Continuo a chiedermelo di continuo. Credo sia (ahimè) diventato un tratto caratteristico della mia personalità. Invece che fare il possibile per farmi stare bene, sembra invece che mi diverta a mettermi i bastoni fra le ruote. Continuo a essere in uno stato di apatia costante, con qualche piccolo, sporadico attimo di sollievo. Ogni volta che credo che tutto questo sia finito, non passa nemmeno un minuto e sono di nuovo daccapo. Cerco di distrarmi in tutti i modi, andando a spasso, frequentando un corso di meditazione, guardando un film, leggendo un libro, studiando (o meglio cercando di studiare), ma mi sembra tutto inutile.
Ogni volta che metto il naso fuori dall'uscio di casa mia non vedo l'ora di ritornarvi (anche se so benissimo che non ho assolutamente niente da fare); quando vado a meditazione mi sembra uno spreco di tempo (pur sapendo benissimo che non ne posso fare a meno); se guardo un film, mi stanco dopo nemmeno 10 minuti di proiezione; idem per il libro. Non mi rimarrebbe altro che lo studio, se non fosse che non riesco a concentrarmi e che mi sembri che 'cosa più, cosa meno, la storia non cambia'. Non ho sempre amato studiare, ma da 3 anni a questa parte non ho mai provato così tanto piacere nel documentarmi e conoscere cose nuove. Tutti, indiscriminatamente, mi facevano i complimenti. E io... io ero fiero di me. Sentivo di essere una persona forte e sicura di sé, capace di spaccare il mondo in due, se necessario. Poi è arrivata quest'estate... e tutto ciò che avevo di buono è come sparito nel nulla. A volte ho pensato davvero di essere ormai diventato superfluo. Ho come la sensazione che non abbia più senso continuare così. Mi sento male a dire una cosa del genere. Anzi, me ne vergogno. E' come se avessi scoperchiato un vaso di Pandora che non riesco più a chiudere.
Non voglio assolutamente fare la parte della vittima. So benissimo che questa spiacevolissima situazione dipende solo ed esclusivamente da me. Tuttavia, mi sento troppo debole per affrontarla da solo. E' strano, visto che ho praticamente trascorso la mia intera adolescenza completamente senza spalle. Tuttavia, sbaglierei a dire che non mi andava bene. Anzi, ho sempre preferito la solitudine alla compagnia. Stavo bene con me stesso e sapevo che i rapporti umani non mi avrebbero portato altro che guai. Poi quest'estate ho cambiato idea. Credevo che sarebbe andata bene, ma quella che sembrava una storia idillica si è trasformata in qualcosa più grande di me. Quando tutto è finito, ne sono uscito distrutto. Ancora adesso ne pago le conseguenze. Se guardo al futuro, vedo nero. Se guardo al passato, vedo errori. Se guardo il presente, vedo il vuoto. E allora, se vivere è già così difficile di suo, perché mi piace così tanto girare il coltello nella piaga? Perché non riesco a godermi le cose come si presentano? Perché non sento più niente se non noia e insoddisfazione? Perché non riesco mai a vivere un'emozione nella sua interezza senza che intervengano il raziocinio o altri pensieri crudeli a disturbarmi. Perché?
Scusate lo sfogo, ma ne avevo bisogno.