Messaggi di ikigami

    Conosco chi abita a due isolati di distanza e non c∙∙a i genitori neanche di striscio.

    Serve predisposizione, attitudine... riconosco che non è da tutti; c'è un detto che dice: "basta un genitore per campare dieci figli, non bastano dieci figli per campare un genitore". Sacrosanto.

    Ipposam, vuoi essere la mia manager? Ahahah, scherzo.

    Da me invece tutto il fulcro è al nord e abbiamo diverse sedi sia al nord che al centro Italia, solo una al sud. Nell'ultimo mese hanno acquisito una nuova sede sempre al nord.

    Anche questo aspetto è da indagare, nella mia regione decolla solo il turismo, per gli altri mesi dell'anno c'è un grande mortorio. Ultimamente ci sono diversi investimenti da parte di multinazionali ma comunque non abbastanza da far restare le persone nel proprio luogo d'origine. Come vedi, io non ho trovato nulla e mi sono dovuta trasferire. All'inizio è stato bellissimo ma dopo tre anni fuori la situazione è diventata un po' pesante, anche perché i miei "vecchi" invecchiano ed è ora di ripagare tutti i sacrifici che hanno fatto per tirarmi su.

    Un cuoricino per te che ami i videogiochi, l'arte e le serie TV come me!

    Forse mi sto lamentando "troppo", in fin dei conti non faccio un lavoro di m..., non vado a mettere il cemento sulle strade con 40° all'ombra, ho un lavoro "normale" davanti al PC, ma non mi identifico in quello che produco e nell'azienda.

    Per dire, io ho amato molto i miei nonni, ora non ci sono più e mi sono tatuata dei piccoli simboli del loro lavoro. Perché il lavoro li identificava. Loro erano il loro lavoro e viceversa. Si erano fatti da soli e sulla loro professione avevano creato la loro identità. Questo per me non funziona...

    Devi prendere una via di mezzo: ok avere altri interessi e non marcire di solo lavoro come fanno certi sfigati (anch'io ho colleghi così e ti assicuro che il resto della loro vita fa semplicemente pena), ma contemporaneamente devi impegnarti anche se non è la tua vera passione: ci sono un sacco di persone che fanno un qualunque lavoraccio solo per lo stipendio (praticamente TUTTI gli operai del mondo e buona parte degli impiegati) eppure lo fanno perché serve per stare al mondo. Punto.


    Gli animali passano tutto il tempo a cercare cibo e a cercare di riprodursi e noi non siamo molto diversi: cambiano solo le modalità. In un ufficio anziché a caccia.

    Non è che l'uccellino può dire "ma a me cercare vermi non piace, non è la mia passione...e poi intanto guardarmi le spalle per assicurarmi che non ci sia qualche predatore che mi vuol mangiare...".

    E' una vitaccia, ma è così.

    In realtà all'inizio mi sono impegnata, questo impegno ha dato i suoi frutti in termini economici e di ruolo. Poi ci sono state cose interne all'azienda... acquisizioni, riorganizzazioni, promesse che hanno fatto e che non hanno mai mantenuto... tutte cose che mi hanno demotivata nel profondo. Inizialmente per via della pandemia lavoravo in full remote, questo gradualmente ci è stato tolto... ora ci è stato tolto un altro giorno di flessibilità, e sono sicura che prima o poi ritorneremo nella formula 5/7 in ufficio.

    Allora... se dopo solo 4 anni sei già così "scazzata" al lavoro, perché non cerchi altro?

    Puoi continuare con la tua passione di scrittrice, ma cercare comunque un altro impiego in un altro ambiente. Anche io al momento ho perso l'entusiasmo, cerco comunque di dare il massimo, ma non sono performante come 10 anni fa e me ne rendo conto. Ma cerco altro. E non sono ancora arrivata a pensare che se l'azienda fallisce non mi interessa. Quando esci dal lavoro, hai la tua vita e le tue passioni, ed è giusto.

    Ma essere già così dopo soli 4 anni non ti porterà da nessuna parte.

    Immagino tu sia giovane, non potresti buttarti in un'altra attività lavorativa?

    Ciao, sono circa due anni che faccio colloqui per posizioni simili. In alcuni sono arrivata alle fasi finali e sono stata respinta, altri invece escludevano a priori il lavoro da remoto e/o ibrido, cosa per me vitale (soprattutto il remoto), in tanti colloqui ho avuto solo una risposta positiva per un lavoro da remoto ma con una RAL estremamente bassa e che non era neanche negoziabile, quindi ho rifiutato dopo tanti ripensamenti, perché potevo ritornare al meridione vicino ai miei genitori, ma facevo un dietro-front tremendo (più di 6k in meno di RAL).

    Un paio di anni fa, era il 2 giugno, un mio collega mi scrisse su WhatsApp una cosa di lavoro, io lo riproverai scherzosamente e mi risposte "a casa sto senza far nulla". Ma come si può stare senza far nulla e lavorare in un giorno rosso? Io ho un sacco di film da vedere, libri da leggere, videogiochi, mi piace cucinare, stare con i miei animaletti, semplicemente dormire e oziare.


    L'apoteosi sono quelli che lavorano durante la malattia. Giusto qualche settimana fa ho avuto un collega che ha avuto un brutto problema di salute, in convalescenza lo vedevo "online" anche la sera alle 20 (lo notavo perché uso il PC del lavoro a volte faccio cose non inerenti al lavoro, con il benestare con il capo IT che ci ha detto che ha prestato il suo laptop al figlio per scrivere la tesi... :D)


    Boh, io certe cose non le comprendo. Sono contenta di vivere fuori dal mondo lavorativo, fin troppo. Preferisco prendermi le critiche.

    Eccomi qui, stesse dinamiche.

    Io sto lottando ogni giorno per cambiare lavoro e ottenere un lavoro da remoto ma sembra una lotta contro i mulini a vento e le speranze, in Italia, di trovare lavoro da remoto si sono ridotte ad un lumicino.

    Quindi resto ancora esclusivamente per il denaro, zero voglia di crescere, zero voglia di "fare di più" (ci è stata chiesta proattività), in un mese ci hanno tolto bonus, soldi del welfare e obbligo di andare in ufficio. Che dire di più? Open space asettico con gente rumorosa, poco empatica, aggressiva, mobbing allo stremo, occhiatacce sugli arrivi e le partenze, clima tremendo sotto tutti i punti di vista. Resisto ancora e solo gli hobby e gli affetti mi tengono viva sennò sarei annegata in questo mare di orrore.

    Ciao Klaud, sembra proprio di leggere me!


    Facciamo lo stesso lavoro e anche io sono una persona che ha grosse difficoltà a relazionarsi con tutti oltre a problemi dell'attenzione e questi punti deboli sono stati da subito "carne viva" per le persone caratterialmente più forti. Nel corso di un mio tirocinio mi è stato detto di tutto, che non sono abbastanza, che devo crescere... che sono addormentata, fuori dal mondo, te ne posso raccontare di ogni.


    Eppure, a differenza di chi "fa le piste", personalmente ho raggiunto risultati discreti, ho saputo riscattarmi diverse volte e ho affrontato sfide che dieci anni fa sembravano per me impossibili da superare.


    Nessuno conosce la nostra storia e il nostro vissuto, il perché del nostro atteggiamento e il primo limite nel mondo del lavoro (nel mio caso la lentezza e il mio senso di vaga indifferenza) è come se fosse un sacco tiracolpi (quello dei pugili). In inglese c'è un termine azzeccato per descrivere il mondo del lavoro: the survival of the fittest.

    La sopravvivenza del più forte... con la differenza che non siamo nella giungla! ;)


    Io ti direi di stringere i denti e di cercare subito altrove, tra qualche tempo non la vedrai come occasione sprecata ma una salvezza, hai scavalcato una voragine.


    Nel mondo del lavoro quello che ti consiglio di fare è: sii determinata per te, cerca di avere un profilo coinvolto per il tuo lavoro ma anonimo per il resto, mostrati sicura ma mai "spaccona", fai il tuo. Mostra le tue qualità a chi davvero tiene a te, io avevo una responsabile fantastica che conosceva il mio reale potenziale. Quando le parlai delle battutine che mi faceva una collega, lei purtroppo non prese molto le difese di nessuno per rimanere neutrale il più possibile ma mi disse una frase quasi profetica: "alcune persone a volte dimenticano il fatto che sono partite da zero...".

    Anche la tua tutor è partita da zero e anche lei è stata tirocinante. Faglielo presente!


    Un abbraccio

    Titolo volutamente provocatorio e vago, ma spiegherò subito nel corpo del post!


    Senza andare molto per le lunghe, faccio lo stesso lavoro da circa 4 anni. Un lavoro diverso dal percorso di studi però che comunque ho scelto. Negli anni ho avuto modo di imparare cose nuove e specializzarmi ma è come se - una volta avuto l'indeterminato - il mio interesse fosse sparito del tutto. Per le attività, il lavoro, le relazioni interne (a causa anche di un velato mobbing) e la mia totale indifferenza riguardo l'azienda, le sue politiche, la gestione. Insomma, lavoro solo per il salario, long story short.

    Anzi, devo dire con brutale franchezza che non mi curo affatto dei risultati aziendali, dei percorsi... cioè, sogno che tutto possa fallire dall'oggi al domani, a costo di ritrovarmi senza lavoro. Questa cosa l'ho tenuta nascosta per diverso tempo ma adesso sento diverse battutine dei colleghi che mi dicono che è come se "non facessi parte dell'azienda"... è la verità.


    Nel tempo libero ho diverse attività, innanzitutto scrivo. Ho diversi blog, scrivo sia per me che per editori, un'attività del tutto volontaria. Non vengo pagata per farlo, solo uno di questi editori mi paga una fee minima (una quindicina di euro). Il mio sogno è scrivere un libro sull'argomento che tratto nei blog che seguo e gestisco (non posso andare nello specifico per privacy).


    Due settimane fa a lavoro ho notato che avevo fatto diversi errori su un progetto: attività lasciate a metà senza motivo, mancata compilazione di un file, errori evitabili di battitura. Simboli di totale noncuranza e lassismo.


    Sempre nella stessa settimana, nel weekend invece, ho passato diverse ore (dalle 11 alle 18 di un sabato, saltando il pranzo) a scrivere un articolo per un blog che sicuramente avranno letto in tre persone. Ho rivisto le fonti, ho scritto, impaginato, ricercato errori di battitura (e corretti), creato la copertina e così via. Un lavoro immenso... allora mi son fermata e mi son detta: "ho buttato sette ore facendo tutto questo, e se avessi avuto la stessa costanza al lavoro?".


    Chiedetemi di spendere sette ore senza pause a lavorare, rifiuterei. Sarebbe per me impensabile. "Troppo...", "Mi servono diversi giorni per un progetto di sette ore..." e scuse campate in aria.


    Da due settimane non faccio altro che pensarci... sono arrivata alla conclusione che mi piacerebbe scrivere e basta ma nessuno mi paga abbastanza, con quindici euro al mese (o 30..) al massimo mi pago una cena fuori, forse un concertino, qualche ingresso al cinema. Non posso farlo per lavoro, il lavoro che mi piace non è un lavoro.


    Vedo i miei colleghi che si dedicano solo al lavoro e mi viene da soffocare, nessuno di loro ha un hobby, un interesse. Quando nel weekend invio le mail per le mie attività personali mi sento meglio, sono organizzata, sento una motivazione profonda che mi fa andare avanti. Nel lavoro non esiste tutto questo; se qualcuno dovesse fermarmi per strada e chiedere che cosa faccio, di certo non risponderei con la mia mansione. Quella non sono io.