Buongiorno a tutti, provo a ripostare qui un thread già inserito inutilmente in un'altra sezione sperando di poter avere una risposta.
Capita a nessuno di avere la mente ricca di buoni propositi e voglia di fare e il corpo come paralizato che non risponde? Mi capita in genere quando sono sola. Magari arrivo a casa con l'idea di fare dei lavori e poi prendermi del tempo per me, per qualcosa che mi piace. Parto dal lavoro assolutamente convinta, poi arrivo a casa mi siedo e...basta, potrebbero passare delle intere ore. Oppure la domenica mattina. Magari si è pensato di andare a fare un giro in montagna, di partire presto. Mi sveglio, la mia testa è già via, ho voglia di godermi la giornata...ma non riesco ad alzarmi. Salvo poi rimproverarmelo per il resto del giorno. Oppure in pausa pranzo...vado in qualche posto con l'idea di fare una bella passeggiata e poi, arrivata, spengo la macchina e resto lì, come incantata. Il mio compagno pensa che sia stanchezza ma io so che non è così. E neanche una forma depressiva. Ne ho sofferto e so che in quel caso la mancanza di forze e voglia di muoversi nasce da una mancanza di forze e voglia di affrontare la giornata. In questi cosi è diverso. Io VORREI fare...ma non riesco. Come se il mio corpo non riuscisse a reagire agli stimoli che gli manda il cervello....è bruttissimo
Messaggi di elfa77
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Anch'io ho la stessa sensazione tua Iaemes. Soffro di somatizzazioni che mi erano totalmente passate solo facendo uso di farmaci oggi sospesi. Prima di iniziare a prendere farmaci avevo tentato psicoterapia ma ho mollato dopo poche sedute. Non veniva fuori nulla che già non sapessi. Credo che il problema alla base dell'ansia possano essere, come dice Safale, pensieri profondi che non vogliamo ascoltare, ma non credo nella possibilità che possa essere un'altra persona a tirarceli fuori. Essere completamenti sinceri con noi stessi è qualcosa di tanto faticoso quanto fattibile solo da noi stessi. Almeno io la vedo così.
Personalmente in questi anni ho imparato a conoscermi, a capire quali malesseri e pensieri sono dovuti all'ansia e non ho timore delle crisi. So che non possono "farmi del male" e che passeranno. La cosa davvero difficile, almeno per me, è capire qual'è il confine tra avere pensieri ossessivi procurati dall'ansia e avere ansia a causa di pensieri che cerco di nascondermi. Molto più semplicemente: che cosa voglio veramente dalla mia vita? Se riuscissi a rispondere a questa domanda e ad agire di conseguenza porbabilmente starei meglio. Solo ancora quella risposta non l'ho trovata.
Tornando agli psicologi: non solo non credo che una terza persona possa aiutarmi a rispondere a questa domanda ma ho anche "paura" a farglielo fare, paura di poter essere influenzata nelle mie scelte da un'estraneo. Se sbaglio voglio farlo da sola. So che qualcuno mi risponderà che uno psicologo non ti inflenza ma semplicemente ti aiuta a tirare fuori la arte più profonda di te. Rispondo che questo è ciò che dovrebbe fare un bravo psicologo e che non so quanti lo siano realmente. -
C'è qualcuno tra voi che lavori ma con compagno/a disoccupato?
Se si, quanto incide questa tensione sul vostro rapporto? -
E' ciò che sto cercando di fare.
Io non so se IL grande amore esiste. So di aver vissuto una storia davvero speciale e unica, di quelle che si possono non trovare in una vita intera, ma come ho già scritto quest'uomo è morto. Non saprò mai come sarebbe stato, perchè la morte lascia tutto in sospeso al momento in cui ci si è lasciati.
Ho conosciuto il mio attuale compagno dopo poco. Mi ha colpito la sua dolcezza e comprensione nel rispettare i tempi di cui avevo bisogno. Abbiamo affrontato tante difficoltà insieme e stiamo bene insieme, mai silenzi tra di noi, mai voglia di evadere da noi. Tutto pur avendo un carattere molto diverso: io molto combattivo e dinamico seppur psicologicamente più fragile, lui l'esatto contrario.
Mi chiederai giustamente allora cosa voglio? Il problema è che a tratti mi prendono attacchi di "panico", voglia di scappare. E' come se improvvisamente tutto il buono scomparisse e rimanesse soltanto la paura. Ciò che sto cercando di capire è se questa paura sia un campanello d'allarme, un modo di dirmi che sto vivendo una vita che non voglio...o l'esatto contrario: una patologia che a tratti offusca quanto di buono ho nella mia vita -
Per Baluba: posso chiedere quale dovrebbe essere l'effetto del magnesio? Non ne avevo mai sentito parlare..
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Avevo iniziato in passato psicoterapia ma non trovavo alcun beneficio e ho mollato. Non usciva nulla che già non sapessi...
Quando sono andata da psichiatra ho scelto volutamente un medico che fosse anche psicologo ma anche lì non è andata molto meglio. A livello di farmaci è risultato molto valido e scrupoloso ma per il resto...vedi sopra.
Forse non sono stata molto fortunata nella scelta dei medici ma qui non ce ne sono poi tanti e oltretutto sono frenata dall'aspetto economico.
In ogni caso non intendo riprendere medicinali. Non per ora almeno.
Credo che un soggetto ansioso purtroppo resti tale a vita e debba imparare a convivere con la sua ansia. Io avevo passato qualche mese davvero sereno, mi ci ero abituata, mi sembrava il paradiso, ma ora non sono a livelli da dover correre ai ripari e voglio cercare di reagire con le mie forze...salvo abbassare la testa e chiedere aiuto se vedrò che non ce la farò da sola. -
Condivido il pensiero di Safale.
Anche a me inizialmente era stato prescritto Lexotan, più che altro per capire se una serie di sinomatologie che non trovavano cause fisiche fossero legate, come di fatti erano, ad un discorso patologico ansioso.
Lexotan da solo però per me personalmente è stato negativo: seppur in piccole dosi a fronte dell'effetto ansiolitico ho sempre avuto un effetto depressivo, mi calmava si, ma mi buttava anche tanto a terra. -
Convivo da 12 anni,
non è IL grande amore, quello che si sogna da bambine (e che ho avuto la fortuna di conoscere e perdere causa della Sua morte) ma ci sto bene. Abbiamo passioni comuni, lo stesso modo di vedere la vita, una grande amicizia ma....a volte vengo presa dal panico, vorrei mollare tutto e ricominciare da capo. Mi sembra di essermi "accontentata". Eppure in tanti anni non mi è mai capitato di innamorarmi di un'altra persona. O, per essere più corretti mi è capitato soltanto una volta, di una persona che mi ha dato un grande aiuto in un momento di difficoltà (per cui mi viene da chiedermi se poi era davvero amore) e che ho rifiutato per correttezza verso il mio compagno. Penso: vorrà pur dire qualcosa.
Il fatto è che mi sembra di essere una pazza, per mesi va bene, penso ad un futuro con lui, ad un figlio (seppur già forse troppo in ritardo) poi improvvisamente...il panico, non è quello che voglio, sto sbagliando tutto, etc..
E' capitato a qualcuno?
Credo che una determinante sia la mancanza di lavoro da parte di lui, che il terrore che mi assale sia legato alla paura di non trovare, di non riuscire ad avere una vita "normale", niente sicurezze, il giudizio degli altri.
A volte penso che sia una conseguenza della mia ansia, di quel bisogno di avere tutto sotto controllo che a tratti riesco a superare vivendo la giornata, e che sia normale in una lunga relazione attraversare questi momenti. Altre volte penso che la mia ansia sia un campanello di allarme che sta ad indicarmi che non sono davvero felice.
Non ne vengo a capo... -
Credo che sia vero un po' tutto.
La mia resistenza ai farmaci nasce dall'esperienza di dipendenze avute in famiglia. Non riesco ad accettare di dover far dipendere il mio benessere psico-fisico da una sostanza. D'altra parte per lo stesso motivo so anche quanto possa essre rischioso e sbagliato non chiedere aiuto quando occorre. cerchero' di darmi un termine.
Forse pero' la cosa che davvero mi fa piu' paura e' il pensiero che possa essere vero cio' che scrive Safale: che ci sia qualcosa da cambiare nella mia via che non voglio vedere o che forse vedo e continuo a mettere a tacere. Ho un turbinio di pensieri senza fine nella testa. -
Buonasera,
sono nuova del forum quindi mi presento. Mi chiamo Elena e
ho 37 anni. Ho iniziato a soffrire d’ansia circa 7 anni fa a seguito di un
susseguirsi di problemi. Ho assunto farmaci per circa 5 anni, ora sospesi da
qualche mese. Finora era andata benone ed ero al settimo cielo, giusto qualche
sporadico attacco ma leggero e passeggero. Ora invece è da qualche giorno che
mi ha preso in maniera più forte: tachicardia, pressione allo stomaco, nodo
alla gola…ho paura di essere sull’orlo di ricaderci e ne ho una gran paura. Non
voglio riassumere farmaci. Sono terrorizzata dalla possibilità di dipendenza.
Scrivo qui perché in passato il raffronto con persone che
hanno avuto esperienze analoghe è stato un fortissimo sostegno. Sono l’unica ad
essere restia all’uso di psicofarmaci?