Messaggi di 17 TIR

    Spesso sono di passaggio in una cittadina dove c'è una palestra a vista dalla strada, in corrispondenza di un semaforo, con grandi vetrate e file di attrezzi cardio, cyclette, treadmill et similia a profusione.Va bene che la moda delle cucine di ristoranti a vista sia passata ad attività diverse, ma questo acquario l'ho visto aperto e frequentato anche alle quattro del mattino, potrebbe stare aperto 365/24/7.

    Non ho nulla contro, anni fa quando studiavo ho frequentato palestre in modo ossessivo, (come facessi non ne ho idea), però la cosa mi fa specie, nel senso, cosa spinge una persona ad andare ad orari improbabili in un luogo così, e soprattutto a non farsi il minimo problema ad essere osservata da una fila di auto ad un semaforo ?

    E perchè non riesco a sorridere di questo, o almeno ad esserne indifferente, ma manda il mio personale indicatore di alienazione sociale in zona rossa ?

    Perchè questi "pesci" non si fanno minimamente problemi, mentre io, semplice osservatore, vengo ferito da quello che, in fondo, non mi riguarda e mi sento sempre più sbagliato ?

    Ne avete idea ?

    Ti dico la mia esperienza:

    Soffro da sempre (anche) di derealizzazione/depersonalizzazione, e se osservi criticamente la realtà, ne soffriamo tutti, chi più chi meno.

    E ci credo, abbiamo creato un mondo invivibile e altamente spersonalizzante, la progressiva estrema digitalizzazione di certo non giova, ha degli indubbi vantaggi, ma anche alti costi, pagati per lo più dai più fragili.

    E' un processo in atto da tempo, il concetto fabbrica/catena di montaggio/specializzazione/ottimizzazione tempi/metodi è iniziato da più di un secolo, negli USA con il Fordismo, ma negli anni 80 ha avuto una forte accellerazione, il web ha dato la mazzata finale, e non finisce certo qui, purtroppo.

    La scienza medica, nel suo ramo psichiatrico, ma non solo, non fa eccezione a questa logica malsana, e si inventa dal nulla nuove "patologie", che poi pretende di "curare" con "farmaci" dall'utilità molto dubbia, a fronte di pesanti effetti collaterali certi.

    La "nuova molecola con effetti collaterali trascurabili" è una barzelletta cui ho smesso di credere da tempo.

    Semplicemente vengono propinati psicofarmaci, che non sono caramelle, più o meno a caso che, sempre a caso, vengono cambiati quando non funzionano, ovvero sempre, al netto di un effetto placebo.

    La logica è quella di indebolire ulteriormente la persona, creare una dipendenza e così fidelizzarla, è il modello "centro commerciale" applicato alla mente.

    Esiste poi un fenomeno alquanto bizzarro: vengo a sapere dell'esistenza di queste patologie, vado da un "esperto", mi appiccica queste etichette, e mi sento di avere più controllo, ovviamente sbagliando, invece sto solo cronicizzando il problema, per la gioia di chi specula sulle altrui fragilità.

    Dopo questo pippone storico-sociologico, vengo al dunque: si possono minimizzare (non eliminare) queste sgradevoli senzazioni con metodi più sani e rispettosi dell'essere umano: imparare a respirare bene e consapevolmente, ottima alimentazione il più possibile naturale (in un mondo ideale autoproduzione del cibo, ma si fa quel che si può), attività fisica all'aria aperta (niente palestre/piscine), contatto frequente con la natura, meglio non addomesticata, wilderness, compagnie sane, buoni libri, buona musica, spegnere periodicamente i device, potrei dilungarmi ma il concetto è questo, restare umani.

    Un amico sincero, se hai la fortuna di averlo, vale più di mille psicoterapeuti ed è gratis.

    Questa è la mia conclusione dopo anni di esperienza, naturalmente non è il Verbo, ma puoi prenderlo in considerazione.

    me -si, pronto-

    lei - ciao, sono A.-

    me -( pausa, panico, stupore sgradevole, mi riprendo a fatica, erano anni che non avevo contatti con lei) -ciao-

    lei - ho avuto un figlio - (tono acido, accusatorio).

    me - (tachicardia) -ah-

    ..............................

    me - sono contento, avrà un padre anche, immagino- (mi faccio schifo, sto fingendo indifferenza)

    lei - ovviamente - (tono cartavetrata)

    ..............................

    me - mi hai chiamato per questo - (non lo domando, lo constato).

    lei - (finge di aver capito che è una domanda) - si, te lo volevo assolutamente dire -

    ..............................

    me - key, ciao -

    lei - ciao -

    .............................

    ..............................

    .............................


    Mi inginocchio vicino al cane, siamo muso a muso, ne sento l'odore buono, il calore, lo massaggio dietro le orecchie, so che lo adora.

    "dai, andiamo a farci un giro".


    Questo mi è successo anni fa, lei era interessata a me, mi vedeva come tipo originale, diverso, ma fondamentalmente normale.

    Io non ricambiavo in nessun modo, non perchè non mi attraesse, ma perchè ero come d'abitudine terrorizzato dall'ipotesi di una relazione.

    Non capiva che il mio essere "diverso" non era un gioco, un vezzo, ma la punta dell'iceberg di una enorme sofferenza.

    Dopo anni ha voluto vendicarsi.

    Lei si sentì rifiutata, ne avrà sofferto, ma cosa potevo dirle ? Guarda che sono vero, non fingo, sono altamente disturbato, ma non sadico, non mi gratifica affatto farti soffrire, sto proprio male.

    E dopo ulteriori anni questo episodio mi torna in mente, così, d'improvviso, stasera.

    Ma in fondo a me basta immergere una mano nel vaso della mia vita, e pesco sempre qualcosa di utile per sanguinare ancora.

    Non è normale torturarsi così, ma non riesco a smettere.

    Spero di morire molto presto.

    Sono uscito a pigliarmi le siga, che c.... di freddo.

    Presa una stecca, che poi rimango senza a capodanno.

    Ho il telefono spento da una settimana, no, di più. Incontattabile.

    Devo reagire, impormi una disciplina, così finisce male velocemente.

    Farei la rivoluzione, ma il rivoluzionario oppresso, io, e l'oppressore, sempre io, coincidono, che rivoluzione sarebbe.

    Invece no, la farò, prima o poi.

    Prendermi cura di me, ecco, ma spontaneamente non mi viene, al resto del mondo pare di sì.

    Mai mi sono sentito così piccolo, minimo.

    Penso che riguardi l'aver avuto dei genitori anaffettivi e non interessati a me.

    Leggendoti noto forti analogie con la mia esperienza, e, coincidenza, anche il tipo di genitori è quello.

    E' un imprinting potentissimo, totalizzante, ti segue ovunque, anche mentre scoli gli spaghetti, e io, al momento, non ho trovato il modo di liberarmene.A volte mi pare di aver trovato la quadra, ma poi tutto crolla.

    Penso non accadrà mai.

    Penso sempre al concetto "sii per te stesso il genitore che avresti avuto il diritto di avere", ma finchè resta un'intenzione vale poco.

    Trovassi il modo, te lo regalerei.

    L'unico posto dove un po' ne parlo è con i miei

    Io non potrei mai parlare con chi mi ha condannato all'infelicità.

    Il rischio sarebbe quello di dargli fuoco.

    Infatti non gli ho mai parlato, non conoscono neppure l' 1% di quello che sono.L'incompatibilità è totale.

    Neppure so se sono vivi, sono del tutto indifferente.Neppure il mio odio meritano.

    Se hai un piccolo spazio o meno, dipende solo da te, nessuno lo farà per te.

    Molto vero, e molto difficile.Poi bisogna anche difenderlo, scegliere con massima cura con chi condividerlo.Come fare ?

    beh, oddio, se sei da solo da dove parti?

    Da te stesso, direi.Cercare di conoscerti a fondo, senza mentirti, anche se fa molto male.Crearti una specie di "identità".Poi buttare lo sguardo fuori e dire, ecco sono questa roba qua, ti va ? Quando ti proponi stare attento con chi, e ci vuole fortuna, anche.

    Tuttavia siamo animali sociali ed è importante mantenere i contatti, seppure volatili ed inconsistenti, se non contraddistinti dall'esclusivo tornaconto degli altri.

    Siamo tutt'altro che sociali, siamo tribali, scimmie tecnologiche.Delle relazioni finte/interessate mi faccio un baffo, mi destabilizzano e basta.

    Ci penso da un pò, faccio un orto in giardino, qualche gallina, conigli, un paio di capre, scendo nella realtà.

    Si dice "vivere di piccole cose", ma non le vedo così piccole.

    Imparare a suonare un nuovo strumento, comporre ballad per galline e capre, magari faranno più uova, le galline intendo.

    Non l'avrei mai detto, ancora la musica dopo tanto tempo pare possa darmi un senso, ma anche questo implica un relazionarsi, ed è un problema, come sempre.

    Qualcuno la deve pur ascoltare, di umano intendo, o mi limito a suonare per una capra ? No, ho qualcosa da dire, ho bisogno di qualcuno che ascolti, vanno bene anche quattro disperati.

    Sento questa urgenza di tornare a suonare. Metto su una band ? No, non ce la farei più a stare con altre persone.

    Una band di alienati, ecco, un pò bravini però, mi do una possibilità.

    Ma devono essere alienazioni compatibili, non semplice.

    Una cosa tipo, cerco musicisti capaci, indispensabile alto tasso di alienazione compatibile, in zona, strumentazione propria, no part-time, no barba/baffi, titolo preferenziale almeno un ricovero in psichiatria negli ultimi tre anni.

    Anche l'urgenza di amare, e quella di voler star solo, data la mia incapacità totale di relazionarmi con altri umani.

    Queste due cose non vanno d'accordo, vorrei saper risolvere.

    Le persone mi spaventano, le odio, non le vedo se non quando si palesano come malvage, e sono così alienato. Questo finirà per uccidermi, sono così diverso da chiunque, da sempre.Capire il perchè ha peggiorato le cose, ho solo perso tempo e energie, forse era meglio consumarmi nell'inconsapevolezza.

    Vorrei avere la consapevolezza di una una capra. Mi sa che mi sta venendo una fissa per le capre.

    Ma darei l'anima per un abbraccio caldo, sincero, morbido e vero, piango solo a pensarci, ma se accadesse penso che creperei istantaneamente di infarto, certe cose se non ci sei abituato sono pericolose. non sono immune dalle emozoni.

    Sono un f∙∙∙∙∙o adolescente disturbato fuori tempo massimo, con gli stessi fottuti pensieri di decenni fa, non cambia mai niente, la felicità serve solo a rendere più atroce il momento in cui capisci che è illusione. Tutta questa negatività ora mi repelle, ma è reale, è dentro me.Una volta la apprezzavo, mi facevo del male, ma pensavo avesse valore.

    Mi frega meno di zero se quello che faccio è apprezzato, allora perchè il non apprezzamento mi disintegra?

    Questo non è sano.

    Ho paura.

    Intanto aspetto che la mia triste ninfea mi dia nuove idee.

    Però era una tua domanda cui ho risposto (chiedere se sei l'unico), perchè farla, ricevere una risposta e poi dire che cambia poco ?

    Sperare in qualcosa è giusto, ma forse non in un forum o altri canali, che vanno molto bene come primo input, un aiutino che poi andrebbe trasferito in qualcosa di più concreto.Sul farsi fuori sono d'accordo a prescindere, per certi versi è umanamente logico, è una delle opzioni di "libero arbitrio", ma appunto "una delle".

    Prima di sceglierla andrebbero esperite seriamente tutte le altre.

    Io non ho mai distrutto il mio equilibrio, banalmente perchè non ne ho mai avuto uno, definibile tale.

    Mi ci sono abituato, vivo di equilibri provvisori, consapevole del loro essere effimeri, temporanei.

    Mi è chiarissimo che stai male, questo ha generato in me un interesse solidale, una certa empatia, però il giochino (con massimo rispetto per te) tipo "sto male per i motivi XYZ, l'unica soluzione è suicidarmi, qualcuno, non me necessariamente, ti dice, ma no, considera anche altro, e tu rispondi tautologicamente-la faccio finita-" lo trovo poco utile e poco sano, come strategia di copying, se mi passi quest'orrore di parola psicologese.

    Magari ne intuisco anche i motivi, ma è una scelta perdente, imho.

    Non sei l'unico, ma questo non cambia la realtà.

    Ti ho letto, e mi riconosco in quello che scrivi, nel senso che la mia situazione è simile alla tua.

    Non mi crederai, ma mi dispiace.

    Ho il doppio dei tuoi anni, e non so come, ma sono qui, sopravvissuto, sfinito, certo, ma qualcosa mi tiene vivo.

    Non so da dove arrivi, ma quel qualcosa è speranza, anche se a volte mi pare solo idiozia.

    Baratterei la tua altezza con i miei anni, ci stai ?

    Non ho soluzioni, altrimenti le applicherei su me stesso, ma una cosa l'ho capita :

    i demoni non si possono ignorare, nè combattere, ti divorerebbero.

    Si possono solo accettare, depotenziandoli con delle compenzazioni, per tutta la vita.

    E' il destino di alcuni, non "scelto", non "giusto", ma la giustizia è solo un'umana astrazione.

    Soffrire senza senso non da nessun premio.

    Vivere non ha significato per me, tranne uno : mettere tutto me stesso per fregarli, e questo mi è bastato per non sfracellarmi giù da un ponte.

    Ho capito anche un'altra cosa, cioè cosa significa "conosci te stesso", anche il disagio più opprimente, il dolore più soffocante.

    Ci sono modi per "usarlo", sublimarlo in qualche modo, ci sto provando da parecchio tempo.

    Sorridere ancora, spensierati.

    E allora hai vinto tu.