Grazie a tutti per le risposte e dell'empatia che dimostrate La cosa che mi fa specie, è che parlando singolarmente con molte persone che conosco, le conclusioni sono spesso simili alle mie, ma nessuno è poi disposto più di tanto ad impegnarsi per dare maggiore peso alle relazioni genuine. Siamo tutti un po' volubili nelle nostre amicizie. Anch'io, come dice Diverso, mi sento totalmente inadeguata in determinati contesti di normalità. La cosa comica è che l'inadeguatezza sorge in compagnia delle stesse persone ma in momenti diversi. Questo mi dà allora da pensare che forse l'inadeguatezza non è altro che un'attitudine che inconsapevolmente ci imponiamo noi. Qualche volta siamo a nostro agio, qualche volta no, senza però che il contesto cambi poi tanto. Caratterialmente tendo a difendermi molto dalle persone, soprattutto quando anche per piccole cose sento che la mia fiducia è stata tradita. Questo mi porta ad avere dei momenti in cui proprio ho voglia di troncare con tutti. Ma in effetti anche una scelta del genere porta ad un isolamento che ci aliena sempre di più da tutto. Allora forse la cosa migliore è accettare, avere meno pretese? Accettare che le persone siano scostanti e che talvolta ci deludano?
Messaggi di Piaf
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Mi è piaciuta molto la risposta lunga di DesertWolf. Mi spiace se la mia prima risposta possa essere sembrata poco pertinente, ma da ragazza ho cercato di spostare il focus dalle persone che ti circondano alle scelte che prendi tu attivamente. Ho provato ad osservare la questione dall'altro lato della barricata, e da ragazza ti direi che finora in un solo caso sono stata io a far capire in maniera palese ad un ragazzo che mi piaceva; in tutti gli altri casi la cosa è partita più o meno direttamente da lui. Poi è chiaro che le cose si facciano in due, e che ci sia bisogno di un feedback perché lui non si scoraggi, ma capita spesso che è solo dopo le prime attenzioni 'chiare' che una donna inizi a notare seriamente un uomo.
Non si tratta ad esempio di rinunciare alla tua gentilezza, una qualità rara. Io stessa apprezzo molto i gentiluomini, non in senso anacronistico, ma nel senso di un uomo che sappia sfruttare la proprio superiorità fisica (in termini di forza) per dare protezioni e attenzione alla proprio donna, come anche ad una qualsiasi amica (senza che ci siano secondi fini). Chiederti se sia possibile che, nonostante questa qualità, nessuna donna si sia mai fatta avanti, porta a magre conclusioni.
Per questo, da ragazza timida ed insicura che sono, molto spesso, ti dico con certezza che è solo uscendo dalla comfort zone, facendo qualcosa che finora non hai mai fatto che puoi ottenere qualcosa che non hai mai avuto. Qualche volta basta l'attesa, ma raramente. Quindi a costo di sbagliare ed accettare i tuoi errori, esci allo scoperto con una persona che ti interessa veramente. Riflettici quanto vuoi prima, ma non aspettare troppo. Poi tiene a mente quello che dice Caos, e cioè di apprezzare la compagnia di un'amica, di una ragazza, senza per forza porti degli obiettivi. -
Ciao a tutti,
Vorrei tanto chiedervi cosa pensate di uno stato d’animo che
mi porto dietro da un po’ di giorni.
Di natura sono abbastanza solare, tutti mi conoscono per la
chiacchera e la risata. Ma al di sotto di questa maschera di ilarità si
nasconde un lato di me che possiedo da quando sono piccola, una sorta di disprezzo nei confronti di tutto ciò
che costituisce la socialità, in particolare i pettegolezzi e i modi di fare
che caratterizzano qualsiasi rapporto, e una sfiducia nei confronti di tutte le
persone con cui sto, comprese le amicizie più strette, che rasenta la
misantropia.
Rido e scherzo amabilmente con tutti, ma inevitabilmente
subentra dopo un po’ una grande stanchezza, quasi noia, il cui unico rifugio
sembrano essere i libri, o la natura. In ogni caso, la solitudine. Arrivo a
disprezzare sempre più spesso la ‘necessità’ di uscire. Le persone mi invitano,
ma dentro di me preferirei che non lo facessero, per poter rimanere con la
calda sicurezza di una lettura.
Mi rendo conto di essere meschina nel provare fastidio delle
persone che si interessano di me e mi chiedono di uscire. Ma nel tempo è come
se avessi sviluppato la consapevolezza che quasi tutte queste uscite siano l’esibizione
superflua di un’amicizia che non esiste appena torno ad essere me stessa,
compresi gli aspetti più gravosi. Ed allora sono amicizie inutili, se non una
perdita di tempo.
La mia grande paura è che ormai la penso così su tutte le
persone che conosco. Tutte cominciano a sembrarmi superflue, la loro bontà
inizia a sembrarmi proporzionale unicamente all’interesse che dimostro loro. Ma
non appena mi stufo di ascoltare, queste persone diventano apparizioni
temporanee che al massimo concedono un saluto.
Che delusione le persone. Nessuna sembra veramente
interessata alla condivisione, che si tratti di un’amica, o di un ragazzo. Da
questa sostanziale delusione credo sgorghi in parte quest’euforia che mi
caratterizza quando sono in compagnia di altri. Quasi dovessi esorcizzare la
magra realtà dei fatti.
Vorrei tornare dallo psicologo, ma al contempo penso che non
mi seguirebbe granché nei miei discorsi, perché io stessa sono troppo volubile. E mi chiedo allora se forse dovrei
perseguire fino in fondo questo desiderio di solitudine, a costo di perdere i
contatti, se non addirittura la stima, di molte persone, o continuare a
forzarmi in situazioni che mi rendono semprono più scontenta. -
Ciao Atlantis,
mi permetto di darti un consiglio.
Buttati.
Non aspettare conferme, se una ragazza ti piace. L'attesa di avances è anche un modo per prendere altro tempo.
Invece, prova a scegliere tu. A renderti presente senza essere pressante, fino eventualmente a chiedere di uscire.
Può capitare di rimanere bruciati.
Ma anche dalla bruciatura, a parer mio, si impara tanto. Per lo meno si impara a riconoscere meglio che tipo di persona fa per noi.
Se provi paura, ti capisco benissimo. Soprattutto per chi è meno sfacciato e più sensibile gli ostacoli sembrano insormontabili. Tuttavia affrontare la paura ti renderà enormemente soddisfatto del tuo coraggio. Anche a fronte di un doloroso rifiuto, te lo assicuro.
Persino le figuracce nel tempo diventano un buon motivo per ridere. -
Mi fa molto piacere leggere che ti sia piaciuta la frase ☺ ma credo proprio sia così, anche a me è capitato e capita di trascurare e trattare con distrazione proprio quelle persone di cui sinceramente mi fido. Allora cerco di sforzarmi giorno dopo giorno di mostrare quel pizzico di attenzione in più…chissà che non venga recepita e ricambiata nel modo giusto.
Putroppo nelle amicizie ciò che mi frena un sacco (almeno per me) è la paura di essere sfruttata…questo non mi fai mai fidare al 100 %. Mentre da parte mia spesso mi chiedo se questo sacrificio sia dettato soprattutto dalla paura di rimanere da soli, di perdere l’amicizia. Non sai quante volte mi chieda se un’amicizia sia veramente disinteressata o meno… -
Grazie ad entrambe per la risposta
MeMedesima, sono d’accordo con te, anzi ti
dirò che ‘scoprire’ quanto la vita sia diversa da una gara è stata una
folgorazione. Anche essere secondi, terzi…ha i suoi vantaggi. Ma il più delle
volte non ha senso parlare di posizioni, perché persino i fallimenti e gli
errori possono dare insegnamenti importanti. Purtroppo abbiamo anche bisogno di
rassicurazioni, per questo a volte l’ennesimo giudizio negativo diventa un
macigno.
Ci sono quei momenti in cui scatta qualcosa di
negativo in cui è inevitabile che si provi rabbia per la propria sfortuna,
incapacità, fortuna degli altri che dir si voglia…per quanto la cosa possa essere poco
razionale !
Ipazia hai proprio ragione quando dici che la
competizione imperniata esclusivamente sul voto snaturi la persona. Ma dietro a molti voti e giudizi, c’è una persona. Quando vedo grandi disparità tendo a perdere fiducia
nella persona così convinta del suo giudizio, ma anche a perdere fiducia in me
stessa. E la cosa si aggrava parecchio se a differenza di me qualcuno viene
apprezzato appieno.
Che sia gelosia la mia piuttosto che invidia
se ciò che mi interessa davvero è la persona dietro al giudizio ? Allora non saprei quale delle due sia peggiore!
Per questo mi chiedo : forse dovremmo
imparare ad accettare più apertamente anche le emozioni negative, provare ad
esprimerle in maniera inoffensiva, piuttosto che cercare di soffocarle in nome dell’ipocrisia e
del buonismo.
Il fatto di provare un po’ di invidia è
brutto, ma in fondo credo sia naturale. Piuttosto cosa ci spinge a fare quel
sentimento è importante...
elucubrazioni del sabato pomeriggio -
Ciao MeMedesima,
ho sorriso quando ho letto il tuo post perché a me capita lo stesso. Di mio, caratterialmente, sono una gran chiacchierona, ma la maggior parte del tempo, soprattutto dopo aver scoperto quanto sia istruttivo, preferisco ascoltare, e dei miei problemi/amori/pensieri dico spesso poco.
Nel tempo mi sono accorta di alcune brutte abitudini che hanno le persone che mi ascoltano: sono distratte quando sono io a parlare, magari guardano da tutte le parti o cambiano argomento, e se ti ascoltano mostrano comunque un entusiasmo di gran lunga minore...magari sono addirittura annoiati e non si sforzano di nasconderlo.
Persone come uno dei miei migliori amici si comportano così. Ti ascoltano, magari ti danno anche qualche buon consiglio ma l'80% del tempo sono comunque loro a parlare per esporre i propri problemi. E la cosa forse che più mi fa rabbia, è che ciò che ascoltano meno sono proprio i consigli. A che serve allora ascoltare? Siamo solo dei muri contro cui sparare passivamente tutti i problemi?
Forse sì, perché in parte abbiamo abituato noi male i nostri interlocutori.
Inizio a pensare che siano poche le persone che si rendano conto autonomamente dei propri sbagli. Il più delle volte, l'autocritica (ben diversa dal vittimismo o l'autocommiserazione!) non esiste, anche nelle persone cui vogliamo più bene. Hai pienamente ragione in uno dei tuo post successivi: se a me viene spontaneo comportarmi in un certo modo, perché non dovrebbe essere così anche per gli altri? Perché evidentemente la vita ci ha dato delle esperienze che ci hanno insegnato qualcosa e che abbiamo saputo cogliere per maturare.
credo che stia a noi far capire ai nostri amici, nella maniera più genuina ed educata possibile che esistiamo anche noi.
Ricordando magari che proprio quella persona che usano per sfogarsi è molto più presente e vicina di chi rincorrono da mesi o anni illusoriamente.
Quando inizi ad esserci di meno, inizi anche a mancare. -
Ciao a tutti, sono nuova ma è un po' che vi seguo.
Vi scrivo per parlare di un sentimento che forse non è dei più dolorosi ma crea un disagio enorme, l'invidia.
Quel momento in cui ti ritrovi a 'rosicare' per qualcosa di cui in fondo spesso neanche ti importa tanto, nei confronti di persone che invece vorresti apprezzare senza l'insorgere di questi pensieri negativi.
Cosa pensate di questo sentimento? Cosa fate per arginarlo e per capirne le motivazioni?
Sono cresciuta all'ombra dell'invidia soprattutto a livello scolastico, cosa che trovo abominevole, ma che in fondo è figlia anche di una società che ci ricorda continuamente l'importanza della competitività.
Vorrei tanto non provare questo sentimento infimo, essere soddisfatta dei risultati buoni che ottengo, ma la soddisfazione non è mai troppa mentre l'invidia è spesso rabbiosa.
Proprio oggi mi sono ritrovata a sparlare di amiche che hanno preso un mega voto mentre io ne presi uno bassino pur avendo messo nello studio la stessa quantità di impegno. E questa disparità un po' me la spiego per via di simpatie che nei miei confronti non ci sono state.
Vedete, vorrei fare un discorso più ampio, perché in passato, per arginare l'invidia, ho cercato di convincermi della bontà dei miei risultati. Ma puntualmente quando vedo queste enormi disparità, torno a pensare che in fondo l'impegno conti, ma che il giudizio finale sia sempre legato a 'chi ti sei fatto amico' o 'a chi sei simpatico'. A chi, magari amico per opportunismo, ha cercato di aiutarti in tutti i modi. Io, forse per orgoglio, non chiedo mai aiuto, ma comincio a pensare che questa strada sia stupida.
Mi sono spinta ad aprire un thread perché trovo che l'invidia sia solo l'anticamera di insicurezze più profonde, magari legate al passato, e al costante bisogno di dimostrare a se stessi quanto si vale. Per questo vorrei parlarne. Inoltre l'invidia, che spesso si manifesta in forme molto cattive, permea tutti gli ambienti lavorativi, sociali, e spesso persino le famiglie.
Voi cosa ne pensate?
Avete esperienze da raccontare, siete riusciti a superare questo sentimento a favore di amicizie e rapporti sociali più genuini?
Qualche volta mi piace ricordare una frase di Moravia, così non penserete che sono proprio un mostro(non faccio mai cattiverie 'nei fatti', nemmeno per estrema invidia ) "l'invidia è come una palla di gomma, più la spingi sotto, più torna a galla".