Perché la gente è st****a ma poi fa beneficienza?

  • Mah, ti dirò, ho votato una volta in un momento di ripresa di fiducia.

    Sul fatto che la coerenza totale è impossibile poiché tutti abbiamo una zona circa è vero.

    Sul fatto che si possa fare beneficenza come più si ritiene giusto è vero.

    Però non si dovrebbe fare gli s∙∙∙∙∙i per quanto possibile.

  • È qualcosa su cui spesso mi sono trovata a riflettere anche io. I grandi cambiamenti avvengono sempre partendo dal piccolo, dal basso, eppure è come se avessimo dei paraocchi. Riusciamo a guardare lontano, in avanti, ma non vicino, di fianco.

    Anche se visto dal fondo dell'acqua appare deformato, il cielo è cielo.

    Banana Yoshimoto

  • In alcuni casi per me è quasi comico rapportarmi al mondo con estremo cinismo, nel senso che valuto un determinato fenomeno anche sotto questo aspetto, e torna utile per ridurre ai minimi termini le cose.


    Su YouTube puoi cercare un video di "progetto Happiness" dove il ragazzo va a Nassiria, in Iraq, per riportare la realtà di una missione umanitaria in un ospedale pediatrico, e ad un certo punto racconta la storia del clown che intrattiene i bambini: sostanzialmente questa persona ha perso la memoria in un incidente in maniera totale, ha cercato in tutti i modi di ritrovarla, ha consultato tutti i dottori, ha fatto tutte le terapie ma nulla. Sempre nel tentativo di riacquistare la memoria di quello che era un giorno va in una missione in un orfanotrofio in Sudafrica e scopre che facendo ridere questi bambini disperati "le emozioni forti erano in grado di traghettare i ricordi sepolti nell'inconscio". così è tornato a vivere.


    Ora si può (cinicamente) affermare questa persona sta facendo una cosa molto nobile come andare in un posto malfamatissimo con attentati all'ordine del giorno, per far ridere dei bambini per proprio tornaconto personale.


    Da quando ho visto quel video sono abbastanza convinto che qualunque cosa di benefico al mondo alla fine sia riducibile, in un modo o nell'altro (celatamente o meno) al soddisfare un bisogno di natura totalmente egoistica.

    Es. dono soldi per la cura di malattia X perchè un mio parente/conoscente è morto di questa cosa e anche io/i miei cari non voglio che muoiamo di questo.


    Ora, se questo è vero (e sicuramente questa teoria è spiegabile da un effetto psicologico) succede spesso che interessi di tipo egoistico non siano allineati con altre questioni vicinissime ma che non ci toccano e questo si può tradurre in ipocrisia.

    A volte le persone non capiscono quanto la coerenza verso se stessi e verso le proprie azioni sia una cosa importante, o a volte è solo una questione di percezione.

    E' l'ipocrisia e la scarsa elasticità mentale.

    Questo tipo di personaggi se votano votano un determinato partito politico che non dirò, ma si può facilmente intuire qual è. ;)

    Ma guarda, io li vedo un po' tutti così i partiti di oggi!

  • Forse io ho un periodo di cinismo verso l'essere umano, ma noto questi comportamenti.

    Secondo me la voglia di fare del bene c'è ma anche quella è a distanza di sicurezza, oppure dev'essere nella forma e nei modi decisi da chi la fa.

    Non deve intaccare la quotidianità e modificarla, ecco.

    Visto che qualcuno prima di me l'ha buttata in politica, mi permetto di far notare che le tue parole sono splendidamente illustrate dal famosissimo (e pelosissimo) slogan "aiutiamoli a casa loro".

  • Hawtron e Nishonotoin: nelle vostre parole ritrovo esplicati i miei discorsi mentali frequenti.


    Ho guardato diversi video di quel canale "Progetto Happiness".


    Bilbo: non saprei se lo sono, comunque aiutarli a casa loro sarebbe la cosa migliore. Anche perché l'Italia non è in grado di aiutarli nel vero senso del termine, non li integra nella nostra società ma fa assistenzialismo.

    Fermo restando che loro non vogliono integrarsi nella nostra cultura (salvo pochi casi e se si parla di cultura affini alla nostra) per non perdere la loro identità.


    PS: mi correggo, o fa assistenzialismo o vengono sfruttati nei lavori più ingrati che gli italiani non vogliono più fare.

    Che poi succede un po'così in tutto il mondo, ma penso che una persona non debba essere costretta a lasciare il luogo in cui è nata e cresciuta, affrontando mille difficoltà, nella speranza ( spesso disattesa) di una vita più dignitosa.

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