Amo il mio aguzzino

  • Ciao a tutti, soffro della sindrome di Stoccolma: amo il mio aguzzino e sono consapevole di questo ruolo. Spiego, tre anni fa sono entrata in un gioco di avatar dove l'avatar gioca per te. Conobbi un personaggio, si instaurò un rapporto dolce ed amorevole e nel tempo sono entrati in gioco i sentimenti, apparentemente da entrambi e così mi sono ritrovata dipendente da una persona che di bene non me ne vuole, mi tratta come un cane, denigrandomi, umiliandomi ed offendendomi, insomma usandomi. So bene che è tutto sbagliato, considerando che sono una donna economicamente indipendente, caratterialmente forte e determinata, ma stando con lui ho smesso di rispettarmi e di volermi bene. La cosa più grave è che questa persona abita a 1000km da me e con la stessa non sono mai andata oltre il virtuale. Dovrei riuscire a staccarmi ma per ora la vedo difficile.

  • Qubit

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  • mi tratta come un cane, denigrandomi, umiliandomi ed offendendomi, insomma usandomi. So bene che è tutto sbagliato, considerando che sono una donna economicamente indipendente, caratterialmente forte e determinata, ma stando con lui ho smesso di rispettarmi e di volermi bene. La cosa più grave è che questa persona abita a 1000km da me e con la stessa non sono mai andata oltre il virtuale. Dovrei riuscire a staccarmi ma per ora la vedo difficile.

    Ciao Monica, mi piacerebbe tentare di capire, se non l'hai mai incontrata, in che modo questa persona ti usa.

    A parte il fatto di denigrarti, umiliarti ed insultarti, ha per caso tentato di estorcerti del denaro?

  • Anche subire è un modo per ricevere attenzioni, forse questo rapporto ha fatto emergere un bisogno che per qualche motivo giaceva nascosto. Ma forse anche tale tipo di rapporto è insufficiente, insoddisfacente; quindi questa dipendenza può essere usata come un segnale, una spia, uno stimolo a cercare qualcosa di soddisfacente, coinvolgente e che ti faccia stare bene e non male.

  • Anche subire è un modo per ricevere attenzioni

    E' verissimo questo.

    La nostra mente "impara" (solitamente durante l'infanzia) cosa significa "attenzioni" e "amore" e "voler bene" da comportamenti e situazioni che vive o "subisce".


    Chi viene educato senza affetto o con un sentimentalismo recitato, eccessivo, distorto: impara "male" cosa significa "amore" e poi insegue questo male per tutta la vita.


    Chi ha una educazione/esperienza di questo tipo non percepisce l'amore vero quando lo riceve: non lo riconosce.

    Riconosce invece come "amore" quelle attenzioni negative che solitamente sono tipiche del carnefice.


    Ma forse anche tale tipo di rapporto è insufficiente, insoddisfacente; quindi questa dipendenza può essere usata come un segnale, una spia, uno stimolo a cercare qualcosa di soddisfacente, coinvolgente e che ti faccia stare bene e non male.

    Purtroppo questo non funziona.

    Per riconoscere "il segnale, la spia" di allarme: bisogna avere prima compreso la differenza tra la propria percezione distorta e quella invece tipica/sana. Un conto è sapere di avere un problema, un altro invece è sapere cosa c'è dalla parte sana della situazione.


    Chi ha problemi come quello che descrivevo sopra: non capisce, intrinsecamente non accetta/comprende l'affetto standard e "sta bene" quando è nella condizione di vittima.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Io però non intendevo che il rapporto che la fa star male possa essere usato come segnale per cercare un rapporto di "affetto standard". Intendevo invece che possa essere una spia per cercare qualcosa di coinvolgente che la faccia anche stare bene. Faccio un esempio e non è detto che sia necessariamente questo: un rapporto bdsm può essere accompagnato da un rapporto d'amore o d'affetto o di amicizia che va avanti assieme a questo, il punto è secondo me individuare il gioco che coinvolge e allo stesso tempo non distruggersi nella realtà. Non è che esiste solo l'umiliazione nuda e cruda oppure "l'affetto standard", in mezzo esistono innumerevoli sfumature di gioco che possono includere alla base un sano rispetto reciproco e una stima reciproca. Poi una persona può aver voglia di comprendere bene tutta la propria sessualità oppure no, ma in caso negativo si può comunque tener presente che si può giocare con regole sane, principi sani, pure se si mettono in scena cose forti, non proprio "vanilla".

  • Io però non intendevo che il rapporto che la fa star male possa essere usato come segnale per cercare un rapporto di "affetto standard". Intendevo invece che possa essere una spia per cercare qualcosa di coinvolgente che la faccia anche stare bene.

    Capisco cosa intendi, il fatto è che chi ha determinate deviazioni educative percepisce affetto quando vive una situazione di umiliazione e di "stare male".


    Per loro lo stare male dato dal maltrattamento dell'aguzzino viene inconsciamente riconosciuto come "amore", mentre in una situazione di amore sana, dove il partner non ti tratta da vittima: si annoiano, non percepiscono di essere considerati, non si sentono "amati".


    Spesso capita che una di queste persone si renda conto (come è successo a Monica65 ) di essere vittime e di soffrire e di decidere quindi di lasciare il proprio partner per trovare qualcuno di più "sano" e che non li maltratti. Nella relazione "sana" però non riescono a stare. Non si sentono considerati. Inventano e provocano drammi, cercano in tutti i modi di farsi "punire" o controllare, provocando talvolta danni al partner e diventando a loro volta carnefici... per poi tornare a una relazione disfunzionale con qualche altro individuo che le maltratta.


    E' più complicato di quello che sembra. Per risolvere una situazione di questo tipo è necessaria una fitta e intensa terapia atta a rieducare quella parte di inconscio che riconosce amore dove c'è maltrattamento. Il solo "aprire gli occhi" serve a poco. Consapevolizza solo la parte cosciente dell'IO, che però non è quella dove risiede il percepire sentimenti.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Per risolvere una situazione di questo tipo è necessaria una fitta e intensa terapia atta a rieducare quella parte di inconscio che riconosce amore dove c'è maltrattamento.

    Io sono per la libertà, per cui se uno vuole andare in terapia o a farsi rieducare ci va, se uno non vuole può benissimo vivere tenendo conto di tutte le proprie sfaccettature particolari. Nel caso in questione bisognerebbe anche vedere se questo tipo di rapporto è l'unico in cui è emerso questo tipo di impulso oppure no, quindi vedere quanta esperienza si è fatta. Nel campo BDSM inoltre si possono trovare persone più o meno raccomandabili da un punto di vista umano, e chi cerca un ruolo sottomesso farebbe bene a valutare accuratamente il partner con cui giocare, anche per cercare di evitare persone seriamente disturbate. Le comunità BDSM servono anche per fare in modo di avere una certa conoscenza umana di chi vi partecipa, e quindi tutelarsi maggiormente, invece di avventurarsi da soli nell'oscurità.

  • Io sono per la libertà, per cui se uno vuole andare in terapia o a farsi rieducare ci va, se uno non vuole può benissimo vivere tenendo conto di tutte le proprie sfaccettature particolari.

    Certamente. Concordo.


    Il fatto che sia venuta qui a scrivere significa che il problema in qualche modo è emerso. Da sola, senza alcun tipo di supporto è difficile uscirne. Se (SE) questa fosse la sua intenzione: dovrebbe rivolgersi a un esperto.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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