Disattenzione
Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo
l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per
un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perché –
e da dove è saltato fuori uno così –
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in
superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter
d’occhio.
Su un tavolo più giovane da una mano d’un
giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia
era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.
E’ durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.
Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote
wislawa szymborskaL
Posts by lillas
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Ciao a tutti,
in questi ultimi mesi mi è capitato di riflettere su quanto espresso nel titolo, cioè noto che le persone non accettano più il proprio posto nel mondo, e purtroppo i risvolti sono solo negativi perché la non accettazione dei propri limiti spinge e non vederli e a non fare nulla di utile per migliorare. Tutti credono di sapere tutto e di poter ambire a ogni cosa, di poter esaudire ogni propria ambizione, come se fosse un diritto e non soltanto una possibilità da realizzare.
Un tempo chi non aveva un titolo di studio adeguato e faceva mestieri umili lo faceva comunque con serenità d'animo, perché "sapeva" che quel mestiere era il suo e rispondeva alle sue esigenze e anche alle sue capacità. Al maestro, al medico, si dava del "voi" in segno di rispetto per un livello culturale che veniva riconosciuto come superiore. Nessuno si sognava di mettere in discussione una diagnosi, senza essere del mestiere.
Oggi invece l'umiltà è sparita, insieme alla consapevolezza di sé.
A volte il risultato è grottesco, eppure non fa così ridere, anzi io personalmente provo una certa tristezza di fronte a certi discorsi.
L'ho notato sia in persone molto giovani (ragazzi che fanno lavori stagionali con sogni più grandi di loro) sia in persone anziane (una che mi è molto vicina, con licenza elementare e dopo aver vissuto tra 4 mura per la vita intera ritiene sempre di essere molto più in gamba ed esperta degli altri, e ci tiene a dire che lei ne sa molto più dei laureati (senza nemmeno specificare quali)).
Manca proprio la misura, l'avete notato?In effetti la cosa è molto diffusa.
La possibilità di avere risposte e informazioni in tempo reale ci pone nella condizione di pesare le risposte di chi ha alle spalle titoli e competenze.
Finché si tratta di individuare la competenza di chi la offre per mestiere benvenuta.
Diverso è sostituirsi o porsi come divulgatore in contrapposizione a chi ha un curriculum di studi ed esperienze.
Mi riallaccio a quanto scritto da coralago.
Nelle famiglie dove lo studio viene vissuto come fatto secondario verranno prodotte personalità convinte a tal punto da mettere in discussione la preparazione dell'altro.
Pur trovando in questa modalità un percorso di conoscenza..seppur sufficiente.
Per certi versi una certa utilità ne viene fuori. -
Io farei un distinguo tra una rapporto di lavoro e una relazione di "libera scelta".
Spesso a lavoro ci si affianca a chi ci capita nell'azienda oppure si collabora se in proprio, con chi riesce a realizzare un buon prodotto.
Quando subentrano difficoltà personali credo che non ci si possa aspettare più di quello che nei fatti ha unito.
Doloroso ma vero.
Le aspettative aumentano nelle relazioni più intime in cui si è investito altro. Più intima sarà la relazione più si dovrebbe ricevere vicinanza.
Dovrebbe.
Molto spesso però come ho letto nel post di Aiden quasi ci sarebbe da apprezzare i "falsari" delle emozioni , perché nella loro distaccata disponibilità di un momento ,vanno a velare la scoperta della pochezza di chi manca.
Forse è solo una questione di aspettative -
Forse la curiosità che mi porta in spazi nuovi da approfondire
Per ora questo. -
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Il torcicollo
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Invidio la capacità di sintesi e l'assertività .
Quando incontro persone capaci di semplificare gli argomenti più disparati fino ad arrivare a sentirli sulla stessa lunghezza d'onda ne rimango sempre incuriosita.
Idem l' ammirazione estrema per chi riesce ad esplicare il proprio pensiero e intenzione con fermezza senza debordare o se vogliamo riuscendo ad accogliere ed essere accolti senza "invasioni di campo" -
Un vaffa a sua maestà l'amicizia