Da sei mesi circa frequento una donna con cui c'è stato fin da subito un grande coinvolgimento fisico ed emotivo, tant'è che praticamente "conviviamo".
Premetto che lei ha quarant'anni e io un paio di meno; è italiana ma ha vissuto quasi tutta la sua vita all'estero (muovendosi tra diversi paesi), condividendo vita e spazi con altre persone, anche in condizioni di fortuna; io invece non mi sono mai mosso di qui e, salvo brevi periodi, non ho mai convissuto.
Queste precisazioni sono doverose per farvi capire come siamo diversi per cultura, formazione ed esperienza: lei è vulcanica, entusiasta, caotica, coinvolgente, mentre io sono riservato, individualista e riflessivo; siamo agli antipodi ma in questo abbiamo trovato un grande equilibrio di coppia: ognuno compensa l'altro e porta nuovi punti di vista anche se, com'è comprensibile, ci troviamo a confliggere.
Lei è rientrata in Italia da un paio d'anni per assistere i genitori anziani e non autosufficienti, e la situazione le pesa, anche perché dopo anni vissuti all'estero mal sopporta questo ambiente e la mentalità di provincia; dice che dopo avermi conosciuto ha cominciato a star bene e ad essere felice.
Lei è generosa e disponibile nei confronti degli altri (quando può aiutare qualcuno lo fa spontaneamente) ma richiede altrettanto impegno a chi le sta vicino. Questo non succede solo con me, ma anche con amici e parenti che ho avuto modo di conoscere. In parole povere, senza accorgermi mi sono trovato coinvolto nella sua vita, tra genitori da accudire, faccende domestiche, lavoro.
Questo mi ha fatto crescere molto ma dall'altra parte mi toglie spazio per me stesso: non ho più una vita personale e mi sono ritrovato a rinunciare a molte delle mie abitudini; devo continuamente lottare per ritargliarmi uno spazio per vedere un amico, per passare una sera da solo a leggere un libro o semplicemente fare una lavatrice! Anche il mio lavoro ne risente perché ovviamente sono sempre stressato.
Per lei ogni attività dovrebbe essere condivisa, mentre io credo che ognuno dovrebbe mantenere certi margini di libertà.
Non nascondo che questa situazione mi sta facendo esasperare perché nonostante abbia più volte provato a ragionare, lei ha dei principi molto forti e non riesce a comprendere il mio punto di vista. Spesso finiamo per litigare e lei mi accusa di avere una mentalità chiusa e di volerla escludere. Volano parole grosse e si dice pronta a rompere perché una relazione così non le andrebbe.
Tutto questo si alterna a giornate in cui stiamo molto bene assieme e facciamo progetti, anche importanti, per il futuro...
Insomma, io temo che si sia sviluppata una sorta di sua dipendenza nei miei confronti che le rende impossibile la separazione fisica anche temporanea; dice di amarmi ma questo non è amore: è possesso!
Dopo l'ultima litigata (per motivi banali: mi ha cercato ma non ho risposto perchè non sentivo il telefono... "e perché non rispondi? E dove'eri? Sempre così con te" ecc. ecc.), nella quale sono volate parole grosse soprattutto da parte mia, le ho chiesto qualche giorno di pausa, non tanto per me ma per lei: deve provare a capire se io sono un compagno o una valvola di sfogo di cui non riesce a fare a meno.
Dal canto mio, sto riflettendo per capire se c'è la possibilità di stabilire un equilibrio o se il rapporto è destinato a pendere sempre in suo favore. Con lei sto bene ma ovviamente non in questi termini.
Cosa ne pensate?