Messaggi di Sognatore87

    Salve. Capita di venire a contatto con varie esperienze di trattamento psico-terapeutico.


    Tanti indirizzi alle volte contrapposti come il cognitivismo, il comportamentismo e l'analisi. Uno dei pensieri che ho avuto: mi sono sentito, facendo analisi, carente della parte comportamentale, ora con un indirizzo "misto" di gran lunga efficace rispetto a "mie precedenti esperienze" di "terapia bioniana", mi capita adesso di avere in mano un "grand melange", una sintesi nuova nella quale il terapeuta in base al suo fiuto, e non già una semplice differenziazione di metodo, ricorre alle più svariate intuizioni della letteratura, e su base d'altro canto esperienziale.


    Vengo così al mio: la cura dei traumi.


    Vedendo amici che si aggiornano sui trattamenti rivolti all'età evolutiva in ambiente riabilitativo, prendo a prestito l'idea che un trauma può essere risolto sulla base di un'accurata ricostruzione dei processi cognitivi, comune sia alla cognitivo-comportamentale che all'analisi, -almeno secondo i tentativi che i dottori hanno fatto su di me "sinora".


    Quindi la Mente, non più classificata per categorie, bensì orientata in un lavoro di progressiva consapevolezza e superamento dei traumi. Coraggio!!! (E' l'esclamazione che un dottore diceva spesso per far tirar fuori quello che "pigramente" continuavo a tenere dentro, differentemente da un eloquio che fungerebbe da "scudo" difensivo, coprente!!!)

    Salve!

    Ho proprio ripescato delle cose inerenti mente amica/nemica.

    Non fosse altro che a uno svitato come me vengono in mente queste cose!!! Comunque: Molto si apprezza il connubbio di Ragione e mente buona! Alle volte di fronte ad uno "stimolo", come ho sentito e risposto su vari post, si associa una congruente dose di Ragione. Non ve la fate "nemica". E' la parte buona e duttile del cervello che dialoga tra sentire e pensare. Esiste!!! Cercatela!!!! Potenziatela!!!! Quando arriva e "vi aiuta" vuol dire che qualche "mattoncino" lo state mettendo "insieme"!


    Coraggio!!!!!


    Non c'è solo rimuginio, per fortuna!!!!!:-):-)

    Il mio setting terapeutico prevede il non giudicare. Che io giudichi è certamente un male. Ma guai a chi dicesse che "io" sono il male. Bisogna disassociare l'individuo dal male (premesso che parlare di male abbia senso, in alcuni casi diventa un modo come tanti altri di giudicare)!!!!


    E saremo ad un passo dal disassociarcene noi stessi!!!

    Quando si vuole combattere contro gli stigmi, è utile avere elasticità mentale, e non creare noi stessi, per non finirne preda- dei pregiudizi negativi.


    E' evidente che ci voglia un aiuto terapeutico. Ma il gioco ne vale la candela!!!!:-)

    Non mi spaventerei di pensarmi "cattivo" se mi dessi la possibilità di pensarmi in cambiamento. La psiche ha bisogno di movimento. E tu stessa riconosci di esserlo. Quindi elaborare un "tendere verso" quanto reputi buono, e non un "aspettarsi che" sono cattivo/a... E' come un puzzle! Verso l'unitarietà poco per volta.


    Siamo tutti in qualche modo "disuniti" ma possiamo lavorare per una maggiore integrazione/interazione.


    I genitori "diventano genitori"! La chiave è il divenire!

    Per un lungo periodo sono stato un ribelle.


    Ma adesso scopro che pur nell'originalità personale, per andare avanti sia necessario imparare l'accettazione!

    Accattare che la vita è una sola, per esempio!

    O trovarsi a fare una cura, con dottori medicine e quant'altro, cosa facciamo se non accettare?


    Accettare modalità relazionali diverse da contesto a contesto...

    Insomma, quello che vorrei condividere in una pagina come questa è la potenzialità che offre l'accettare, come ad esempio l'abbassare una situazione di pregiudizio (o di allerta?).

    Quanto sia proprio l'accettazione una chiave per limare le asperità in famiglia, ad esempio, o perché no sul posto di lavoro, a scuola, o in contesti riabilitativi?


    Ditemi la vostra :-)

    Già il fatto che sei in attività, che questo sta muovendo qualcosa in te (anche se ti percepisci "ferma" è un inganno) le tue azioni sono tutti punti a favore di una tua reazione alle ossessioni di qualunque tipo! :-)


    Quando ti dovessi volgere a retro, avresti la percezione di un evento psichico sempre più rarefatto, estinto...


    Sei sulla buona via del ritorno e puoi goderti la serata. Rilassati, una parte consistente di te "guarda fuori" dal DOC, ha fatto breccia e se credi nei cambiamenti positivi, hai compiuto già un bel primo passo!

    IL DAP è il gergo medico del "disturbo attacco di panico". Il pensiero irrazionale deve avere una risposta concreta e non con i vari se, ma e avrei. Tutte queste sono ipotesi su ipotesi che non hanno nessuna valenza. Ripeto e scusami se lo ridico, se questo tuo pensiero è tale da incidere sulla tua vita quotidiana, fai una visita specialistica. Non combattere una guerra con il tuo cervello, perchè in questo momento risulterà sempre lui vincitore. In bocca al lupo :)

    Non fa una piega! Concordo con tutto perché ci sono passato anch'io!

    Mah, a me capitò con la mia dottoressa di trovarmi di fronte alla scoperta di un aspetto della Mente: la Ragione! Bisogna "educarsi" a Pensare. Lo dovrebbero fare le Scuole, le Istituzioni. Ma purtroppo è sconveniente che tutta la cittadinanza semplicemente "pensi". La Filosofia deve educare a Ragionare, e questo va esteso alle altre Arti.

    Pazienza, lo si farà almeno su sé stessi.

    Altrimenti ci credo che poi la si "odia" la Mente.


    Siamo Alchimisti di noi stessi. la Vita non è sinonimo ineluttabile di sofferenza.

    La mia dottoressa quando si riferisce a ciò usa il verbo "Volare".

    Io aggiungo volare = volere!

    Ciao. Guarda, non sai quanto questa sofferenza da disturbo è comune. Cerca di prendere contatto con la tua emotività, e di rivolgere questo pensiero in positivo.

    Il pensiero ricorrente spaventa perché è associato a sintomi fisici. Dovresti, te lo consiglio perché a me ha aiutato a riprendere "lucidità", anziché tormentarti sul come, perché e cosa, che solo un rapporto con il terapeuta ti può aiutare a sbrogliare, cercare di raggiungere una soglia di stress più "basso". Perché anche se sapere i motivi può aiutare te lo puoi permettere solo se hai abbassato il livello di stress e l'attivazione del pensiero automatico. È, e io lo descrivo così, l'anticamera di un "vivere nei pensieri". Un bravo terapeuta ti abitua da subito a non farti cascate di domande, sarebbe controproducente, quanto invece a interrompere la "routine". Potrai raggiungere una rassicurazione con strumenti "pratici" di lavoro, abbi fede! La percentuale di persone che vivono quanto tu racconti è assai diffusa.


    Una volta fuori da questo blocco potrai, se lo riterrai utile, anche approfondire quanto nel profondo hai sintonicità con le paure. Ma è comunque cosa diversa dal sentire che ti viene il dubbio se volutamente agiresti. Riservati questa domanda per quando ti sentirai meglio e con le risorse tue disponibili per migliorare il tuo io profondo. Fintanto, sgombra il campo di tutti questi "se" e affidati ad uno psicologo che ti dia un'idea di concretezza, insomma che vedi ci prende con il tuo malessere. E coraggio, la vita e Tu siete il tutto. L'ossessione è una parte, lo so è doloroso ammettere che una parte incida così sul tutto ma è quanto di più auspicabile lavorare sulle risorse potenziali, che da un equilibrio e una progressiva iniezione di buon umore/motivazione ti aiuterà ad uscirne presto.