Da bambina, a sei anni, disegnavo molto dettagliatamente. Ricordo che i miei compagni di classe in prima elementare disegnavano un cerchio con due stecchi per fare una persona, mentre io facevo addirittura la pieghina sui jeans delle bambine che disegnavo. C'era proprio un compito a scuola: "IO A SCUOLA". Mi disegnai a scuola in maniera molto particolareggiata, come una fumettista giapponese in erba. (Mia madre lo buttò).
A sei anni consolavo gli altri bambini che strillavano e piangevano per l'assenza delle madri, dicendo di essere forti e che sarebbero tornate. Non ho mai frequentato l'asilo, il chiasso mi irritava. A 8 anni i miei compagni di terza elementare guardavano la Melevisione, io leggevo Harry Potter.
Purtroppo, con l'età sono radicalmente cambiata. Oggi ho trent'anni e ci sono diverse persone che dicono e pensano che io abbia un ritardo cognitivo. La malattia mentale mi ha fagocitata, e quello che un tempo ero (matura) non è più ciò che sono oggi.
Anzi, ho avuto l'impressione di voler negare la mia intelligenza (che si esprimeva anche nella mia maturità psicologica) cominciando ad assumere atteggiamenti infantili e dementi volontariamente.
Perciò le mie psicologhe mi dicevano che la mia intelligenza non era inesistente, ma repressa.
Mi sono sforzata a lungo di tirarla fuori.
Per la mia famiglia "dovevo" essere un'imbecille perché era quello il ruolo che mi spettava secondo precedenti dinamiche e schemi famigliari. Credo di essere diventata imbecille, ma solo per finta, per compiacere le loro necessità.