Messaggi di EvelynFox

    Figata EvelynFox! Sono contenta! :thumbup:

    Grazie :)

    Ho provato a parlarle molto francamente spiegandole che per tutto questo tempo mi sono sentita rifiutata, ed è stato un pensiero che mi ha angosciata. Però è probabile che non avessi stabilito un legame terapeutico forte a sufficienza come in realtà pensavamo.

    Vedremo cosa succederà, io sono molto preoccupata e spaventata, cosa che andrò a sottolineare al prossimo appuntamento. Anche se in gran parte dipende anche dal fatto che sto perdendo mia nonna.

    Ad ogni modo, ringrazio tutti per il confronto, è sempre utile "parlarne" con qualcuno, ma è sempre bene contattare i diretti interessati, perché come in questo caso, l'unica persona a potermi dare una risposta era proprio la mia terapeuta, io invece ho cercato ogni eventuale risposta da chiunque tranne che da lei, creandomi delle convinzioni avvalorate poi anche da alcuni amici che mi spingevano ad andare via da lei.

    Io non so cosa accadrà, tutto è possibile, anche che mi dica tra un po' che in effetti non riusciamo a creare un'alleanza terapeutica, però ci devo provare!

    Volevo aggiornarvi :

    Ad un certo punto mi sono fatta coraggio e le ho scritto chiedendoli di sentirci per via telefonica. Ci siamo sentite e abbiamo appuntamento nel tardo pomeriggio. Vedremo cosa accadrà. Mi è sembrata abbastanza disponibile, sempre nei limiti del possibile, ovvero di non accogliere le mi paranoie. Penso che sarà dura, molto, soprattutto per il momento delicato che sto vivendo. Quindi vedrò di esternarle tutte le mie paure.

    Grazie a tutti per il confronto

    Non so se possa essere di qualche utilità, ma di essere rifiutato da svariati terapeuti (tutti Psichiatri) dopo serie di sedute più o meno lunghe è capitato a una persona che conosco molto bene.
    Uno di questi Psichiatri era mio amico e mi spiegò la ragione del suo rifiuto, che trovai anche molto deontologicamente corretta.
    La spiegazione era questa : il paziente era anche apparentemente ben disposto e collaborativo, solo che...secondo lui e non posso dargli torto... quel paziente era solo in cerca della zona comfort del proprio istrionismo, non manifestava alcuna reale volontà di cambiamento, e in buona sostanza cercava soltanto una sua platea da manipolare.

    Sì, è possibile che un terapeuta ritenga di non poter essere utile ad un paziente per svariate ragioni. Credo rientri anche nel loro codice deontologico una cosa simile. Se dopo anni in assenza di progressi ritengono che il loro metodo non abbia un riscontro favorevole in un dato paziente, anche io logicamente direi che è giusto così! E lo è.

    Se dovesse accadere a me, cosa che ritengo sempre più plausibile, credo che resterei parecchio amareggiata.

    Ciao Alcor!

    Credo di sentirmi molto vicino ai tuoi timori, che sono esattamente i miei. Non è bello vivere così ... per giorni mi sono tormentata sulla cosa giusta da fare, che è paradossale perché non sto bene e so che la cosa giusta sarebbe chiederle un appuntamento.

    Alla fine le ho scritto ma non ha ancora letto il messaggio. Le ho semplicemente chiesto di poterla sentire per prendere un appuntamento, senza troppi giri di parole. Sono abbastanza rassegnata al fatto che mi dirà che non ha intenzione di riprendermi, o che non ha disponibilità o non lo so. Quindi non so, non ho voluto comunque scriverle un papiro con tutte le mie motivazioni, preferirei farlo in seduta qualora me lo permettesse ...

    Ti ringrazio molto per questo tuo messaggio, perché è strano ma mi sembra che nessuno riesca a capire che un eventuale rifiuto da parte di un terapeuta ti resterebbe comunque dentro, non è come cambiare scarpe!

    Non conosco i pregressi ma, da quel che dici, credo che non si sia instaurata una buona alleanza terapeutica con questa psicologa.

    Non avere paura di "gettare" il lavoro degli anni passati, prendi il positivo che ti ha dato e cambia se è necessario.

    Comunque come minimo se lei non vuole riprenderti in terapia deve spiegarti questa scelta, non sarebbe corretto lasciarti "appesa" con una non-risposta ... Se non ti risponderà più confermo, non si è instaurata un'allenza forte e un cambiamento sarebbe tutto di guadagnato per te.

    Ciao Juniz!

    Quello che ti ho raccontato è solo un breve frammento di quanto accaduto in questi quattro anni. Credo manchino molti dettagli per poter dire se ci sia stata alleanza terapeutica o meno, o se c'era e qualcosa si è rotto.

    Posso dirti che è stato difficile instaurare un buon rapporto terapeutico, perché sono sempre stata sfuggente e ci sono voluti anni. Perché proprio fisicamente non andavo alle sedute, e quando c'ero, c'ero a metà, ma per la gran parte non rispettavo la cadenza settimanale. Credo che sia possibile che si sia anche stancata, che le abbia provate tutte, del resto ha provato a venirmi incontro ma in quel momento io vedevo tutto nero.

    L'anno precedente, quello prima che mi fermassi, quello è stato un buon anno, mi ero impegnata, andavo tutte le settimane ed effettivamente ne ho giovato parecchio, poi sono successe delle cose con un tempismo come sempre perfetto. A mia nonna è stato diagnosticato un carcinoma e allo stesso tempo avevo problemi seri in famiglia e lei mi chiedeva un cambiamento. E la verità è che ero un po' come cristallizzata, io non ho pensato minimamente a proseguire la terapia e probabilmente l'ho presa anche un po' come una scusa per dare la colpa a qualcun altro. Anche se mi aspettavo che non mi "abbandonasse" in un momento del genere.

    Bo, non so che dire. Però ho paura perché so che mi dispiacerà veramente tanto e non mi sento nemmeno così in forma da ricevere questo colpo.

    Buonasera a tutti. Ho un quesito da porvi : siete mai stati rifiutati da un terapeuta in corso di terapia o dopo averla interrotta? Se sì, come vi siete sentiti? Avete intrapreso un nuovo percorso?

    Vi pongo queste domande perché è quello che sta accadendo a me. Esattamente un anno fà, ho interrotto la terapia perché non riuscivo a proseguire alle condizioni che mi venivano proposte. Non perché mi trovassi male (ero a quattro anni di terapia), ma perché non riuscivo ad accettare quel cambiamento che mi veniva proposto, nonostante l'idea mi piacesse, ma avendo anche problemi di agorafobia, questi annullavano qualunque altra cosa. Da quel momento, che non è stato affatto semplice, trovandomi in una situazione di conflitto familiare e trovandomi ad affrontare la malattia di una persona a me molto cara, non sono più andata in terapia.

    In realtà io avrei proseguito con gli incontri individuali, ma mi venne posto una sorta di ultimatum, che effettivamente ci sta che dopo quattro anni un terapeuta proponga altro. Quindi nulla, ho trascorso mesi in stand by, convincendomi che non mi volesse più come paziente. Nei mesi non riuscivo a prendere alcuna decisione sul da farsi, e di tanto in tanto, le scrivevo incolpandola manco troppo velatamente, seppur in modo inconsapevole, del fatto che non riuscissi a muovermi.

    Ne venne fuori una sorta di sfuriata in cui mi diceva che se avevo intenzione di continuare con quell'atteggiamento, mi invitava a rivolgermi altrove. Io mi scusai sentendomi tremendamente mortificata, perché il mio atteggiamento era strano, tendenzialmente aggressivo e scaricavo la colpa su di lei, ma la verità è che volevo aiuto e non sapevo come chiederlo.

    A quel punto dissi che mi sarei fatta sentire quando mi sarei sentita pronta ad affrontare determinate cose.

    Ed eccoci giunti a qualche mese fà. Mi ingegnai per trovare delle soluzioni che potessero placare, almeno in parte, la mia ansia di stare fuori casa, soprattutto nelle ore serali. Avevo due alternative, più delle terze e quarte in caso proprio di urgenza! Quindi ero più o meno pronta ad affrontare questa cosa, che poi era la mia vita!

    Le scrissi come al solito un messaggio chiedendo semplicemente se fosse possibile avere un appuntamento. Ebbene sì, pochi giorni dopo è scattata la quarantena. Io non vivo in una zona particolarmente colpita, quindi (come credo nessuno di noi), non immaginavo nulla di tutto ciò.

    Il punto è che non ha mai risposto a quel messaggio. Inizialmente ne ero anche sollevata perché effettivamente non si poteva uscire di casa. Ho pensato che non le fosse arrivato l'sms, che non avesse voluto rispondermi, e che volesse liberarsi di me. Un mesetto dopo le scrissi di nuovo, ma questa volta sulla più comunemente usata messaggistica istantanea. Non le chiesi nulla, ma esprimevo la mia volontà di riprendere non appena possibile. Mi risponde, mandandomi un saluto.

    Fine della storia triste! Perché di fatto l'idea che mi stia rifiutando è parecchio forte, è abbastanza evidente e le persone con cui mi confido tendono a dirmi che voglia liberarsi di me. Ma non sono pronta a subìre un rifiuto di questo tipo, penso che sia una cosa veramente brutta essere allontanati anche dal terapeuta, e non è una cosa che sento di poter sopportare.

    Adesso vivo nel terrore di chiederle un appuntamento e di sentirmi dire di no o di non ricevere risposte. Non ho nemmeno idea se sia o meno possibile muovermi con questi decreti, perché è distanza un centinaio di Km. Cosa dovrei fare?

    Se fosse una mia amica a chiedermelo, lei direi di trovare un altro nome a cui rivolgersi per non sprofondare. Io però non sono una mia amica e non sopporto l'idea di aver vanificato gli sforzi fatti in quattro anni, perché ogni seduta costa una fatica tremenda e me la ricordo molto bene.

    Vi ringrazio, soprattutto se avete avuto la pazienza di leggere questo sfogo!

    Non ho mai pensato che lo facesse per crearmi un danno, ma al contrario, che le abbia provate tutte per aiutarmi. Spesso non è facile capire la durezza, ma credo non sia semplice nemmeno per loro.

    Del resto devo dire che, in questo periodo, qualche piccolo, minuscolo cambiamento sto cercando di metterlo in atto. Certo, per movimenti più grandi, sono ancora un po' spaesata e spesso presa da una demoralizzazione tale da non vedere soluzioni. Non mi resta che provare a parlarle anche se so già che avrà le sue condizioni alle quali io ancora non mi sento di stare.

    Sai che mi hai dato uno scossone con questo messaggio? Grazie!

    Hai ragione! Non ho reagito in quell' occasione perché probabilmente sapevo che non sarebbe servito reagire dicendo cose, ma facendo cose, muovendomi e mettendo in pratica delle cose. Ed è chiaro che trovo molto difficile uscire dalla mia comfort zone. In quel momento avrei voluto forse che mi compatisse, ed effettivamente non è proprio la massima aspirazione nella vita. E' stata dura, come sempre, ma io trovo anche giusto che sia così e che non mi si assecondi, altrimenti non avrebbe senso.

    Però credo sia anche vero che subisco le decisioni degli altri.

    Credo che mi farò sentire e proverò a parlarle di come ho vissuto questa cosa, cioè male! Ma male perché trovo frustrante non riuscire a reagire come vorrei. E soprattutto una cosa che odio è che, in questi casi, quando mi mette così alla prova, sembra non ci sia una possibilità di dialogo. Quindi vedremo cosa ne fuori ...

    Ho usato le virgolette proprio per sottolineare che parlo di normalità in un altro senso. Per me normalità è riuscire a fare le piccole cose della vita, che per me sono insormontabili anche quelle, e non ho più vent'anni.

    Ciao, prima di tutto son contento che le mie parole ti abbiano fatto non sentire sola, è una bella cosa quella che hai detto.
    Riguardo l’agorafobia ti capisco io sono un esperto di attacchi di panico con agorafobia e ci sono voluti anni perché almeno in parte ne uscissi. Quindi ti capisco bene quando dici che quello che pensavi aver raggiunto si è apparentemente sgretolato. Non lo vivevere come una sconfitta perché fa parte del percorso, anche a me è capitato più volte di essere apparentemente tornato indietro e invece non è così e solo una parte del percorso che ci rallenta ma non conferma.
    Tuttavia tu cerca di essere completamente esplicita con la tua psicoterapeuta dicendogli tutte le difficoltà che avresti e a cui andresti incontro, anxhe se lo sape tu ripeti mostra le tue paure e forse lei cercherà una soluzione perché non penso che ti lasci così... forza... siamo qui quando vuoi

    E' che trovo difficile non viverla come una sconfitta, mi rendo conto che tutti gli altri pazienti riescano a seguirla, immagino non sia semplice nemmeno per loro, però loro ci sono. Io sto facendo delle piccole cose, piccoli passi che sono niente rispetto ad una persona "normale".

    Per quanto riguarda l'essere sincera con la mia terapeuta, devo dire che sto ancora tergiversando. Vorrei dirle molte cose, ma anche se provo a raccogliere le idee, poi mi blocco. Ormai è parecchio tempo che non facciamo sedute però, quindi dovrò decidermi.

    Grazie ancora :)