Messaggi di trocadero

    Anche per me la puntualità è indice di rispetto e anch'io arrivo sempre in anticipo a tutti gli appuntamenti, non solo quelli di lavoro.
    L'imprevisto è sempre in agguato ma chissà come mai non sono mai riuscito ad arrivare in ritardo :thumbsup:
    Fortuna? Troppo anticipo sull'orario dell'appuntamento? Probabile...
    Ho notato, poi, che le persone che arrivano sempre in ritardo spesso sono, diciamo così, un tantino superficiali.
    O forse sono io ad essere un tantino troppo precisino? :thinking_face:

    Bellissimo estratto di Seneca! Ciò che io mi domando è questo: si sente molta gente che dice di voler un'amicizia sincera, come quella qui descritta. Ma perché poi di fatto non si trovano le persone capaci di mantenere quanto detto?[/quote]

    Penso che molta gente nasconde il proprio egoismo con finto altruismo.
    Ed è per questo che molte amicizie iniziano bene, proseguono male e finiscono peggio.
    In un altra lettera a Lucillo, Seneca equiparava l'amicizia, quella vera, all'amore.
    Per tutti è difficile "mantenere quanto detto";anche per me...ma è in quei frangenti che si rileva la vera amicizia e/o la nostra vera spiritualità.

    Il saggio, anche se è autosufficiente, vuole, però avere un amico, se non altro per esercitare l'amicizia, e perché una virtù così nobile non languisca; non lo fa per il motivo dichiarato da Epicuro nella medesima lettera, e cioè "per avere chi lo assista se ammalato, chi lo soccorra in carcere o in miseria", ma per avere qualcuno da assistere lui stesso, nelle malattie, o da liberare se prigioniero dei nemici. Se uno si preoccupa solo di sé e perciò fa amicizia, sbaglia. L'amicizia finirà, come è cominciata: si è procurato un amico perché lo aiutasse nella prigionia: non appena ci sarà rumore di catene, costui sparirà. Sono le amicizie cosiddette opportunistiche: un'amicizia fatta per interesse sarà gradita finché sarà utile. Così se uno ha successo, lo circonda una folla di amici, mentre rimane solo se cade in disgrazia: gli amici fuggono al momento della prova; per questo ci sono tanti esempi infami di persone che abbandonano l'amico per paura, e di altre che per paura lo tradiscono. L'inizio e la fine fatalmente concordano. Chi è diventato amico per convenienza, per convenienza finirà di esserlo. Se nell'amicizia si ricerca un utile, per ottenerlo si andrà contro l'amicizia stessa. "Perché, dunque, ti fai un amico?" Per avere qualcuno per cui morire, qualcuno da seguire in esilio, da strappare alla morte anche a prezzo della mia vita: quella che tu descrivi non è amicizia, ma traffico, che mira a un profitto e guarda ai possibili vantaggi.

    Seneca. Da lettere a Lucillo

    Dal vocabolario
    Tollerare:
    1 Mostrare tolleranza e rispetto per le idee e per i comportamenti altrui
    2 Sopportare qlcu. o qlco. di pesante o di sgradevole
    avere la capacità fisica di resistere senza danno a qlco
    • v.rifl. [sogg-v] Sopportarsi a vicenda: quei due non si tollerano

    Non essendo riuscito a trovare un thread più appropriato posto qui questo mio pensiero.

    Credo di aver cominciato a comprendere il significato della parola ‘solitudine’.
    O meglio, credo che la solitudine abbia cominciato a prendere possesso della mia vita.
    Non quella solitudine a cui con un pò di buona volontà vi si pone rimedio, quella solitudine che troviamo (cerchiamo?) a causa dal nostro carattere capriccioso ed egoista.
    Mi riferisco a quella solitudine che si palesa vincitrice all’improvviso e che ti fa rendere conto che sei diverso da tutti quelli che in quel momento ti circondano.
    E quel velo che ricopriva l’umana ipocrisia cade travolgendoti.
    E ti poni la questione del perchè sopravvivere; sai di non avere nessuno scopo.
    Questa è solitudine che mi ha preso.