Pareri su decisione di carriera / stile di vita

  • Buongiorno, non saprei nemmeno dare il titolo a questo thread, forse il più adeguato sarebbe "aiutatemi a riflettere su come prendere una decisione".

    Quello che vado a scrivere (e chiedo scusa in anticipo se sarà lungo), riflette l'ipotetica decisione da parte mia di andare via dal luogo / lavoro dove sono per andare in un posto, forse migliore, sia come crescita di carriera, ma anche come stile di vita / persone / clima, ecc. ecc.

    Lo so, non è una decisione facile, ne tantomeno chiedo di prenderla voi per me.

    Ad ogni modo mi piacerebbe porre questo quesito qui sul forum, per aiutarmi ad avere più luce su alcune dinamiche che hanno caratterizzato un lungo percorso nel posto dove mi trovo, ed anche sul riuscire a capire se potrei continuare ad essere felice qui, oppure è ora di cambiare aria.

    Andiamo al dunque.


    Io mi trovo all'estero, in un paese come stile ben lontano da "Miami Beach", comunque discreto, e fondamentalmente mi sono sempre trovato bene, con i suoi pro e i suoi contro.

    Il lavoro è la chiave principale di questa mia avventura, ed è il lavoro che ho sempre sognato di fare.

    L'ambiente è fantastico, molto giovanile, c'è una buona atmosfera, siamo come una grande famiglia, ci scambiamo i turni su whatsapp, spesso viaggiamo per l'Europa con colleghi.

    Soprattutto mi sento molto integrato con loro, e mi hanno sempre considerato "uno di loro".

    Insomma, dovrei avere un buon motivo per lasciare questo posto.

    Purtroppo, è un tipo di attività questa dove ci si ammazza d'estate, e si fa molto poco o niente d'inverno, ma economicamente non è affatto un problema, riesco comunque ad avere un buon stile di vita anche quando il lavoro è carente, poi la vita qui costa molto poco, ed ho tre volte un normale stipendio italiano (forse quattro).

    Arriviamo al primo punto su cui sto riflettendo di andare via:


    Per quanto possa essere contento qui, non è una compagnia dove possa fare una carriera strabiliante, rimane comunque una piccola società, dove ci sono due tipi di persone, i giovani "di passaggio" per fare esperienza, e gli "anziani" locali che vogliono una vita più tranquilla ed arrivare alla pensione senza ammazzarsi di lavoro (tranne d'estate).

    Quindi se decidessi di crescere, comunque dovrei pensare di andare altrove.


    Secondo punto, seppur sembra più futile, ma per me molto importante e astruso: le amicizie.

    Ci sono stati alti e bassi su questo tema, nel senso che fino a non moltissimo tempo fa avevo molte amicizie, tra cui anche diversi italiani. Eravamo un bel gruppo, e poi a via via sono andati via tutti, tutti per altre opportunità, chi è tornato a casa, chi invece è partito per una nuova avventura in un altro posto.

    E poi, ci sarebbe anche un'altra tematica circa su un amicizia di cui avevo già aperto un altro thread, e su cui non mi dilungo qui su questo (diversi hanno già letto precedentemente), che definirei seppur preziosa, anche molto complicata.

    Per riassumere, un'amicizia storica (siamo venuti qui insieme) che per certi versi si è rivelata importante, e per altri anche un po' nociva.

    In altre parole questa persona mi ha quasi preso tutto il tempo, in maniera quasi asfissiante.

    Ok, indubbiamente uno non cambia nazione e lavoro per un'amicizia, anzi sarebbe compito mio tenerla a bada, però contando tutte le gocce, ci sarebbe anche questa tematica.


    Detto questo, c'era dentro di me questa inerzia nell'andare via, anche se dentro di me ho cominciato a percepire dei sensi di colpa.

    Sensi di colpa perchè nel mio andare via, con la conseguente chiusura di questo capitolo della mia vita, mi sembrava di "incolpare" una nazione, una popolazione, un'azienda dove mi sono comunque trovato bene e che sono senza colpe, quando in realtà i motivi sarebbero stati secondari a tutto questo.

    Vi faccio un esempio, è come se voi formaste una vita in un paese, e perchè vi molla la fidanzata prendete baracca e burattini, cambiate nazione / lavoro / vita / ecc. solo per questo motivo, quando poi forse lì ci si può star bene per tanti altri motivi e magari vi piaceva anche il lavoro che avevate.

    Non so se ho reso l'idea.


    Adesso arriviamo al secondo nocciolo del thread:

    L'arrivo della notizia che questo mio amico "importante" va via anche lui, perchè ha trovato anche lui un'altra opportunità a casa sua.

    Qui voglio parlare con la massima sincerità.

    All'arrivo di questa notizia, mi sono sentito sollevato, mi è sembrato di prendere una boccata d'aria, di tornare ad essere un uccello libero.

    Non voglio evidenziare il negativo, perchè per me è stata comunque un'amicizia importante, ma allo stesso tempo asfissiante che ha preso quasi tutto il mio tempo (vabbè forse esagero un po').

    All'arrivo di questa notizia, immediatamente è scomparsa in me la voglia (o necessità, termine più corretto) di emigrare anch'io.

    Mi è tornata la voglia di riesplorare il posto dove sono, ed anche di cercare nuove attività da fare.

    (Non sto incolpando lui se queste cose non le ho fatte, anzi, molte cose le ho fatte anche grazie alla compagnia di questo mio amico), però essendo fondamentalmente due persone molto diverse, ho come frenato la mia personalità.


    Quindi ora mi trovo dibattuto sul cosa fare, perchè da una parte è arrivata improvvisamente questa "boccata d'aria fresca", d'altra parte rimane sempre il tema di sviluppo della mia carriera.

    Visto che l'attività sta aumentato molto adesso mi trovo in una situazione di totale benessere, ma momentaneo. Uno potrebbe dirmi, goditi questo momento e pensaci il prossimo inverno.

    Il problema è che il prossimo inverno probabilmente non ci saranno più tutte queste opportunità in giro, motivo per cui dovrei prendere delle decisioni adesso.

    Poi, con tutta onestà, non voglio nemmeno nascondere un briciolino di invidia che potrei nutrire verso chi ha trovato fortuna altrove in posizioni nettamente migliori della mia.


    Voi cosa ne pensate?

    Lo so, non è un argomento facile, scusate la lunghezza del post, e comunque è ovvio che non chiedo a voi di prendere decisioni al posto mio, ma anche una vostra posizione o parere è molto gradita. Grazie.

  • Ciao, ma la nuova opportunità lavorativa per cui stai pensando di lasciare il paese, quali vantaggi (e svantaggi) presenta?


    Fermo restando che per la mia personalissima visione della vita anche le ragioni più personali (e anche sentimentali) sono già sufficienti per pensare al cambiamento (ovviamente anche qui con i dovuti bilanci su pro e contro anche su aspetti più pragmatici).

    Oltretutto, sempre personalmente, ritengo che l'insoddisfazione sul lavoro (hai parlato di assenza di opportunità di crescita), per quanto la stabilità e l'indipendenza siano importanti, alla lunga tende a insinuarsi anche negli aspetti relazionali della nostra esistenza. Pertanto già qui ci sarebbero delle basi per cui iniziare a pensare a un cambiamento.


    In sostanza: quali sono le tue valutazioni sulla possibilità di un cambiamento di carriera? Sto dando per scontato che abbia ricevuto un'offerta, magari ho capito male, nel caso scusami.

    "Jesus died for somebody's sins but not mine"

  • Scrivi in un momento di sconforto e non sei lucido, ti direi di darti tempo, non ti cambia nulla se rimandi la decisione di qualche mese.


    Personalmente ho vissuto all'estero e dopo un po' non ho resistito, ho mollato perché mi mancavano amicizie e famiglia, ma stavo benissimo dove vivevo, non mi mancava nulla.


    Oltretutto, sempre personalmente, ritengo che l'insoddisfazione sul lavoro (hai parlato di assenza di opportunità di crescita), per quanto la stabilità e l'indipendenza siano importanti, alla lunga tende a insinuarsi anche negli aspetti relazionali della nostra esistenza. Pertanto già qui ci sarebbero delle basi per cui iniziare a pensare a un cambiamento.

    Secondo me LucyInTheSky ha evidenziato un aspetto importante e aldilà del corollario che ti circonda devi capire se la carriera è importate o meno per te, se hai le idee chiare su questo, hai già preso il 90% della tua decisione.

  • Grazie a tutti e due per il contributo.

    Certamente è importante la carriera e la crescita, ma comunque ricopro una posizione importante già qui, e questo mi da molta soddisfazione personale ed anche economica.

    In altre parole non sono lo stagista di turno.

    Ma in un futuro prossimo, il passo successivo so già che lo dovrei fare altrove (c'è ancora tempo, non ho ancora l'esperienza necessaria).

    Comunque dò pienamente ragione a Caos, non sono troppo in me in questo momento per prendere una decisione lucida, è vero.

    Motivo di questo anche il momento forse di più solitudine dove molti se ne sono andati, tra cui il gruppo di amici italiani che avevo.

    Ci tengo a sottolineare l'ultima cosa: per me la carriera non è tutto, ma è molto importante anche il contesto, che si divide tra persone, location, clima e tanto altro.

    Ho colleghi che sono andati in Qatar per 13.000 € al mese, e non vedevano l'ora di scappare da lì. Ho detto tutto.

  • Motivo di questo anche il momento forse di più solitudine dove molti se ne sono andati, tra cui il gruppo di amici italiani che avevo.

    Se ti può rincuorare anche a me successe un periodo di crisi durante il riciclo di persone, tutti i miei amici tornarono a casa e dovetti stringere i denti per tirare avanti, poi ne arrivarono altri successivamente.

    E' solo una fase, tieni duro!

  • Certamente è importante la carriera e la crescita, ma comunque ricopro una posizione importante già qui, e questo mi da molta soddisfazione personale ed anche economica.

    In altre parole non sono lo stagista di turno.

    Questo scioglie una parte del dubbio. Ossia: la questione relativa a un'eventuale necessità, urgenza di trasferiti. Quindi, sempre se ho ben capito, apprezzeresti senz'altro un eventuale miglioramento della tua attuale posizione lavorativa, che comunque ti appaga, ma non è una priorità.

    Ma in un futuro prossimo, il passo successivo so già che lo dovrei fare altrove (c'è ancora tempo, non ho ancora l'esperienza necessaria).

    Credo tu abbia rimesso in prospettiva il tutto. Effettivamente, come suggerisce Caos , non c'è alcuna fretta. E ritengo oltretutto che i tempi e i modi con cui individualmente si decide di fare cambiamenti, a volte anche radicali, sono estremamente personali e ti garantisco per esperienza personale che non ce n'è uno giusto per tutti.

    Per esempio, io salto nel vuoto, mi tuffo dalla scogliera senza sapere se ho profondità a sufficienza per atterrare intera. Ora ho trovato la mia dimensione e sto lavorando e studiando per consolidarla, ma quante testate prima di sentire di aver trovato la famosa "strada giusta"!

    Questo per dirti che non esistono tempi standard per giungere a una decisione. Non esistono percorsi valevoli per tutti. Perché, come hai detto tu, la vita non è solo carriera. Nell'equazione della nostra identità personale la professione assume valori differenti, ma siamo sempre noi a stabilire quanto sia proporzionale agli aspetti legati alle relazioni, al contesto, alle passioni e alle infinite sfaccettature che ci rendono unici.

    "Jesus died for somebody's sins but not mine"

  • Ci tengo a sottolineare l'ultima cosa: per me la carriera non è tutto, ma è molto importante anche il contesto, che si divide tra persone, location, clima e tanto altro.

    La carriera non deve essere tutto, tuttavia c'è un tempo per ogni cosa. Ricorda che la tua situazione attuale non è per sempre.


    Non ho capito quanti anni hai, tuttavia ti dico che per avere una vita serena bisogna comunque investire una parte del proprio tempo nella "carriera" o comunque in aspetti lavorativi. Per non bruciare tutta la propria vita nella carriera è necessario "farne abbastanza" prima, per poi poterla sfruttare per vivere meglio e più liberamente poi (anche cambiando location).


    Ultimamente è molto in voga l'idea per cui ogni posto di lavoro debba per forza essere di passaggio e debba essere valutato a priori unicamente per le possibilità di crescita, tuttavia queste non sono caratteristiche che vengono offerte solo dal posto di lavoro, ma anche dall'approccio con cui lo viviamo.


    Se l'azienda dove lavori adesso paga bene, ma ti isola dagli altri e non ti fa intravedere chiare prospettive di crescita: restaci come se dovessi restarci per sempre, ma datti un termine per iniziare a guardare altrove e per comunicare il tuo desiderio di crescita o cambiamento a quelli che stanno sopra di te.


    In questo modo metterai quel tanto di radici che ti daranno un certo margine di manovra contrattuale nel momento in cui decidessi di guardarti in giro per tornare verso casa o per andare altrove.


    Poter lavorare vicino ad amici e famiglia è diventato ormai un privilegio che pochi possono permettersi. Il "prezzo" di questo privilegio è nello sbattersi quanto basta per farsi un minimo di posizione (o di gruzzolo in banca) che ti consentono poi di muoverti più liberamente.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ciao Bruce! Grazie per il tuo intervento. Quello che dici è molto vero, mi trovi d'accordo.

    Allora, io dove sono mi trovo molto bene, non lo definirei un posto che mi isola o che non mi faccia vivere una vita privata / sociale. Anzi, al contrario, di tempo libero ne ho abbastanza, per non parlare dell'inverno.

    L'idea di rimanere non mi spaventa affatto, perchè adesso di attività ce n'è molta.

    Poi, per riprendere il discorso vita privata, sto riscoprendo nuove attività, ho anche l'idea di spostarmi dalla zona in cui vivo, insomma è come se avessi una voce che mi dice di rivivere questo posto in un altro modo, come una nuova primavera che arriva.

    Forse questo posto aveva già da prima molte cose da offrire che non ho colto, in altre parole lo considero un capitolo ancora presto da chiudere.

    Però allo stesso tempo le opportunità stanno arrivando adesso e numerose. Tutti quanti mi stanno dicendo di non lasciar passare troppi treni adesso, e non vorrei trovarmi a passare un altro inverno con poco o niente da fare, soprattutto alla mia giovane età dove "il mazzo" bisogna farselo ora.

    E non vorrei rimpiangere di non aver colto al volo le occasioni che mi si sono presentate e ritrovarmi nella stessa situazione dell'anno scorso.

    In particolare, in una chiacchierata al telefono con un amico, è emerso un buon spunto di riflessione, ossia non si sa come sarà il futuro, se ci sarà una crisi, se ci sarà ancora tutto questo lavoro. Bisogna battere il ferro finchè è caldo, cercando anche di monetizzare ora quando si può.

    Non lo dico per invidia, ma anche quando vedo gli altri che si smuovono velocemente, cambiando anche città interessanti, progredendo anche con stipendi interessanti, mi dispiacerebbe perdere del tempo, tutto qua.

    Ma ripeto, allo stesso tempo, ora come ora rimarrei ancora un pochino, e questo passo lo farei più avanti.

  • Bisogna battere il ferro finchè è caldo, cercando anche di monetizzare ora quando si può.

    Era quello che intendevo.


    Non lo dico per invidia, ma anche quando vedo gli altri che si smuovono velocemente, cambiando anche città interessanti, progredendo anche con stipendi interessanti, mi dispiacerebbe perdere del tempo, tutto qua.

    Qui non è tutto oro ciò che luccica però.


    Considera che spostarsi da una parte all'altra è anche stressante e soprattutto costoso. Quanto pensi che gli resti in mano dopo essersi pagati i traslochi? Ma soprattutto: cosa pensi che abbiano imparato passando così velocemente da un ruolo all'altro?


    Nella maggior parte dei casi si tratta di speculazione. Nessuno cresce così velocemente da avanzare di ruolo una volta all'anno. I lavori dove questo accade sono di stampo speculativo e parassitario. Normalmente si tratta di avanzi di carriera "finti", che comprendono solo più soldi, ma non una reale crescita professionale. Una volta scoppiata la bolla le stesse persone messe a lavorare in un posto vero non sono in grado di fare gran chè.


    Tipicamente quelle carriere sono quelle riservate ai figli di papà che avanzano d'ufficio perché devono avere un background per poter giustificare la loro posizione, ma non lavorano mai realmente.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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