Tra angoscia e confusione: come gestire emozioni contraddittorie?

  • Sì, credo sia ciò, ecco perché ho cercato una terapeuta che facesse EMDR, ma ad esempio adesso sto malissimo, mille sensazioni orribilissime. MI tornano immagini di maggio in ospedale, terrore. Ma come si fa a farle abbassare? Ho preso lo Xanax ma sto malissimo lo stesso. Ecco perché dico che non è un'ansia che conosco. Così forte mai avuta.


    Dici che non muoio stasera così? O mi scoppia la testa?

    Ciao carissima, vedo che non sei online. Spero di cuore che ti sia ripresa un pochino. Ho letto che assumi Xanax. Al bisogno oppure in base a una terapia concordata? In che dosaggio o mg?

    Un grande abbraccio. <3

  • Ciao carissima, vedo che non sei online. Spero di cuore che ti sia ripresa un pochino. Ho letto che assumi Xanax. Al bisogno oppure in base a una terapia concordata? In che dosaggio o mg?

    Un grande abbraccio. <3

    Ciao, ripresa non proprio. In questi giorni mi ha detto 0,50 mg tre volte al giorno, se necessario. Solo che io non sono molto diligente. Pensi sia messa male male? E sono convinta che sia SOLO ansia nella forma peggiore mai avuta? Con un nucleo depressivo forse. Anche se non mi sento tale, sono più arrabbiata.

    Forse mi hai scritto che mi stavo scollegando e non ho fatto caso alla notifica.

    Sto malissimo, ho tremato tutta la notte e adesso. In passato avevo uno stato di angoscia che spingeva sul petto perché dovevo liberarmi di qualcosa, ma la proporzione tra episodi del passato è 20 a 20000000 di stanotte e oggi.


    Ho fatto 15 sedute da una psicoterapeuta EMDR che non fa supporto in urgenza. Le ho riscritto stamattina con il malessere che ho. Dovrei vederla oggi pomeriggio e non so come ci arrivo, visto che sto male anche fisicamente. In 45 minuti che volano, mi risponde al mio grido di aiuto dicendo che lei, deontologicamente, non fa terapia extra, solo in seduta. I tremori sono dovuti all'ansia, alla paura, allo stress fortissimi. Si curano con training autogeno, respirazione e farmaci. Le prime due non fanno per me; ci provo a fare la respirazione ma non mi cambia la vita. I farmaci sono gli antidepressivi, ma l'ho interrotto a ottobre e non voglio riavvelenarmi il fegato, che ha già una sua patologia importante. Ero andata in terapia per evitare i farmaci.


    Ma una del mestiere mi deve dire: "Guardi, si tratta di un disturbo PTSD." Ieri mi venivano flashback di maggio, della sala operatoria, della paura immane che avevo.


    Stanotte tremavo, ma sembrava avessi un mostro dentro e non riuscivo a toglierlo. Vorrei che mi dicesse cosa è quel qualcosa che non afferro ma che aumenta esponenzialmente il terrore, la confusione, l'estraneità, ecc.


    Ho paura che mi prenda un infarto o altro, se sto come stanotte. Ovviamente ci si mette il caldo che mi uccide e fa male al cervello, la solitudine, lo stile di vita infelice, ma sono cause. Abbiamo le cause e i sintomi, tranne quello di qualcosa che mi sfugge, ma non ci sono soluzioni? È terrificante.

    Maristella cara, l'ultimo post era molto confuso. Io penso siano attacchi di panico davvero forti. Quale ansiolitico stai prendendo? Quale dottore ti è possibile contattare ora? Cerca di prendere l'ansiolitico finché non ti calmi un po'. Coraggio

    O si impazzisce o si muore o si sta come sto io finché non si muore o si impazzisce dalla sofferenza.


    Un malessere che mi fa sentire petto e stomaco come se dentro ci fossero bombe, fuoco, terrore. Non so che male fisico possa essere. Se vado al pronto soccorso spiegando cosa ho, mi danno degli ansiolitici, ma non ci voglio andare, perché solo nominare l'ospedale mi provoca rigetto, rifiuto cosmico. Ho un trauma in tal senso e da ieri ho flashback in tal senso.


    Sono anni che ho perso mio fratello e che lo sogno, ma solo 10 giorni fa il rifarlo mi ha procurato un'angoscia che non mi leva dalla mente e dal cuore. Da lì parte questo enorme, anomalo, gigantesco malessere.


    A questo si aggiungono le delusioni relazionali e amicali, il caldo che non mi fa stare bene, la sensazione di solitudine, annoiata, senza progettualità. Non perché non mi piacciano, ma perché non sto bene.


    Sono arrabbiata con l'osteopata che doveva farsi viva come aveva detto per riprendere i massaggi al piede post ferie. L'ho chiamata, messaggiata; solo ieri mi ha risposto dopo 2 giorni, dicendo che era occupata, che aveva ripreso l'attività a pieno ritmo e che mi avrebbe chiamata ieri in giornata, ma non lo ha fatto. I pochi benefici ricevuti se ne sono andati. Insomma, sono stufa di non portare a termine nulla, nonostante il mio impegno.


    Credevo che nella vita ogni problema avesse una soluzione, invece no. Solo altri problemi quando non dipende tutto dalla persona che li ha.


    La terapeuta non mi ha ancora aiutato come volevo o vorrei. So che prima di fare EMDR ci vuole la raccolta di informazioni, anamnesi, ecc., ma devo morire di malessere prima di star meglio? Mi sentivo da ottobre che la situazione non era bella, che accumulavo malessere e traumi e non volevo riprendere i farmaci, tranne lo Xanax che è l'unico che posso accettare di prendere. Invece mi trovo al 3 settembre con un ingorgo emotivo di traumi, flashback degli stessi, delusioni, difficoltà logistiche vere, mio padre invalido da gestire, mille cose da fare tutte su di me. Sono più di 20 anni che è così. Posso essere arrabbiata e stremata?


    Potrò sperare di star bene o devo arrendermi all'idea che non ci starò mai? In questo momento la vedo così, dopo ieri sera, stanotte e oggi.


    Oggi pomeriggio non voglio fare seduta online; voglio andare in studio, ma mi reggo poco in piedi e mi porterò la sedia a rotelle che ho usato mesi fa per quando non potevo camminare. La porterò così aperta come se servisse a qualcuno. In caso mi senta distrutta, mi ci metterò. Tutto questo, però, mi crea disagio; mi sembra di essere tornata indietro, invece di migliorare.


    Con la terapeuta non ho fatto né tecniche per contenere il panico né training autogeno per stare meglio. Anche se non mi piace come tecnica, oggi non so cosa succederà. Però devo accettare che se ho urgenza, lei proprio non esiste o me ne cerco un'altra. E ti pare facile quando stai male e non hai nessuno che ti supporta?


    Nel frattempo, credevo di aver imparato dal passato modi per arginare e contenere, invece no, se sto così. Volevo riposare, vorrei riposare prima di andare da lei, ma appena mi sdraio, si attiva il mostro di malessere. Provo a chiudere gli occhi e provo terrore, angoscia assurdi. Probabilmente dormire, lasciarmi andare al sonno, vuol dire perdere il controllo che ho sempre esercitato. E ne ho timore.


    Ma ormai la razionalità che mi aiutava in passato non mi è più utile. Sto nelle acque più agitate di tutta la mia vita e non riesco a mandare giù il groppo, il malessere. Non lo ingoio né lo espello.


    Sono riuscita ad essere più chiara o no? Odio percepirmi alienata, distaccata, e poi di nuovo piena di sensazioni corporee strane. Si può stare così male come sto io? Ho scritto di nuovo al mio neuropsichiatra, che mi ha detto che se voglio posso riprendere l'antidepressivo con lo Xanax a supporto, ma per me è una sconfitta.


    Vorrei essere tranquillizzata che non morirò nonostante ciò che vivo e provo, ma chi me lo dice? Non impazzirò! Stanotte avevo mio padre che non poteva fare più di tanto e non sapevo da chi farmi aiutare. Una solitudine oggettiva; del resto non è che puoi chiamare un amico o conoscente alle 3, e distrarmi non mi bastava. Forse va bene per un malessere più leggero, ma quando sei in loop o rimugini o sei pervaso, serve forse piangere a dirotto o non lo so. Un miracolo magari. Di notte è tutto più brutto e poi dicevo: “Oddio, sto male, sto male, ma che faccio? Non posso chiamare il 118 perché solo pensarlo, dopo questi miei traumi, non posso nemmeno pensarci un secondo!”


    Vorrei che il mio post fosse letto da tanti e che potessero arrivarmi un po’ di rassicurazioni, sempre che bastassero davvero. L'unica cosa che la terapeuta ha detto è che io sono a un livello di consapevolezza/razionalità forte, ma non ho fatto lo scatto con quella emotiva e emozionale. E lì sta il problema. Mi disse che dobbiamo elaborare il lutto per il trauma di tuo fratello e che lo devi lasciare andare per tornare a vivere. Solo sentirlo da lei e scriverlo ora mi attiva una risposta corporea pazzesca.

  • Mi sentivo da ottobre che la situazione non era bella, che accumulavo malessere e traumi e non volevo riprendere i farmaci, tranne lo Xanax che è l'unico che posso accettare di prendere

    MaristellaMaristella Io ti consiglio di prendere i farmaci e anche di andare al pronto soccorso se necessario, oppure chiama la guardia medica. Sei capace? Da ieri ti trovi in una crisi quasi di furore. Se accetti lo Xanax, prendilo, poi vai al pronto soccorso oppure a un centro di salute mentale. Ripeto, hai un forte bisogno di aiuto.

  • Ciao carissima, come ti hanno già detto, sei ancora con tutti i piedi nella fase del lutto. Non hai ancora consciamente elaborato la perdita; è una situazione soggettiva, ovvero le reazioni sono diverse da persona a persona. Ci vuole tempo e soprattutto accettazione. So che non è facile. Purtroppo, quando si perde una persona cara non si hanno alternative, è così. Ricordati che lui sarà sempre con te, dentro il tuo cuore, e di certo non vorrebbe vederti così. Per quanto riguarda lo Xanax, prova a seguire le indicazioni del medico: tre volte al giorno, mattina, pomeriggio e sera prima di andare a dormire, con intervalli di 7/8 ore tra l’assunzione di una pastiglia e l’altra. Non sono medico, era la mia terapia assegnata anni fa dallo specialista; io prendevo 0,25 mg anziché 0,50.


    Un grandissimo abbraccio. :)

  • Potrò sperare di star bene o devo arrendermi all'idea che non ci starò mai?

    [...]

    Ho scritto di nuovo al mio neuropsichiatra, che mi ha detto che se voglio posso riprendere l'antidepressivo con lo Xanax a supporto, ma per me è una sconfitta.

    Io penso che chiunque possa arrivare a stare bene, ma la volontà deve partire dalla persona, e in questo il training autogeno si inserisce, anche se non è piacevole, come tutto ciò che agisce sull'emotività negativa o richiede un autocontrollo volontario sulla stessa. Riguardo allo Xanax, premetto che la mia è un'opinione non professionale, ma temo possa favorire scarsa lucidità.

    Stanotte tremavo, ma sembrava avessi un mostro dentro e non riuscivo a toglierlo. Vorrei che mi dicesse cosa è quel qualcosa che non afferro ma che aumenta esponenzialmente il terrore, la confusione, l'estraneità, ecc.

    [...]

    Solo sentirlo da lei e scriverlo ora mi attiva una risposta corporea pazzesca

    Sicuramente c'è un forte stato di allarme dato dall'ansia fisiologica, il meccanismo di attacco o fuga di fronte a un fattore percepito come un pericolo, come la gazzella che scappa dal leone. Ed ecco la fonte del terrore di cui parli.


    Alcune persone hanno una fortissima risposta istintiva in questo senso, il "terrore della gazzella".


    Non importa se sia presente o meno un reale fattore di pericolo, la risposta istintiva può essere innescata anche dall'immaginazione negativa o da ricordi negativi più o meno inconsci: traumi.


    Se vuoi, puoi curiosare su Google la teoria polivagale.


    Io non ho esperienza personale di ansia fisiologica, ma penso che, come tu stessa hai scritto, in alcune persone ci sia una forte risposta anche di tipo fisico, che finisce per amplificare il problema. A riguardo, sull'ansia fisiologica, puoi leggere il thread del 2023: "La mia vita è un inferno in terra, ho bisogno di aiuto", in cui parlano anche di neurochirurgia.


    D'ogni modo

    Ma una del mestiere mi deve dire: "Guardi, si tratta di un disturbo PTSD." Ieri mi venivano flashback di maggio, della sala operatoria, della paura immane che avevo.

    Non vi è certezza che sia questo il disturbo finché non viene diagnosticato; siamo nel campo delle ipotesi più o meno probabili, anche perché anche l'ansia fisiologica causa uno stato di allarme, ed esistono i pensieri intrusivi.


    Ma se hai il sospetto che sia questo il caso, puoi contattare uno psicoterapeuta specificamente formato per questo tipo di problema e farti valutare.

    Abbiamo le cause e i sintomi, tranne quello di qualcosa che mi sfugge, ma non ci sono soluzioni?

    Le soluzioni ci sono; io stessa forse conosco una "tecnica" amatoriale, ma nel caso il tuo problema fosse quello ipotizzato, la terapia passa attraverso il far rivivere l'evento o gli eventi traumatici alla persona. Questo può causare stati emotivi molto forti e dunque pericolosi se non si è seguiti nel mentre, a maggior ragione se, come nel tuo caso, trattasi di una persona estremamente emotiva e incline all'ansia fisiologica.


    A riguardo ho letto che chi tratta questo tipo di problema, prima di passare alla fase di elaborazione, stabilizza il paziente se necessario, e nel tuo caso ti vedo molto agitata; dunque, nel tuo caso, il "fai da te" potrebbe risultare pericoloso.


    Come ti ho suggerito, forse sarebbe il caso che provassi a farti valutare da chi è formato specificamente sul tipo di problema di cui si è ipotizzato.

  • Ragazzi, grazie intanto per esserci. La mia psicoterapeuta è specializzata in EMDR, psicooncologia e molto altro. Non dico che non sia brava, certo, il suo non voler intervenire extra seduta non lo trovo giusto, ma o la cambio o lo accetto. Ieri mi ha detto che non posso capire con la mia razionalità che ho sempre usato ciò che ho adesso, una dilagante emotività, dovuta non solo ai lutti, ma a tutto ciò che è successo in questi mesi e soprattutto a maggio, dove ho toccato da vicino la morte o comunque quello che ho introiettato, e lì sono crollata. Ci mettiamo poi le varie delusioni che sono state tante; io non ho più energia per fronteggiare e quindi l'ansia è diventata angoscia. Poi mi sono mossa internamente verso la mia libertà, ma ho una paura f∙∙∙∙∙a del cambiamento. Mi sento come se stessi all'orlo di un baratro esistenziale, dove ci sono parti di me ignote o che comunque mi spaventano a morte.


    Per stare meglio, dice che ci vuole tempo, che quando sono sola non devo andare di razionalità per capire perché non posso riuscirci e mi angoscio di più. Che l'acqua che è strabordata già un po', ossia il mio malessere, non va buttata fuori, vale a dire emotività, ma fatta defluire in basso, "allargando" giù. Credo intenda che vada assimilata all'interno di noi la robaccia che ci fa male.


    Come la interpretereste voi? E naturalmente mi ha detto che devo prendere lo Xanax regolarmente. Sulla poca lucidità che dà lo Xanax, non so cosa faccia, se bene o male, ma di certo anche l'angoscia mi rende non lucida; forse è meglio un ansiolitico?

  • Come la interpretereste voi? E naturalmente mi ha detto che devo prendere lo Xanax regolarmente. Sulla poca lucidità che dà lo Xanax, non so cosa faccia, se bene o male, ma di certo anche l'angoscia mi rende non lucida; forse è meglio un ansiolitico?

    Ciao, lo Xanax È un ansiolitico :)


    O forse ho interpretato male la domanda, ti chiedevi se era meglio assumere lo Xanax piuttosto che vivere nell'angoscia. Beh se l'angoscia è forte e molto invalidante secondo me meglio assumere lo Xanax. Che però non è curativo, agisce solo sul sintomo.

  • Ragazzi, grazie intanto per esserci. La mia psicoterapeuta è specializzata in EMDR, psicooncologia e molto altro. Non dico che non sia brava, certo, il suo non voler intervenire extra seduta non lo trovo giusto, ma o la cambio o lo accetto.

    Penso che sia necessario che gli psicoterapeuti pongano delle zone di confine entro cui interagire con i pazienti, dei limiti o paletti invalicabili. Altrimenti, la loro vita privata finirebbe "divorata" da ogni oscillazione emotiva dei pazienti. Se ci pensi, conta che ne hanno tanti contemporaneamente.


    Penso che il loro sia un lavoro mentalmente stressante, perché devono comunque confrontarsi continuamente con la negatività emotiva dei pazienti. Per questo, devono almeno confinarla entro dei limiti, una schedulazione, per preservare il tempo che rimane al di fuori: ovvero il tempo dello spazio personale o vita privata.

    Come la interpretereste voi? E naturalmente mi ha detto che devo prendere lo Xanax regolarmente. Sulla poca lucidità che dà lo Xanax, non so cosa faccia, se bene o male, ma di certo anche l'angoscia mi rende non lucida; forse è meglio un ansiolitico?

    Non sono esperta di quali possano essere le alternative, se vuoi puoi aprire un thread in cui chiedere consiglio.

    Ieri mi ha detto che non posso capire con la mia razionalità che ho sempre usato ciò che ho adesso, una dilagante emotività, dovuta non solo ai lutti, ma a tutto ciò che è successo in questi mesi e soprattutto a maggio, dove ho toccato da vicino la morte o comunque quello che ho introiettato, e lì sono crollata. Ci mettiamo poi le varie delusioni che sono state tante; io non ho più energia per fronteggiare e quindi l'ansia è diventata angoscia. Poi mi sono mossa internamente verso la mia libertà, ma ho una paura f∙∙∙∙∙a del cambiamento. Mi sento come se stessi all'orlo di un baratro esistenziale, dove ci sono parti di me ignote o che comunque mi spaventano a morte.


    Per stare meglio, dice che ci vuole tempo, che quando sono sola non devo andare di razionalità per capire perché non posso riuscirci e mi angoscio di più. Che l'acqua che è strabordata già un po', ossia il mio malessere, non va buttata fuori, vale a dire emotività, ma fatta defluire in basso, "allargando" giù. Credo intenda che vada assimilata all'interno di noi la robaccia che ci fa male.

    Sicuramente sei in un periodo di forte instabilità emotiva, d'altronde ne hai anche passate tante, passerà, datti tempo e stai su.

  • Penso che sia necessario che gli psicoterapeuti pongano delle zone di confine entro cui interagire con i pazienti, dei limiti o paletti invalicabili. Altrimenti, la loro vita privata finirebbe "divorata" da ogni oscillazione emotiva dei pazienti. Se ci pensi, conta che ne hanno tanti contemporaneamente.


    Penso che il loro sia un lavoro mentalmente stressante, perché devono comunque confrontarsi continuamente con la negatività emotiva dei pazienti. Per questo, devono almeno confinarla entro dei limiti, una schedulazione, per preservare il tempo che rimane al di fuori: ovvero il tempo dello spazio personale o vita privata.

    Non sono esperta di quali possano essere le alternative, se vuoi puoi aprire un thread in cui chiedere consiglio.

    Sicuramente sei in un periodo di forte instabilità emotiva, d'altronde ne hai anche passate tante, passerà, datti tempo e stai su.

    Ciao, grazie per l'augurio! Io però credo che, al pari di elaborare e lavorare su traumi ecc., ci vogliano belle emozioni, novità, svaghi. Quelli mi mancano e ho fatto di tutto per crearli, ma poi va tutto male. Ad esempio, nuovi amici: ho fatto mille proposte ad alcuni vicini, ma ti dicono "Sì, facciamolo" e poi non li senti mai. Ho fatto amicizia (parola da rivedere) con una che lavorava vicino casa mia. Ok, ha figli, ma so che ha pure un paio di amiche, che non ha tanti soldi, si è separata... ma possibile che non possa proporre lei una volta? Pure un giretto a piedi. Se io ci provo 10 volte, all'undicesima mi rompo le palle, mi demotivo e stop. Già devo mandare giù le delusioni di chi credevo amico e invece vigliaccamente non lo è mai stato. Ora provo con l'autunno a cercare qualche corso, giusto per avere qualche ora di svago, ma mi sento come una vecchia che, vabbè, si fa andare bene il giretto intorno al palazzo. Del resto, la priorità è capire e risolvere il panico che mi è preso. Ogni giorno ci provo a fare il giretto, ma dentro ho il terrore, mi prendono vertigini, agitazione e non accetto di vivere così.


    Poi sì, lo ammetto, vorrei un diversivo sentimentale o, come dire, con l'altro sesso, ma anche lì, se li conosci in internet o fuori, è la stessa cosa. Se sono tarati, non cambia la location. Quindi giornate e serate sola, da tanto tempo. A volte davvero mi pare di impazzire. Arriva il weekend che è come la settimana, privo di svaghi, eventi, compagnia. Non mi merito di stare così sola, ma al mondo non frega nulla della meritocrazia.


    Abbattuta, demoralizzata!

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