To see a world in a grain of sand,
And a heaven in a wild flower,
Hold infinity in the palm of your hand,
And eternity in an hour.
Auguries of Innocence, William Blake.
Messaggi di Marguerite Gautier
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io penso che l'amara realta , quella che non è solo nella nostra mente , oppure semplice illusione , ma la vera realta con problemi e soffferenze , si vive sempre nel presente , perchè dentro di noi c'è quel qualcosa che ci impone di restare presenti , per aggiustare , per trovare soluzioni , almeno a me succede cosi , la noia , l'insoddisfazione , quello mi allontana dal presente e mi trasporta nel passato ....
Logicamente parlando, converrei con te.
Ci vuole, però, mollta, troppa forza per portare avanti la battaglia nel presente, mentre la memoria appare come un sicuro riparo, un terrero già battuto, una strada già percorsa.
Spesso c'è qualcosa che quasi ci impone di fuggire più che restare.
La noia e l'insoddisfazione, secondo me, non fanno altro che rendere ancora più arduo il ritorno al presente. -
Il rifugiarsi nei ricordi ha una sua importanza fisiologica.
Come ci sono i cicli circadiani in natura [giorno e notte, estate inverno, caldo freddo, ecc] ci sono anche nel nostro umore e nel corpo [sonno-veglia, ingrassare-dimagrire, alternare fasi di attività con passività, di entusiasmo con malinconia, di apertura alla societa' con ritiro nel proprio mondo interiore, che sono controllati da fenomeni biochimici ed elettromagnetici].
I ricordi sono un ritorno al passato, e quindi una rinchiudersi nel proprio mondo interiore a cercare un punto fermo, una logica da cui poter ripartire.
Il ricordo, cioe' la memoria, come l'oblio, ovvero la rimozione, sono funzioni fisiologiche della nostra mente, e hanno una funzione equilibratrice e protettiva. Si tratta di inserirli in un contesto, e non viverli decontestualizzati, come se fossero una rinuncia a tutto.
Sia mella malattia fisica o mentale, ma anche nella senescenza, il ricordo assume percio' una valenza riequilibratrice e ristoratrice di cui l'essere abbisogna, per poter dar sensa al proprio vissuto, e partire con nuovo slancio nel primo caso, o sopportare con più serenità la propria condizione nel secondo caso.
Per lo meno questo e' cio' mi sembra acquisito dai dati che ho.
Ciao.Probabilmente, la mia giovanissima età non mi permette di comprendere a fondo, se non su un piano teoricamente astratto quanto dici.
Era proprio questo tipo di esperienze, antitetiche alla mia, che mi interessava affrontare.
Tuttavia, reputo che il ruolo ristoratore da te citato presupponga una maturità ed una lucidità alle quali è raro riuscirsi ad appellare. Complici paura, disorientamento e, forse, proprio l'età, credo risulti praticamente impossibile guardare ai luoghi della memoria con distacco, utilizzandoli invece come scuse per le proprie non azioni presenti.
Rinnovo il ringraziamento per aver speso tempo e parole sull'argomento.
Ciao. -
si...c'e' anche qualcosa di buono
ma te lo dico domani perche ora sono sfatto. Domani ti inondo di ipotesi.
Ciao cara.D'accordo, attenderò impaziente!
Ad ogni modo, grazie per l'attenzione.
A presto. -
Ciao, The Heart.
Sono, in effetti, una delle persone che subisce il fascino dei mondi creati dall'autore oggetto della tua discussione.
Quanto dici circa i suoi personaggi è vero e senz'altro uno degli aspetti più interessanti degli scritti di Dostoevskij, essenzialmente volti all'indagine del problematico intimo umano.
Ho sempre provato una magnetica attrazione verso quest'ultimi proprio perchè con le loro contraddizioni, la loro dettagliatissima quanto contorta psicologia, i propri virtuosi propositi e le errate azioni, permettono di identificarsi in essi e lasciarsi trasportare dalla realtà creata dall'autore che ci si appresta a scoprire. Essi compiono, secondo me, quanto di più profondo risiede nell'intimo di qualsiasi persona. I loro errori rappresentano, in definitiva, il modo d'agire che chiunque, almeno una volta nella vita, vorrebbe sperimentare. I loro desideri prendono vita dalle pagine e stuzzicano quanto di più proibito, spesso involontariamente, percepiamo nelle nostre vite.
Il tutto, insieme ad uno stile sempre impeccabile e coinvolgente, costituisce il perfetto connubio per quanti si apprestano alla lettura del Maestro del caos in cerca di storie passionali e verosimili, ben lontane dalle artefatte e perfette narrazioni di quanti scrivono circa virtù che non tutti gli uomini posseggono.
Senza contare l'incredibile attualità del suo pensiero facilmente riscontrabile nei suoi romanzi, che pur constando essenzialmente di affascinante finzione, rappresentano riuscitissime fusioni tra filosofia e letteratura, non univocamente apprezzate, ma pur sempre simbolo d'una genialità ancora riconosciuta ed in continua rivalutazione. -
Si, nei periodi depressivi e di malattia. Specie se cronica e invalidante.
Ma credo sia così anche per la senescenza.Credi sia solo deleterio oppure che abbia una qualche utilità/provochi sollievo?
Io stessa non riesco a rispondermi. -
Vivere il presente, soprattutto quando si affrontano amare realtà, risulta essere un'impresa notevole e spaventosa, ragion per cui soventemente ci si volta a guardare quanto fu, scivolando dolcemente tra le braccia del ricordo, naturale via di fuga.
Esso rappresenta quanto di più illusorio la mente è capace d'elaborare. Le piacevoli memorie risultano spogliate d'ogni oggettività, mostrandosi ai nostri occhi come benefici luoghi nei quali trovare solido riparo, artefatta illusione della mente nella quale ci è comodo cadere.
I sentimenti che ci scaldarono il cuore, animandolo, appaiono più vitali di quelli presenti seppur lontani ed il sol pensiero sembra ripristinarne l'antica sensazione di benessere, ricercato nella memoria in quanto unica via di salvezza paragonata alle angustie del presente.
L'apparente meraviglia del rifugiarsi nel ricordo nasconde una natura altresì deleteria. Assuefatti dal riscoprire la serenità perduta, risultiamo impossibilitati nel vedere quanto il presente ha da offrire, giustificando con la nostra dolce illusione il peso delle nostre non-azioni ed il nostro odierno essere.
Ebbene, vi sorprendete mai ad abbandonarvi al ricordo in modo nè salutare nè utile? -
Ritorno con la mia banalità... che con me però ha funzionato ( sebbene parzialmente ). Prima avevo addirittura paura di alzarmi dal letto o dal divano a causa delle vertigini e dei capogiri, ora esco, studio, faccio tutte le cose che facevo prima anche se qualche pensiero stupido ogni tanto mi sale, ma penso che uno psicologo risolverebbe ( ancora non mi sono deciso ad andarci ).
In ogni caso io ho iniziato con dei sintomi d'ansia molto forti, compresi gli attacchi di panico, li ho accettati, e ho iniziato ad ignorare completamente i sintomi per quanto forti potessero essere... Certo all'inizio stavo un pochino male, ma poi ti rendi conto che inizia a farti bene, ti distrai e riprendi gradualmente il controllo della tua vita e pian piano ti viene sempre più voglia di uscire e di vivere.
La cosa è tutto all'inizio, non devi avere paura, tu non hai niente... è l'ansia che ti fa credere di avere qualcosa. I capogiri, le vertigini, la debolezza sono solo illusioni che ti dà l'ansia, ma il tuo fisico in realtà è sanissimo. Io ho cercato di mettermelo in testa e sto meglio.Non sei affatto banale, Hav.
Anzi, ti ringrazio per i consigli e le opinioni che mi riporti.
Sai, è esattamente ciò che mi aspettavo dalla psicoterapia, ma forse ne avevo un'idea sbagliata,perchè il percorso presentatomi è ben più tortuoso e diluito nel tempo di quanto io immaginassi. Pur consapevole del fatto che questo genere di terapie (non è farmacologica la mia) implica un gran numero di variabili: la "bravura" del terapeuta, il rapporto che nasce con il suddetto, la pragmatica volontà di cambiare, l'impegno da ambe le parti.
Evidentemente, nel mio caso, qualcosa è venuto a mancare e di pensieri stupidi me ne sovvengono gran quantità.
Ecco, tu hai avuto il coraggio che a me è mancato. All'inizio, gli attacchi di panico mi atterrirono del tutto. Per una persona forte, come ero sempre stata (o credevo d'essere), non era concepibile cedere alle illusorie congetture della mente, tanto da preferire il pensiero d'essere affetta da qualche male incurabile. A distanza di qualche anno, il pensiero di tutto ciò mi evoca sì sensazioni terribili, ma anche un sorriso. Ne ho fatti di passi avanti in questi pochi anni e, tutto sommato, vivo un po' meglio.
Forse è stata proprio la consapevolezza di non avere "nulla" a farmi crollare. Non potevo trovare spiegazioni a ciò che mi accadeva, mi maledicevo per esser stata tanto debole ed essermi fatta attaccare da un male invisibile che si nutriva delle mie incertezze.
I sintomi della mente son creati in modo assai elaborato, costituiscono un circolo vizioso che non riesco a fuggire (o forse, lo faccio in modo così lento da non accorgermene).
Vorrei riuscire a razionalizzare ancor più ciò che mi accade e che non posso cancellare di colpo, come, per l'appunto, dici. -
Ottima scelta ed anche coraggiosa.
E' già stato un gran passo avanti riprendere gli studi e, con la determinazione che stai dimostrando, mi auguro che i tuoi progetti possano incontrare la realizzazione.
Da studentessa, capisco quanto possa essere difficile a volte, ma la passione verso le materie scelte riesce sempre a spronare e superare molti ostacoli.
Anche da parte mia un grande in bocca al lupo. -
Come ha detto remedios e ribadisco sempre, non devi evitare le situazioni che ti creano più ansia, ma affrontarle. Fai piccoli passi un pò alla volta, comincia all'inizio a fare brevi uscite, poi sempre più distanti. Il tuo corpo e la tua mente devono abituarsi a questo nuovo status. So che non è facile, ma bisogna sforzarsi.
Anche io tendo a stare più in ansia quando faccio delle cose che non comportano obblighi (tipo uscire per svago come passeggiare e stare all'aria aperta), ma non mi sono mai rinchiusa in casa, affronto sempre le mie paure e con successo, perché stando fuori, dopo un momento iniziale di disorientamento, riesco a familiarizzare con l'ambiente che mi circonda e mi distraggo. Forse il mio lvello d'ansia non è alto come qualcuno di voi, ma ho passato dei momenti in cui ero piuttosto sotto stress ed è stata dura gestirla, ma alla fine ne sono sempre uscita.
Non devi pensare che è l'ansia a manovrarti, ma viceversa e se veramente vuoi superarla o almeno gestirla, un modo e una possibilità esistono sempre.
Dovresti avere maggiore fiducia in te stessa e cercare di razionalizzare le tue insicurezze. Trova un rimedio per alleviare le tue ansie, tipo un hobby che possa aiutare a distrarti o magari con l'appoggio di qualche familiare.Già, è la cosa peggiore. Quando ci si chiude in case è come se si ergesse un muro con l'esterno, come se ci si sentisse protetti solo lì ed in nessun altro luogo.
Non sottovalutare ciò che sei stata in grado di gestire. Magari la tua tipologia ansiosa era/è ad un grado diverso, ma ci vuole comunque moltissimo coraggio e forza di volontà per reagire.
E' decisamente più semplice non affrontare le situazioni ansiogene.
Sto proprio cercando di sdradicare la convinzione che l'ansia giochi un ruolo fondamentale nella mia vita.
Magari anzicchè concentrarmi sui miei attuali hobbies potrei trovarne di nuovi. Interessi e passioni son le prime cose che svaniscono in queste situazioni.