Messaggi di lumpit

    Senza fare tanti giri di parole, devi tirare fuori le palle e dimostrare quello che vali. Invece di stare parcheggiato all'università, visto che il servizio militare obbligatorio è stato ahimè abolito (e ti avrebbe fatto MOLTO BENE), trovati un lavoro e renditi utile alla società.
    Probabilmente hai una famiglia che ti consente di non fare, ma invece che il tuo bene sta solo rovinandoti. Certo, se avrai la possibilità di vivere di rendita, buon per te, ma che senso daresti alla tua vita in questo modo?

    Ho fatto alcuni lavoretti per pagarmi almeno le tasse universitarie, sto facendo poi un corso di formazione finalizzato all'assunzione (spero che vada tutto bene...).
    Il problema è che anche se so che mi sto facendo del male e sto facendo del male anche alla mia famiglia (visto che non vivo "a gratis"), non riesco a interrompere questo circolo vizioso fatto di solitudine e alienazione...
    Uno dei problemi principali per me è proprio questo, inizio a sentirmi a disagio quando sono in mezzo a molte persone.
    Non sono mai stato molto estroverso, ma sono sempre stato molto socievole: ora invece tendo sempre a rimanere sulle mie.
    E' come se questa mia situazione "professionale" travagliata mi faccia sentire sempre inadeguato e perdente.

    Ciao a tutti :)

    Ci ho messo un bel po' prima di raccontarvi la mia storia, in parte per pigrizia (sì, sono un procrastinatore seriale!), in parte perché vorrei descrivervi al meglio la mia situazione.

    Sono un ragazzo di 24 anni senza particolari problemi: ho una discreta vita sociale (nonostante abbia perennemente cambiato amici nel corso della mia vita), ho una buona salute, non ho problemi economici, vivo in una città tranquilla che si può ancora considerare un'isola felice.
    Vi chiederete: embè, cosa vuole questo? :D
    Risposta: qualche anno fa sono incappato nella depressione e non credo di esserne uscito appieno.

    Alcuni anni fa, nei primi anni di università, la mia ragazza "storica" mi lasciò, dopo una lunga serie di tira e molla e molti tradimenti, alcuni scoperti in fragranza, altri ammessi successivamente, altri ancora scoperti dopo che ci lasciammo.
    La fine di quella storia fu dolorosa perché scoperchiò il vaso di Pandora dei difetti della mia vita e mi fece scoprire il "magico" mondo della depressione.
    Lei era la mia migliore amica, la mia confidente, la mia amante, la mia sorella: ero sempre insieme a lei, per lei ho trascurato tutti gli altri rapporti sociali e tutti i miei interessi, così come le cose che l'avevano fatta innamorare di me.
    Ci siamo conosciuti e messi insieme alle superiori, siamo poi andati a fare l'università insieme.

    Mi sono sempre sentito limitato negli ambienti in cui sono cresciuto, li ho percepiti (e continuo a percepirli tuttora, visto che ci vivo ancora) come prevedibili, scontati, provinciali, di brevi vedute.
    Puntualmente, alla fine del ciclo scolastico (medie, superiori, università) mi creavo sempre grandi aspettative di cambiamento.
    Ebbene, la delusione più grossa l'ho avuta paradossalmente all'università.

    Mi trasferii a studiare parecchio lontano da casa, per la prima volta nella mia vita: ero entusiasta di vivere in una media città del nord Italia, piena di cose nuove, potenziali nuovi amicizie stimolanti e cose così.
    Nel giro di un paio d'anni, contrariamente a tutte le aspettative, mi sono ritrovato da solo, senza più interessi, senza la mia ragazza, con i miei coinquilini che tramavano alle mie spalle.
    soprattutto, non sono stato in grado di dare nemmeno un esame.
    Mi sentivo un deficiente, perché per la prima volta in vita mia non mi bastava più il mio intuito che mi aveva fruttato molti successi nella mia carriera scolastica senza studiare più di tanto.
    Non riuscivo a capire totalmente le cose, stando sui libri i dubbi aumentavano anziché diminuire e da parte dei compagni di corso non c'era il benché minimo interesse di stringere anche solo un superficiale rapporto di cordialità per scambiarci pareri ed aiutarci a vicenda.
    Non sapevo a chi affidarmi e così, giorno dopo giorno, iniziavo a sfogare le frustrazioni passando un tempo sempre maggiore davanti al pc, dove il tempo passava in maniera indolore e molto veloce.
    Nel periodo in cui c'è stata la rottura con la mia ex, ho avuto anche una parentesi (durata diversi mesi) di "alcolismo": ero ubriaco praticamente quasi tutti i giorni e persi quasi tutti i miei (pochi) risparmi per provare a dimenticare (inutilmente) la mia situazione.
    Tentai anche il suicidio, come ho scritto nel thread che ne parla, ma proprio all'ultimo, quando mancava un pelo, ci fu qualcosa che mi fermò.

    Ad oggi, il mio problema è che nonostante sia tornato nella "mia" città (seppure col passare del tempo la sento sempre meno mia), abbia cambiato facoltà, abbia un giro di amici su cui tutto sommato poter contare ed abbia tutte le condizioni migliori per poter studiare e costruirmi un futuro, qualcosa continua a non funzionare: non mi sono ancora laureato e sono molto indietro con gli esami.
    Passo moltissimo tempo davanti al pc a informarmi di mille cose, contrariamente ai primi anni delle superiori ho ripreso ad avere alcuni interessi, però alla fine passo quasi tutto il tempo in solitudine, in casa, davanti al pc.
    Mi sento una persona piatta, oserei dire che sono diventato atarassico: non c'è nulla che mi importi veramente, vivo una sorta di perniciosa serenità che in maniera serafica cela agli occhi di tutti tutto il mio tempo perduto e i miei insuccessi.
    Difficilmente riesco a rispettare una routine di studio, invece mi sono trovato benissimo nelle mie limitate esperienze lavorative.

    Ad oggi, l'unica cosa che mi riesce bene, che faccio tutti i giorni in maniera instancabile, indefessa, è stare al pc.
    Tutto quello che posso rimandare, lo rimando.
    Tutti i giorni ho i libri aperti sopra la scrivania, tutti i giorni mi ripropongo di studiare e invece non ci riesco.
    Studio quasi nulla, in pratica.
    Gli esami che ho passato, li ho passati studiando poco ma avendo una routine di studio intenso in biblioteca insieme al mio coinquilino (che tra l'altro è iscritto ad un'altra facoltà).
    Credo che sto iniziando a mettere un filtro tra me e il mondo esterno e questo filtro è la realtà che vedo attraverso il monitor.
    Non so più cosa fare, mi sento imbambolato, indolente e impotente: vedo il mondo che cambia, i mesi e gli anni che passano senza averne la piena percezione, situazioni che si stravolgono eppure nel mio piccolo mondo non cambia mai nulla, tranne il pc sempre acceso e la progressiva indifferenza, distacco ed analisi razionale delle cose che accadono vicino a me e lontano da me.

    "Togli quel pc!", direte voi.
    Ebbene, poco cambia: la mia mente è capace di pensare a mille cose anziché concentrarsi sui libri (che peraltro, dicono cose che mi piacerebbe sapere!).

    Sono curioso di sapere cosa ne pensate di tutto ciò.
    Mi rendo conto di aver scritto una storia contorta, ma ahimé, questo è il modo in cui sono riuscito a scriverla.

    Ciao lumax,

    innanzitutto un grande abbraccio, non è mai semplice affrontare la fine di relazione (d'amore e non).

    Ora ti sembrerà crollare tutto addosso, la tua routine quotidiana sarà probabilmente stravolta e dovrai mettere in discussione molte tue abitudini.
    Non ti preoccupare: non è la fine del mondo ;)
    In questo periodo vedi la vita come negativa perché stai guardando il mondo con il filtro della fine del tuo matrimonio.
    Non arrovellarti a cercare di capire le esatte motivazioni del suo allontanamento: non lo saprai mai con esatta certezza.
    Cercare di capire cosa è andato storto è utile per le future relazioni, ma non deve diventare un'ossessione.
    Prenditi del tempo per stare da solo e fare cose che ti piacciono.
    Concentrati sul lavoro, sui tuoi hobby, riprendi a fare cose che eri stato costretto ad abbandonare.
    Non sei l'unico al mondo in questa situazione, non sei vecchio (anzi!), hai ancora un bel pezzo di vita avanti a te che non merita di essere vissuta nella tristezza e nel rimpianto.
    Ora ti sembrerà impossibile, ma guarda sempre avanti, almeno per ora, e non pensare ai ricordi.
    Non è questo il momento.
    Più avanti, vedrai che i tuoi ricordi belli rimarranno e quelli brutti si affievoliranno molto.

    Ciao!

    Non ho letto l'altra discussione di cui parli, per cui mi sono basato su questo tuo post per risponderti.
    Che dire, una così ha decisamente qualche problema...non stare troppo ad arrovellarti nel farle la diagnosi, concentrati piuttosto a vivere "bene" il dolore della perdita per andare avanti.
    Cerca di dimenticarla, credo sia la cosa migliore.
    Si è comportata veramente molto male, da quello che dici...

    Ti rispondo alle tue domande.

    1. E' normale, qualsiasi cambiamento drastico può portarti a ripensare al passato e dire "si stava meglio prima".
    2. E' normale, chi viene lasciato generalmente subisce le decisioni e le azioni (positive o negative che siano) di chi l'ha lasciato. Basta esserne consapevoli e interrompere il circolo vizioso quanto prima
    3. Bisogna imparare a star bene da soli ed essere sereni e felici della propria vita, prima di poter trovare qualcuno con cui condividere tutto ciò.

    Un abbraccio!

    Siete spettacolari!
    Era da un po' che non mi connettevo qui sul forum, è bello vedere che avete postato cose stupende: alcune le conoscevo bene, altre no.
    Dovreste fare una playlist condivisa su Spotify o Youtube :)
    Sarei il vostro primo follower, Purple e misamm ;)

    Se avete usato il preservativo correttamente, il rischio è pari allo 0.
    Stai tranquilla, comunque: se ci fosse stato un problema al preservativo, ve ne sareste accorti in 2 :)

    Non ho letto la disscussione, da bravo pigrone :D
    Posso comunque dire che sì, ho avuto una relazione abbastanza lunga con una ragazza che non mi attraeva fisicamente.
    Inizialmente, a livello mentale c'era molta attrazione reciproca, invece a livello fisico lei era molto attratta da me ma io non molto da lei.
    Nel corso della storia, ho imparato ad apprezzare i suoi difetti.