (una monovolume ben diversa dalla mia berlina) e l'idea mi provoca ansia già da ora. Purtroppo è una situazione di emergenza e non posso rinunciare... e d'altra parte vorrei affrontare il mio "demone" una volta per tutte, perché mi sento ridicolo.
    Come la vedete? Come affrontereste la situazione?

    hai pienamente ragione ,,,. l'unica cosa che mi chiedo è se noi più sicuri e maturi possiamo aiutare, magari per amore, queste persone a crescere,.., il problema è che non ci spero più' ,..,

    Non credo che noi siamo più sicuri: chiunque se la "farebbe sotto" di fronte alla possibilità di una relazione seria, perché si tratta di un cambiamento di vita.
    Il nocciolo della questione è accettare di mettersi in discussione e confrontarsi.
    Ad esempio io ho avuto una relazione con una donna di 34 anni: dopo una partenza in grande stile, in cui sembrava tutto rosa e fiori, a fasi alterne lei comincia ad allontanarsi rinnegando tutto, oppure riavvicinarsi apparentemente carica di buone intenzioni.
    In certi momenti negava tutto, anche l'oggettività, e arrivava a coprirmi di insulti pur di non assumersi le responsabilità delle proprie scelte. All'inizio mi ponevo dei dubbi su di me, ma alla fine ho capito che il problema era lei.
    Questo il caso più eclatante ma, per quanto possa valere la mia esperienza, ho visto che chi si comporta in questo modo spesso non ha affrontato un percorso di maturazione (es. non avere ancora un lavoro, vivere coi genitori, conservare abitudini adolescenziali ecc.) e quindi si pone meno scrupoli nel far perdere tempo ed energie agli altri.

    Mah... anch'io nell'ultimo anno ho vissuto un paio di relazioni di pochi mesi che sembravano essere partite con il piede giusto: coinvolgimento, grande affiatamento, dichiarazioni importanti ("ti amo e vedo in te il compagno della mia vita") ecc. ecc.
    Solo che poi, in entrambi i casi, la donna si è allontanata un po' alla volta senza motivo apparente e soprattutto con spiegazioni pretestuose. Specifico che si parla di persone mature, ben oltre i 30 anni.
    In questi casi credo sia inutile cercare una causa specifica, come un possibile pretendente: vedo piuttosto un ripensamento dell'altra persona, forse non più convinta o forse spaventata dall'impegno di una relazione seria. Il problema, semmai, è che spesso si tende a fuggire piuttosto che assumersi le proprie responsabilità e parlarsi in faccia.
    In ogni caso quando manca il dialogo, secondo me, viene necessariamente a mancare la fiducia: faccio mio il consiglio di dani61 e ti dico di voltare pagina senza pensarci troppo :)

    Io ho dieci anni più di te ma mi sono spesso posto questa domanda.
    Anch'io ho conoscenti della mia età, o anche più vecchi, che si ostinano a condurre una vita da eterni giovincelli. Vivono coi genitori, fanno lavori saltuari, sono eterni studenti, stanno fuori fino a tardi perché tanto il giorno dopo possono dormire ecc.
    Purtroppo mi sono reso conto che c'è proprio una differenza abissale di mentalità, dovuta a una differente esperienza di vita. Non che io sia un esempio di maturità, capiamoci bene: sono uscito di casa a trent'anni e dopo mille titubanze; non mi sentivo pronto ad affrontare una vita indipendente ma poi ho scoperto che ero benissimo in grado di farlo. Ci vuole una certa dose di responsabilità (la conquisti un po' alla volta) ma chi non ha mai affrontato questo passaggio non riesce a comprenderlo e magari arriva a pensare che tu faccia il sostenuto o che non sia capace di goderti la vita.
    Io ti dirò che il senno di poi mi ha sempre dato ragione, per cui fossi in te non mi cruccerei più di tanto.
    Per quanto riguarda la domanda iniziale: secondo me si diventa "grandi" nel momento in cui si prende in mano la propria vita e ci si assume i rischi delle proprie scelte. Ma si continua a "crescere" finché si è disposti a fare nuove esperienze.

    Ciao ragazzi, vedo che vi sforzate molto a spiegare il motivo del vostro malessere, ma come avrete capito tutto ciò viene percepito diversamente da chi vi ascolta, che magari non le vede. Ad esempio vi è mai capitato di raccontare a qualcuno che il partner si comporta male, vi sottopone continuamente a violenze psicologiche , mette alla prova il vostro sistema nervoso? Con gli altri invece nasconde queste sua cattiveria ed egoismo. Quindi nessuno vi crede, mentre Lei è convinta di essere dalla parte della ragione. Come fare allora a dipanare la matassa? Il problema è che bisogna organizzare tante attività in comune ed è davvero difficile senza un intervento dall'esterno.

    E' normale: tra partner e amici non si ha lo stesso rapporto e quindi lo stesso tipo di comunicazione... con il primo, trattandosi di una relazione più intima (almeno si spera), ci si rivela in maniera diversa, più genuina. E quindi saltano fuori quelle spigolosità che agli amici vengono celate in maniera più o meno consapevole.
    Non necessariamente le due percezioni sono in contrasto, e non necessariamente ce n'è una corretta e una errata.