Posts by Kowalski_93

    Infatti chi è più fragile deve continuamente imporsi degli atteggiamenti di menefreghismo "per il quieto vivere" perchè se espone il proprio malessere viene anche giudicato negativamente.

    La fragilità e la sofferenza sono un grande tabù, nessuno lo accetta e troppo spesso ti fanno sentire un peso se ti permetti di mostrare la tua debolezza.

    Sì, il punto è che fragilità e sofferenza in sé sono malviste, bisognerebbe che fossero sempre condizionatamente alle circostanze di chi le prova. Un conto è soffrire per la perdita di un animale amato (so bene che è terribile), o per un tradimento amoroso, entrambe sofferenze grandi ma in un certo senso comuni e normalissime. Un altro è vivere in un inferno. Pretendere da chi passa l'una o l'altra sofferenza lo stesso auto-controllo e capacità di occultamento e di sopportazione del malessere è assurdo.

    Poi c'è da dire che ben lungi dal riconoscere ad una come me di soffrire, il pensiero automatico che passa nella testa di molta gente vedendomi provata è che faccio la vittima o piagnucolo. E a volte mi sembra che più mi vedono a terra, più godono come i pazzi a spingermi ancora più in basso. Che godano e basta del mio stare male. Se non ne godessero non godrebbero neppure dell'umiliarmi e nel trattarmi in un certo modo in pubblico.

    Ho capito, è vero che a contare è sempre l'interpretazione che si dà di un evento, meno l'evento in sé. Ci sono però gesti che io ho vissuto da bambina che sono inequivocabilmente negativi e di una certa gravità

    Mi complimento con te, perchè riconosci di aver poi anche remato da sola contro te stessa.

    E questo è il loop da interrompere GIOCANDO con te stessa.

    Ma...una cosa a cui penso tanto spesso è questa : ma quante "colpe" riusciamo ad attribuire anche alle nostre famiglie, basandoci sulla "pissicologia pop", e senza mai considerare che nelle nostre famiglie ci può essere stato chi - con dolore proprio anzitutto - non abbia mai saputo di cosa sia la carezza o la parola affettuosa di un genitore...solo perchè non sapeva proprio cosa fossero e in perfetta buona fede credeva che "i figli si baciano solo quando dormono" , e che "tirar su bene i figli" equivalesse a redarguirli per quello che non va e a non complimentarsi mai per quel che va, perchè quello era "dovere" ?

    <3

    Sì, lo riconosco perfettamente, di aver avuto più "buone occasioni" ma di averle sempre sprecate perché ormai ero diventata auto-distruttiva. C'era poi dietro l'ombra di mia madre che incoraggiava qualunque mio fallimento in favore della solitudine. Io agivo in un certo modo, auto-distruttivo, mi presentavo in fondo diversa da come ero, le persone vedevano quella mia presentazione auto-svilente e finivano per abbandonarmi. In linea di massima. Però ad intervenire (più o meno esplicitamente) in aiuto alla mia inconscia volontà di auto-sabotaggio era sempre mia madre. La modalità di base consisteva nell'appropriarsi delle mie relazioni (amici, fidanzati) che entravano in contatto con lei per forza di cose, per poi manipolarli facendo uso del Whatsapp che tanto adora, in chat private in cui mi denigrava riferendosi a me come una disagiata bisognosa di aiuto, "seducendo" l'amico od amica di turno in una pseudo-opera di "ausilio" e "beneficienza" nei miei confronti, come se volesse persuaderli che con me ci stavano (dovevano starci) per pietà.

    Mi sembra che il suo obiettivo sia sempre stato quello di sincerarsi che fossi sola (e di conseguenza priva di aiuto), più ancora che venissi emarginata in società. Anche se poi l'una cosa si è realizzata in parallelo all'altra, ovviamente.

    Capisci che non è una situazione normale, che può facilmente lasciar spazio all'amore, al perdono ed alla comprensione.

    Io non sono contenta di odiare mia madre, di dover scappare da lei e di sapere di non poterci fare affidamento perché il meglio che ottengo è peggiorare le cose. Ho pure prese e riprese di affetto/tenerezza nei suoi confronti, in cui mi dispiaccio per la vita tutt'altro che facile che ha avuto. Ogni volta che però cerco di perseverare nel perdono, lei torna a mortificarmi in qualche modo, e più che essere brutta la mortificazione "momentanea" in sé, è ricordarmi di ciò che lei nel complesso ha fatto.

    Ma infatti non parlavo di resettare il passato.

    Tra l'altro io sono contrarissima a questi ripescaggi, ruminamenti, rimuginamenti, e penso che ogni volta che torniamo con la mente su ciò che ci ha fatto male...la cosa sicura è che permettiamo a quella cosa di farci male una volta in più.

    Parlavo solo di giocare con se stessi a proporsi ex novo, e senza le zavorre pesantissime del "cosa potrà pensare l'altro?" .

    L'altro penserà comunque quel che è nelle sue possibilità di pensiero, ma è sicuro che impatterà in modo distorto se siamo noi per primi a distorcere (senza volerlo) la nostra immagine per paure o complessi.

    Si tratterebbe di auto-imporsi di fregarsene del giudizio dell'altro, ma per via del mio vissuto io sono abbastanza "emotivamente instabile", ci vuole davvero poco per mandarmi in panico e farmi soffrire tantissimo, come per scatenare l'overthinking. La nostra immagine la distorciamo sulla base delle distorsioni altrui, specie se sono state particolarmente svilenti e precoci. Non mi sembra molto consono scendere (di nuovo) nei particolari, ma chi mi ha cresciuta non mi ha mai trasmesso un'immagine "gradevole" di me, e poi le esperienze in società hanno cementificato il giudizio sprezzante integrato, finché non sono stata io la prima ad incentivarlo per remarmi contro inconsapevolmente, come una cosa che poi è andata avanti da sé. Non ho avuto neanche molte persone che mi volessero bene e mi trasmettessero un'immagine clemente e gratificante di me. Non ne ho avute proprio, anzi... Mi illudevo di aver compiuto la svolta con il mio attuale compagno, ma è chiaro che la situazione è più complessa. Comunque è difficile disinteressarsi di quel che pensano in un clima simile, anche essendo le persone più serene e sicure di sé del mondo.

    Si, è molto tipico.

    Se tu provassi a farli ragionare peggioreresti la situazione, lo stigma sociale è potentissimo, e la logica, come ho riportato sopra, è del tutto inutile.

    Il paradosso mi sembra che queste persone, agendo come ben dici similmente ad un branco di animali e rifiutando ogni sincera riflessione sui motivi e gli scopi reali delle loro azioni, ci tengono comunque a portare avanti la propria causa facendo intendere che sia profondamente "logica", "razionale", "intellettuale", addirittura che li qualifichi come persone "che sanno il fatto loro" in certi casi.

    Sulla neutralità non permessa sono d'accordo. È drammatico anche perché non è solo la persecuzione convinta di alcuni, ma anche quella "di riflesso" di altri che magari di loro pugno non si interesserebbero, ma temono di subire delle conseguenze se si dissociano o disapprovano. E poi, certo, la marea immensa della gente che, sempre per non subire l'aggressione del branco dominante, si disinteressa semplicemente, mostrando suprema indifferenza di fronte a qualunque aggressione anche particolarmente violenta e/o esplicita.

    Questo sia in senso generale, teorico, che per quanto riguarda ciò che ho visto relativamente alla mia esperienza personale.

    Piuttosto ponendosi in modo sereno e facendosi ri-conoscere nel modo che ci corrisponde davvero e che NON corrisponde (o non corrisponde più) a quello che i perditempo ci hanno cucito addosso. ;)

    Ma è quello che faccio sempre, guarda. Ed è anche assai stressante, per me, perché include labirinti di paturnie ed elucubrazioni, complessi e un atteggiamento di auto-controllo e calcolo che non ha nulla di naturale e spontaneo. Oltre alla paura, disagio, stress e sofferenza che tutto ciò mi provoca e che ostacola pure la buona riuscita della "dimostrazione". Non so se è fobia sociale, di sicuro non aiuta la "performance". C'è poi da dire che se il mio cervello funziona in un certo modo (male), è una pretesa ingiusta e uno sforzo disumano per me cercare costantemente di fare in modo che funzioni in maniera ineccepibile, più normale ancora del normale. Perché è questo che servirebbe, magari... E comunque vedo che se agisco al meglio, al massimo lasciano perdere. Ma di farli ricredere non credo ci sia una minima possibilità.

    Fondamentale, per me, è essere i primi a dire convintamente a noi stessi che il passato è passato e che nessuno meglio di noi può darne prova, viva, vera, tangibile.

    E ricordando sempre che siamo i primi a partire male e a farci danno, se partiamo col complesso di avere stampato in fronte quel "timbro" che ci fece male. :)

    Io sono infatti ancora condizionata dal mio passato, se ci ripenso, anzi, la vergogna arriva a certi livelli molto invalidanti. Lo so bene, che se assumi "l'atteggiamento da..." è possibile e probabile che tu ottenga il risultato temuto di "risultare come...". Ho letto un po' di psicologia in oltre 10 anni di interesse per la materia (nessuna laurea nel campo, ovviamente), so della profezia che si auto-avvera e dell'importanza delle persuasioni che si hanno su sé stessi in primo luogo, perché sono sempre il retroterra che darà luogo alle persuasioni degli altri. Sicuramente ho una mia responsabilità nell'andazzo. Sto facendo psicoterapia (ripeto), e vorrei invertire la tendenza, ma non so se a fronte di tutto ciò il gioco vale la candela e se non sarebbe più conveniente mettersi a nuovo altrove.

    Ho capito che cosa vuoi dire con questa esperienza che racconti, ma non stiamo parlando della stessa cosa...qui si parla di famiglie disfunzionali, dalla mancanza di affetto, all’indifferenza del genitore, alla violenza psicologica o fisica etc...non di un litigio per una incomprensione...chiaro tuo figlio in quel caso avrebbe dovuto comunicare con suo padre del suo disagio, totalmente d’accordo.

    E non nego nemmeno che molte persone potrebbero farsi film che non esistono, ma ci sono un’infinità di altre situazioni ancora in cui purtroppo ci si ritrova in mezzo a persone che hanno una cattiveria tale da godere nel vedere la sofferenza negli altri, nell’emarginare e isolare chi secondo loro è “diverso” (?) basta vedere quanto bullismo c’è oggi...ma ne sono capaci anche gli adulti, e in modi molto più subdoli.

    Per fare un esempio più estremo, l'altra volta mi è arrivato un operaio a casa, sostituendo un altro che a suo dire "non ce la faceva" a fare il suo lavoro (la casa era perfettamente in ordine e pulita ed io presente, cortese e disponibile, giuro: lui continuava comunque a sentirsi in panico e a sudare freddo...). Sto in affitto e tutte le spese di restauro sono a carico della proprietaria. Questo secondo operaio impavido si è posto inizialmente in toni forzatamente leziosi, poi ha cominciato a rifilarmi tutta una serie di provocazioni cattive proprio, fino a un certo livello che andava ben oltre la decenza e persino la "legalità" in senso stretto. Io lì, muta, chiaramente stando male ma neanche troppo perché c'ho anche fatto un po' il callo. L'ho aiutato a finire prima possibile quello che doveva fare fingendo di ignorare e basta il disprezzo puro che mi manifestava. Quando ha levato le tende mi sono messa a scrivere per sfogarmi. A me sembra (è una cosa soggettiva e condizionata dall'emotività, probabilmente) di subire qui una specie di persecuzione classica come quella che i fanatici muovono per motivi razzisti ad una persona di razza, etnia, religione o cultura diversa. Essendo di razza, etnia, religione e cultura identiche a quelle di chi mi tratta in questo modo. È proprio che tanti sembrano manifestare sentimenti di intolleranza insopportabile o addirittura paura nonostante la mia apparenza e il mio comportamento del tutto innocuo (anzi: compiacente, dimesso, gentile...), e chiaro che non riguarda completamente tutti, ma c'è un'ampia fetta di gente che indicherei senza esitazioni.

    Mi sembra tu stia descrivendo una realtà del secolo scorso, di quei paesini del sud dove c'era (e a questo punto mi pare ci sia ancora) una mentalità giudicante e anelastica, mi viene da dire. L'unica soluzione è cambiare proprio aria, rifarsi una vita. Non è facile, ma se il disagio che provi è tanto profondo non c'è altra soluzione.

    Quella in cui vivo è una città (del sud) che in realtà ad una analisi più attenta è più una sorta di paese di provincia o di campagna allargato, ad eccezion fatta per la "spocchia del cittadino" di alcuni che ci vivono. Ho trovato casa in una delle zone meno "bene" della città, inoltre. Non so se altrove, nella stessa città, sarebbero successe le stesse manifestazioni, anche se penso che il disprezzo coinvolga molta gente del posto a prescindere da ignoranza o meno, perché ho avuto comportamenti sbagliati in passato e penso di avere ancor oggi più persone che sulla base di quelli mi diffamano. La situazione specifica / individuale è più importante ancora del contesto generico. Come dicevo sto meglio e ho un comportamento del tutto mimetizzabile, ma il danno penso sia fatto e sì, in questi casi bisogna andare via e "tentare" altrove. Come mi sembra che accenni, il senso di inadeguatezza se non di persecuzione è tale che rischierei comunque di avere una lettura sempre negativa della realtà, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Con il malessere che ovviamente ne consegue.


    (Mi sa che si è andati un po' off topic, comunque non importa.)

    Discriminazione sociale? Ma se nemmeno ti conosco. Io ipotizzo. E mi sembra strano tutto questo accanimento nei tuoi confronti da parte di persone esterne alla tua famiglia, a meno che tu non abbia fatto veramente qualcosa di grave. Poi magari vivi davvero circondata da anime maligne e sono tutti pronti a darti addosso. Ma i motivi li conosci solo tu. Se così non fosse la tua è solo paranoia, perché a nessuno viene in mente di accanirsi contro qualcun altro senza fondati motivi. Oppure sei una persona che si pone male nei confronti del prossimo e quelli che ti conoscono hanno delle reazioni che non puoi controllare tu. Puoi solo modificare il tuo approccio per far sì che le reazioni siano a tuo favore.

    Sì, dicevo "discriminazione sociale" da parte loro, infatti, non tua. Come hanno scritto gli utenti che hanno seguito (grazie NakedInThedark , 17 TIR e gloriasinegloria ), purtroppo l'accanimento sociale, con scuse davvero stupide, non per forza "invidia" (non credo di aver nulla da invidiare, a parte una media disponibilità economica che mi deriva da mia madre e dal suo lavoro) ma semplice intolleranza al diverso, può succedere. Capita che alcune persone non conformi per qualunque motivo vengano fatte oggetto di una serie di attacchi sottili, mortificanti e ripetuti solo per il loro modo di essere e il pettegolezzo/pregiudizio/condanna sociale che ci sta attorno. Si prende di mira il "freak" perché l'obiettivo è farne il classico "scemo del villaggio", perché lo si vuole eliminare socialmente od altro. Gesti simili (lo scampanellare a tarda sera, ad esempio.) io so che non sono l'unica a subirli, qui. Ricordo che quando ero piccola, per dirne una, io e la mia combriccola di amichette vedevamo ragazzi coetanei o poco più grandi divertirsi ad importunare così gente anche anziana emarginata o in gravi difficoltà economiche, solo "per ridere" o "per noia". Come sottolinea gloria non è niente di "cosmico", però che ci sia un accanimento circoscritto a un gruppo di persone qui, credo non ci siano dubbi (mi ero persino accorta che avevano scritto il mio nome a penna su quel campanello, che non era il mio, salvo poi cancellarlo prima di distruggerlo). Sul motivo per cui mi stanno prendendo di mira ( gloriasinegloria ), in passato ne accennavo, penso sia un mix fra mio effettivo malessere che rendevo manifesto sui social (ora non lo farei più, e sto meglio psicologicamente, perciò valuto in prima persona assurdo quello che ho fatto... ma all'epoca non ne avevo il controllo perché non ero lucida e stavo molto male) e le chiacchiere di mia madre che hanno gonfiato ulteriormente il problema.

    Ma ci possono essere e nessuno lo nega, MA se hai una interazione "nella norma" diventano c∙∙∙∙∙e che qualificano solo chi le pone in essere e dalle quali ci si può preservare GRAZIE al resto della propria "interazione nella norma"!

    Io penso che essere cattivi e vessatori con qualcuno, specie di sconosciuto, e specie se non per rancore, sia sempre qualificante più di chi esprime la violenza che di chi ne è il bersaglio. Anche se si parla di pettegolezzi e risate alle spalle. Comunque, ho notato che l'accanimento si è fatto spudorato da quando hanno cominciato a vedermi andare in giro con il mio ragazzo (che è del nord ma fino ad ora è sceso più volte al mese per vedermi, conosce benissimo la mia città e sa anche della situazione).

    Credo di comportarmi in maniera normale, anche se il clima di diffidenza e pregiudizio condiziona e di sicuro non aiuta. Posso commettere delle goffaggini, nel modo in cui mi rivolgo alle persone, ma si tratta di goffaggini e basta, dovute alla timidezza, paura od insicurezza, non vado certo in giro saltellando e urlando come una scimmia... Le reazioni conseguenti, a volte sono assurdamente severe ed aggressive o sprezzanti, e capisco che dipendano più dalla superficialità ed ostilità aprioristica di chi le elargisce per il pregiudizio che c'è a mio carico, che dalla sua "str.zaggine" di base o dall'oggettiva gravità dell'errore che commetto.

    Scusa sai ma non vivo sul forum, ho una vita anche nella realtà. Non c'è un timer in base al quale si debba rispondere, sai? La mia risposta te l'ho data, e non credo sinceramente che tutte queste persone abbiano tempo e impegnino le loro energie per negativizzare la tua persona. È una tua percezione distorta. A meno che tu non abbia commesso realmente degli atti nocivi verso qualcuno.

    Se vogliamo usare cliché come "ho una vita fuori da qui", quella ce l'ho anch'io... sai? Mi sa che lo immagini meno di quanto io lo immagini di te. "Non credi", quindi vale più la tua idea generica sul comportamento umano che la mia esperienza diretta? No, nessun "atto nocivo", non dovresti nemmeno ipotizzarlo. Semplice discriminazione sociale.

    E comunque non mi sembra che il post vertesse su questo, in origine (anche la sezione in cui l'ho inserito mi sembra esplicante in tal senso...). So che mi si valuta paranoica, ma non è un buon motivo per focalizzarsi su quel presunto problema ogni volta che intervengo qui, a prescindere.

    Il dopo non può certo essere peggio del presente, se già stai così male. Vero è che molte volte siamo talmente abituati anche al negativo che preferiamo continuare a starci in mezzo, perché almeno è una cosa che conosciamo e sappiamo gestirla. La tua paura deriva proprio dal fatto di non saper gestire una nuova versione di te e della tua vita. Non capisco però tutto questo accanimento nei tuoi confronti... da parte di chi?

    Vista l'assenza di risposte, forse ti proponevi solo di evidenziare la mia grave paranoia ("da parte di chi?" mi chiedi, ma quando ti do una risposta che mette in luce una certa oggettività nel fenomeno, silenziosamente ti defili?), non certo di aiutare sul serio. Spiace, a questo punto, di essersi esposti in questo modo.

    Il dopo non può certo essere peggio del presente, se già stai così male. Vero è che molte volte siamo talmente abituati anche al negativo che preferiamo continuare a starci in mezzo, perché almeno è una cosa che conosciamo e sappiamo gestirla. La tua paura deriva proprio dal fatto di non saper gestire una nuova versione di te e della tua vita. Non capisco però tutto questo accanimento nei tuoi confronti... da parte di chi?

    Non è detto, il presente è senz'altro molto tossico e negativo, ma un dopo più tollerabile include sempre la presenza di almeno una (1) persona che ti stia vicino e ti accolga. È umano così, altrimenti non potremmo sopravvivere come animali sociali. Non è solo sacrificare il malvagio, è sacrificare il malvagio ed affrontare il totale isolamento (che è un concetto diverso da quello della solitudine). Non sono un'asceta o una monaca tibetana, perciò potrei facilmente immaginare il seguito, considerando anche che ad assenza di amore ed emarginazione si aggiunge anche persecuzione. Da parte di chi? Tipo tutta una serie di persone profondamente stupide che mi sembra abbiano l'obiettivo comune di farmi capire ben-bene che non sono bene accetta nella loro buona città, forse per spingermi ad un esilio volontario. Chi scampanellando in piena notte, chi spaccando quello che ritiene il mio campanello, chi in contesti comuni e "tranquilli" rifilandomi umiliazioni pubbliche alla prima occasione favorevole, chi facendomi sentire disprezzata ed inadeguata con tutta una serie di sguardi, reazioni a pelle ed atteggiamenti molesti più o meno espliciti. Non volevo scendere in dettagli perché non riempie di onore neanche me, ma me lo hai chiesto e mi è sembrato giusto risponderti.


    Non hai famiglia?

    Ho una famiglia che non c'è, se non per nuocere.