Ciao a tutti 
Ci ho messo un bel po' prima di raccontarvi la mia storia, in parte per pigrizia (sì, sono un procrastinatore seriale!), in parte perché vorrei descrivervi al meglio la mia situazione.
Sono un ragazzo di 24 anni senza particolari problemi: ho una discreta vita sociale (nonostante abbia perennemente cambiato amici nel corso della mia vita), ho una buona salute, non ho problemi economici, vivo in una città tranquilla che si può ancora considerare un'isola felice.
Vi chiederete: embè, cosa vuole questo? 
Risposta: qualche anno fa sono incappato nella depressione e non credo di esserne uscito appieno.
Alcuni anni fa, nei primi anni di università, la mia ragazza "storica" mi lasciò, dopo una lunga serie di tira e molla e molti tradimenti, alcuni scoperti in fragranza, altri ammessi successivamente, altri ancora scoperti dopo che ci lasciammo.
La fine di quella storia fu dolorosa perché scoperchiò il vaso di Pandora dei difetti della mia vita e mi fece scoprire il "magico" mondo della depressione.
Lei era la mia migliore amica, la mia confidente, la mia amante, la mia sorella: ero sempre insieme a lei, per lei ho trascurato tutti gli altri rapporti sociali e tutti i miei interessi, così come le cose che l'avevano fatta innamorare di me.
Ci siamo conosciuti e messi insieme alle superiori, siamo poi andati a fare l'università insieme.
Mi sono sempre sentito limitato negli ambienti in cui sono cresciuto, li ho percepiti (e continuo a percepirli tuttora, visto che ci vivo ancora) come prevedibili, scontati, provinciali, di brevi vedute.
Puntualmente, alla fine del ciclo scolastico (medie, superiori, università) mi creavo sempre grandi aspettative di cambiamento.
Ebbene, la delusione più grossa l'ho avuta paradossalmente all'università.
Mi trasferii a studiare parecchio lontano da casa, per la prima volta nella mia vita: ero entusiasta di vivere in una media città del nord Italia, piena di cose nuove, potenziali nuovi amicizie stimolanti e cose così.
Nel giro di un paio d'anni, contrariamente a tutte le aspettative, mi sono ritrovato da solo, senza più interessi, senza la mia ragazza, con i miei coinquilini che tramavano alle mie spalle.
soprattutto, non sono stato in grado di dare nemmeno un esame.
Mi sentivo un deficiente, perché per la prima volta in vita mia non mi bastava più il mio intuito che mi aveva fruttato molti successi nella mia carriera scolastica senza studiare più di tanto.
Non riuscivo a capire totalmente le cose, stando sui libri i dubbi aumentavano anziché diminuire e da parte dei compagni di corso non c'era il benché minimo interesse di stringere anche solo un superficiale rapporto di cordialità per scambiarci pareri ed aiutarci a vicenda.
Non sapevo a chi affidarmi e così, giorno dopo giorno, iniziavo a sfogare le frustrazioni passando un tempo sempre maggiore davanti al pc, dove il tempo passava in maniera indolore e molto veloce.
Nel periodo in cui c'è stata la rottura con la mia ex, ho avuto anche una parentesi (durata diversi mesi) di "alcolismo": ero ubriaco praticamente quasi tutti i giorni e persi quasi tutti i miei (pochi) risparmi per provare a dimenticare (inutilmente) la mia situazione.
Tentai anche il suicidio, come ho scritto nel thread che ne parla, ma proprio all'ultimo, quando mancava un pelo, ci fu qualcosa che mi fermò.
Ad oggi, il mio problema è che nonostante sia tornato nella "mia" città (seppure col passare del tempo la sento sempre meno mia), abbia cambiato facoltà, abbia un giro di amici su cui tutto sommato poter contare ed abbia tutte le condizioni migliori per poter studiare e costruirmi un futuro, qualcosa continua a non funzionare: non mi sono ancora laureato e sono molto indietro con gli esami.
Passo moltissimo tempo davanti al pc a informarmi di mille cose, contrariamente ai primi anni delle superiori ho ripreso ad avere alcuni interessi, però alla fine passo quasi tutto il tempo in solitudine, in casa, davanti al pc.
Mi sento una persona piatta, oserei dire che sono diventato atarassico: non c'è nulla che mi importi veramente, vivo una sorta di perniciosa serenità che in maniera serafica cela agli occhi di tutti tutto il mio tempo perduto e i miei insuccessi.
Difficilmente riesco a rispettare una routine di studio, invece mi sono trovato benissimo nelle mie limitate esperienze lavorative.
Ad oggi, l'unica cosa che mi riesce bene, che faccio tutti i giorni in maniera instancabile, indefessa, è stare al pc.
Tutto quello che posso rimandare, lo rimando.
Tutti i giorni ho i libri aperti sopra la scrivania, tutti i giorni mi ripropongo di studiare e invece non ci riesco.
Studio quasi nulla, in pratica.
Gli esami che ho passato, li ho passati studiando poco ma avendo una routine di studio intenso in biblioteca insieme al mio coinquilino (che tra l'altro è iscritto ad un'altra facoltà).
Credo che sto iniziando a mettere un filtro tra me e il mondo esterno e questo filtro è la realtà che vedo attraverso il monitor.
Non so più cosa fare, mi sento imbambolato, indolente e impotente: vedo il mondo che cambia, i mesi e gli anni che passano senza averne la piena percezione, situazioni che si stravolgono eppure nel mio piccolo mondo non cambia mai nulla, tranne il pc sempre acceso e la progressiva indifferenza, distacco ed analisi razionale delle cose che accadono vicino a me e lontano da me.
"Togli quel pc!", direte voi.
Ebbene, poco cambia: la mia mente è capace di pensare a mille cose anziché concentrarsi sui libri (che peraltro, dicono cose che mi piacerebbe sapere!).
Sono curioso di sapere cosa ne pensate di tutto ciò.
Mi rendo conto di aver scritto una storia contorta, ma ahimé, questo è il modo in cui sono riuscito a scriverla.