nopanico com'è andata? Come sei riuscito a guarire?
Posts by NienteAnsia97
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Non so se è la sezione giusta, forse dirò cose che potrebbero appartenere un po' ad altre, e forse servirebbe parlarne più con uno psicologo e psicoterapeuta, ma chi vive situazioni simili alla mia magari può darmi un parere. Cercherò di essere breve ma chiaro.
Ho ricevuto fin da piccolo un'educazione molto rigida, in particolare al liceo, il mio unico compito era studiare tutto il giorno in casa. Non ho mai vissuto a causa di ciò momenti spensierati, un po' più da adolescente. Io dovevo letteralmente stare tutti i giorni a studiare, compresi sabato e domenica, senza neppure uscire la sera, anche perché se anche avessi voluto uscire almeno il sabato sera non avevo nessuno con cui farlo. Anche perché la scuola che facevo era molto rigida, e i miei compagni stessi erano molto improntati solo allo studio. E c'era già all'epoca questa voce interiore che mi diceva "sei infelice, depresso devi cambiare". Successivamente feci l'università, per 5 anni, in una facoltà piatta e noiosa, fatta perchè non avevo all'epoca nessun interesse visto che davvero non ho mai potuto coltivarne nessuno. E c'era sempre questa voce anche all'università "sei infelice, depresso, devi cambiare". Ed è cosi. Ero inconsapevolmente infelice in tutti quegli anni. Sentivo che c'era qualcosa che non andava, ma non ho mai avuto la forza di oppormi ai miei genitori, di impormi nel cambiare scuola, di far uscire fuori il mio vero carattere invece che soffocare la mia personalità per soddisfare le aspettative della mia famiglia, ma anche degli altri. Si. A scuola mi diedero un soprannome, che qui indicherò come "Eddie". "Eddie" era il risultato della mia scarsa autostima, unita alle aspettative sociali e familiari: era il tipo solitario, goffo, timido, sempre a studiare. Eddie era quello con il carattere mite e tranquillo, il "poverino" che veniva difeso se qualcuno magari faceva qualche battuta pesante. Era quello incapace di alzare la voce, di farsi rispettare, era quello "buono". Anche all'università fu cosi, perché purtroppo l'ambiente universitario era frequentato da praticamente la maggior parte delle mie vecchie conoscenze scolastiche. Quindi non potendo ricominciare in un nuovo ambiente, rimasi imprigionato nel personaggio di "Eddie". Ogni volta che provavo a cambiare, o a rivelare il mio potenziale carattere, magari provando a togliermi questo guscio di timidezza provando a partecipare a qualche serata, si diceva "ma no Eddie ti conosciamo tu non faresti mai cosi" "Ma no Eddie tu hai un carattere chiuso, non sei adatto a certe cose". Non riuscivo a reagire. Dovevo cambiare facoltà universitaria per cambiare ambiente anche perché neanche amavo ciò che studiavo, ma non riuscivo. Cosi più passava il tempo, più questa maschera mi si appiccicava addosso, condizionando le relazioni, anche quelle magari nuove.Per un evento particolare troppo lungo da spiegare ora, all'improvviso è come se mi fossi risvegliato dal torpore che mi imprigionava, mi si è rotta la maschera. E ho pensato "ma davvero ero cosi? davvero ho vissuto cosi? Davvero ero senza il coraggio di essere come volevo e fare come volevo? Davvero ho vissuto più per gli altri che per me stesso?".
E questo è il punto dolente: con la fine del personaggio di "Eddie", mi sono reso conto che tutte le pseudo-amicizie che ho coltivato in realtà erano legate a una identità che non voglio mi appartenga più. Il problema è che alcune di queste magari si erano davvero affezionate a Eddie. O meglio, queste pseudo-amicizie avevano trovato un rifugio nel carattere cosi accomodante e mite di eddie, perché loro stessi erano davvero troppo introversi, con scarse abilità sociali, soli, con problemi sociali. Cosi si sono molto appiccicati, e la cosa più disturbante è che non è che sono interessati a farsi altri amici, no, ormai gli bastavo io e basta. Vogliono da me una sorta di relazione sentimentale, che diventi il surrogato di una fidanzata. Hanno una vita talmente vuota e priva di stimoli, priva di qualcuno che gli dia importanza, che non vogliono staccarsi da chi un po' gliene ha data, cioè io, cioè Eddie.
Non vogliono che cambi, che provi magari ad essere felice con una compagna, a creare nel caso nuovi rapporti. No, ormai devo trovare dello spazio nella mia vita anche per loro. Siamo ancora abbastanza giovani, potrebbero provare anche loro a fare nuove conoscenze, invece no, ormai io per loro sono un punto fermo. Per questo voglio tagliare i ponti con amici che appartengono a una identità che non c'è più, che si sentono traditi se mi vedono estroverso con nuove persone. Tuttavia mi fanno sentire in colpa, e io stesso mi sento in colpa: singolarmente non mi hanno fatto nulla di male, ma sono troppo bisognosi di me, bisognosi di come non posso più essere, e il bisogno non è amicizia. L'amicizia non può essere pretesa a oltranza perché è cosi e basta. Ho bisogno di tagliare i ponti per me stesso, per ricominciare in ambienti del tutto nuovi. è mio diritto farlo anche se non lo capiscono? perché come potrebbero mai capire tutto ciò? Posso farlo senza sentirmi in colpa perché loro mi fanno sentire come se fossi un "mostro"? A causa di tutti sti pensieri e ansie, non dormo la notte, ci penso in continuazione, tutto il giorno. Anche perché in passato indirettamente ho vissuto situazioni di persone che sono andate sotto casa di altri stile stalker per chiarire discussioni anche se non c'era nient'altro da aggiungere, perché avevano "paura di perdere un amico".
Si cresce, si cambia e si evolve. Ci si lascia alle spalle le persone tossiche...
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Io preferisco stare sveglia di giorno e dormire di notte. Mi alzo intorno alle 6.30 tutti i giorni e vado a dormire all'una per motivi di studio, quando posso però alle 22.00
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Twister16 come sta andando?
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Purtroppo non ti posso aiutare molto, perché mi ritrovo in parte nella tua situazione
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Che loop infinito di depressione! Sto affrontando 40 ore settimanali al lavoro col mio diretto superiore nel mio ufficio. Sto facendo anche il lavoro della collega che sta provando ad andare in maternità e sono considerata zero. Cioè, non solo mi tengo in pari con il mio lavoro ma sto svolgendo anche tutto il suo e NESSUNO che mi dice un brava, un grazie, un hai bisogno... zero. Il mio capo non mi parla e mi snobba quando non gli ho fatto nulla, mentre la mia collega s∙∙∙∙∙a la adorano tutti. Sono una persona sensibile e mi vengono spesso le lacrime, sono gentile ed onesta e questi s∙∙∙∙∙i non mi valorizzano per nulla. Vado a pranzo con loro e non mi parlano, ma perchè ? Cosa gli ho fatto? E' tre anni che lavoro lì, ne ho 25 e sto anche facendo l'università (senza dirlo perchè se lo sapessero ne sarebbero invidiosi)... cioè una persona giovane, volenterosa, dinamica e vengo snobbata? Non mi parli ? Mentre quella s∙∙∙∙∙a che dietro te ne dice di tutti i colori (anche se sono 20 anni che lavora lì) la porti sul palmo della mano? Boh...
Poi ovviamente madre super depressa, mio padre che vuole chiedere il divorzio giusto per peggiorarle la situazione, ed io che devo fare da tramite fra loro due, dato che orami è un anno che non vivono insieme...
Quindi al lavoro vorrei considerazione e non me la danno, ho l'ansia di studiare all'università la sera fino all'una di notte e tutti i fine settimana, mia madre che sta male e me la devo sorbire IO... perché non posso avere una vita normale o qualche ricompensa?
Sento spesso l'istinto molto forte di farla finita, togliermi la vita e basta. Non mi sento forte ma debole, vorrei diventare s∙∙∙∙∙a e senza sentimenti ed invece mi hanno educato male oppure sono io troppo buona.
Aiuto...
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Uhm, magari ti serve qualcosa per sbloccare questa situazione. Sì, sicuramente non dovresti idealizzarla troppo, non potresti intanto provare i classici? Amicizia su FB, Instagram, qualche mi piace alle foto e vedere la reazione?
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Intanto grazie a tutti per le risposte. Sicuramente in questo periodo festivo non sarà semplice, dato che dovrò trascorrerci tanto tempo insieme. Cercherò di far tesoro dei vostri consigli allontanando questa visione di me stessa così gerarchica, ma non è facile riuscire a pensare come loro in quando non sono del loro ambiente e sono stata abituata a pensare così da mia mamma (che soffre di un disturbo scoperto col passare del tempo). Mi sento anche in difficoltà non potendo ricambiare la loro ospitalità per le feste, in quanto i miei genitori sono divisi e quindi sarebbe un po' scomodo...
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chuck250 hai riprovato con questa ragazza?
Comunque se leggi questo thread parlo della mia esperienza a parti invertite. Guarda se può esserti utile.
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Sì ma vorrei liberarmi dall'invidia ed essere una persona più pura, più bella e vera, essere me stessa senza crearmi aspettative di come dovrei essere per gli altri, anche per non cadere in queste crisi che credo siano correlate.