Soprattutto ansia generalizzata e sociale, credo.
Mi hai fatto tornare in mente una mattinata di qualche anno fa, quando avevo deciso di presentarmi a un evento di solidarietà per conoscere e farmi conoscere ad un'associazione di volontariato.
Un evento pieno di estranei.
Lontano da casa mia.
In auto con persone sconosciute.
Ho rischiato di non andare fino all'ultimo per via della mia simpatica somatizzazione dell'ansia a livello intestinale (ora rido, quella mattina un po' meno).
Alla fine sono andata. Ho conosciuto due ragazzi della mia età gentilissimi e simpatici, uno dei due aveva molti interessi in comune con me (incluso il percorso di studi).
L'evento fu un flop, l'associazione non mi convinse, tuttavia ricordo nitidamente la soddisfazione di quando sono tornata a casa e mi sono detta "Cavolo, l'ho fatto!".
Da quell'avventura nel terrificante mondo esterno ne sono seguiti altri, alcuni finiti in bene come quello, altri in cui sono corsa verso casa piangendo per strada (anche qui, oggi rido). Ma appena ho sentito un minimo di possibilità di fare un passetto, a costo di farlo in pannolone o passando per matta per strada (che poi non è mai vero che ti guardano tutti laffuori) ci ho sempre un po' provato.
L'ansia la combatti a colpi di autostima e senso di autoefficacia (oltre che coi farmaci se serve). Cose che ti facciano dire "L'hai saputo fare!".
Devi trovare un inizio, un piccolo anche se terrificante inizio, da cui riaffermare la tua agentività.