aggiungo che la disinformazione si può fare da ambo le parti: se un eccesso di rassicurazioni può essere fuorviante perché appunto minimizza eventuali incognite o conseguenze dei vaccini anche un eccesso di terrorismo può risultare non veritiero. E questo lo sa bene chi cavalca la paura e lo scetticismo non a scopo informativo ma con il fine della visibilità, essere seguito sui vari social ecc. Allora stare attenti a ciò che ci viene ripropinato è SEMPRE fondamentale.
Quote from la hueseraQuoto....(sottolineo e ri-sottolineo) perché nella foga del postare link a dx e manca, i concetti di BUON SENSO vengono silenziosamente sorvolati
A dire il vero è una questione tanto centrale quanto complicata, da farci un topic a parte....
Quest'ultima "era Covid" a noi appare tanto esemplare, ma è solo una manifestazione di un problema che c'è da molto tempo. Ovvero che l'informazione (di qualunque orientamento sia) è diventata uno status. (Attenzione, sto parlando di "informazione", non di studio, intuizione, ricerca, creatività, etc...) Si vive per scambio e accumulo di informazioni, tanto che l'essere umano non è più in grado di proiettare alcun senso o ordine al mondo, alla vita, ai fenomeni, alle vicissitudini. Vince il cervellone che ne ha accumulate di più e di più sopraffine e introvabili. Tutto è frammentato e assoggettato alla specializzazione e aggiornamento delle informazioni: anche le relazioni umane stesse le quali, difatti, si disgregano. E' più forte l'informazione dell'essere umano o dei riferimenti sociali: per un bambino (e non solo) vincerà sempre l'attrazione verso lo scambio di dati massmediatico (tv, smartphone...), rispetto all'autorità del genitore, al riferimento dell'insegnante, al confronto con l'amico. Quando è così, è chiaro che l'informazione è da un pezzo che è diventato un business, gestito dal mercato dell'audience, finché il dato informativo si mescola sempre più finemente al dato pubblicitario.
Non si può fare a meno di partecipare ad uno scambio di dati fine a se stesso e di conseguenza nessuno è più in grado di fare una previsione che sia da oggi all'indomani. Si resta sempre sullo "staremo a vedere chi vincerà", ovvero, staremo a vedere quali nuove informazioni ci arriveranno. A essere prevedibili siamo solo noi stessi: ognuno di noi più o meno dice e condivide sempre più o meno la stessa tipologia di informazioni. Il virus evolve, l'uomo involve. Il virus varia, l'uomo si fossilizza. Il virus impara, l'uomo sta a guardare. E ripeto, questo a mio avviso riguarda tutti: sia chi si allinea alla visione maggioritaria, sia chi, cerca una visione diversa, in realtà va cercando solo altre informazioni, senza mai avere una nuova visione che non gli arrivi "allegata" a quelle informazioni.
In sostanza, laddove la visione non scaturisce, ma è fornita come eccipiente all'informazione, l'essere umano, perde ogni creatività, ogni curiosità e ogni stimolo a mettersi in gioco. Ognuno si sintonizza sul canale preferito, e puntualmente si finisce per scaricare aggiornamenti al nostro sistema già installato: siamo al riparo. Ci si convince che basta iscriversi ad un paio di canali e assorbirne la fornitura di dati, per essere dispensati dal confronto e della relazione con gli altri esseri viventi. Nessuno si sente più in obbligo di doversi abbassare al livello di chicchessia, a che serve? Si sta su internet, si è già capito tutto no? L'uomo o la donna che per strada non sei riuscito a far a meno di incontrare, sia che la pensi che non la pensi come te, alla fine, è solo un'altra perdita di tempo: appena ci si è detti "arrivederci", si va subito a controllare quali aggiornamenti o notifiche ci ha fatto perdere nel frattempo.
Peccato. Perché, uno dei tanti inconvenienti di ciò, è il fatto di dimenticarsi che la comunicazione di massa, quella da cui scarichiamo informazioni, qualunque essa sia, lavora in realtà per estetica, emozioni, molto più che sulla razionalità e sui contenuti. Si crede che il proprio canale prescelto sia diverso per quanto ci dice? Non lo è. Anche in quel canale vince l'immagine sul concetto, l'impatto emotivo sulla razionalità. Quella sensazione che ci arriva dentro quando guardiamo quel luminare: "ecco, vedi come è indiavolato, lui si che ha ragione, vedi come gliele canta a quell'altro? Vai al minuto tot... guarda come ti sbatte in faccia la verità!" Lo scontro che ci arriva dentro e che non vediamo l'ora di condividere è sempre prima estetico, visivo, sonoro, prima ancora che concettuale. Altrimenti, potremmo provare a scrivere qualcosa noi di ciò che quel video ci ha trasmesso, piuttosto che linkare il video stesso. Non è solo "pigrizia". E' che scrivendo tu, fai fatica a trasmettere l'impatto, lo scandalo. Saresti noioso, perché proveresti a ragionare, e in pochi ti ascolterebbero o ti leggerebbero.
Dove lo scambio del dato informativo diviene il fine (qualunque campana sia), a vincere sarà sempre una brutale superficialità in mano a personaggi scadenti che presto saranno rimpiazzati da altri che bucheranno più lo schermo di loro.
Anche Cristo stesso, se si fosse affidato solo al suo messaggio, sarebbe stato dimenticato presto, non lo avrebbe seguito nessuno, probabilmente non lo avrebbero neanche crocifisso. Anche lui dovette spiazzare, far colpo, gridare, far miracoli, parlare per parabole, apparire. Fu questo generare la sua autorità e il relativo scandalo, non certo i suoi argomenti. Altrimenti avrebbe aperto una scuola, piuttosto, no?
Chiaro che la mia non è una polemica rivolta a qualcuno in particolare, anzi, mi ci metto dentro io in primis.
E detto questo, ragazzi miei, penso che sia il caso da questo momento in poi di non sottoporvi più ai miei sproloqui. Ma ci tenevo a salutarvi. Mi avete sopportato, mi avete fatto compagnia e siete stati gentili con me. Spero di averlo fatto anche io con voi.
Auguro a tutti voi che come me siete stati male, o state male anche adesso, di stare meglio. Di incontrarvi con qualcuno con cui parlare, ascoltare, darsi una mano e in qualche modo, andare avanti.
Statemi tutti bene.
Un saluto a tutti voi.