Riflessioni sull'eutanasia

  • Il dolore è dolore punto. Sia fisico che psichico e penso che se siamo su questo forum concordiamo tutti su questo. Io credo che se una persona pensa a una scelta del genere è perché il dolore che prova le è intollerabile. Per dirla alla Vasco Rossi " quando ho il mal di pancia ce l'ho io, mica te, o no? "

    Certo, su questo penso si possa tutti convenire; è su cosa farne del dolore che non conveniamo.

    Io credo che ognuno debba essere libero di decidere, sono per la massima libertà possibile; rispetto chi sceglie di resistere e restare, ma anche chi decide che è il momento di un saluto definitivo. Nessuno di noi vorrebbe trovarcisi ma non sempre dietro certe decisioni c'è una malattia, a volte c'è lucida consapevolezza, e quindi non vedo perchè impedire a qualcuno di autodeterminarsi.

  • Il punto è che non sempre le patologie mentali sono curabili, molto spesso dipendi a vita da farmaci e su alcune persone nemmeno funzionano, oltre il fatto che serve una grande energia e forza mentale ed è una lotta per tutta la vita.
    Perfino il nostro sistema sanitario dice che non puoi obbligare nessuno a curarsi. Se ci pensi è una forma di suicidio anche quella, solo che vai incontro a una morte lenta il più delle volte.
    Il punto che se una persona DECIDE di MORIRE e ne è pienamente convinta, fidati che lo farà e non ti dirà nemmeno nulla, proprio perché non vuole essere ostacolata.
    Ripeto si può aiutare chi vuole aiuto, ho casi in famiglia di malattia mentale in cui questo aiuto è stato rifiutato con insistenza.
    Mio padre soffre di disturbi mentali da sempre, che non vuole curare. Un anno fa aveva una gamba in necrosi, maleodorante e febbre molto alta, stava morendo e non voleva andare in ospedale e noi non potevamo fare niente e idem l'ospedale. Alla fine si è convinto da solo ma la gamba gliel'hanno amputata. Nonostante l'esperienza continua a non volersi curare per il diabete e probabilmente si sta auto-suicidando.

    Credo che la vita è tale se viene vissuta con dignità, ma se io devo passare la vita a soffrire senza un attimo di pace ho il diritto di porre fine a questa sofferenza, comprensibile o meno.
    Il nostro voler decidere cosa sia giusto o sbagliato, in base alle nostre opinioni, idee ecc è comunque un egoismo, perché la vita di qualcun altro non ci appartiene è solo sua.
    Trovo più indignitoso cercare a tutti i costi e con medicine varie di far vivere una persona con una malattia terminale fino alla fine, facendola soffrire come un animale, che l'esistenza di cliniche che ti danno una possibilità indolore di decidere come vuoi concludere la tua esistenza.

    Capisco poi che c'è tutto un discorso dietro sul salvaguardare gli affetti importanti, nemmeno io accetterei che mia madre facesse qualcosa di tanto definitivo e penso sia giusto che l'utentessa cerchi di aiutare/salvare il fratello e lotti per questo, ma lui deve avere la volontà di accettare il suo aiuto per uscirne e lì sta in quanta forza e voglia ha di farlo, che non è uguale in tutti gli individui.

  • Io credo che se una persona pensa a una scelta del genere è perché il dolore che prova le è intollerabile.

    Sì, o anche se è tollerabile, una persona ad un certo punto può decidere di non avere più intenzione di tollerare, in fin dei conti non veniamo su questa terra per soffrire ad limitum, la cosa in sè è un anomalia e come tale è normale che una persona possa pensare di "porvi rimedio", si auspica di certo che il rimedio tra le due opzioni sia quello di guarire.

  • Sì, o anche se è tollerabile, una persona ad un certo punto può decidere di non avere più intenzione di tollerare...

    Mi pare che questo sia il limite del sistema: sei ancora in grado di decidere? Anche la legge indaga su questo fatto quando compi un crimine. Lo hai deciso o lo hai fatto per qualche patologia? Mi pare giusto che si possa fare il "passo" solo con un certificato medico, scritto da una persona con una coscienza e con esperienza umana. Per non avere una situazione alla "Soylent Green" (film distopico e molto realistico del 1973)

    Chaque putain de chose qu'on fait dans cette vie, on doit la payer (Édith Piaf)

  • Mi pare giusto che si possa fare il "passo" solo con un certificato medico, scritto da una persona con una coscienza e con esperienza umana.

    Non ho visto il film in questione, d'ogni modo sono d'accordo che se ti rivolgi ad una struttura sia importante un certificato medico, anzi ben più di uno, proprio per evitare che una struttura esterna al soggetto stesso, possa facilitare in qualche modo una sua scelta negativa anzichè positiva, questo di certo sarebbe distopico.

  • Nel film (a parte altri aspetti che non svelerò) la gente può decidere di farla finita recandosi in un istituto apposito, senza certificati. Non c'è la fila ma quasi e la cosa viene risolta in pochissimo tempo, senza dolore.

    Chaque putain de chose qu'on fait dans cette vie, on doit la payer (Édith Piaf)

  • Nel film (a parte altri aspetti che non svelerò) la gente può decidere di farla finita recandosi in un istituto apposito, senza certificati. Non c'è la fila ma quasi e la cosa viene risolta in pochissimo tempo, senza dolore.

    Finirà cosi anche da noi tra qualche anno, sarà gratuito per tutti cosi in un colpo solo risolvono il problema delle pensioni e della spesa sanitaria fuori controllo.

  • Se metto questo titolo appare una pagina col messaggio "non sei solo" e poi il numero del telefono amico. Capita sempre se cerchi informazioni del genere... anche con google: big brother is watching you!

    Mi pare che qui il titolo sia diverso... guardo stasera.

    E' possibile dipenda da impostazioni specifiche per la Svizzera, riguardo argomenti sensibili come questo. Potresti provare ad utilizzare un browser con una VPN incorporata, ad esempio Opera, e connetterti da un altro Paese. In questo modo riusciresti ad aggirare il blocco.


    Tornando comunque al discorso a cui avevo accennato nel precedente messaggio, trovo scandaloso che il suicidio assistito venga lasciato in mano ad associazioni private il cui scopo ultimo (anzi primo), ad di là delle rassicurazioni ipocrite di circostanza, è quello evidente di lucro oltre che di azione politica. Ricordo che i costi a carico del richiedente in Svizzera si aggirano sui 10.000 franchi (ad oggi più o meno 10.000 €), oltre ad una tantum all'atto di iscrizione all'associazione in questione ed una quota annuale fino all'eventuale compimento del gesto. Insomma parliamo di somme notevoli (nell'ordine di milioni) complessivamente incassate da questi soggetti, a fronte di costi operativi tutto sommato limitati, sia come infrastutture che di farmaci. Tutto questo è documentato approfonditamente da molti servizi ed approfondimenti giornalistici, disponibili e recuperabili in Rete con una semplice ricerca.


    Questo è uno degli aspetti, l'altro come indicava Paoletta90, è la terribile involuzione che a mio parere rappresenta l'idea che un depresso (o nemmeno tale) possa essere liquidato in quattro e quattr'otto, invece che seguito e possibilmente curato (oserei dire, guarito?). E' questa l'idea di "civiltà" attuale? E che dire di quei medici che firmano certificati atti a procedere con l'operazione, ben consci che non è presente alcuna patologia realmente e gravemente invalidante o terminale?


    Ricordo anche che in Belgio ed Olanda è legale l'eutanasia per i minori (quindi anche bambini) e che da più parti si inizia concretamente a parlare di "aborto postnatale". Quindi le maglie sono destinate ad allargarsi sempre più ed i rischi paventati da alcuni interventi precedenti diventato sempre più concreti.


    Non è questo certamente argomento da prendere sotto gamba oppure alla leggera, perché rischia di coinvolgerci tutti, volenti o nolenti. Qualcuno un domani potrebbe decidere che non siamo più soggetti utili alla società e quindi sopprimibili, anche contro la nostra volontà.

  • Qualcuno un domani potrebbe decidere che non siamo più soggetti utili alla società e quindi sopprimibili, anche contro la nostra volontà.

    E di nuovo un film: "I viaggiatori della sera" del 1979, con Ugo Tognazzi...

    Chaque putain de chose qu'on fait dans cette vie, on doit la payer (Édith Piaf)

  • Alcuni elementi nella storia del fratello suonano come dei veri campanelli d'allarme relativamente alla possibilità di suicidio.

    Per quanto concerne il suicidio assistito non è una passeggiata ottenerlo; è possibile sia dato l'ok (dopo un lunghissimo iter di pareri medici) anche per problematiche di grave sofferenza psichica anche se è raro; solitamente gravi depressioni resistenti a tutti i farmaci e alla T.A.C.

    Per ciò che concerne il conosciutissimo video di cui sopra, lo stesso è stato messo al centro di molte polemiche soprattutto da parte di movimenti omofobi anche a causa dell'omosessualità della protagonista.

    Non sono a conoscenza delle polemiche a cui accenni, comunque sia dal video che dai resoconti che ho avuto modo di trovare in rete, non mi pare affatto che in questo caso si sia seguito un iter particolamente approfondito e nemmeno erano a quanto riportato presenti patologie (fisiche e/o psichiche) di gravità tale da poter rientrare in quelle in grado di avallare ed autorizzare medicamente una scelta di questo genere.

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