...a proposito....è stupenda la danza di Shiva e Shakti (quest'anno ho iniziato ad imparare Baratanatyan - danza sacra indiana, fatto con le mudra)....crea tensione/allontanamento e fusione/avvicinamento....il movimento della vita in cui la "contraddizione" ha un suo posto di rispetto...la dinamo dell'Universo! Perciò...anche se fossi stato in disaccordo....ben venga....ehehehehh
Messaggi di aina
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con questo ragionamento esteso a tutto si è sempre in conflitto
Ciao Death...quanto tempo
...sempre profonde le tue domande e riflessioni!!!
Personalmente credo che chi si ostina ad ammettere ed accettare in sé solo un polo tra i due sia in perenne conflitto, viceversa dopo un po, l'accettazione di entrambi può generare una sensazione di appartenenza al Tutto che apre l'accesso ad una tolleranza e compassione sempre più grandi in cui Il giudizio trova poco spazio.
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Non so, forse è un po’ confuso.
Ho riflettuto un po' di più, ma non perché fosse confuso bensì per far risuonare più profondamente possibile il tuoi pensieri
la considerazione di sé ( e di chiunque altro) come essere in divenire ovvero come essere che cambia inevitabilmente , che lo voglia o meno, che gli piaccia o meno … in quanto essere, è in divenire … è in trasformazione ( per inciso, questa è secondo me – ma proprio “ secondo me” – la valenza potente dell’Io Si / Tu si di analitico – transazionale memoria).
anche per me è un processo in cui a motivo della continua trasformazione è necessario far morire vecchi e inutili modi di percepirsi lasciando spazio al nuovo modo di essere, dando anche agli altri la stessa opportunità e il tempo di realizzare che, pur vedendo la stessa persona fisica esterna, l'interno muta in un incessante divenire pienamente Sé.
Mi viene in mente il classico modo di dire di alcune madri (la mia di certo) "Per me sarete sempre i miei bambini!"....MICIDIALE!!!...anche quando è evidentemente dimostrato a fatti che i ruoli sono invertiti....anzi, mai sono stati tali, ma venivano mantenuti da una continua menzogna riguardo l'essere adulti in cui la differenza tra adulto e bambino era data non dalla maturità emozionale ravvisabile nella capacità di essere in contatto e reggere le proprie emozioni ma dal potere esercitato in base a dati registrati mai ridiscussi (....si capisce ciò che intendo?) che per essere mantenuti tali vengono passati da potere a sentimentalismo contando sulla cecità indotta a livello quasi permanente (Il mio parlare di parte adulta e parte bimba non è relazionato all'AT, ma all'esperienza che da realtà esterna diventa modalità relazionale interna appresa).
Il divenire, allora fluisce per tanti stadi, fino ad arrivare alla compassione/accettazione che consente alla parte bimba di non continuare ad alimentare la rabbia (o qualsiasi altro intenso sentire) che non ha più senso di esistere in quanto il bisogno di essere nutriti, protetti, sostenuti o valorizzati dall'esterno - se sussiste ancora è frutto di una percezione anacronistica e va sostituita con dati aggiornati al tempo reale - non è più reale ma un ricordo fuorviante....ORA si è perfettamente in grado di farlo dall'INTERNO.non attendere più l’avvento del futuro ma cogliere i segnali dell’avvenuto cambiamento, vivendo il presente con un piede nel futuro piuttosto che con la testa nel passato.
Cogliere i segnali....e con la testa nel passato è impossibile
Allora si tratta di creare dei collegamenti … unire, cioè, i vari punti dei nostri piccoli ed isolati cambiamenti
......SI!!!
il presente con un piede nel futuro....con la possibilità di collegare i puntini in un'immagine completamente diversa, inedita, data dalla nuova e REALE percezione di sé.
GRAZIE....è bello riflettere insieme -
Ciao Alfon, posso?
Entro certi limiti, questo non è in sé un male. Viviamo con gli altri, il loro riconoscimento ci serve e ci fa bene … entro certi limiti … va bene che siano i nostri obiettivi, entro certi limiti, delle nostre azioni … a loro rivolgiamo il nostro affetto, la nostra rabbia, il nostro lavoro … altrimenti rischiamo di scivolare nell’altra faccia della dipendenza ovvero uno sterile isolamento interiore ed esteriore ... che alla fine sempre dipendenza è.
...è talmente rara un'asserzione di questo genere! Oscillare tra i due estremi è un pericolo sempre presente e uno stile molto diffuso. Personalmente sono passata da un atteggiamento all'altro senza rendermene conto - pur osservandomi sempre -! Una lettura ( A tu per tu con la paura di Krishnananda e Amana) in cui l'umiltà dell'autore rende partecipi del fatto che pur operando nel campo dello sviluppo personale, pur con tanti studi in tale settore, pur in tanti anni di cammino si può continuare a menarsela e cantarsela, mi è stata tanto d'aiuto. Mi ha fatto comprendere quanto, in tali ambiti, il mio istinto mi suggeriva spesso, attraverso sottili sensazioni corporee che mi avvisavano di "doppi legami" in atto, l'incoerenza di tanti operatori.
Essendo più o meno tutti sulla stessa barca: nella profonda paura d'amare, nella profonda paura di conoscere se stessi ad un tal punto da vedere tutto....ma proprio tutto tutto, quello che possiamo fare è, spesso, solo avere il coraggio di mostrare ognuno le proprie ferite, scoprendo in tal modo quanto queste ci uniscano in quanto esseri umani...nessun supereroe, nessun mostro...solo esseri umani pieni di ferite da disinfettare, curare, accarezzare, guarire. -
Metafora calzante la tua
rinunciare al rischio di far scattare gli allarmi del museo e quindi alla scarica di adrenalina che ne deriva,
....scambiata tante volte per la prova ineluttabile della presenza dell'amore: un'analfabetismo emozionale di fondo! Meno male che ci si può ripigliare anche dopo una vita intera, in realtà anche in brevissimo tempo.
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Vivo facendo morire ogni giorno un pezzettino di me, quello che in realtà mai è stato me ma solo uno scudo che non lascia passare la VITA
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Ecco la mia domanda... che riguarda sia te che Alfon: quand'è che proprio non ne vale la pena?
La risposta è quanto di più personale ci possa essere perché ciò che è bene per uno non è detto sia così per l'altro.
Personalmente, proprio dove i costi sono stati esorbitanti ho trovato la soluzione ad un pezzo dell'enigma; poi, alcune persone che al momento non mi dicevano proprio nulla, scoprivo che celavano in sé il mondo intero (per me è così sia per le relazioni sentimentali che per le amicizie). La risposta che mi son data è che avendo, un tempo, rimosso molte emozioni intense per non soccombere ma nel contempo essendo l'organismo abituato a tali flussi interni, tutto ciò che si trovava al di sotto di una certa soglia non stimolava nulla: né innamoramento, né amicizia, né trasformazione. Ora, comprese le dinamiche e i perché, so che non ho più bisogno di quel livello di intensità e quando incontro qualcuno o qualcosa che ancora suscita in me simili emozioni le affronto (se mi coinvolge, c'è ancora qualcosina da capire e modificare) in me, senza necessariamente portarlo fuori nell'interazione. Accade anche che mi senta coinvolta per un bisogno dell'altro e non mio ed è in tale situazione che mi chiedo se veramente ne vale la pena. Il più delle volte la risposta è si, perché apprendo sempre qualcosa in più su di me, sugli altri...il dono!!!
Questo non significa affatto che tutti possono essere potenziali partners, anzi, come spiega la Norwood nel suo secondo libro "guarire coi perché" (se ricordo bene il titolo....mettiamo da parte per un attimo la cornice interpretativa della reincarnazione) con qualcuno si ha un'affinità talmente profonda proprio perché solo con quella specifica persona c'è la possibilità di comprendere molto a fondo e fare un balzo enorme nel proprio, e spesso è reciproco, percorso evolutivo. -
In sintesi IMPEGNO! Impegno nel creare assieme qualcosa che ancora non c'è ma ha tutte le premesse perché possa prender forma; cosa per la quale c'è sempre più refrattarietà in quanto la maggior parte vuole godere dei benefici senza aver fatto alcuna fatica (secondo il detto massimo risultato, minimo sforzo).
Ogni esperienza ci lascia doni anche se, nella delusione/amarezza/dolore del momento, potremmo aver difficoltà a riconoscerli. Eventuali domande da porsi quando ci si senta un po' più su di corda potrebbero essere: "Cosa scelgo di apprendere riguardo l'insegnare alla persona che amo come trattarmi, da ora in poi?" o "Come il mio comportamento o la mia paura hanno creato questa situazione?" ...."Come posso - da sola (nel senso che mi assumo la responsabilità di farlo da me evitando di portare la dinamica nella futura relazione) - liberarmi dal passato perché non rovini più il mio presente?"
p.s.
mi sento un po' dribblata (libera di farlo!)...è una mia paranoia o non ti va di parlarne con me (se fosse così....perché?...se vuoi rispondermi mi farebbe piacere, altrimenti non è un problema. L'amicizia che avevamo - e che mi ha fatto credere di poter inserirmi senza difficoltà nella discussione - rimane intatta, dal mio punto di vista)
ciao Hiba -
....non più pratica...guarda che combino con ste citazioni
vabbeh...chiedo scusa per la possibile incomprensibilità!!!....ogni volta che mando a capo mi si apre un altro spazio....
Perché paura e amore non possono coesistere?
Invece, secondo me, coesistono eccome! Così come non ci può essere paura che non chiami a sé il coraggio.
Solo che c'è chi non lo accetta, e si sforza di mettersi al sicuro. Si nega, o manipola, pur di non affrontare la paura, ed è per questo che non affronta nemmeno la relazione.
Diceva Lévinas che la franchezza espone - fino alla ferita.
E, secondo Carotenuto: si tratta di un rischio che Narciso non è disposto a correre e ciò a costo del non costituirsi quale soggetto della propria vicenda esistenziale.
Vivere l'altro come opportunità e non come obiettivo... me lo scriverò a lettere d'oro nella parte interna delle palpebre, così lo leggo anche a occhi chiusi!In effetti, incasinati come siamo, è pure difficile parlare utilizzando termini ai quali ognuno, a ragione, da significati diversi. Vediamo se riesco a trasmettere il mio pensiero e se riesco a comprendere il tuo.
Quando contrappongo i due termini intendo questo: amore come sensazione di espansione fiduciosa che senti in tutto il tuo essere - nella mente, nel cuore, nella pancia - e si riflette nell'organismo con un'apertura totale che scaturisce dal fatto di sentirsi completamente al sicuro da ogni punto di vista (dentro e fuori); paura come contrazione di chiusura (più o meno grande) - nel cuore, nella mente , nella pancia - che riverbera nell'organismo con sgradevoli sensazioni di tremori nella varie parti, tachicardie, dolori vari. Non intendo quindi concetti astratti, ma emozioni e sentimenti si manifestano nel corpo in cui spesso, a protezione, operiamo uno scollegamento del "sentire" a motivo del disagio che emozioni molto intense creano.
Se colloco la tua asserzione sulla coesistenza delle due in tale panorama mi viene in mente la metafora dell'accensione della luce in un ambiente buio: o c'è luce o c'è buio...la coesistenza non è possibile in quanto una esclude l'altro, MA.....in considerazione del fatto che in alcune particolari circostante (sottolineo particolari....nella normalità ciò non accade) abbiamo sensazioni corporee contrastanti tipo caldo/freddo, fame/sazietà, sonno/eccitazione....ecc...credo sia il cammino da fare - appunto con coraggio (co-raggio, raggio del cuore) - per ricollegarsi a sensazioni che percepiamo come "minaccia mortale" (ovviamente per l'Ego-Narciso, non per il Sé profondo) e perciò abbiamo "scollegato" , riuscendo così a "ricordare" le due nette e distinte - non più mescolate - sensazioni corporee...superbamente necessarie per orientarci nel nostro mondo fisico, una volta ricalibrate.
Ecco che l'altro diventa per noi e noi per lei/lui una grande, meravigliosa, unica opportunità di incontrare le parti di noi che avevamo perduto o nascosto (ovviamente anche un grandissima rottura di @@), perdendo la nostra e altrui preziosità. Sembra che la relazione non esista per appagare i nostri bisogni da bimbi bensì per farci crescere e...non tutti vogliono farlo, non perché siano scemi, pigri o inetti....semplicemente perché non sospettano neanche minimamente quello che si perdono!!! Se riuscissero ad immaginarlo anche in minima parte......vabbeh!!!.....ci si arriverà
posso unirmi al tuo intento???
altro - opportunità - caretteri d'oro - interno occhi - FATTO -
Nonostante la mia lunga assenza dal forum, mi reinserisco per il piacere di condividere su un argomento molto sentito, sofferto tutta la vita e finalmente digerito....
Essere amati è essere inchiodati non a ciò che siamo, ma all'immagine che gli altri si sono fatti di noi e per la quale essi ci amano.
....se per amarci hanno bisogno di selezionare in noi solo le parti che non li destabilizzano non ci amano - e non si amano - in quanto vogliono escludere anche da noi parti indesiderate in loro - dicesi proiezione - (reputate tali dalla cultura, dalla società, dalla religione, dal paradigma imperante nel momento storico e nel luogo in cui viviamo e cresciamo) e che non vogliono vedere, non potendo accettare di averle. In un'unica parola: PAURA!!!
Paura e amore non coesistono....o c'è una o c'è l'altro. In realtà non abbiamo paura di essere amati, ma temiamo di NON ESSERLO VERAMENTE, temiamo di vivere nella menzogna rispetto il nostro Essere completo, di vivere una vita fasulla - una non vita - scollegati dalla profonda totalità del Sé, la sorgente di tutta l'energia emozionale e vitale. Vale anche viceversa.....quando siamo noi a non accettare la totalità dell'altro/a (in cui c'è pure la paura).Dire sì a se stessi spesso comporta dei rischi, o dei cambiamenti anche significativi, o scelte dolorose, o semplicemente scomode.
Dire sì a se stessi significa anche essere disposti a conoscerci così come siamo e ad accettarci.
Oggi penso che solo chi conosce se stesso, chi si sente responsabile di se stesso, è disposto anche a lasciarsi amare, perché non sarà costretto, per questo, a snaturarsi (come il figliol prodigo), o a rinunciare a conoscersi e anche a mostrarsi.
Non dovrà difendersi, perché l'amore o il disamore dell'altro non andranno a intaccare il suo valore. Non dovrà nascondersi, o indossare una maschera, o sentirsi costretto a essere diverso da come è, per essere disposto a ricevere amore. CHE LIBERAZIONE!!!
Non dico che vivrà amato felice e contento per tutta la vita, ma che per essere disposti a ricevere amore, bisogna anche accettare il rischio di perderlo quell'amore.
E l'unico modo che abbiamo per arrivare a tanto è... riuscire a convincere quell'uno di cui parla Rilke, ad amarci. E quell'uno forse è la parte più profonda di noi stessi.