Ciao a tutti, ho finalmente capito perché ho questi dubbi sul prendere una seconda laurea o meno. Col mio terapeuta siamo arrivati alla conclusione che, quando ho scelto la facoltà, mi sentivo "vincolato": in casa mia si è sempre respirato diritto (mio padre, mio fratello, mio nonno), e anch'io ho preso questa strada, secondo me, per emulare mio padre.
Mi spiego meglio: mio padre è venuto a mancare nel 2013, quando avevo da poco compiuto 14 anni, a causa di un tumore. L'ultimo anno è stato un inferno. Dopo la sua morte speravo che ci saremmo potuti tutti risollevare, ma non è stato così. Mia madre ha sofferto di depressione post morte di mio padre, mio fratello aveva i suoi problemi, e io a un certo punto mi sono sentito di dover sostituire quella figura mancante. Ho cominciato a essere "il guardiano della casa", soprattutto a livello emotivo: cercavo di non pesare su mia madre, anzi, cercavo di aiutarla e, se la vedevo giù, le stavo vicino e cercavo di tirarla su. Il tempo passava, ma il mio ruolo era divenuto quello.
Adesso, a 11 anni dalla morte di mio padre, mi rendo conto che voglio diventare una persona con la mia personalità e le mie idee, le mie passioni, il mio lavoro. Non una copia. Mi devo staccare da questo ruolo che ho sentito di dover adottare in casa. Per me il diritto è sempre stato qualcosa in cui mio padre era bravo, bravissimo. Vedo che io non sono come lui, mi sento sempre in difetto rispetto a un'idea che ho. Questo mi spinge a cercare una mia identità in altre branche.
Adesso non so se, finita l'università, inizierò un'altra facoltà come quella di psicologia o continuerò con il diritto, cercando di farmi la mia strada lì. Ma so che la mia identità si deve formare al di fuori della mia famiglia.