Sul discorso della cosiddetta maggiore intelligenza degli individui con sindrome di Asperger, a me convince immaginare il cervello come lo aveva descritto Garden in passato, come una rete di strade e autostrade di neuroni collegati più o meno saldamente. Se nei primissimi mesi di vita, invece di formarsi un'ampia rete di sterrati, che darebbero accesso a molteplici possibilità e che verranno asfaltate in maniera graduale in base agli stimoli e alle esigenze del proprio ambiente, si formano subito solo due o tre autostrade, si creano percorsi di pensiero estremamente veloci in alcuni ambiti, mentre altre aree del cervello rimangono meno sviluppate o selvagge. Queste ultime, in particolare, sembrano riguardare prevalentemente le abilità sociali e l'empatia, che restano così meno accessibili.
Questo spiegherebbe perché, in quelle autostrade del pensiero, un individuo possa risultare plusdotato rispetto alla norma. Poi bisogna vedere se lo è in qualcosa di facilmente riconoscibile e 'apprezzabile' dagli altri o no. Ricordo ad esempio di aver letto il caso di un autistico (forse una coppia di gemelli?) che pur presentando un generale ritardo cognitivo, aveva la capacità di contare istantaneamente il numero esatto di fiammiferi gettati a terra.
Più che una intelligenza maggiore quindi una intelligenza a distribuzione non uniforme in un sistema comunque finito, con alcune capacità tanto sviluppate a volte da sembrare quasi sovraumane e carenze (probabilmente) proporzionali in altri ambiti .