Accettazione emotiva

  • Ciao ragazzi, molto spesso mi faccio questa domanda, se arriverà mai il punto in cui emotivamente (razionalmente già ci sarei arrivata, ma non basta assolutamente) accetterò determinate situazioni ormai oggettive e cristalizzate della mia vita. Ci sono ancora dei traumi che resistono dopo anni e anni. Mi metterò il cuore in pace per la mia assai esigua famiglia disfunzionale di origine? E di conseguenza finirà mai l'invidia verso le famiglie, anche vicine alla mia, numerose e felici? E di conseguenza smetterò di rimproverare mia madre per non aver coltivato i suoi rapporti di origine di parentela, lasciandoci praticamente da soli noi quattro? Finirà prima o poi il senso di colpa verso mamma e papà, per il fatto che non avranno mai un nipotino, facendomi/facendoli sentire difettosa/i, mentre tutti gli altri loro conoscenti sono già felicemente nonni? Smetterò di soffrire finalmente al pensiero che le mie migliori amiche di adolescenza hanno abbandonato (e non se lo ricordano ormai proprio) un progetto che avevamo in comune a 14 anni, per diventare le classiche mamme e casalinghe? Smetterò di pensare al fatto che un mio caro amico universitario con cui stava nascendo qualcosa, alla fine abbia preferito un'altra e nel corso di questi "pochi" 12 anni, abbia sposato e fatto un figlio con questa ragazza, ex collega pure lei, che di conseguenza secondo la mia testa bacata ha fatto la vita che avrei dovuto fare io?


    Questi ovviamente sono solo alcuni degli esempi! Quanti altri anni ci vorranno ancora? :(

  • Oggi stavo pensando proprio: "quando riuscirò ad uscire dalla mia situazione?".

    Riflettendoci un secondo ho compreso che stavo ragionando in maniera binaria, cioè tutto ciò che faccio è bianco o nero e lo diventa a seconda dell'obiettivo finale. Invece quanti tentativi, quanto lavoro dietro e quanti momenti in cui cerchiamo concretamente di vivere per il benessere di noi stessi? Tantissimi. L'accettazione equivale a rassegnazione? Secondo me è impossibile rassegnarsi davvero, siamo in continua evoluzione.

  • È impossibile rassegnarsi davvero perchè esiste quella grandissima amica/nemica chiamata speranza! Secondo me, per quanto razionalmente e oggettivamente potremmo accettare determinate situazioni, subentra sempre quel briciolo di speranza che "rovina" tutto... Sappiamo che dovremmo rassegnarci ma, in fondo in fondo, speriamo sempre accada qualcosa che ribalti il tutto (anche dopo anni e anni).

  • Sono davvero tante le cose che ti fanno male e secondo me ti farebbe bene parlarne con qualcuno che può aiutarti in maniera competente.

    Secondo me tutto si può affrontare.

    Poi sia chiaro io sono la prima che consapevole dei miei problemi non si decide a parlarne con una figura qualificata :(

    <3 <3 <3

    *sara swarovsky*

  • Eh lo so Sara, poi c'è sempre questa ritrosia anche a parlarne con i genitori (che poi non abbiamo un rapporto bellissimo) né con le poche amiche. E comunque ci vorrebbe una figura che aiutasse a sciogliere questi nodi che mi tengono ancorata al passato e non mi permettono di evolvere.

  • È impossibile rassegnarsi davvero perchè esiste quella grandissima amica/nemica chiamata speranza!

    E' vero.

    La speranza è sia "amica" che "nemica":


    Amica perché ci impedisce di arrenderci, fino alla fine ed oltre. Grazie alla speranza resta la possibilità che la nostra mente intraprenda qualche cambiamento, qualche scelta o qualche malessere che ci porti ad uscire dalla situazione apparentemente senza speranza.


    Nemica perché è anche il capro espiatorio della zona di comfort. Per via della speranza ci sentiamo "al sicuro" dal non aver agito. La speranza ci fa pensare che in futuro potremmo uscire da questa situazione e purtroppo proprio per questo non agiamo realmente per uscirne.



    Per ottenere un risultato diverso e far si che la speranza diventi uno strumento, anziché una palla al piede: bisogna cambiare le regole del gioco e agire in modo diverso, giocare carte differenti, ma soprattutto uscire dalla zona di comfort.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Sono sicura che arriverà il momento in cui accetterai le situazioni di cui hai parlato, e tutte le altre. Si tratta di nodi particolarmente duri da sciogliere, riguardano la tua autostima, le tue relazioni, tante parti di vita importanti...mi associo a chi ti consiglia, se ti senti non in grado di affrontare da sola, di chiedere l'aiuto di un professionista (non è necessario dirlo ai tuoi).

    Non tutti abbiamo le stesse percezioni e per le persone particolarmente sensibili possono volerci anni per superare una delusione in amicizia, in amore o determinati complessi di inferiorità e problemi di autostima.

    Credo che se almeno uno degli ambiti che ti stanno giustamente a cuore (esempio il lavoro o il fidanzato o gli amici) fosse andato per il verso giusto non avresti tutti questi sentimenti di livore nei confronti di te stessa e della famiglia; ciò non significa che non si debba lavorare su noi stessi, né che uno o tutti tali ambiti non possano sistemarci e per te sarà più semplice ritrovare la serenità. Te lo auguro!

  • La mia perplessità è che anche se molte cose cambiassero o anche tutto cambiasse, questa vocina interiore non se ne andrà mai, del tipo rivedendo determimate persone la mia equazione mentale sarà sempre "Tizia=tradimento/abbandono" con tanto di frasi di cortesia fuori, ma sofferenza dentro.

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