A mio avviso, il concetto di colpa non esiste proprio alla base, perché l'universo è deterministico. Ovvero, date le variabili universali, una persona non poteva essere o agire diversamente.
Per esistere la colpa dovrebbe esistere il libero arbitrio, che è un concetto cristiano ascientifico.
Se non esiste la colpa, esiste il perdono? Esiste nel senso di lasciare andare rancore o malanimo, ovvero l'aggancio della carica emotiva, come facevano notare anche gli altri utenti.
Si può lasciare andare la carica emotiva per sé stessi, per riguardo verso di sé. Per il principio della frasetta celebre sul tizzone che più o meno recita: "la rabbia è come un tizzone ardente che tieni chiuso nel palmo della tua mano in attesa di scagliarlo al tuo nemico, ma nel frattempo ciò che brucia è la tua mano".
O per comprensione del principio deterministico e in esso delle dinamiche di funzionamento proprio e altrui, ovvero per consapevolezza.
Oppure perché "vedi" l'anima posta dietro anche al più fosco degli schermi della personalità, e ne hai pietà poiché conosci che più la personalità è distorta, più quella persona è in realtà intrappolata a fondo nei suoi inferni interiori e dunque si trova in realtà in una condizione di miserabilità. E come si suol dire: non vai a togliere anche la "coperta" al "senzatetto in inverno".
Questa consapevolezza può farti chiudere un occhio su tante cose, ma sempre stando però attenti a tutelarsi. Si può stare attenti e porre i necessari paletti se si sa che una persona è problematica, e questo pur non odiandola.
Poi, riuscire a lasciare andare la carica emotiva delle varie "scottate" attraverso la via della comprensione non è un processo immediato né obbligato. Deve essere sentito profondamente.