Ciao. Ultimamente sono successe un po’ di cose nella mia vita, per quel che riguarda la sfera delle amicizie: di per sé forse sono piccole, ma una volta unite con un filo rosso mi stanno facendo riflettere.
Premetto che sono sposata e prossima ai 40, così da contestualizzare meglio quello che sto per raccontare.
Sono sempre stata una persona socievole, anche se piuttosto selettiva: rapporti cordiali con molte persone, facilità nel relazionarmi, ma amici veri scelti con grande cura. Non ho mai fatto parte, neanche in adolescenza, di una grande compagnia di amici, preferendo sempre la frequentazione individuale o in piccoli gruppi di 3-4 persone (mi è anche capitato di esserne il fulcro) con persone di “provenienze” diverse (scuola, università, lavoro…) con cui ho costruito rapporti profondi, che sono sopravvissuti anche ai periodi in cui ho vissuto all’estero tra i 20 e i 30. Ho spesso avuto il ruolo di “confidente” e varie volte sono stata l’unica o la prima a sapere di certi eventi centrali nella vita degli amici, spesso sono quella a cui chiedono consigli.
L’amicizia ha sempre avuto un peso molto importante nella mia vita, cosa che mi differenzia molto da mio marito, che invece è una persona più solitaria e tende a prediligere la dimensione di coppia o le frequentazioni con altre coppie, piuttosto che le sue amicizie individuali.
Ultimamente, però, sento che è cambiato qualcosa.
Di seguito alcuni esempi:
1) Il marito di un’amica organizzava un piccolo evento e lei ha mandato messaggi di invito immagino a un po’ a tutto il suo entourage, me compresa. Io le avevo risposto che sarei andata. Ho chiesto a mio marito di accompagnarmi, dal momento che io e questa amica non conosciamo molte persone in comune e non mi andava di trovarmi lì sola, ma ci tenevo a passare perché sapevo che a lei avrebbe fatto piacere. Siamo arrivati e lei, apparentemente felice di vederci e forse proprio con l’intenzione di sottolineare questa cosa, mi ha detto: “Avevo rimosso l’ipotesi che tu potessi venire!”
Io sono rimasta un po’ così, perché dentro di me pensavo: di altri evidentemente si aspettava la presenza perché hanno un rapporto più assiduo, mentre per quanto riguarda me forse non ci teneva poi così tanto, il fatto che io sia andata non ha fatto la differenza.
2) Una mia amica diversi mesi fa mi ha tirata in mezzo per prendere i biglietti per andare a un concerto che si terrà quest’estate in un’altra città. Mi aveva detto che ci sarebbe stato anche un suo amico. Io prendo il mio biglietto, glielo dico e aggiungo che ci sarebbe stata anche un’altra mia amica. Rimaniamo che ci saremmo sentite poi per trasporti e alloggio più sotto data.
Nel frattempo succede che lei subisce un grave lutto, io le sono stata vicina per come si può in queste situazioni, e in generale le do sempre ascolto quando mi parla delle sue relazioni sentimentali disfunzionali, ci sentiamo spesso (molto più di quanto ci vediamo) in merito a questo argomento.
Qualche giorno fa mi viene in mente di scriverle che forse bisogna iniziare a pensare alla trasferta per il concerto e lei mi dice: “Non mi ricordavo neanche più che avessi preso anche tu il biglietto, io mi ero mossa per la ricerca di una casa lì per me e il mio amico ma ora non so neanche più se posso andare perché ho un altro impegno. tu hai qualcun altro con cui vai, vero?” E poi procede ad attaccarmi la pezza sul perché è il percome fa fatica a organizzarsi per andare.
Io da un lato voglio concederle l’attenuante di essere un po’ sottosopra per quel che le è successo, ma dall’altro non posso fare a meno di pensare che evidentemente anche in questo caso la mia partecipazione non era fondamentale: lei aveva già preso accordi con altri con cui evidentemente condivide di più, di me manco si ricordava.
3) Una mia amica che vive all’estero ha avuto anni fa un problema di salute ed è venuta a curarsi nella mia (nostra) città. Mi aveva chiesto di aiutarla e starle vicina in quel periodo, cosa che io ho fatto al mio meglio, poi però, una volta tornata nel paese in cui vive, ha messo molta distanza tra noi. Anche lì, io avevo pensato che dovevo rispettare questa cosa perché era lei quella che stava male e forse questo atteggiamento le serviva a superare meglio la cosa, ma dentro di me mi dispiaceva e sentivo la sua mancanza. Ha iniziato a farsi viva sporadicamente, solo in occasione dei suoi rientri nella nostra città (peraltro neanche tutte le volte), ma quando viene rimane sempre ospite da un amico con il quale invece, evidentemente, c’è maggiore assiduità che con me. E infatti, con dispiacere, alla lunga avevo anche iniziato a disinvestire su questo rapporto. Adesso, purtroppo, ha di nuovo un problema di salute ed è tornata a farsi viva. Nei giorni scorsi ci siamo viste diverse volte e a me ha fatto solo piacere poter essere di supporto per quel che posso, anche se è sempre lei a dettare l’agenda del nostro rapporto. Ovvio, la salute non si può controllare, ma forse, se avessimo mantenuto un’assiduità anche in tempi “normali”, troverei il tutto meno stridente.
4) In tutto questo, io ho da poco perso il lavoro. Tendenzialmente sto bene. Era solo una questione di tempo, me lo aspettavo e non sono disperata. Ma è pur sempre un evento traumatico e stressante. E tuttavia, a parte l’amica del primo esempio che si è attivata subito per me (tra l’altro appunto di recente, motivo del mio straniamento davanti alla sua frase), in generale mi sento lasciata un po’ sola da molti degli amici che io considero importanti. Fortunatamente ce ne sono alcuni che stanno vivendo o hanno vissuto la mia stessa situazione e sto avendo molti scambi con loro, ma per il resto mi sembrano tutti molto assorbiti dalle loro vite e la cosa che mi sono sentita dire più spesso è: “Ma sì, dai: con il tuo cv troverai in un secondo”. Liquidata così, forse anche a fronte del fatto che vedono che sto bene. Mi rendo conto che il mio problema non è grave come un lutto o una questione di salute, ma in generale mi sembra che, a fronte della mia disponibilità quando gli altri stanno male, non ci sia spazio per me quando si tratta di me.
Cosa evidenziano queste mie considerazioni?
Che i rapporti che ho con queste persone non sono intensi o assidui come credevo, che io non sono poi così importante nelle loro vite.
Mi sto chiedendo cosa sia successo.
Nella premessa specificavo la mia età e il fatto che sono sposata perché in generale vedo che, diventando grandi, tende ad assottigliarsi lo spazio che concediamo alle amicizie, per i vari impegni del quotidiano (lavoro, figli…) e a maggior ragione questo accade a chi è in coppia/ha una famiglia.
Può essere che io abbia negli anni privilegiato di più la coppia rispetto a quanto non facessi 10 anni fa, magari senza rendermene conto perché, come scrivevo, per me l’amicizia è super importante. E proprio per questo in realtà ho sempre cercato di coltivare i rapporti e non sento di avere molto da recriminarmi, se non forse il fatto di non avere mai “reclamato” abbastanza il mio spazio in queste relazioni, avendo spesso privilegiato l’altra persona e le sue problematiche. O il fatto di trovarmi spesso a rispondere a situazioni critiche o di “bisogno” che mi vengono sottoposte, quindi forse, poi, quando si tratta di condividere invece la sfera del “piacere” gli stessi amici scelgono di rivolgersi ad altre persone che fanno parte della loro vita.
A me spiace perché davvero mi sembra che le mie amicizie abbiano perso di intensità e non capisco come mai.
Da fuori, come la vedete?