Messaggi di Roxrox

    Ciao Freya, non ho mai vissuto una situazione come la tua, ma leggendo le risposte che ti sono state date ti dico che sono molto d'accordo sulla terapia online.

    Ti posso comunque parlare della mia esperienza in quanto ho seguito tutta (o quasi) la terapia in videochat, ed è stata una scoperta! Inizialmente ero scettica, poi in realtà ho cominciato ad apprezzarne la comodità, e in effetti mi sono trovata molto bene.

    Non avrei cambiato la mia terapista per nulla al mondo, e siccome lei spesso cambiava sede di lavoro essendo dislocata fra nord e sud siamo sempre riuscite a rispettare gli appuntamenti.

    Inoltre come leggevo sono d'accordo anche io che la soluzione non si può trovare se non sei tu in primis a parlare con lo specialista.


    La nota positiva in tutto ciò è che tu ti rendi conto del tuo star male e che vuoi uscirne, e anche il fatto che tu lo abbia scritto qui è davvero molto significativo.

    Vorrei starti vicina e abbracciarti, perché tutti a modo nostro abbiamo sofferto e io per prima vorrei che nessuno avesse queste sofferenze psicologiche.

    Stai cercando aiuto e questa è una gran cosa, vuol dire che non vuoi rimanere nella tua condizione e che ti rendi conto che così non va bene; scusami se mi permetto però di dirti che, essendo una condizione pregressa e reiterata nel tempo, probabilmente era comunque giunto il momento di fare qualcosa per sistemarla, perché capisci bene che (motivi a parte) chiudersi in casa per anni sicuramente era una condizione che non ti faceva stare bene, motivo per cui forse è arrivata la crisi.

    Ora, tutto ciò non possiamo dirtelo noi, ma possiamo esserti vicini, raccontarti le nostre esperienze e darti il nostro conforto.

    Aggiornaci sulla tua situazione e soprattutto abbi forza e fede... ce la farai, sei forte!

    Da quanto tempo va avanti esattamente? Perché io ricordo che per quanto mi riguarda questi pensieri hanno cominciato ad amgosciarmi da ragazzina, e poi da adulta con i problemi "dei grandi' sono diventati pensieri più presenti, fino a divenire vere e proprie ossessioni. Solo che quando ero ragazzina non sapevo di cosa si trattasse, né sapevo come combatterli.


    Quello che voglio dire è che non devi badare al tempo, lo so è logorante, estenuante, io ero davvero stanca e anche io per molto tempo sono stata convinta che non l'avrei superata. Ma oggi ti posso dire che va molto meglio, non ho più quei pensieri tutto il giorno, e se ogni tanto tornano (un paio di volte l'anno) non gli do proprio ascolto né credibilità.


    A me leggere e scrivere su questo forum mi ha dato davvero tanta speranza, intanto perché non mi ha fatto sentire sola e poi anche perché rappresenta una sorta di diario (rileggendo i post pubblicati da me stessa e le risposte date agli utenti) che scandisce giorno per giorno i miei progressi. Se leggo post di un anno fa mi rendo conto di come oggi io stia meglio, di come io abbia reagito, e ne sono contentissima.


    Scrivici sempre, chiedi aiuto che non è mai sbagliato. Lo so che oggi vedi tutto nero ma nessuno ci ha mai detto che sarebbe stato facile. Non ti voglio dire che potrai diventare una persona senza ansie o paure, ma sicuramente che la tua vita può migliorare molto e soprattutto che non hai la prova che il tuo malessere durerà per sempre. Credimi, ti sono vicinissima!!!

    Ciao ragazzi, volevo sapere se qualcuno si trovasse nella mia stessa situazione. Purtroppo, soffro da un po' di tempo di pensieri intrusivi ossessivi. Seguo una cura farmacologica e faccio psicoterapia. I miei pensieri riguardano la paura di perdere il controllo e di potermi suicidare. Non so più come fare. Sono in costante angoscia, con un umore pessimo e affronto tutto il peggio che può essere legato a questo disturbo. Ogni giorno perdo sempre di più le speranze.


    Vi prego, ditemi se qualcuno di voi con lo stesso disturbo è riuscito ad uscirne.

    Ciao, quando leggo post di questo genere mi sento sempre un po' coinvolta perché ho avuto lo stesso problema. Perciò sono quelli a cui rispondo più volentieri ed in cui mi impegno di più. Sai, anche io ho sofferto di questi pensieri e sono stata in terapia per molto tempo. Non ho mai preso farmaci, ma non giudico né sono contro l'idea di prenderli. Purtroppo, però, mi hanno sempre spaventato, quindi ho affrontato questa cosa con grande difficoltà, seguendo ogni giorno i consigli della mia terapeuta. Se dovessi riassumere le tappe del mio percorso, ti direi che all'inizio ero tremendamente spaventata da questi pensieri. Erano presenti in me giorno e notte, è stata davvero dura. Mi svegliavo con quei pensieri e mi addormentavo con essi. Uscivo con gli amici, ma tutto era offuscato da quei pensieri. Mi dicevo: "Quale senso ha uscire, lavorare, vedere persone, stancarsi, se poi devo fare questo gesto?". Credimi, mi sentivo come una malata terminale, come se da un momento all'altro potessi compiere quell'atto.


    Ma c'era qualcosa che non tornava in tutto questo. Mi dicevo: "Io non voglio farlo, perché mi viene in mente. Non desidero morire. Voglio vivere e soprattutto voglio fare amicizie, vivere un amore, realizzarmi. Ho tutti questi sogni e desideri!". La mia terapeuta è stata sempre molto chiara sulla diagnosi: si trattava di un disturbo ossessivo e non avevo la probabilità di agire, anche se era un pensiero fastidioso e ricorrente. Come ormai tutti sappiamo, l'ansia ci fa sentire come se potessimo impazzire e fare cose che non vorremmo (a noi stessi o agli altri). Ma se ci fermiamo a riflettere, capiamo bene che pensiamo tante cose che non vogliamo fare, davvero molte. Anche le più strane e bizzarre.


    Così ho iniziato a distanziarmi da quei pensieri, a vederli da lontano, a cercare di analizzarli (perché evitarli non è possibile) e a chiedermi se fossero davvero quello che volevo. Man mano, hanno smesso di spaventarmi. Come cornice, ho inserito molta attività fisica (che mi distraeva, continua a distrarmi ed è uno sfogo), un'alimentazione sana e corretta (a cui spesso non facciamo caso, ma se è sbagliata alimenta l'ansia), una vita regolare (andare a dormire presto senza aver bevuto troppo), interessi, hobby, meditazione e obiettivi di vita. Ma alla base di tutto ciò c'è stata costanza, impegno, voglia di vivere e tanta rabbia per la mia condizione.


    Ti darò qualche consiglio. Quando decidi di fare una cosa con piacere, che sia una bella mangiata, del sano sesso o un'uscita con gli amici, quanto tempo impieghi a chiederti se lo vuoi fare? Praticamente niente. Lo vuoi fare e basta, e lo fai, anche abbastanza automaticamente. Ecco, io non voglio sminuire, ma applica questo concetto e vedrai che ti sentirai subito meglio. Inoltre, per mesi la mia terapeuta mi ha detto che questo tipo di pensieri genera ansia perché non ci piacciono. Infatti, se pensi a qualcosa che vorresti fare, non credo che tu ti senta male o abbia ansia.


    A un certo punto, stanca di questi pensieri, mi sono chiesta: "Ok, hai questi pensieri, ma tu non vuoi morire. Se solo pensi a una malattia terminale, a una goccia di sangue, al dolore o se solo pensi di non vivere più, stai male". Inoltre, voglio dirti che non ho mai consultato metodi o modi per farlo, né ho mai consultato statistiche di questo genere, perché solo l'idea mi faceva sentire più vicina a chi lo fa davvero. "Ma tu cosa vuoi dalla vita?" E quello che mi sono chiesta con costanza, proprio come se stessi parlando con un'altra persona, come se mi stessi dicendo: "Riprenditi, perché se volessi fare questa cosa, l'avresti già fatta. È inutile stare in questo limbo a chiederti perché ti vengono questi pensieri!".


    La soluzione è stata per forza di cose alzarsi e ricominciare. E finché c'è questa voglia, credimi, c'è tutto. E in te l'avverto. Perciò, il mio consiglio è di continuare a fare terapia e di non abbatterti. Devi combattere, combattere, combattere.

    Ciao danielegb. C'è una parte del tuo post che mi ha molto incuriosita, ed quella in cui parli di questa insofferenza latente in cui passi le tue giornate "sperando" oppure "aspettando" qualcosa che non sai nemmeno tu in che forma concretizzare.

    Ti riporto la mia esperienza: io ho sempre avuto una vita normale, al limite della serenità, senza troppi problemi e senza traumi, una vita per cui non è giustificata l'ansia che ho provato da un certo punto in poi...dopo un evento che possiamo definire anche normale nella vita delle persone, cioè la fine di una relazione.

    Io ho fatto un percorso con due psicologhe che mi hanno davvero aiutata tanto, ma non ti nascondo che è stato un percorso difficile e che non ero così sicura di uscirne.

    A un certo punto della terapia però anche io avevo questo senso di irrequietezza, di non rilassatezza, esattamente come se stessi aspettando qualcosa, qualcosa che doveva succedere. Penso sia inutile dirti che i momenti peggiori erano quelli in cui mi fermavo, perché per esempio non lavoravo, oppure durante la notte perché invece di riposarmi il cuore batteva all'impazzata e non riuscivo nemmeno a stare ferma a letto. È una sensazione molto spiacevole che non si riesce a spiegare totalmente.

    Per me la cosa più brutta di quella condizione era non sapere di preciso cosa io stessi aspettando e di conseguenza non potermi dare un modo per "calmarmi", ma soprattutto non sapere quanto sarebbe durata la fase acuta di quel momento.


    Io ti dico che la mia psicoterapeuta mi ha spiegato che era tutto adducibile all'ansia. E che non c'era nulla che io stessi aspettando davvero, ne davvero nulla che mi avrebbe tranquillizzata in qualche modo. Nulla di concreto ecco. Tu puoi pensare a mille cose... del tipo "e se ora prendessi un treno e partissi per andare in vacanza starei meglio?" Oppure "ma perché sto così? Se vincessi un milione di euro starei bene? Sarei serena?" E ancora "se mi fidanzassi con l'uomo più premuroso del mondo sarei contenta?", ma credimi la mia risposta era sempre no no e no. Questo come a dirmi che non c'era un vero problema nella mia vita e che mi andava bene già così com'era. Ora ti ho fatto esempi grossolani ma le mie domande erano anche molto meno impegnative, con condizioni che riguardavano il singolo momento del tipo "ma cosa mi manca ora? Mi devo fare la doccia? Devo chiamare quell'amico o quell'amica?"

    Non ti fare ingannare dalla tua mente. Non c'è niente che non va. Stai vivendo la tua vita e non ti devi distrarre. Fermati, respira. Fai sport. Dedicati a quello che ti piace fare. Non sottovalutare questi consigli, a me hanno salvato la vita.

    Ciao, anche io per un periodo ho avuto questi pensieri. Non posso dire di averlo desiderato, non posso dire che ci fosse un motivo per cui l'avrei fatto, né posso dire che pensando alla morte provavo sollievo. Ti posso dire che al solo pensiero andavo in panico, ed anche a me la terapeuta spiegava che non ero in pericolo, proprio perché ne avevo paura. Non è stato un percorso facile il mio, tuttora il pensiero mi angoscia e sicuramente è un argomento del quale mi sento sensibile... Però io credo, a prescindere dal mio percorso psicoterapeutico, che chi lo vuole veramente suicidarsi lo fa e basta, senza farsi troppe domande sui parenti e amici che rimangono, proprio perché lo desidera davvero. E di esempi credo ne abbiamo tutti davvero tanti.


    Fai bene a proteggerti, a voler andare a fondo della questione, non tanto perché potresti farlo davvero, quanto perché è un pensiero che non ti fa stare bene...per cui va razionalizzato. Rivolgiti a chi di dovere e vedrai che non hai nulla da temere.

    Ciao Silviaisy78, Io concordo totalmente con cicciomozart, proprio perché in ciò che dici mi ci rivedo. Anche io ho sofferto di doc fin da giovanissima, senza sapere cosa fosse e senza che qualcuno mi avesse spiegato come funzionasse (c'è davvero pochissima informazione, anche nelle scuole sulla salute mentale, si pensi a quanti ragazzini che magari fanno le scuole superiori possono essere date preziose informazioni per non farli diventare adulti ansiosi come noi).

    I primi doc li ho avuti da ragazzina, e l'unico modo che avevo per contrastarlo, non avendo strumenti adeguati, era non pensarci, allontanare il pensiero, distrarmi. Possiamo dire anche che per anni ha "funzionato" (anche se credo fosse solo un palliativo).

    Ma poi cosa è successo? Un evento traumatico accaduto nella mia vita adulta mi ha fatto piombare nell'ansia più assoluta.

    Un circolo vizioso e continuo di "e se.. e se.. ma se..." Non mi dilungheró su quanto io sia stata male, e su quanto io mi sia spaventata, tanto tu lo sai benissimo come si sta.

    Ma il punto è che io ho deciso di farmi aiutare. Sono stata in terapia per più di un anno, ho combattuto, mi sono detta "sono nel pieno delle mie facoltà mentali, ce la devo fare". Ero molto arrabbiata, con me stessa soprattutto perché davo la colpa a me di quei pensieri. Ma se gli dai ascolto non ne puoi uscire. Oggi sto molto meglio e combatto ogni giorno per me stessa e per darmi nuove possibilità. Lo faccio per me e per i miei cari.

    Tu pensa che quando mi è stato diagnosticato il doc dalla terapista, ero così spaventata e impaurita che per mesi non ho studiato il caso, non mi sono confrontata con nessuno, perché avevo paura che leggendo altre storie avrei potuto fissarmi ancora di più. Ho capito che stavo meglio quando non ho avuto più paura di sapere cosa avessi.

    Il tuo doc è tornato perché non è stato affrontato e curato adeguatamente. La mia terapista ha scandagliato la mia vita, alla ricerca di quello che aveva potuto formare in me la perfetta malata di doc; questo per dirti che ci sono delle linee guida ma, essendo ogni caso a sestante, solo studiando la tua storia di vita si può capire perché è arrivato il doc e come contrastarlo.

    Fatti aiutare, non sarà facile ma è l'unica strada possibile.

    Non dare ascolto alla tua mente, stai solo enfatizzando le tue più grandi paure, che poi appunto se ti spaventano sono paure.

    Coraggio, non sei sola.

    Ciao. Mi ha colpita molto il tuo messaggio. Mi ha colpita soprattutto nell'ultima frase dove dici che ti senti un malato terminale. E ti posso dire che durante una seduta dalla psicologa le dissi testualmente "dottoressa io mi sento una malata terminale, ogni giorno come se dovessi morire di lì a poco". Lei mi rispose che a furia di pensarla così avrei vissuto sempre la mia vita come se nulla avesse senso, senza motivazione, senza un mordente. Ci ho messo un po' per capire e per riprendermi ma alla fine questo mi è entrato testa.


    Io avevo attacchi di panico continui, con conseguenti pensieri ossessivi e paura di qualsiasi malattia eventuale potesse colpirmi. In sostanza pensando di poter morire da un momento all'altro avevo perso di vista la mia vita, non vivevo, perché stavo sempre a pensare che mi dovesse succedere qualcosa. Pensa tu che paradosso: non vivere la vita per paura di morire... non ha senso, ma la mente gioca brutti scherzi. Poi pian piano ho capito che oggi sto bene, che sono sana, sia a livello mentale che a livello fisico. Non ti sto dicendo che è stato facile, anche perché io sono stata aiutata da una super terapeuta, ma ti voglio dire che è possibile. Non perdere la speranza, fai un percorso e credici sempre perché questo fa la differenza.

    Cara, ti sono vicina. Non so cosa significhi soffrire di depressione, ma so quanto è difficile spiegare il proprio stato d'animo, soprattutto a chi non l'ha provato. Io sono stata in terapia tanto tempo, e quando mi sono decisa a parlarne con il mio compagno (non perché dovevo per forza, ma anche solo perr fargli conoscere quella parte della mia vita), non sono stata capita. Lui è una brava persona, mi sta vicino, mi vuole bene, ma ho capito che non può capire. E forse a volte mi viene da dire "beato lui".

    Sai, puoi usare tutte le parole del mondo, cercare di trasferirgli il concetto con immagini, racconti e paragoni ma accogliere per lui il concetto sarà difficile, anzi forse proprio impossibile. Il consiglio che ti do è di non pretendere che capisca per forza, ma di accettare che non capisca ed essere contenta che ti è vicino e ti supporta. È quello che io ho chiesto al mio compagno "se non puoi comprendermi almeno stammi accanto, senza giudizi, e ora che sai di me questa cosa evita determinati atteggiamenti".

    Per capire certe sofferenze bisogna averle provate. E ripeto che forse chi non le ha provate è anche a suo modo più fortunato.

    Ti auguro una buona vita, di migliorarti sempre. Qui hai tanti amici, anche se virtuali, ma che sicuramente possono darti supporto e consigli.

    Esattamente! Cioè una settimana fa mi sono i∙∙∙∙∙∙∙o col mio terapista perché mi dava molto fastidio stare male per questi pensieri e mi sembrava che la psicoterapia funzionasse male o proprio non funzionasse. Però credo che nel mio caso ci sia anche della rabbia repressa ad ampliare il tutto e a farmi credere a volte che i pensieri che ho sono volitivi e non intrusivi. Comunque grazie mille, è bello sentirsi meno soli in questo male <3

    Io, dopo molto tempo passato a stare male, a rimuginare, a non dormire... la verità è che ero anche molto stanca di credere a quei pensieri.

    Mi sono detta "a quante cose penso che sono oggettivamente poco etiche, poco corrette e comunque faccio perché le voglio fare?" Le faccio senza pensarle, le faccio perché ne ho voglia. Allora ok, se volessi attuate questi pensieri (oggettivamente brutti e negativi) lo farei. Non starei male, non mi salirebbe ansia alle stelle, e soprattutto non vivrei una vita normale tra studio, lavoro, amici e relazioni. Certo, la sto facendo facile, ma facile sicuramente non è stato e non lo è. Sai, io mi sentivo presa in giro dalla mia testa, mi dicevo la mia mente mi dice delle cose e allora le voglio fare, ma non è così perché nella nostra mente (e nella mente di tutti) passano milioni di pensieri che non vengono attuati e che non corrispondono a desideri, semplicemente siamo noi a soffermarci su alcuni piuttosto che su altri, perché probabilmente ci fanno paura e non ci piacciono.

    Sei giovane, vivi la tua vita, riprendila in mano, hai un futuro lungo davanti a te e tante possibilità di uscirne, basta come ti ho già detto la volontà e la pazienza. Lascia stare la rabbia, non prendertela con te stesso, perché tu non vuoi stare male e se stai male non lo fai di proposito. Sfogati facendo sport, e facendo ciò che ti piace.

    Personalmente ti dico no, però io ho cominciato a soffrire di ansia e doc dopo un evento traumatico, ma non ero arrabbiata, ero ansiosa e un po' triste.

    Poi negli anni successivi sicuramente ho accumulato rabbia per questi pensieri, per non riuscire a reagire, per non riuscire soprattutto spesso a capire. Quindi tutte queste sensazioni si sono fuse e sono stata molto male, perciò capisco e comprendo benissimo.

    Sottolineo che la mia rabbia però era prevalentemente verso me stessa, alimentata fortemente dal senso di colpa.