Temo che mio fratello voglia rivolgersi al suicidio assistito, che fare?

  • Affrontiamo una cosa per volta.

    Le cliniche in Svizzera non credo debbano essere demonizzate e per quanto sia strano, inaccettabile e tutto quello che volete, la vita è qualcosa di nostro e personale, non tutti gestiamo la sofferenza nel medesimo modo e dato che le malattie psicologiche sono a volte peggio di una fisica, direi che la cosa non mi sorprende. E credo che debbano anche essere trattate allo stesso modo, non dobbiamo giudicare solo perché non capiamo o accettiamo qualcosa.
    Se voglio smettere di vivere è una mia scelta e di nessun altro, ovviamente questo non vuol dire non dare aiuto ma questo aiuto occorre che l'altro lo accetti, altrimenti diventa inutile.
    Vogliamo fare gli eroi ma non possiamo forzare nessuno a farsi aiutare, purtroppo, e non tutto dipende dal nostro volere.
    Comunque ho visto documentari su queste cliniche e ti chiedono tante documentazioni e ti fanno test psicologici, non fanno le cose perché tu hai uno "sfizio." Per il video su Youtube lo prenderei sempre con le pinze.

    Cosa puoi fare per tuo fratello? Quello che hai già fatto ma se ha pensieri negativi di questo tipo non te lo dirà, quindi o prendi in mano l'argomento tu e ti confidi con lui su ciò che hai scoperto e gli chiedi di affrontare le cose insieme perché se facesse un gesto del genere tu non ce la faresti o decidi di osservare quello che fa, almeno per un periodo e successivamente prendere una decisione in base a questo.

  • Sono d'accordo con Saritta e Artemisia, l'ultima parola comunque spetta a lui, è una questione di sovranità personale e nemmeno io vedo come misura di inciviltà le cliniche svizzere. Detto ciò un parente fa le sue mosse se tiene alla persona in questione, in base alla situazione, se invece tiene più al suo senso di attaccamento egoistico verso la persona che a come possa stare la persona in sè, forse è meglio che si fermi un attimo a riflettere.

  • Alla luce delle tue scoperte, frasi come queste:

    Dice che lui conosce quelli che sono i suoi problemi e, anche se non subito, sa come risolverli.

    A questo punto farebbero preoccupare enormemente anche me. Chi pianifica davvero un suicidio di solito non lo dice a nessuno e spesso le persone vicine a chi ha compiuto questo gesto non erano consapevoli dell'entità della sofferenza del suicida - come sembri non essere tu, a giudicare dai toni del tuo post.


    Dunque è una fortuna che tu abbia trovato queste informazioni in tempo. Anch'io farei quello che ha proposto Ipposam, ovvero confessargli di aver scoperto tutto e pregarlo nuovamente di accettare gli aiuti (i tuoi e quelli professionali). È importantissimo non mostrare rabbia, risentimento o evocare sensi di colpa, al contrario proverei ad impostare il discorso in modo da trasmettere empatia verso il suo malessere e mantenere il focus sempre e solo su di lui, non su di voi in quanto familiari e sul vostro eventuale dolore.

    Immagino che sia più facile a dirsi che a farsi, lo capisco, ma ti consiglio di tentare. Se preferisci chiedi prima consiglio ad uno psicologo sul modo migliore di affrontare la questione, ma non perdere troppo tempo. Se per ora non te la senti di parlargli, dimostragli intanto come meglio puoi affetto e amore, senza strafare e in modo conforme alle vostre dinamiche abituali, ma in modo che gli arrivi. Informati su come sta, rendilo partecipe, insomma non lasciarlo solo.

  • Grazie a chi ha dedicato del tempo per leggere e rispondere al mio messaggio.


    Sinceramente non credo che mio fratello possa portare avanti questo processo con l’associazione. Senza voler screditare e minimizzare la sua situazione credo che il "materiale" a disposizione da parte della stessa sia troppo poco per andare a fondo. Inoltre credo (spero) che la sua fosse solo una sorta di richiesta d'aiuto, e non una reale volontà di procedere in tal senso.


    Certo, questo non significa non tenere conto di pensieri che mi ha confessato in passato di aver avuto, dello scambio di mail e delle ultime ricerche su internet. Si tratta di un pensiero forse non continuo ed ossessivo ma che c'è, e sono d'accordo nell'affermare che questi sono seri campanelli d'allarme che io avevo sinceramente sottovalutato e forse lui stesso, come già scritto.


    Purtroppo l'aspetto che proprio non aiuta di questa storia credo sia il suo isolamento. Perché nonostante lui abbia un lavoro in cui si sente tranquillo e una vita sociale normale, tutto questo rimane solo superficiale. Non si sente capito dai suoi amici, non si sente capito dalla sua famiglia e perdipiù non ha fiducia e non si è sentito capito nemmeno dai terapeuti da cui è stato.


    La nostra è una semplice famiglia di ceto medio di paese. I miei genitori hanno sempre lavorato e non hanno un alto livello culturale pur essendo persone sveglie e intelligenti. Non abbiamo avuto figure familiari di riferimento durante l'infanzia (nonni lontani o già deceduti) e di fatto il tempo trascorso durante il giorno oltre la scuola era in presenza di una baby-sitter. Inoltre i miei genitori pur avendoci lasciato la totale libertà nelle nostre scelte di vita (per incapacità?), non credo siano stati delle figure funzionali: mia madre dedita al dovere, a tratti nevrotica e ansiogena, eccessivamente accudente e con una storia familiare a sua volta molto impegnativa; mio padre che non ha mai rappresentato un riferimento per nessuno di noi due, un uomo apparentemente buono ma al limite dello sciocco, con molte turbe mentali nascoste e tanto non detto tra cui una sicura dipendenza sessuale. Io sono andato via di casa per gli studi universitari ed ho continuato a vivere lontano anche per lavoro. Purtroppo non ho sempre seguito mio fratello direttamente nel corso di questi anni ma ho sempre cercato di coinvolgerlo in attività da fare assieme, considerando che abbiamo molti interessi in comune. Abbiamo riallacciato dei buoni rapporti ormai anni fa e pensavo che con me riuscisse a confidarsi ed aprirsi totalmente. E questo mi lasciava relativamente tranquillo nonostante l'estrema pesantezza che questo carico mi ha sempre lasciato. Per processi naturali o indotti sono arrivato ad essere la figura familiare di riferimento (come lo è diventata mia madre a suo tempo). Credo che gran parte della sofferenza di mio fratello venga proprio da questa profonda mancanza di affetto, che io stesso percepisco e con cui sto combattendo a mia volta. Tuttavia sto cercando di mettere in secondo piano le mie necessità, le mie paure e il mio malessere per cercare di trovare una soluzione per lui. Mi sento in colpa per aver sottovalutato i suoi problemi e il suo malessere e credo che lui questo lo abbia percepito, motivo per cui ha deciso di ometterlo in parte. La priorità adesso sarebbe quella di riacquistare la sua totale fiducia e di convincerlo nell’iniziare una nuova terapia, magari più mirata, e magari con dei medicinali. Non credo che la mia sola presenza possa aiutarlo veramente, ho bisogno che ci siano degli esperti come riferimento. In tutto questo non credo di poter coinvolgere i miei genitori, che troverei poco capaci nel reggere seriamente tale colpo.


    Vi ringrazio ancora e non esitate, in caso di risposta, ad essere diretti o crudi. E’ esattamente quello di cui avrei bisogno adesso per prendere in mano la situazione con serietà.

  • Finirà cosi anche da noi tra qualche anno, sarà gratuito per tutti cosi in un colpo solo risolvono il problema delle pensioni e della spesa sanitaria fuori controllo.

    :/ Se il mondo continua con la logica consumistica di ora non lo vedo così irrealistico in effetti.

    Vi ringrazio ancora e non esitate, in caso di risposta, ad essere diretti o crudi. E’ esattamente quello di cui avrei bisogno adesso per prendere in mano la situazione con serietà.

    Se vuoi una risposta cruda ti risponderò alla tua frase sottostante.

    Inoltre credo (spero) che la sua fosse solo una sorta di richiesta d’aiuto, e non una reale volontà di procedere in tal senso.

    Penso che questa tua ipotesi sia errata, perché una richiesta di aiuto non esclude anche la concomitanza di un reale desiderio suicida.


    Non è che una decisione come il suicidio sia solitamente a "votazione unanime" tra tutte le "parti" interne di un soggetto; una parte di lui può desiderare sinceramente di vivere, mentre un'altra può desiderare sinceramente di morire. Poi bisogna vedere quale parte alla fine prevale sul "piatto della bilancia".


    Anche senza grandi prese di coscienza, può bastare un colpo di sfiga, un evento negativo che gli causa una giornata no per innescare un "colpo di testa" emotivo che faccia pendere drasticamente la bilancia più da un lato, tanto più che tuo fratello è un maschio e i maschi sono molto più inclini a concretizzare i suicidi.


    Questa è un'ipotesi pessimistica certo, perché non è che chiunque pensi anche realisticamente al suicidio poi lo esegua, però concordo con Licoricedetox che in generale questa frase sottostante sia sospetta, in quanto ha detto che sa come risolvere i suoi problemi ma ha omesso il "come".

    Dice che lui conosce quelli che sono i suoi problemi e, anche se non subito, sa come risolverli.

    Chiedigli "come" intende risolverli, visto che ha detto che sa "come", che quel "come" non sia a forma di cappio.

    La priorità adesso sarebbe quella di riacquistare la sua totale fiducia e di convincerlo nell’iniziare una nuova terapia, magari più mirata, e magari con dei medicinali. Non credo che la mia sola presenza possa aiutarlo veramente, ho bisogno che ci siano degli esperti come riferimento.

    Personalmente non sono una grande sostenitrice dei farmaci, se non in "emergenza" e per brevi periodi, ma non a vita, come spesso poi capita, però questa è solo la mia personale opinione.


    Riguardo al fatto che la tua sola presenza non possa aiutarlo, concordo con te, dal momento che percepisci la necessità di qualcuno di più esperto, tanto più che da ciò che hai detto lui non si sente compreso e forse un esperto potrebbe fornirgli quella comprensione che ora sente che gli manca.


    A questo punto, prova a parlargli e vedi cosa riesci a fare per lui. Buona fortuna Metamorfosi23.

  • Intanto tuo fratello ha te e da questa tua analisi può ritenersi fortunato, anche se, è ovvio, non basta.


    Credo tu abbia letto correttamente ovvero come campanello d'allarme la ricerca che ha effettuato.


    Visto che la solitudine rappresenta un problema, c'è la possibilità di coinvolgerlo in qualche attività, per esempio uno sport, un corso, attività che gli possono dare nuovi stimoli ma anche nuove conoscenze? Magari anche insieme a te visto che avete interessi comuni.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Ho scorporato parte degli interventi in quanto OT, ma che ritengo idonei ad essere discussi ed approfonditi in un altro thread dedicato.


    Ailene per lo Staff di moderazione




  • Ciao, mi dispiace della situazione. Sono ADHD anch'io, di tipo disattentivo. Ho avuto dei periodi davvero bui e ho pensato al suicidio o che comunque sarebbe stato meglio morire piuttosto che continuare a soffrire. Questo fin da quando ero molto piccola. Infatti, uno dei problemi di questa divergenza è la difficoltà nel produrre serotonina e dopamina, ormoni essenziali per il benessere psicofisico.


    Sicuramente già lo sai, ma è essenziale la terapia cognitivo-comportamentale e terapia farmacologica, ad esempio con Ritalin. Io già integrando semplicemente con SAMe dell'azienda Dr. Giorgini ho visto un miglioramento sostanziale.


    Auguri per tutto, un abbraccio.


    P.S. Ricorda sempre a tuo fratello che gli vuoi bene e se riesci a portarlo da uno psichiatra, insisti per vedere se ci sono altre patologie in comorbilità.

  • Ciao, intanto devo dirti che sei un fratello molto presente. Perchè pochissimi riescono a percepire e poi ad andare a fondo sulle patologie psichiche.

    Il tuo desiderio di aiutare tuo fratello è sacrosanto, ma ricordati sempre che non puoi sostituirti a lui e che non sempre gli aiuti vanno a buon fine. Purtroppo se una persona non vuole o non riesce ad uscire da una depressione, dipendenza ecc., non c'è buona volontà o amore che tenga.

    Questo non per dissuaderti dall'aiutarlo, ma per farti capire che l'ultima parola e la responsabilità sono sempre in capo a ognuno di noi. Purtroppo non possiamo aiutare chi non può o non vuole essere aiutato.


    Il mio consiglio è di parlare apertamente con lui. I sotterfugi lasciano il tempo che trovano e non portano mai a nulla. Potrebbe arrabbiarsi, o chiudersi ancor di più, ma la verità è sempre alla lunga lo strumento migliore.

    Ovviamente attenzione a come ti esprimi. Non devi mai giudicare, sempre cercare di capire e semmai spronare. Mostrarti disponibile e presente (chiamandolo spesso) come già stai facendo, mostrare la tua preoccupazione, ma mai importi. O in questa fase non otterrai nulla.


    L'unica cosa fattiva su cui potresti insistere è cercare di dare una mano nel trovare uno psichiatra e uno psicologo bravi da presentargli e convincerlo ad andarvi.

    Per le finanze, se i soldi spariscono c'è sempre un motivo. Beve? Si droga? Gioca? E' stato invischiato in qualche setta? Su quello cercherei di costringerlo a dirti la verità o di tenerlo controllato. Perchè se ha una dipendenza il suo stato ne sarebbe aggravato.

    Oppure se riesci seguilo per qualche giorno. Chi ha dipendenze di gioco non riesce a stare neppure un giorno senza giocare, idem per la droga. Se beve è diverso perchè lo può fare in casa di nascosto. Ma i segnali ci sarebbero e una persona attenta come te li avrebbe colti.

    Io mi concentrerei su queste cose, le uniche su cui potresti avere qualche effetto....

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