Sai com'è, tutti quei passaggi saltati, alla fine i miei si sono convinti (con più di una ragione) che io sia un totale buono a nulla e che devono fare tutto loro, e io alla fine ero contento di essere deresponsabilizzato di cose per cui non mi sentivo in grado.
Il peggio è sentirsi sminuito rispetto ai tuoi pari, a scuola o sul lavoro.
I genitori, a mia esperienza, spesso si convincono un po' troppo facilmente che i figli siano dei buoni a nulla (se non li gratificano), anzichè interrogarsi se magari non siano dei buoni a nulla loro come genitori, anche perché poi trasmettono questo sentimento autosvalutante al figlio e gli gravano sopra come una cappa nera di onta, che poi il figlio farà fatica a scrollarsi di dosso e a rinnegare anche nelle sue azioni, perché finirà per crederci.
Cioè Oblomo, guardati: sei sempre là che ti autosvaluti, chissà da dove ti sarà arrivata questa tendenza, posso sollevare ipotesi? Il fatto di essere contento di essere deresponsabilizzato se sei giovane, e magari anche confuso da un ambiente svalutante, ci può stare. Il più sta, quando sei cresciuto, e non intendo a livello di età ma a livello di staccarsi dalle idee e sentimenti della famiglia di origine, di dire no e porre dei paletti anche mentali.
Ok famiglia, voi la pensate così su di me, avete torto, sarete voi ad essere ciò che dite a me di essere e non io, tenetevi la vostra roba e io mi tengo la mia autostima, ad ognuno il suo. A scuola o sul lavoro, se giri per il mondo con bassa autostima poi è ovvio che finisci per sentirti svalutato, perché nei vari dettagli cercherai conferme al tuo pensiero invece che disdette, si chiama attenzione selettiva.
A mio avviso non ti conviene lasciare che siano gli altri a tracciare a loro gusto i confini della tua autodeterminazione, tracciali tu a tuo gusto, reinventati, se vuoi prendere in mano quella responsabilità di te stesso le cui briglie hai ceduto senza protestare ad altri, e che hanno condotto il tuo carro ad arenarsi in una palude.