Posts by rebelrebel

    Per come la vedo io, sarebbe stato opportuno stilare una sorta di algoritmo di valutazione che, sulla base di pochi parametri oggettivi, tirasse fuori una valutazione rischio/beneficio tarata sul singolo. Lasciando poi al singolo la scelta sulla base di tale proiezione.

    Ma non penso che per ora non cambierebbe tanto le cose, dovresti basare l'algoritmo su parametri ed effetti pressoché privi di riferimenti costanti in quanto ancora mistero in via di disvelamento (si spera) durante questa sperimentazione in corso d'opera. Se dovessi considerare i margini di errore e imprevedibilità, sarebbe comunque una roulette russa.

    In questo periodo di "apparente tregua" dei contagi, per lo meno in Italia e parte dell'Europa, bisognerebbe, invece di continuare ad impegnare risorse in campagne vaccinali di stampo popolar-militaresco dove fra un po' la punturina sarà fatta in spiaggia dal grattacheccaro, piuttosto rimettersi a studiare il virus, soprattutto i motivi per cui nella popolazione giovane non si manifesta o si manifesta debolmente nella stragrande maggioranza dei casi. E sulla base di questi studi definire se, a parte soggetti anziani e a rischio, ha davvero senso proseguire l'acquisto e la somministrazione di miliardi di vaccini per tutto il mondo e per tutti i secoli dei secoli. Amen. E una volta capito che magari no, non ha senso farlo (e avuto il coraggio di dichiararlo), cominciare ad occuparci anche di qualcos'altro che non sia solo il Covid.

    Mentre per Bellavite, nessuno ha il coraggio di andare a fondo del fatto che nell'intervista con Floris indossasse a maggio un cardigan di lana col caminetto acceso alle spalle, per quanto riguarda invece Balanzoni, chi vuole indagare sul perché non riesco a seguire quello che dice? Dopo qualche minuto mi vengono subito dei rimuginii a tema sessuale e mi deconcentro e perdo obiettività. E' un caso?

    Ho provato anche con un video più breve tipo questo, ma dopo 10 secondi avevo già la testa altrove. Che ha detto?

    I problemi di volontà e paura (direi angoscia più che altro, paura è quando c'è una minaccia reale e visibile) ce li abbiamo fin da bambini. E come da bambini, ci si può esercitare e praticare. Certo che da adulti è più difficile perché le difese ormai le abbiamo ben ampliate e fortificate. Ma altre strade non ce ne sono, sempre che non vogliamo diventare dei gavettoni di psicofarmaci.

    Se a far da sola non è andata granché bene, fatti aiutare e renditi disponibile. E se chi dovrebbe non ti aiuta più di tanto, cambia. Cerca qualcuno di più adatto. Nella vita si cambia il dentista, il parrucchiere, tatuatore, estetista per avere il "meglio", non ho capito perché non lo si debba fare anche per questi problemi che non sono da poco.

    Non posso che essere sempre più convinto (e questa discussione ne è un buon esempio), che quando si comincia a curiosare un po' sotto la superficie... vengono fuori molti spunti interessanti.

    Perché che tutti vogliamo stare bene e liberi dal male: direi che sono cose più che ovvie. Talmente ovvie che però poi ce ne dimentichiamo, soprattutto quando poi, dopo anni, decenni di esperienza di vita, ci chiediamo come si fa a stare "bene", quando poi si sta praticamente sempre "male". E la faccenda, d'incanto, da ovvia che era, diviene il mistero dei misteri, che ognuno sembra racchiudere inespugnabile in sé, a quanto pare.


    Ecco, per questo penso che valga la pena davvero ritrovare un po' di tempo per conoscersi e ascoltarsi, farlo un pochino ogni giorno; fra le mille "priorità" che abbiamo, inserirci di straforo, ogni tanto, anche noi stessi, non mi pare un delitto. Così come non lo è farsi aiutare, se da soli è difficile farlo.


    Per questo ho trovato il titolo di questa discussione è tutt'altro che assurdo o provocatorio, ma consente di andare più a fondo fondo e lo si vede dalle vostre risposte. C'è molto da andare a fondo - non affondare, ma andare a fondo, scivolarci dentro un po' per volta, a poco a poco, con gentilezza e curiosità. Lì sì che c'è da guadagnarci, a parer mio. Si possono scoprire tante cose interessanti, che non siano le solite onnipresenti: "oggi mi prude la gola = tumore all'esofago" oppure "oggi fatico ad alzarmi dal letto = tanto vale che mi suicido" oppure "soffro di insonnia = morirò come elvis presley".

    Io per me, ad esempio, ho scoperto che nella vita sono riuscito ad infilare una dopo l'altra scelte ben poco vicine alle mie attitudini, le mie passioni, le mie aspirazioni. E questo si è ripercosso ovunque: nel lavoro, nelle relazioni, nel corpo e nella mente. Non voglio qui dire che io sia stato causa di tutti i miei mali, perché colpevolizzarsi è un altro falso passo - in cui siamo passati tutti. Ma di certo non mi sono dato una gran mano. Per decenni, seppur definendomi persona razionale, ho preferito irrazionalmente andare avanti a muso duro in percorsi che non mi appartenevano e tenermi stretta la sofferenza che si sprigionava nelle varie forme che conosciamo.


    Ci ho messo 40 anni a trovare il modo di stare meglio ed è stata dura. Soprattutto è stato duro ammettere di aver fatto tante scelte che non mi riguardavano quasi per nulla. E piuttosto che riconoscerlo nel profondo, ammetterlo dare un cambio di rotta - per quel che è possibile, ho preferito tenermi stretta la mia sofferenza, farle vivere la vita al mio posto, lasciando a me l'ansia, la rabbia, la frustrazione, l'alienazione, l'incomprensione, la separazione, la depressione, etc.. etc.. etc..

    Penso che valutare un cambiamento, anche a livello mentale, non faccia mai male. Ti consente di evitare di rinchiudersi troppo negli schemi, nelle prevedibilità. Poi di questo periodo, porsi almeno l'eventualità di una nuova sfida, è anche ammirevole.

    Poi è chiaro che si deve iniziare anche il ragionamento per costi/benefici, come stai facendo, d'altronde. E considerare in questi "costi", che nessuno può garantirti che nel nuovo posto di lavoro non si configuri nuovamente una situazione in cui gli stimoli languono, la meritocrazia si dilegua, le promesse si dissolvono, i responsabili si nascondono, cosa, in questo paese, tutt'altro che rara. Anzi.

    Beh all'inizio in genere sei sempre tu che devi parlare... Però ad un certo punto si deve passare all'azione sennò...

    Vedi un po' come vanno le prossime sedute. Se sono sempre e solo confessionale, suppostizzala e passa ad altro

    L'ansia agisce quando le pare e piace.

    Trovare una sua certa ricorrenza di azione è già di aiuto a capire quali sono le circostanze in cui attecchisce meglio e lavorarci su.

    Già il fatto di non farci più cogliere di sorpresa dimostra che stiamo raccogliendo una consapevolezza del nostro disagio. È un inizio.

    Se sei stata già in terapia e non ti hanno mai fatto un minimo esercitare non capisco allora che terapia sia. Forse la terapia del portafoglio... (Il tuo che si svuota e il suo che si riempie).

    Così come andare da uno psicologo per sentirsi dire "si trovi un lavoro"... penso che questo te lo poteva dire anche il venditore di caldarroste in piazza.

    Purtroppo capita... è una giungla... Ritenta ritenta ritenta.