Messaggi di Pie30

    Ciao a tutti, ho finalmente capito perché ho questi dubbi sul prendere una seconda laurea o meno. Col mio terapeuta siamo arrivati alla conclusione che, quando ho scelto la facoltà, mi sentivo "vincolato": in casa mia si è sempre respirato diritto (mio padre, mio fratello, mio nonno), e anch'io ho preso questa strada, secondo me, per emulare mio padre.


    Mi spiego meglio: mio padre è venuto a mancare nel 2013, quando avevo da poco compiuto 14 anni, a causa di un tumore. L'ultimo anno è stato un inferno. Dopo la sua morte speravo che ci saremmo potuti tutti risollevare, ma non è stato così. Mia madre ha sofferto di depressione post morte di mio padre, mio fratello aveva i suoi problemi, e io a un certo punto mi sono sentito di dover sostituire quella figura mancante. Ho cominciato a essere "il guardiano della casa", soprattutto a livello emotivo: cercavo di non pesare su mia madre, anzi, cercavo di aiutarla e, se la vedevo giù, le stavo vicino e cercavo di tirarla su. Il tempo passava, ma il mio ruolo era divenuto quello.


    Adesso, a 11 anni dalla morte di mio padre, mi rendo conto che voglio diventare una persona con la mia personalità e le mie idee, le mie passioni, il mio lavoro. Non una copia. Mi devo staccare da questo ruolo che ho sentito di dover adottare in casa. Per me il diritto è sempre stato qualcosa in cui mio padre era bravo, bravissimo. Vedo che io non sono come lui, mi sento sempre in difetto rispetto a un'idea che ho. Questo mi spinge a cercare una mia identità in altre branche.


    Adesso non so se, finita l'università, inizierò un'altra facoltà come quella di psicologia o continuerò con il diritto, cercando di farmi la mia strada lì. Ma so che la mia identità si deve formare al di fuori della mia famiglia.

    Salve a tutti, ho 25 anni e mi mancano 9 esami per la laurea in giurisprudenza. Mi mancherà circa 1 anno credo (o anche 2). È un percorso duro e faticoso e spesso mi sono sentito e mi sento di mollare tutto. La scelta è stata fatta un po' per forzatura, un po' per non sapere cosa fare, un po' perché ero indeciso tra questa, e altre due materie ai tempi del liceo. In questi anni però ho trovato delle materie interessanti, a cui mi sono applicato e che mi hanno appassionato come il diritto penale. Un'altra disciplina che mi è piaciuta è la psicologia e mi chiedo: secondo voi, a 26/27 anni o quel che sarà, ha senso prendersi una seconda laurea in psicologia? Io non so ancora cosa voglia fare dopo: da una parte mi piacerebbe fare l'avvocato, dall'altra mi sento che non ne sarei in grado e anzi sarei incapace. Inoltre mi sono sempre trovato a mio agio a sentire gli altri parlare dei loro problemi ed aiutarli.

    Ciao, queste sono cose che solo un terapeuta ti può dire, però già che capisci che c'è un problema è importante. Detto questo, credo tu abbia paura di legarti a qualcuno e trovi una scusa per lasciarlo alla prima occasione. Inoltre, il fatto che tu parta in quarta all'inizio e poi ti sgonfi è normale perché forse idealizzi quella persona vedendo solo i pregi, ma appena comincia a far vedere i suoi difetti o ti tocca nel profondo, lo lasci. Ti ci ritrovi?

    Mi ha aiutato e mi aiuta a capire che alcuni miei pensieri non sono solo miei, ma anche di altre persone che vivono vite totalmente diverse. Le mie paure sono le paure di altri, e i miei funzionamenti e le mie ansie sono anche di altri. Ti apri e senti che c'è qualcuno che ti capisce e che non è pagato per farlo.

    Capita che si rimanga in silenzio, io lo faccio a distanza e questo aiuta secondo me le persone ad aprirsi. Il mio gruppo è abbastanza aperto per dirti però ogni tanto ci sono i momenti di silenzio.

    Il costo è più che abbordabile. Le problematiche del gruppo sono comuni? Tu segui una terapia individuale e lo stesso psico ti ha proposto questo strumento o come ne sei venuto a conoscenza?


    Io ho frequentato anni fa un gruppo di auto-aiuto, ma erano gestiti da volontari e non da psicoterapeuti. Non credo sia stato utile per me per due ragioni principali: 1) range di età troppo ampio e problemi molto diversi tra loro. C'erano ex tossicodipendenti, ex alcolisti, una ragazza bipolare e una signora vedova di una certa cultura che sembrava quasi volesse dare aiuto, piuttosto che riceverlo; 2) mi sembrava impostato come una valvola di sfogo, un appiglio per la solitudine, un punto di ritrovo in cui ognuno aveva i propri problemi ma nessuno aveva un'indicazione da poterti dare. Inoltre, la gravità di alcune situazioni andavano ben oltre i miei problemi di ansia e i miei dilemmi esistenziali ad essa correlati.

    Le problematiche del gruppo possono essere comuni come no: all'interno ci sono persone che hanno figli con disabilità, persone che soffrono di bulimia, chi di una depressione maggiore, chi invece di problemi a seguito di una relazione finita male. Mi è stato consigliato dal mio terapeuta e tutte le sedute sono sempre "controllate" da lui: lui è presente ma cerca di far funzionare il gruppo da solo senza il suo intervento. Credo anch'io che il tuo gruppo di auto-aiuto non fosse quello che ti serviva. Puoi provare a chiedere al tuo terapeuta (se ne hai uno) se per caso faccia anche terapia di gruppo. Ti posso chiedere poi quali sono le tue domande esistenziali?

    la mia situazione in questi giorni non è migliorata. Ho sempre un alto livello di ansia che non passa, ma credo di aver capito a cosa sia dovuto. In quest'estate diciamo ho fatto un po' il ragazzino: mi sono divertito facendo le stupidaggini da 18 enne. Adesso devo tornare alla mia vita normale, a studiare e soprattutto tra un mese compirò 25 anni, e questa meta mi mette ansia. Mi sembra di dover abbandonare per sempre la gioventù ed entrare nel mondo dei grandi. Io non voglio farlo, sento che la mia età sta diventando troppo seria, voglio ancora comportarmi da giovane, voglio vivere e divertirmi. So che sembra una cosa stupida ma questa situazione mi sta togliendo il sonno. Ieri ho avuto una festa di compleanno e solo in parte sono riuscito a distrarmi con i miei amici. Ho già mandato un messaggio al mio terapeuta per anticipare la seduta a domani se è possibile...

    Grazie mille ragazzi, mi fa davvero piacere la vostra vicinanza. La cosa che mi mancherà è la socialità: in questi mesi come ho detto ero sempre a contatto con amici, adesso che settembre ricomincia so già che avrò difficoltà. Non che non abbia amici, ma ci possiamo vedere 1/2 volte a settimana e durante il giorno c'è chi deve lavorare, chi studiare e chi non sta nella mia stessa città ma molto lontano. Quindi poi mi ritrovo a casa, nel silenzio (vivo con mia madre) e a volte la mia testa parla troppo, rendendomi ansioso e in uno stato di agitazione costante. Sento di avere il bisogno di persone, di socialità. Ho paura della solitudine.

    Questa fine dell'estate mi sta mettendo di malumore e mi provoca un'ansia non indifferente. Ho passato un agosto molto bello, circondato da persone e amici. Adesso sono tornato a casa mia, e sono già tre giorni che rimango chiuso in casa (ho 24 anni, quasi 25, e studio all'università). Devo studiare per gli esami che sono tra poco, ma non ci riesco. Penso a come vivrò questi prossimi mesi invernali, che per me sono sempre stati una piaga a causa dell'assenza del sole. Ho paura di passare i giorni in casa, in silenzio. Ho paura di poter stare di nuovo male come lo sono stato due anni fa. So che sono solo paure, stupide e irrazionali, e che ci sono persone con problemi più seri dei miei, ma avevo bisogno di sfogarmi.