Cosa dite ai vostri genitori?

  • Ciao a tutti.

    Poiché il rapporto con il mio unico genitore ossia mio padre è stato carente per molti anni, a tratti persino assente, mi trovo a non sapere quali cose normalmente si condividono con i genitori e quali no.

    Con mia mamma il rapporto era molto aperto, eravamo molto affezionati e spesso non serviva nemmeno che gliele dicessi le cose perché lei le intuiva.

    Ma mio papà non è così.


    Io sono adulto, ho superato i 30 anni ma ho ancora moltissime difficoltà ad aprirmi con lui.

    La prima riguarda il lavoro: ho molta paura di farlo arrabbiare o di deluderlo e quindi ometto completamente d'informarlo su eventuali problemi (lui crede persino che io lavori in un posto diverso da quello reale:man_facepalming_light_skin_tone:).

    Poi c'è la salute: se provo a confidargli come mi sento lui assolutamente non capisce. Si preoccupa e tanto ma lo fa in un modo sbagliato che mi fa sentire peggio. Io mi chiudo e finisce che ci scontriamo e dopo questi scontri non ci sentiamo per giorni.


    Stessa cosa condividere un'idea o un'iniziativa: mi smonta attaccandosi a cose a volte sensate, altre volte che sembrano inventate pur di farmi desistere e quindi non doversi impegnare (se gli chiedo aiuto per fare qualcosa). Trova tutti i lati negativi. Se si tratta di una cosa bella e che mi carica positivamente, per esempio un successo, addirittura non mi fa nemmeno i complimenti e non ha la minima contentezza per me ma diviene freddo e mi fa elenco delle cose che secondo lui non vanno.


    Amici e relazioni non gliene parlo perché lui è molto ansioso (teme che io resto solo) e percepisco questo interessamento come invadente.

    Insomma aprirsi con lui e cercare di avere un rapporto migliore è difficile.

    Non so cosa è logico raccontargli e cosa tenere per me, né so quanto seguire i suoi consigli.


    Voi cosa condividete con i vostri genitori e come reagite se vi trovate in aperto contrasto?

  • Non so cosa è logico raccontargli e cosa tenere per me, né so quanto seguire i suoi consigli.

    Non credo possa esistere una regola, ogni rapporto è diverso. Con mio padre avrei voluto condividere di più, lui tifava sempre per me, in qualunque circostanza ero sempre il top per lui. Forse non gli avrei detto cose che potessero deluderlo, per non dispiacergli. Ma è morto troppo presto purtroppo. Con mia mamma seleziono bene cosa condividere, e ancora oggi a volte sbaglio; è molto critica, giudicante, non va mai bene nulla con lei. Se le cose mi vanno bene devono essersi sbagliati, se vanno male ci mette il carico. Va presa a piccole dosi.

    Credo che tu debba imparare la tua misura, devi capire quanto puoi condividere, e quanto no, solo tu puoi sapere il rapporto che avete e che potete avere.

  • Grazie Ipposam.

    Ultimamente quando siamo assieme siamo più rilassati ma io a volte sento la spada di Damocle sulla testa per tutto quel lato della mia vita che a lui è oscuro e che se un giorno dovesse "esplodere" piomberebbe addosso a lui in modo inaspettato.

    L'ultima volta sono rimasto solo con sua moglie e le ho raccontato che per dormire prendo un farmaco (avevo parlato con loro della mia insonnia) mentre con lui dei problemi non si parla.

  • Mio papà fa un po' come il tuo, perché è molto ansioso e teme che io faccia un disastro in tutti gli ambiti della mia vita (cosa molto probabile, visto che mi hanno cresciuta con zero fiducia in me stessa).

    Ho imparato a fare slalom, evitando accuratamente temi sui quali mi potrebbe "attaccare", come il voler lasciare il mio posto fisso. Cerco di rimanere il più possibile su argomenti neutri e generici.

  • Mia madre è ansiolitica, mio padre è un "io so tutto" nel mio caso ho deciso di non accettare più passivamente i loro atteggiamenti, hanno alimentato la mia ansia fin troppo, ho chiarito con loro che ci sono argomenti di cui io non parlo perché tanto loro non si smuovono dalle loro convinzioni, e quando c'è qualche problema nella mia vita, lo risolvo da me e solo eventualmente dopo lo comunico, se ho voglia... Sembra eccessivo ma se loro non ti vengono incontro non sentirti in colpa a parlare solo di quello che vuoi tu, loro scelgono di avere determinati atteggiamenti e di non cambiarli ed i figli devono essere liberi di non sentirsi in colpa se metteno dei paletti.

  • [...]

    Ma poi mi dispiace vederlo sereno che pensa che vada tutto bene mentre io talvolta ho paura per me stesso nel futuro.

    Non mi sento del tutto tranquillo, troppe cose da controllare.

    Ti capisco, ma non è che poi loro possano effettivamente aiutarci nelle nostre difficoltà. Primo perché non possono capire davvero come ci sentiamo (nel caso in cui per vari motivi siamo persone ansiose), e secondo perché loro sono stati adulti o giovani adulti in un mondo completamente diverso da quello in cui lo siamo noi.

  • Ciao Oltre_la_rupe , non penso di poter rispondere alla tua domanda. Ogni persona è diversa e ogni rapporto è diverso, dunque non c'è un elenco di cose che possono/devono o non possono/devono essere condivise con il proprio genitore (o con chicchessia).

    Mi permetto di farti una domanda. Alla luce di quanto hai scritto vale davvero la pena avere un rapporto con questa persona? Forse sono in un momento negativo, ma a me è parso di cogliere esclusivamente aspetti negativi dalle interazioni che hai con tuo padre.

  • Ciao Oltre_la_rupe , non penso di poter rispondere alla tua domanda. Ogni persona è diversa e ogni rapporto è diverso, dunque non c'è un elenco di cose che possono/devono o non possono/devono essere condivise con il proprio genitore (o con chicchessia).

    Mi permetto di farti una domanda. Alla luce di quanto hai scritto vale davvero la pena avere un rapporto con questa persona? Forse sono in un momento negativo, ma a me è parso di cogliere esclusivamente aspetti negativi dalle interazioni che hai con tuo padre.

    Per molti anni non lo abbiamo avuto infatti.

    E per anni mi sono sentito dire che DOVEVO avere un rapporto con lui perché "era mio padre" e in quei momenti mi sentivo come se queste persone non capissero la situazione.

    Più avanti mi sono sentito dire che mio papà era un bravo papà e che era bravo a sopportarmi, quando lui non mi sopportava per niente poiché non avevamo un dialogo! Non sapeva nulla di me.


    Ora va meglio ma la situazione è come vi ho descritto sopra. E lui è il mio unico parente. Poi ha il suo nucleo familiare ricostruito ma se non riesco a costruire con lui un rapporto decente ha senso farlo con la moglie (che ha persino mediato nelle nostre discussioni)?

  • Ti capisco, ma non è che poi loro possano effettivamente aiutarci nelle nostre difficoltà. Primo perché non possono capire davvero come ci sentiamo (nel caso in cui per vari motivi siamo persone ansiose), e secondo perché loro sono stati adulti o giovani adulti in un mondo completamente diverso da quello in cui lo siamo noi.

    Purtroppo no, ne ho parlato giusto ieri con mio cugino che però vive all'estero.

    I nostri padri sono fratelli e anche lui ha passato dei momenti molto difficili. Però suo padre si preoccupava per lui mentre con il mio è molto più difficile. Forse ora inizia a rendersi conto.

    Ma in una delle rare occasioni di ritrovi familiari mesi fa, mio cugino ha assistito ad un dialogo fra me e mio padre e il suo commento di ieri è stato: "effettivamente non ti aveva trattato con molta dolcezza".

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