Il sesso a pagamento ti aiuterà solo a sperimentare a come fare sesso con una prostituta. Il sesso fatto con una persona che hai convinto a farlo con te è tutta un altra cosa, proprio a livello psicologico. Me lo hanno confermato parecchi e lo dicono anche molti psicologi. E' più un gioco, un momento in cui ci si diverte assieme, il sesso a pagamento invece sei tu con una che ti recita d'avanti, un po' come masturbarsi in modo ultrarealistico, ma rimane in te lo stesso senso di vuoto dell'assenza di intimità.
Messaggi di Choco
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Choco io ho 20 anni e a settembre dello scorso anno l'ho fatto con una mia "amica" per la prima (e ultima) volta. E se devo essere sincero mi è piaciuto poco e niente, non era affatto come me lo immagino nelle mie fantasie da adolescente quando avevo 15-16 anni. E solo ora mi rendo conto che ho passato tutti questi anni a tormentarmi per nulla, nemmeno il tempo di perdere la mia "verginità" che già la rivolevo indietro vista l'esperienza deludente. Quindi ti dico che forse è meglio invece arrivare a fare certe cose ad una certa età, quando si ha una certa testa e un certo tipo di maturità. Quindi più che come un fallimento, vedila come un'opportunità che hai avuto per ponderare bene quel momento quando verrà(perchè avverrà inevitabilmete a meno che non sarai tu a scansarti), quindi affliggiti di meno che secondo me non ce n'è bisogno, meglio farlo con la ragazza giusta che sappia come trattarti, piuttosto che un'avventura fugace con un'amica. Anche perchè io adesso mi sento lo stesso un fallito dato che non più avuto modo di fare nuovamente sesso, e perchè io vorrei più una fidanzata che una semplice sc∙∙∙ta al volo e a mai più. Quindi prenditi tempo, cerca quella che ritieni più adatta a te e fai le tue esperienze. Buona fortuna!
La pensavo anche io come te, alla tua età. Poi con gli anni si cambia idea.
Se l'esperienza che hai vissuto è stata deludente non preoccuparti, il tempo te la farà passare. Perché il tempo, credimi, è sempre curativo con le cose che facciamo e non ci vengono bene. Invece è impietoso verso le cose che NON facciamo, lì più il tempo passa più aumentano i rimpianti. E come si dice meglio sbagliare 1000 volte che vivere una vita di rimpianti.
A 20 anni sei nel pieno dell'età dove solitamente si fanno le migliori esperienze, non sei il primo a cui la prima volta non è piaciuta anzi di solito è così.
Io i 20 anni me li sono giocati e ho molta paura, anzi terrore, che le esperienze sessuali di qui in avanti siano con donne più mature (generalmente meno attraenti) e poco divertenti ma roba seria e noiosa.
Tornassi indietro studierei di meno e sarei meno diligente, ma farei una vita mondana che non vi immaginate.
Goditi i 20 anni!! -
Come potete vedere dal titolo sono un ragazzo vergine che ormai ha quasi 30 anni. Non ho mai baciato o fatto un qualche petting con una ragazza, il mio massimo contatto con una persona dell'altro sesso al di là di mia madre è stato al più abbracciarmi con una amica.
Il fatto è che io oggi non ce la faccio più, anche se facessi sesso con una donna mi sentirei comunque un fallito perché non si può arrivare a non fare sesso quando si vent'enni. E' un qualcosa di indegno! Mi sentirei umiliato comunque a vita per la cosa.
Un conto è fare sesso a 20 anni un altro è farlo a 30, magari il piacere non è lo stesso e mentre il 20enne vive la cosa come una scoperta giocosa e interessante fare sesso la prima volta a 30 la vivrei come una cosa tardiva e fatta giusto per recuperare terreno. Morale della favola, mi sento fregato. -
Sulla paruresis si parla di efficacia della terapia cognitivo-comportamentale, quindi io partirei da lì.
Tieni presente che è molto importante essere motivati nelle cose, cioè nel voler cambiare il proprio presente avverso. Ed è normalissimo perdere la fiducia quando per troppi anni nessuno è stato in grado di aiutarci, l'ho vissuto anche io. Anche io fantasticavo sul suicidio, e il pensiero di ciò era ciò che mi accompagnava mentre cercavo di addormentarmi. Ma questo è anche il modo migliore per non fare nulla e lasciare che le cose vadano alla deriva.
Devi partire da alcuni presupposti fondamentali:
primo: avere dei problemi come la parurensis non deve farti sentire inferiore. Tutti possono avere problemi e non per questo vergognarsene o ritenere che la loro vita per via di questo problema (risolvibile) debba anche essere meno pregna di piaceri e soddisfazioni.
Secondo: la parurensis è risolvibile, tienitelo a mente.
Terzo: Hai un pene piccolo? Un pene è veramente piccolo quando in erezione è sotto i 7-8 cm, in quanto al di sotto di ciò non si riesce a penetrare in modo efficiente. Non credere che alle donne il pene grosso sia tutto ciò che vogliono, la sessualità femminile è diversa da quella maschile, è meno focalizzata sull'estetica dell'altro ma è importante il fattore eccitatorio, ovvero eccitare la clitoride.
Come disse una volta il presidente dell'associazione italiana di urologia rivolgendosi a chi soffriva da "sindrome da spogliatoio": l'organo sessuale più importante da saper utilizzare per un uomo sono le mani e la bocca, con quelli si eccita una donna. La penetrazione è solo un fattore secondario che fa più piacere a l'uomo che alla donna. -
Racconti quasi nulla di te e della tua condizione, se sei sola o hai affetti (famiglia, fidanzato, amici). Partendo da quello che dici sinceramente non saprei cosa risponderti.
Non credere che esistano risposte o parole in grado di sollevare chiunque. Questo è un falso mito. Ogni considerazione e discorso da fare è sempre relativo al vissuto di ognuno. -
poi ci sono i classici supporti(psicoterapia, farmaci) ma sono solo un contorno.
Apprezzo i tuoi interventi e quello che stai cercando di dirgli, ma affermare che la psicoterapie e i farmaci siano solo un contorno non ci siamo.
Se sei depresso e quindi non ce la fai con le tue forze si parte da lì, psicoterapia ed eventuale aiuto farmacologico. Non è un contorno, ma sono gli unici aiuti per chi non ha altro a disposizione se non le sue forze. E sminuire questi aiuti è pericoloso, perché si da una cattiva informazione su quello che invece potrebbe essere un eventuale ancora di salvezza. -
Ovvio che ti deve far stare bene. E' una tentata soluzione, che ti porta a stare bene sul momento ma che in realtà ti farà solo perdere altro tempo, in quanto il pensare che la vita finisce non ti aiuta ad agire attivamente per farla finire, magari suicidandoti. Tu consola l'idea della morte ma nei fatti non la metti in pratica e se mai dovessi tentare di farlo ti renderai conto di come un conto è immaginare di morire, magari come un addormentarsi, ma nei fatti si tratta di trovare una lametta, tagliarti le vene, provare dolore fisico anche forte, attendere, provare paura, ecc. Per poi in realtà non ammazzarti mai.
Forse sarebbe più produttivo farsi aiutare. Lo dico per esperienza personale. Il pensiero che tanto prima o poi la vita finisce, cosa che anche io stesso ho pensato per confortarmi nel miei problemi, alla fine mi è servito solo a perdere tempo. -
Sono le aspettative che fanno la differenza.
Chi non si aspetta niente e riceve poco è contento.
Chi si aspetta moltissimo e riceve molto è infelice.
L'illusione è quella porzione di pensiero che ti fa sembrare possibile la realizzazione di un'aspettativa irrealistica.
Le persone più felici del mondo hanno poco, ma desideravano ancora meno.Questo tipo di persone, fortunate nella loro pochezza, sono tipicamente persone molto idealiste.
Nessuno vive di poco, semplicemente chi ragiona così trova la sua ricchezza in altro: perché ad esempio è molto religiosa o ha una visione esistenziale tale da dargli molta importanza ed autostima.
Del resto ciò che contraddistingue un eremita che vive sulla montagna dall'uomo normale è proprio il fatto che il primo si crede padrone di una qualche (non giustificata) superiorità morale, di una qualche comprensione migliore della realtà. Tutta autoindotta ovviamente.
La mia non è una critica agli idealisti, quanto più un cercare di far capire che questa è la conseguenza di una società che inevitabilmente (se non fosse così il mondo non andrebbe avanti e non ci sarebbe progresso) punta all'ottenimento di risultati oggettivi da parte dell'individuo.
Non sentitevi sbagliati perché desiderate, piuttosto capite che questo può derivare da una vostra visione troppo oggettiva e poco poetica della vita. Magari perché il vissuto che abbiamo avuto ci ha portato ad essere così, a non vedere più la grazia delle piccole cose e a puntare all'oggettività delle stesse che ce le fa vedere appunto per quel che sono, cioè "piccole cose".
Se da un lato è vero che chi è felice è chi desidera poco, nel senso di poco di oggettivo e concreto, chi invece dalla vita ha avuto molto è comunque gente che ha desiderato tanto. E non mi riferisco ai viziati figli di papà ma a tutte le persone che hanno fatto grosse carriere lavorative, riuscendo a ottenere brillanti risultati negli studi e poi nel lavoro. Posso assicurarvi essere stati non solo giovani pieni di talento ma anche molto affamati.
Io credo che il passo essenziale per trovare la propria felicità e in generale per diventare adulti è il riuscire a scoprire i propri limiti, e la cosa la si può fare solo agendo più che piangendosi sul divano. Se agisci e ottieni qualcosa non ti pentirai mai di non aver ottenuto di più, perché hai sperimentato sulla tua pelle i tuoi limiti e invece di disperarti di averceli (ce li hanno tutti) sarai contento per aver ottenuto il massimo o quasi che potevi avere. -
Finché non ti accorgerai che la vita è lunga a terminare, a meno che non gli dai tu una accelerata puntando al suicidio.
Devi farti aiutare. Quando si inizia a pensare così si sta cronicizzando il disturbo psicologico. -
@ senza speranza
Io personalmente ho passato anni a pensare di essere chiusa, timida e tutte altre cavolate che mi venivano ripetute in continuazione! Ma quando ho frequentato l'università, lavorato o semplicemente incontrato altra gente, ho capito che sono una persona solare, estroversa ecc...molte volte sono le persone con cui ci rapportiamo a fare la differenza, secondo me!Vero! Confermo anche io. Il frequentare sempre e solo i soliti quattro gatti non ci permette realmente di capire chi siamo. Poi magari un giorno, vuoi perché andiamo via per l'università, il lavoro o altro, ci capita di incontrare persone diverse che scopriamo essere infinitamente meglio dei nostri soliti amici sfigati buoni solo a limitarci e farci sentire insoddisfatti. E da qui abbandoniamo queste relazioni del passato stupide per iniziare veramente a vivere con chi ci rende felici. E' talmente tipico che molto raramente ho visto amicizie superare gli anni del liceo.